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venerdì 17 gennaio 2014

Vivere e condividere l'incertezza. La "Capacità Negativa" di John Keats


"Ciò che gli uomini vogliono non è la conoscenza, ma la certezza." (Bertrand Russel)
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Può risultare molto difficile tollerare uno stato d'incertezza: ci si deve confrontare con il senso d'impotenza, il disorientamento, la confusione.
Condizioni d'incertezza, di intensità ora maggiore ora minore, vengono sperimentate per esempio in tutti i momenti in cui la vita ci mette di fronte ai suoi grandi cambiamenti.
L'irrompere del nuovo può essere vissuto come un attentato alla nostra continuità mentale e risultare destabilizzante.
Ci troviamo a fare i conti con una specie di nebbia: i vecchi punti di riferimento non si vedono più, nuovi riferimenti non li abbiamo ancora, non sappiamo tanto bene dove siamo e dove andiamo (e può sembrarci anche di non sapere esattamente più CHI siamo!).
Questo è il terreno delle crisi ed ogni vita ha le sue, piccole o grandi che siano.
Sempre vivere significa affrontare passaggi (da un'età all'altra, da una situazione all'altra), ed ogni transizione richiede l'attraversamento di una terra di mezzo mai priva di incertezze.
Cosa può essere di aiuto in queste fasi?
Forse quella che il poeta inglese John Keats chiamava "Capacità Negativa", con ciò intendendo "quando un uomo sia capace di rimanere in incertezze, Misteri, dubbi, senza lasciarsi andare a un'agitata ricerca di fatti e ragioni".
Era questo per Keats il tratto proprio dei grandi uomini, e in special modo di Shakespeare e dei grandi poeti: in sostanza la rara capacità di accettare che non ogni cosa possa essere risolta, e quindi l'essere in grado di mantenere un atteggiamento "negativo" su qualcosa.
Poiché Keats era un romantico, per lui la verità risiedeva nell'arte e non nella scienza o nel ragionamento filosofico, e certo per un artista è importante accettare che possa non esistere una soluzione a un problema pressante, perché scopo dell'arte non è risolvere problemi, ma esplorarli.
Riuscire a "stare" dentro all'incertezza, e reggere tutte le faticosissime emozioni che essa può suscitare in noi, senza scapparne e senza pretendere soluzioni magiche che al momento non esistono, è effettivamente una grande prova: quasi una forma d'arte a sé.
Nel mio lavoro con i gruppi ho notato che il poter condividere lo stato d'incertezza con persone che sappiano accoglierlo con un ascolto attento e rispettoso può facilitare la prova. Si tratta di sviluppare insieme anche la capacità di tollerare l'assenza della soluzione immediata di un problema, quella che tutti vorrebbero, ma che intanto non c'è.
Chi porta il peso della sua incertezza nel gruppo può giovarsi dell'accoglienza rispettosa da parte degli altri, accoglienza che può essere di conforto e recare aiuto anche se è fatta di semplice ascolto e condivisione. Perché anche la semplice condivisione della difficoltà ne alleggerisce il peso e ne facilita il superamento. Anche se nessuno ha soluzioni magiche da suggerire o proporre e può solo offrire la sua capacità di "rimanere in incertezze, Misteri, dubbi...".