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venerdì 1 febbraio 2013

Autobiografando (l'autobiografia come cura di sé)

Su una pagina Facebook dedicata a ciò che sarebbe bello avere nella mia città, una volta ho proposto una biblioteca delle autobiografie dei cittadini. 
Mi sembrava interessante l'idea che una città custodisse e tramandasse le storie delle persone che ci avevano vissuto, narrate tutte in prima persona e dal punto di vista del protagonista (una specie di Antologia di Spoon River in formato.. realtà). E poi consegnare la propria storia a una biblioteca, prima di morire, mi sembrava un buon modo, per i cittadini, di congedarsi dalla città e dalla discendenza, a prescindere dalle proprie doti letterarie e dal giudizio del mondo sulla propria vita.
Un'iniziativa simile è forse l'Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano, in Toscana, fondato nel 1984  dal giornalista e scrittore Saverio Tutino, dove si conservano diari, epistolari e memorie (i diari sono oltre  6000 ed il più celebre è scritto da una contadina su un lenzuolo a due piazze).
Non so come siano esattamente questi diari, però direi che - di massima - un'autobiografia non è esattamente la stessa cosa di un diario: non è scritta in diretta, tanto per cominciare, e quindi non è ugualmente analitica, ma dà piuttosto una visione panoramica e d'insieme dell'intera storia. L'autore ha il tempo di ragionare sui fatti, di collegarli a quanto è accaduto dopo, di trarre conclusioni e così via.
Probabilmente è una buona pratica dedicarsi alla propria autobiografia, a prescindere dall'esistenza di una biblioteca disposta ad accoglierla.
Mettere insieme la nostra storia è anche cercarne il filo conduttore, la trama, il senso. E' un lavoro impegnativo certamente, ma può aiutarci a comprendere meglio chi siamo, alla luce di ciò che abbiamo vissuto, le nostre passioni, le nostre consuetudini, le nostre grandezze, miserie, piaceri, sogni, dando spazio non solo alla loro descrizione, ma anche e soprattutto alla nostra riflessione e alle nostre   interpretazioni. Fare autobiografia è raccontarsi in primo luogo a se stessi, è creare un contatto con il senso della propria vita, è dirsi: "ecco chi sono". 
"Modernamente, - scrive Duccio Demetrio, nel suo libro 'Raccontarsi - l'autobiografia come cura di sé' - l'identità corrisponde all'accettazione di tutto quanto ci è accaduto: di tutto quello che abbiamo incluso o escluso, di ciò che siamo diventati o non siamo diventati affatto...
L'autobiografia non è ... una rivalsa, un passaporto per l'aldiqua o l'aldilà, una foglia di fico fuori tempo e nemmeno un banale curriculum vitae. E' la testimonianza che abbiamo vissuto e siamo apparsi su questo pianeta per un certo periodo; unici, tra miliardi di individui che ci hanno preceduto, ci sono contemporanei, ci seguiranno."
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Citazioni sull'autobiografia
"A differenza dei grandi generi letterari, epica, romanzo, dramma, saggio, lirica, l'autobiografia permette l'accesso ad ogni persona in grado di scrivere.
Tutti abbiamo una biografia, e anche una matita."
(Manfred Schneider)
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"Ognuno di noi ha una storia del proprio vissuto, un racconto interiore, la cui continuità, il cui senso è la nostra vita. Si potrebbe dire che ognuno di noi costruisce e vive un “racconto”, e che questo racconto è noi stessi, la nostra identità.
Se vogliamo sapere qualcosa di un uomo, chiediamo: “Qual è la sua storia, la sua storia vera, intima?”, poichè ciascuno di noi è una biografia, una storia. Ognuno di noi è un racconto peculiare, costruito di continuo, inconsciamente da noi, in noi e attraverso di noi – attraverso le nostre percezioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni; e, non ultimo, il nostro discorso, i nostri racconti orali.
Da un punto di vista biologico, fisiologico, noi non differiamo molto l’uno dall’altro; storicamente, come racconti, ognuno di noi è unico.
Per essere noi stessi, dobbiamo avere noi stessi – possedere, se necessario ri-possedere, la storia del nostro vissuto. Dobbiamo “ripetere” noi stessi, nel senso etimologico del termine, rievocare il dramma interiore, il racconto di noi stessi. L’uomo ha bisogno di questo racconto, di un racconto interiore continuo, per conservare la sua identità, il suo sé."
(Oliver Sacks)

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"Mi studio di ripercorrere la mia esistenza per ravvisarvi un piano, per individuarvi una vena di piombo o d'oro, il fluire d'un corso d'acqua sotterraneo, ma questo schema fittizio non è che un  miraggio della memoria. Di tanto in tanto credo di riconoscere la fatalità di un incontro, in un presagio, in un determinato susseguirsi di avvenimenti, ma vi sono troppe vie che non conducono in alcun luogo, troppe cifre che a sommarle non danno alcun totale."
(Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano)
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"Mi accingo ad un'impresa che non conosce esempi e che non conoscerà imitatori. Voglio mostrare ai miei simili un uomo in tutta la verità della propria natura, e quell'uomo sono io. Io solo. So leggere nel mio cuore e conosco gli uomini. Non sono fatto come nessuno di quanti ho visto [...] Se la natura abbia fatto bene o male a infrangere lo stampo in cui mi ha foggiato, lo si potrà giudicare solo dopo avermi letto." (Jean Jacques Rousseau)