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venerdì 14 marzo 2014

Mitologia e psicologia. 4) Demetra e l'archetipo della madre

Demetra (per i Romani Cerere) era la dea delle messi, colei che presiedeva all'abbondanza dei raccolti.
Figlia di Crono e Rea e sorella di Zeus, nella prima parte della sua vita ebbe un destino simile a quello di Era:  fu cioè divorata dal padre e successivamente si unì a Zeus, di cui fu la quarta consorte regale (precedendo Era che fu la settima ed ultima).
Dalla sua unione con Zeus nacque un’unica figlia, Persefone (per i Romani Proserpina), che un giorno fu rapita dal dio degli Inferi, Ade, che la portò con sé nel Regno dei Morti per farne la sua sposa.
Persefone urlò disperata durante il rapimento, ma nessuno intervenne in suo aiuto, nemmeno suo padre Zeus.
Solo Demetra, udendo le invocazioni della propria amatissima figlia, si allarmò e corse a cercarla.
Le sue ricerche si protrassero per nove giorni e nove notti finché al decimo giorno la dea apprese la terribile notizia dal dio del Sole, Elio (che condivideva tale titolo con Apollo), che dal cielo vedeva tutto ciò che accadeva in  terra. Elio consigliò alla dea di rassegnarsi e di accettare l'accaduto, sia perché ratificato da Zeus, sia perché Ade era comunque un genero di tutto rispetto.
Distrutta dal dolore per la perdita della figlia e profondamente amareggiata per l'oltraggio ed il tradimento di Zeus, Demetra lasciò allora l'Olimpo per ritirarsi ad Eleusi e si vendicò sulla terra rendendola sterile ed infeconda.
A nulla valsero i tentativi degli altri dei di convincerla a tornare all'Olimpo e riprendere le sue funzioni di dea delle messi. Demetra era insensibile a suppliche, doni e onorificenze, e rese noto a tutti che non sarebbe tornata finché non le fosse stata restituita la figlia.
Zeus allora fu costretto a cedere alle sue richieste ed impose ad Ade di lasciar tornare Persefone, mandando Hermes a riprenderla.
Ade però, prima che Persefone se ne andasse, le dette dei semi di melograno, che lei mangiò. Ma, poiché si trattava di cibo proveniente dagli Inferi, Persefone fu costretta per questo a tornare nel mondo sotterraneo per sei mesi all'anno.
Da allora, quando Demetra e Persefone sono di nuovo insieme, la terra rifiorisce e le piante crescono  rigogliose ma, durante i sei mesi in cui Persefone è costretta a tornare nel mondo delle ombre, la terra ridiventa spoglia e infeconda. Questi sei mesi sono chiaramente quelli invernali, durante i quali in Grecia la maggior parte della vegetazione diventa secca e muore.
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La leggenda narra inoltre che, durante il suo soggiorno ad Eleusi, Demetra aveva assunto inizialmente le false sembianze di una vecchia nutrice  e si era presa cura di un bambino, Demofonte, figlio del reggente della città, Celeo, e di una donna di nome Metanira.
Demetra allevò Demofonte come se fosse un dio, nutrendolo d'ambrosia ed esponendolo di nascosto a un fuoco che lo avrebbe reso immortale. Ma Demofonte non poté ottenere l’immortalità perché il rituale fu  bruscamente interrotto dall'arrivo di  Metanira che, vedendo il proprio bambino nel fuoco, si mise a urlare di paura.
La dea allora si rivelò e, lamentandosi di come gli sciocchi mortali non capiscano i rituali degli dei, pretese che le venisse edificato un tempio, dove si insediò durante il resto della sua permanenza ad Eleusi.
Prima di lasciare la città, Demetra insegnò all'altro figlio di Celeo, Trittolemo, l'arte dell'agricoltura (che egli diffuse anche nel resto della Grecia) ed istituitì i Misteri Eleusini, che per più di duemila anni furono i più sacri e i più importanti rituali religiosi dell'antica Grecia e grazie a cui i mortali ebbero una ragione per vivere nella gioia e per morire senza temere la morte.
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Gea - nonna di Demetra e Madre Terra primigenia
Sull'Olimpo Demetra incarna l'archetipo della madre.
E’infatti la dea preposta alla fertilità, com'erano state prima di lei anche:
·        sua nonna Gea  (Madre Terra primigenia da cui viene ogni forma di vita) e
·        sua madre  Rea (dea della terra e madre della prima generazione di dei dell'Olimpo).
Per tre generazioni peraltro queste dee madri condivisero anche un triste destino comune: la sofferenza per la mancanza d'istinto paterno nei padri biologici. Infatti:
·        il marito di Gea, Urano,  seppelliva i figli appena nati nel corpo della moglie;
·        il consorte di Rea, Crono, li inghiottiva;
·        e quello di Demetra, Zeus, lasciò che la figlia venisse rapita dal dio degli Inferi.
Per ben tre generazioni, insomma, queste dee madri si scontrarono con i rispettivi consorti per salvare i figli, anteponendo tutte l'amore materno a quello coniugale.
Questa circostanza (oltre ad essere una  buona metafora di certi specifici rischi che le famiglie possono correre durante il loro ciclo di vita, come:
  •  la possibile crisi della coppia innescata dall’arrivo dei figli,
  •  le dolorose alleanze che a volte si instaurano tra uno dei genitori e i figli, contro l’altro genitore,
  • la possibile trasmissione di generazione in generazione di uno stesso destino, fondato su modelli di pensiero, di sentimento, comportamentali e relazionali tipici di una certa famiglia)
evidenzia ciò che caratterizza Demetra rispetto ad altre dee dell’Olimpo (come Era e Afrodite) che pure ebbero figli e quindi furono anch’esse madri. Per Demetra, a differenza delle altre dee dell’Olimpo,  il  rapporto con la figlia era il legame più significativo della sua esistenza e l’istinto alla cura degli altri era molto più forte che nelle altre dee.
Del resto parte del nome di Demetra, meter, sembra significare proprio madre ed i ruoli principali della dea  nella mitologia furono proprio quelli di:
-  madre biologica (di Persefone),
-  madre nutrice (dea delle messi dispensatrice di cibo e anche nutrice di Demofonte)
-  madre che dà sostegno psicologico-spirituale (dea dei Misteri Eleusini).
Demetra dunque, come dea madre, rappresenta l'istinto materno che si realizza nel dare alla luce un figlio e  nel dare ad altri nutrimento fisico, psicologico o spirituale.
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COME SI PRESENTA DEMETRA NELLE DONNE D'OGGI
In una donna d'oggi l'archetipo di Demetra si manifesta come istinto materno, come desiderio di rimanere incinta, di avere un bambino, di nutrirlo e di  allevarlo
Quando questo archetipo è dominante, la maternità è il ruolo e la funzione più importante della vita di una donna.
La presenza di Demetra in una donna in certi casi è molto evidente; e lo è in particolare:

  • quando, da bambina, culla e accudisce un bambolotto o tiene volentieri in braccio un bambino vero, e poi verso i nove-dieci anni  fa volentieri da babysitter a bambini più piccoli;
  • quando, crescendo, viene spinta in direzione della gravidanza da una forza prepotente, che può manifestarsi sia a livello cosciente, come forza che conduce alla consapevole decisione di fare un figlio, sia come forza inconscia che la predispone a trovarsi incinta 'per caso';
  • quando, di fronte a una gravidanza imprevista che potrebbe sconvolgere l'intero corso della sua esistenza, non se la sente di abortire, perché ciò contrasta con un imperativo profondo di fare un figlio e, se costretta ad abortire, ne soffre poi moltissimo, sentendosi in preda a conflitti interiori, angoscia e dolore;
  • quando prova il desiderio di adottare un bambino o di fare la babysitter (come del resto  fece anche Demetra con Demofonte);
  • quando prova soddisfazione ed appagamento nel nutrire gli altri (figli, famiglia, ospiti) e  si mette a preparare per loro pranzi e pranzetti;
  • quando in ufficio serve volentieri il caffè a tutti, senza sentirsi assolutamente sminuita per questo rispetto ai colleghi;
  • quando lotta strenuamente per il benessere dei suoi figli come fece Demetra per liberare Persefone, e come fanno tante madri coraggiose e perseveranti di figli disabili, malati, rapiti, scomparsi,  ingiustamente imprigionati, vittimizzati che combattono battaglie interminabili per garantire loro cure, assistenza, libertà, giustizia, senza mai darsi per vinte, nonostante gli ostacoli e le intimidazioni del potere;  
  • quando è generosa ed elargisce volentieri al suo prossimo cure materiali, sostegno psicologico e nutrimento spirituale (una Madre Teresa);
  • quando si trasferisce in campagna e si mette a coltivare personalmente gli ortaggi da servire in tavola, a fare il pane e le conserve di frutta, e a dividere il suo raccolto con gli altri, come una Demetra, dea delle messi;  
  • quando si sente attratta da professioni assistenziali in cui può esprimere il suo istinto alla cura degli altri (insegnante, pediatra, assistente sociale, psicologa, terapista della riabilitazione, eccetera);
  • quando fonda o dirige un'organizzazione e vi riversa tutta la sua energia materna, per farla crescere e prosperare (e, se qualcuno prende il suo posto nell'organizzazione, si sente ferita come una Demetra a cui hanno portato via la figlia) ;
  • quando assume un ruolo di guida e protezione verso chi dipende da lei, al punto da avere difficoltà a licenziare un impiegato incompetente, perché il dispiacere che gli arreca la fa sentire in colpa;
  • quando non entra in competizione con altre donne per via degli uomini o della carriera, ma per i figli (se non ne ha avuti, invidia quelle che ce li hanno; se i suoi si sono allontanati, soffre vedendo quelle che ce li hanno vicini);
  •  quando nel rapporto con un uomo è calda ed affettuosa, ma è più coccolona che sexy;
  •  quando fa sesso o per procreare o perché lo considera incluso nel pacchetto di cure che una  brava madre di famiglia offre al marito (sesso da nutrice).

DIFFICOLTA'  PSICOLOGICHE
Tipici problemi della donna in cui è molto attivo l'archetipo  Demetra sono:
  • Difficoltà a dire di no - Poiché la donna Demetra tende a dire di  sì a chiunque abbia bisogno del suo aiuto, essa corre il rischio di sobbarcarsi troppi impegni, sacrificando così i propri bisogni e riducendosi esausta e svuotata (clicca qui per andare al post "Imparare a dire (anche) di no")
  • Difficoltà ad esprimere la rabbia - La donna Demetra può avere difficoltà ad esprimere la rabbia in maniera appropriata ed essere più incline a comportamenti di tipo aggressivo-passivo (si dimentica di un impegno, arriva tardi a un appuntamento, eccetera). Imparare ad affermare in maniera chiara e assertiva i suoi sacrosanti bisogni può sia evitarle di somatizzare la sua rabbia inespressa, sia migliorare la sua comunicazione con gli altri: è importante che impari ad esprimersi con messaggi forti e chiari, piuttosto che con messaggi deboli e confusi (ricordando che anche Demetra dovette scioperare per ottenere da Zeus ciò che voleva) (clicca qui per andare al post "E della rabbia, che me ne faccio?")
  • Tendenza ad alimentare la dipendenza negli altri - Un sovrabbondante istinto materno può portare una donna Demetra ad infantilizzare gli altri (figli, allievi, dipendenti) anziché aiutarli a crescere; dire "Lascia stare che lo faccio io", essere esageratamente vigile e iperprotettiva, sovraintendere e controllare eccessivamente l'operato altrui non sostiene il processo di crescita e di progressiva autonomia dei figli e di chiunque altro la circondi, ma piuttosto ne alimenta la dipendenza. Alcune donne si sentono un po' minacciate dalla crescente autonomia dei figli, quasi a temere che una forza malefica (Ade l'infernale) glieli porti via per sempre. Anche Demetra dovette fare i conti con questa dimensione e alla fine dovette accettare che sua figlia stesse un po' con lei e un po' con Ade, perché non poteva restare per sempre attaccata alle sue sottane; al tempo stesso proprio la disponibilità a lasciar andare e lasciar crescere gli altri (figli, allievi, dipendenti, clienti) non li  costringe  a rompere di netto il rapporto se hanno bisogno di respirare, ma consente loro di andare e tornare  senza drammi
  • Sindrome del nido vuoto - Quando una donna investe troppe energie nel ruolo materno fino a farne quasi la sua unica ragione di vita, corre il rischio di sentirsi triste e inutile quando i figli si allontanano da lei (fisicamente o affettivamente) e di avere così l'impressione che sua vita non abbia  più senso. Una tappa naturale del ciclo di vita familiare, com'è a un certo punto l'uscita di casa dei figli, può essere vissuta come un vero e proprio lutto. La donna può provare allora malinconia, senso di solitudine, ansia, senso di vuoto, crisi d'identità, fino ad arrivare alla depressione.
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Infine il mito di Demetra sembra contenere tre importanti insegnamenti sotto forma di metafora, e in particolare:
1) L'ansia e l'intrusività di una madre possono nuocere al figlio
Quando Metanira credette di salvare suo figlio dal fuoco a cui lo esponeva Demetra, in realtà interruppe il rituale che lo avrebbe reso immortale; una buona madre deve imparare a riconoscere e arginare la propria ansia e i propri comportamenti intrusivi, quando possono ostacolare la crescita dei figli.
Riconoscere queste zone d'ombra è la cosa più difficile di tutte per una mamma, perché di solito è in buona fede e non se ne rende conto ("Io mi preoccupo per il suo bene!", direbbe). Se per amore materno sarà  disposta a prendere in considerazione ed esplorare anche questi aspetti di sé, non solo aiuterà i figli a crescere meglio, ma alla fine si troverà cresciuta essa stessa.
2) E' utile riuscire a convogliare l'energia materna esuberante
Dopo il ratto di Persefone, Demetra dolente si rifugiò ad Eleusi e in quel luogo trovò conforto prendendosi cura del bambino Demofonte, insegnando a Trittolemo  l'arte dell'agricoltura, disponendo la costruzione di un tempio.
Tutto questo sembra suggerire alle donne con un grosso istinto materno di incanalarlo anche in altri rapporti ed attività quando la relazione con i figli non lo consente più; la loro propensione alla cura degli altri può esprimersi infatti in molti utili modi che giovano contemporaneamente a se stesse e al mondo, senza che i figli debbano sentirsi in difetto per essere cresciuti e aver preso la loro strada.
3) E' importante saper accettare tutte le stagioni della vita
Il mito di Demetra e Persefone parla dell'alternarsi delle stagioni durante l'anno e anche della capacità di crescere attraverso la sofferenza. Il mito sembra invitarci ad accettare tutte le stagioni della vita, con il loro alternarsi di gelo e calore, di luce e di buio.
Ognuno di noi può fare tesoro anche dei momenti di dolore e così degli inverni della propria vita,  traformandoli  in un'occasione di crescita, acquistando una maggiore consapevolezza e saggezza.
Persefone che ritorna dopo l'inverno portando la primavera suggerisce proprio questo: la possibilità di una stagione di ricchezza e rinascita dopo il pianto e il dolore.
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Leggi anche:
1) Le divinità dell'antica Grecia e la psicologia (introduzione) - 13.01.2014 (clicca qui)
2) Le dee dell'antica Grecia e la psicologia femminile" - 18.01.2014 - (clicca qui)
3) Era e l'archetipo della moglie fedele - 01.02.2014 - (clicca qui)
5) Sono una donna non sono una dea. Confronto tra la donna Atalanta e la dea Artemide sulla questione: matrimonio e figli o successo e carriera? - 11.05.2014 -(clicca qui)
6) Perdere se stessi nelle relazioni. Persefone: figlia diletta della sua mamma e sposa del dio degl'Inferi - 02.08.2014 (clicca qui)
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