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domenica 25 gennaio 2015

Le Tre Piume e dintorni


Stamattina mi è tornata in mente una vecchia fiaba dei fratelli Grimm, Le tre piume, che funziona più o meno così.

C'era una volta un re che aveva tre figli, i primi due svelti e intelligenti ed il terzo così taciturno e ingenuo da essere soprannominato il Grullo.
Un giorno il re, sentendosi ormai vecchio e vicino alla morte, disse ai figli che avrebbe lasciato il suo regno a quello tra loro che gli avesse portato il tappeto più bello. 
Li invitò allora a mettersi in viaggio per fare le loro ricerche.

Per evitare che litigassero tra loro circa la strada da prendere, soffiò su tre piume e disse ai figli di seguire ciascuno la direzione indicata dalla piuma che gli era stata assegnata.

La piuma del primo figlio volò a sinistra, quella del secondo figlio volò a destra e quella del Grullo volò in avanti. Quest'ultima tuttavia fece pochissima strada e andò a posarsi per terra giusto davanti alla casa. 

I due fratelli grandi derisero il fratello piccolo e si misero in viaggio, mentre il Grullo rimase solo davanti alla casa, disorientato e più che mai senza parole.
Dopo un po' che se ne stava fermo lì, accanto alla sua piuma, il Grullo si accorse di un'impercettibile incrinatura del terreno, mai notata prima, pur essendo passato per quel luogo tante e tante volte. Guardò allora attentamente e scoprì che lì, proprio lì, c'era una botola. La sollevò, vide una scala e scese i gradini che portavano sotto terra.

Là sotto, dietro una porta, trovò un rospo circondato da tanti rospetti, che gli chiese che cosa volesse. E quando il Grullo disse di cosa aveva bisogno, il rospo gli consegnò il tappeto più bello del mondo.

Fu così che il Grullo vinse la gara con i suoi fratelli i quali, considerandolo sciocco e incapace di procurarsi un tappeto di valore, non si erano dati nessun da fare per raggiungere un buon risultato ed erano tornati a casa con dei ruvidi stracci presi dalle mogli dei primi pastori che avevano incontrato. 

I fratelli tuttavia non accettarono di buon grado che fosse il Grullo ad ereditare il regno e pretesero dal re una seconda prova (che fu trovare l'anello più bello) e poi una terza (che fu trovare la donna più bella) e poi una quarta (che fu far saltare le tre donne in un cerchio appeso nel salone, per vedere quale delle tre ci riusciva meglio, senza... rompersi le ossa). 

Tutte le volte fu sempre il Grullo a vincere perché, a differenza dei suoi fratelli, che non si erano minimamente impegnati nelle loro ricerche ed erano stati superficiali e sbrigativi, egli era stato l'unico a scendere fin sotto terra ed il suo impegno era stato premiato dai ricchi doni del rospo. 

Fu così che, alla morte del re, il Grullo ereditò la corona e regnò a lungo con grande saggezza.

  • Potete prendere questa fiaba come un regalo della domenica, raccontarla così com'è ai vostri bambini e finirla qui. In tal caso ricordatevi solo di precisare che la fanciulla di celestiale bellezza trovata dal Grullo era in origine una ranocchia che il rospo gli aveva donato dentro a una zucca gialla; poi si era trasformata in donna ma fortunatamente aveva conservato il suo talento per il salto: ecco perché era stata l'unica a saltare nel cerchio senza fracassarsi le ossa come le altre due!
  • Oppure potete leggere questa fiaba in chiave psicoanalitica e considerarla un invito ad esplorare la vostra interiorità (simbolicamente, scendere sotto terra) per andare alla ricerca dei ricchi tesori che essa certamente custodisce e che restano sconosciuti se ci si ferma alla superficie delle cose (come fecero i fratelli del Grullo). In tal caso vi rimando al bellissimo libro di Bruno Bettelheim, Il mondo incantato, che dice molte interessanti cose a riguardo. Dice per esempio che l'inconscio, come il Grullo, può sembrare un sempliciotto - visto che parla per immagini anziché a parole - "ma quando viene usato bene è la parte della nostra personalità da cui traiamo la maggior forza". Ciò che ha salvato il Grullo, infatti, è stato l'affidarsi a un rospo, cioè "alla natura animale, alle semplici e primitive forze all'interno di noi", che possono apparire sgraziate,  ma che quando sono bene usate per gli scopi più elevati, si rivelano di gran lunga superiori a un'intelligenza superficiale (come quella dei fratelli). 
  • Ancora, potete leggere questa fiaba in chiave life coaching e considerarla una metafora del fatto che in ciascuno di noi ci sono potenzialità che aspettano solo di essere portate alla luce - come il tappeto e l'anello del Grullo - e sogni che aspettano solo di essere tirati fuori e realizzati - come una ranocchia in una zucca, che aspetta di trasformarsi in donna. In tal caso, prendete questa fiaba come un invito a credere nei vostri sogni e a investire in essi energia, perseveranza e passione, senza importarvene del fatto che gli altri vi considerano "grulli": ride bene chi ride ultimo.
  • Infine potreste dare a questa vicenda anche una lettura da mondo Mindfulness e interpretarla nel senso che, se prestiamo una saggia attenzione alla nostra esperienza nel qui e ora, ci accorgeremo probabilmente anche delle "botole che abbiamo sotto i piedi" e potremo beneficiare dei ricchi doni della consapevolezza. Questo significa che diverremo più padroni di noi stessi (unici re del nostro regno) e non permetteremo agli eventi stressanti della nostra vita, ai nostri pensieri più cupi, alle emozioni difficili e ai problemi fisici (che ci remano contro, come i fratelli del Grullo) di occupare tutto lo spazio della nostra mente e renderci loro sudditi.
Quanto a me, devo confessarvi che nessuna di queste possibili interpretazioni mi ha spinta a raccontarvi questa fiaba. 
Stamattina, infatti, avevo in testa un'altra cosa.
Stavo riflettendo tra me e me circa il fatto che l'amore che nutro per la mia terra negli anni è andato maturando. L'ho amata per motivi diversi nelle diverse stagioni della mia vita.
Non credo che lei sia cambiata molto da quando sono nata. Secondo me, sono cambiata di più io.
Di lei molti dicono che sia peggiorata e che sia diventata una terra difficile, ma io su questo non voglio pronunciarmi (anche perché, probabilmente, si potrebbe dire lo stesso di me...).
Stamattina mi dicevo che un paesaggio cambia a seconda  delle lenti attraverso cui lo si guarda, e che le mie lenti negli anni sono cambiate più volte. 
Probabilmente oggi vedo e apprezzo cose che prima non riuscivo a vedere.
Così mi è venuta in mente una frase di Russel H.Conwell,  che dice:
I vostri diamanti
non si trovano su remote montagne o in mari lontani;
scavando, li troverete nel cortile dietro casa.
Alla fine, a prescindere da tutto, è questa frase che racchiude per per me il vero senso della fiaba delle Tre Piume e, viste le circostanze, la dedico oggi alla mia terra e a tutti coloro che ci vivono. 


Maria Michela Altiero, psicologa - colloqui psicologici anche al telefono e online
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