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domenica 26 maggio 2013

Per la terza regola della serenità (Avere cura del proprio corpo): Il Piacere, secondo Gibran Kahlil Gibran

Allora un eremita, che visitava la città una volta l'anno, si fece avanti e disse: Parlaci del Piacere. 
E lui rispose dicendo: 
Il piacere è un canto di libertà, 
Ma non è libertà. 
E' la fioritura dei vostri desideri, 
Ma non il loro frutto. 
E' un abisso che esorta alla scesa, 
Ma non è profondo né alto. 
E' un uccello in gabbia che si alza in volo, 
Ma non è lo spazio conquistato. 
Sì, francamente, il piacere è un canto di libertà. 
E io vorrei che lo intonaste in tutta pienezza, ma temo che a cantarlo perdereste il cuore.

Alcuni giovani tra voi ricercano il piacere come se fosse tutto, e vengono giudicati e biasimati. 
Non vorrei né giudicarli né biasimarli. Vorrei che cercassero. 
E troveranno non solo il piacere, 
Poiché il piacere ha sette fratelli, e il minore è più bello dello stesso piacere. 
Non avete udito di quell'uomo che, scavando la terra in cerca di radici, scoprì un tesoro?

E alcuni anziani tra voi ricordano con rimpianto i piaceri, come errori compiuti nell'ebbrezza. 
Ma il rimpianto è l'oscurità della mente, e non il suo castigo. 
Essi dovrebbero ricordare i loro piaceri riconoscenti come per il raccolto di un'estate. 
Ma se il rimpianto li conforta, si confortino pure. 
E tra voi vi sono quelli non così giovani per cercare, né così vecchi per ricordare. 
E nella paura di cercare e ricordare, essi fuggono ogni piacer temendo di umiliare e offendere l'anima. 
Ma proprio in questo è il loro piacere. 
E in tal modo scoprono tesori, sebbene scavino radici con mano tremante. 
Ma ditemi, chi può offendere lo spirito? 
L'usignolo offende il silenzio della notte, o la lucciola le stelle? 
E la vostra fiamma o il vostro fumo mortificano il vento? 
Pensate forse di poter turbare lo spirito come con un bastone uno stagno tranquillo?

Spesso, negandovi al piacere, non fate altro che respingere il desiderio nei recessi del vostro essere. 
Chissà che non vi attenda domani ciò che oggi avete negato. 
Anche il vostro corpo conosce la sua ricchezza e il suo legittimo bisogno, e non permette inganno. 
Il corpo è l'arpa della vostra anima, 
E sta a voi trarne musica armoniosa o confusi suoni. 

E ora domandatevi in cuore: "Come potremo distinguere il buono dal cattivo nel piacere?". 
Andate nei vostri campi e giardini, e imparerete che il piacere dell'ape è raccogliere il nettare del fiore, 
E che il piacere del fiore è conceder all'ape il suo nettare. 
Poiché il fiore per l'ape è una fonte di vita, 
E l'ape per il fiore è una messaggera d'amore. 
E per l'ape e per il fiore donarsi e ricevere piacere è a un tempo necessità ed estasi.

Popolo di Orfalese, nel piacere siate come le api e come i fiori.


Gibran Kahlil Gibran, da Il Profeta