Abbiamo già parlato in precedenti occasioni di come sia possibile coltivare la serenità attraverso un uso più attento dei nostri sensi, e finora ci siamo soffermati in particolare sulla vista (clicca qui) e sull'olfatto (clicca qui).
Oggi invece parleremo del tatto.
Siamo fatti ognuno a modo suo, per quanto riguarda amore/avversione per il liscio, il ruvido, il caldo, il freddo, l'umido, il bagnato, il secco, le carezze, i pizzichi, i massaggi, i baci, le docce, i bagni e via dicendo.
C'è una pelle, tra noi e il mondo: a volte c'è una scorza dura, a volte una morbida pellicina di seta.
Comunque sia, noi ce ne stiamo tutto il giorno lì, per i fatti nostri, dentro alla nostra pelle, e intanto non smettiamo nemmeno per un minuto di toccare il mondo e di esserne toccati.
A ciò non si sfugge, che ci piaccia o no.
Non è come la vista, che ogni tanto puoi chiudere gli occhi. E nemmeno come l'olfatto, che puoi turarti il naso.
Per cui, stiamo attenti a ciò che sente la nostra pelle!
Per cui, stiamo attenti a ciò che sente la nostra pelle!
C'è una bella differenza tra graffi e carezze. Noi le sentiamo tutte, le carezze?
Ce lo prendiamo tutto, il bene che deriva dal contatto fisico col mondo?
O ci accorgiamo solo dei suoi graffi (perché quelli fanno male e allora, sì, che si sentono)?
O non ci accorgiamo magari nemmeno di quelli?
O non ci accorgiamo magari nemmeno di quelli?
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Divenite pienamente consapevoli del vostro corpo in questo preciso momento, del suo contatto con la poltrona su cui siete seduti, con i pantaloni o le calze che vi fasciano le gambe, con la camicia o la maglia che vi toccano le spalle, con il tepore che proviene da un termosifone nelle vicinanze o dal vostro stesso computer.
Riuscite a trovare qualcosa di piacevole o spiacevole in tutto ciò, o niente di niente?
Se non riuscite a trovarci niente, poco male. Ma ricordate sempre che l'uso consapevole dei nostri cinque sensi è anche questione di allenamento, di esercizio.
Vittorio Cei (psichiatra e psicoterapeuta), nel suo libro "Libera la tua creatività", suggerisce tra l'altro di cominciare la mattina, sin dal risveglio, ad esercitare l'uso creativo e consapevole dei sensi tutti.
Vittorio Cei (psichiatra e psicoterapeuta), nel suo libro "Libera la tua creatività", suggerisce tra l'altro di cominciare la mattina, sin dal risveglio, ad esercitare l'uso creativo e consapevole dei sensi tutti.
Visto che oggi noi vogliamo dare un po' di spazio al tatto, vediamo insieme come potrebbe essere un inizio di giornata dove il tatto viene valorizzato, aggiungendo qualcosa al nostro piacere di vivere.
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Ancor prima di aprire gli occhi, diveniamo consapevoli (e anzi compiaciamoci proprio) del piacevole tepore del nostro letto, di come sono lisce le nostre lenzuola, di come è piacevole tenere il viso affondato nel cuscino. Carezziamo e baciamo il nostro partner, se ci dorme accanto (e se non sembra intenzionato a dormire in pace ancora un po'...) e quindi alziamoci, mossi non dall'idea degli impegni della giornata, ma dalla prospettiva immediata di una gran bella doccia. Facciamo in modo che l'aria della stanza da bagno sia abbastanza calda, come piace a noi, e che l'acqua pure, mentre ci scorre tra le dita (e le accarezza!), raggiunga la temperatura giusta, quella che ci piace proprio tanto.
Andiamo quindi con tutto il corpo sotto l'acqua e sentiamo il piacere del contatto della nostra pelle con quella temperatura amata. Massaggiamoci allora con la spugna che più ci piace, morbida se ci piace morbida, ruvida se ci piace ruvida. Sentiamo il sapone diventare una crema soffice e schiumosa sulla nostra pelle. Concentriamoci intensamente su ciascuna di queste azioni, senza pensarle, ma solo vivendo in pienezza le sensazioni che ci danno. E facciamo in modo di godere il piacere presente senza mai portare il pensiero oltre il qui e ora (a cosa ci aspetta dopo, cosa dobbiamo fare, dove dobbiamo andare).
Può essere un timer, se necessario, a ricordarci che è ora di asciugarci (magari con un morbido asciugamano di spugna fresco di bucato e caldo di scalda-salviette), ma finché il timer non suona, mi raccomando, noi siamo solo... doccia!
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Ed ora qualche citazione in materia, per ulteriori ispirazioni.
"Non sempre il silenzio significa tatto:
è il tatto ch'è d'oro, non il silenzio."
è il tatto ch'è d'oro, non il silenzio."
(Samuel Butler)