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mercoledì 23 aprile 2014

La solitudine delle giovani mamme - Pensieri di Alba Marcoli e John Bowlby


"...credo che oggi ci sia una grandissima solitudine nella coppia mamma-bambino: questo sicuramente non fa bene né alla mamma né al bambino. 
[...] quando una giovane donna ha un bambino vive una regressione naturale che la porta quasi ad essere bambina e questo le permette di entrare meglio in sintonia con i bisogni di un bambino piccolo. Questo è l'aspetto positivo. Il rovescio della medaglia è che la mamma diventa fragile come una bambina ed è per questo che ha bisogno di un grosso sostegno. Un sostegno che deve essere dato alla coppia mamma-bambino.

La solitudine delle giovani mamme è dunque tra i determinanti di uno stato di malessere nel rapporto madre-figlio: dalla depressione post-partum ai disagi infantili …
Questo del sostegno alla solitudine è un terreno d'oro di intervento oggi perché la nostra società sta un po' perdendo questa caratteristica. Oggi si parla tanto di preparazione al parto, di corsi, di visite ginecologiche di controllo, con una medicalizzazione a volte spinta all'eccesso e a mio parere non si spendono abbastanza parole, invece, su questo semplice aspetto del vivere quotidiano, che è così importante. [...] Vorrei perciò spezzare una lancia a favore delle giovani madri e della loro solitudine in questo contesto storico.

(Alba Marcoli, intervista su Va' pensiero, 31.05.2006)

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"Voglio anche sottolineare che, nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve ricevere a sua volta molta assistenza. Varie persone potranno fornire questo aiuto: in genere è l’altro genitore; in molte società, compresa la nostra, l’aiuto proviene da una nonna. Altri che possono essere coinvolti nell’assistenza sono le ragazze adolescenti e le giovani donne. Nella maggior parte delle società di tutto il mondo questi fatti sono dati per scontati e la società si è organizzata di conseguenza. Paradossalmente ci sono volute le società più ricche del mondo per ignorare questi fatti fondamentali.

Le forze dell’uomo e della donna impegnate nella produzione dei beni materiali contano come attivo in tutti i nostri indici economici. Le forze dell’uomo e della donna dedicate alla produzione, nella propria casa, di bambini, sani, felici e fiduciosi in se stessi non contano affatto. Abbiamo creato un mondo a rovescio. Ma non voglio addentrarmi in complesse argomentazioni politiche ed economiche, ma voglio sottolineare il pericolo di adottare delle norme sbagliate. Perché proprio come una società in cui esiste una cronica insufficienza di cibo può assumere come sua norma un livello di nutrizione deplorevolmente inadeguato, così è possibile che una società nella quale i genitori dei bambini piccoli vengano abbandonati a se stessi, in una cronica insufficienza d’aiuto, consideri questo stato di cose come normale."

(John Bowlby, Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989)
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martedì 22 aprile 2014

Sulla morte, senza esagerare - poesia di Wisława Szymborska


Non s'intende di scherzi,

stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.

Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.

Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.

Occupata ad uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.

Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo.

A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.

Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.

La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno finora, insufficiente.

I cuori battono nelle uova.
Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.

Chi ne afferma l'onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.

Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.

La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.

Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.

venerdì 18 aprile 2014

Addio a Gabriel García Márquez - citazioni da "Cent'anni di solitudine"


Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.
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Lo zingaro veniva deciso a restare nel villaggio. Era stato nella morte, effettivamente, ma era tornato perché non aveva potuto sopportare la solitudine.
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Nella scuola semidistrutta dove aveva provato per la prima volta la sicurezza del potere, a pochi metri dalla stanza dove aveva conosciuto l'incertezza dell'amore, Arcadio trovò il ridicolo formalismo della morte.
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Fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare.
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In quella Macondo dimenticata perfino dagli uccelli, dove la polvere e il caldo si erano fatti cosí tenaci che si faceva fatica a respirare, reclusi dalla solitudine e dall'amore e dalla solitudine dell'amore in una casa dove era quasi impossibile dormire per il baccano delle formiche rosse, Aureliano e Amaranta Ursula erano gli unici esseri felici, e i più felici sulla terra.
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Lei lo lasciò finire, grattandogli la testa con i polpastrelli delle dita, e senza che lui le avesse rivelato che stava piangendo d'amore, lei riconobbe immediatamente il pianto più antico della storia dell'uomo.
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Aveva dovuto promuovere trentadue guerre, e aveva dovuto violare tutti i suoi patti con la morte e rivoltarsi come un maiale nel letamaio della gloria, per scoprire con quasi quarant'anni di ritardo i privilegi della semplicità.
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Non può piovere per tutta la vita
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Vai al post Un racconto come una goccia di cristallo per leggere anche un racconto di Gabriel García Márquez






mercoledì 16 aprile 2014

Il successo autentico - Un pensiero di Sarah Ban Breathnach

"Il successo autentico è avere il tempo di coltivare le attività personali che troviamo piacevoli, il tempo di compiere per la tua famiglia i gesti d'amore che desideri tanto compiere, il tempo di curare la tua casa, il tuo giardino, nutrire la tua anima. Il successo autentico è non dover mai dire a te stessa e ai tuoi cari: 'magari l'anno prossimo'. Il successo autentico è sapere che se quest'oggi dovesse essere il tuo ultimo giorno sulla terra, potresti andartene senza rimorsi.
Il successo autentico è sentirti serena e concentrata quando lavori, non dispersiva.
E' sapere di aver fatto il meglio che potevi, quali che fossero le circostanze da affrontare; è sapere in fondo al cuore che il meglio che puoi fare è tutto  quello che puoi fare, e che il meglio che puoi fare è sempre abbastanza.
Il successo autentico è accettare i propri limiti, rappacificarsi col passato e divertirsi con le proprie passioni, così che il proprio futuro possa dispiegarsi secondo un Progetto Divino.
E' scoprire e portare alla luce le proprie doti e offrirle al mondo, per contribuire a risanare il suo cuore lacerato. 
E' cambiare qualcosa nella vita degli altri ed essere convinte che chi può farlo anche per una sola persona al giorno, con un sorriso, due risate insieme, una carezza, una parola buona, o un po' d'aiuto, quella è benedetta tra le donne.
Il successo autentico non è solo denaro in banca, ma un cuore contento e pace della mente.
E' guadagnare il denaro che credi di meritare per il lavoro che fai e sapere che lo vali.
Il successo autentico è pagare le bollette senza difficoltà, soddisfare i propri bisogni e quelli di chi si ama, concedersi qualche lusso e avere abbastanza da risparmiare e donare.
Il successo autentico non è accumulare, bensì lasciare andare, perché quello che si ha è ciò di cui si ha veramente bisogno.
Il successo autentico è stare bene con se stesse, apprezzare quanto si è fatto, festeggiare i propri successi e onorare la strada che si è fatta.
Il successo autentico è capire che essere è importante quanto fare.
E' inseguire incessantemente un sogno.
E' capire che il tempo, per quanto lungo, che un sogno impiega a realizzarsi nel mondo concreto non è mai sprecato.
E' stimare il lavoro, quello interiore e quello esteriore, tanto il tuo quanto quello degli altri.
E' elevare il lavoro a mestiere ed il mestiere ad arte, dedicando Amore ad ogni tuo compito.
[...]
Il successo autentico è essere tanto grata per le molte benedizioni che ricevi tu e i tuoi cari da poter dividere con altri la tua parte.
Il successo autentico è vivere tutti i giorni con cuore traboccante."
(Sarah Ban Breathnach, L'incanto della vita semplice)


sabato 12 aprile 2014

Buonsenso - una piccola storia di Deng Ming Dao





"C'erano una volta quattro uomini colti e raffinati. Un giorno dissero: 'A cosa serve tutta la nostra cultura se non cerchiamo impiego presso un grande re?'. Così si misero in cammino verso la capitale.
Ora, fra questi quattro uomini, tre erano particolarmente brillanti.
Il quarto, pur inferiore d'intelletto, era quello più dotato di buonsenso.
Lungo la strada si imbatterono nello scheletro di un leone.
'Facciamolo resuscitare', propose il primo.
'Sì, sicuramente questo ci darà una grande celebrità', commentarono il secondo e il terzo.
Il quarto disse: 'Se lo fate resuscitare, quel leone vi attaccherà e vi sbranerà'.
'Non t'impicciare!', urlò il primo, che aveva già iniziato a esercitare la sua grande abilità ricoprendo le ossa di carne. Il secondo riportò rapidamente in circolo il sangue, ed il terzo stava già per infondere il soffio della vita nel leone.
'Ma dovremmo pensare alla nostra incolumità', riprese il quarto.
'Zitto!', fece il terzo completamente immerso nella sua opera.
'Bene, allora io mi vado a sedere su quell'albero', concluse il quarto. 'Non si sa mai.'
Non appena il leone tornò in vita, uccise i tre saggi.
L'unico a sopravvivere fu l'uomo di buonsenso."
(Deng Ming Dao,  dal libro "Il Tao per un anno)
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"Non lasciamoci distruggere
dal sapere e dal potere.
Per sopravvivere
usiamo il buonsenso." 
(Deng Ming Dao)
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