Alzi la mano chi conosce formule universali per descrivere cosa si prova quando si vive un'emozione.
Gli esperti potrebbero dirci che le emozioni ci predispongono ad agire in un certo modo e ad assumere determinati atteggiamenti.
Rabbia, tristezza, paura, disgusto, senso di colpa, sorpresa, gioia, amore ci spingono infatti a comportarci in modi particolari e anche ad assumere determinate posture, espressioni del viso, toni di voce e così via.
Potrebbero dirci che le emozioni si manifestano con alcuni cambiamenti a livello fisico. Per esempio cambiamenti di tipo neurologico (che coinvolgono il cervello e il sistema nervoso), di tipo cardiovascolare (che coinvolgono il cuore e il sistema circolatorio), di tipo ormonale (che coinvolgono cioè i messaggeri chimici che circolano nel nostro sangue).
E se ci dicessero anche che tutti questi eventi fisici possono essere misurati con apposite apparecchiature?
Ci basterebbe una lettura di questo tipo per descrivere le nostre esperienze emotive per come le viviamo realmente noi, standoci dentro?
Credo che non ci basterebbe.
A meno che la macchina in questione non fosse così ben fatta da prendere questi dati, elaborarli ben bene, e alla fine tirarne fuori una poesia, una canzone, un romanzo o un dipinto che sia calzante per noi, capace di riflettere ciò che realmente abbiamo provato, cosa davvero abbiamo sentito, stando dentro al nostro corpo vivo ed emozionato.
Che non è certo un fatto di numeri e misure.
Vissuta dal "di dentro" un'emozione è un'esperienza intima e personalissima, che a volte abbiamo noi stessi difficoltà a decifrare, descrivere, nominare. A volte abbiamo un sentire confuso, che al massimo possiamo descrivere per categorie ampie, tipo "sto bene/sto male", "esperienza gradevole/sgradevole".
Durante gli esercizi di consapevolezza psicosomatica la nostra attenzione viene portata alle sensazioni del corpo con un ascolto gentile, attento, non giudicante, pronto ad accogliere tutto ciò che c'è così com'è.
Impariamo così a sentire anche le tensioni ed i blocchi che ci sono nel nostro corpo, a riconoscerli, ad esplorarli, dedicando loro attenzione, interesse, cura. Così facendo può emergere in noi una maggiore consapevolezza anche dei nostri stati emotivi. Possiamo contattare emozioni negate, azzittite e bloccate nel corpo, e che finalmente hanno la possibilità di essere riconosciute, accettate, espresse e condivise.
A volte troviamo subito le parole per dare un nome alle nostre emozioni. Altre volte abbiamo bisogno di forme espressive diverse, che precedono l'elaborazione cognitiva e sono più immediate, come per esempio il disegno.
Quando abbiamo a che fare con le nostre emozioni difficili e dolorose, potremmo non avere tutta questa gran voglia di avvicinarci ad esse, osservarle e vedere di cosa sono fatte. Anzi, magari proprio il contrario! Probabilmente il nostro primo desiderio è di liberarcene al più presto, allontanarle da noi e dimenticarle in fretta.
Gli esperti potrebbero dirci che le emozioni ci predispongono ad agire in un certo modo e ad assumere determinati atteggiamenti.
Rabbia, tristezza, paura, disgusto, senso di colpa, sorpresa, gioia, amore ci spingono infatti a comportarci in modi particolari e anche ad assumere determinate posture, espressioni del viso, toni di voce e così via.
Potrebbero dirci che le emozioni si manifestano con alcuni cambiamenti a livello fisico. Per esempio cambiamenti di tipo neurologico (che coinvolgono il cervello e il sistema nervoso), di tipo cardiovascolare (che coinvolgono il cuore e il sistema circolatorio), di tipo ormonale (che coinvolgono cioè i messaggeri chimici che circolano nel nostro sangue).
E se ci dicessero anche che tutti questi eventi fisici possono essere misurati con apposite apparecchiature?
Ci basterebbe una lettura di questo tipo per descrivere le nostre esperienze emotive per come le viviamo realmente noi, standoci dentro?
Credo che non ci basterebbe.
A meno che la macchina in questione non fosse così ben fatta da prendere questi dati, elaborarli ben bene, e alla fine tirarne fuori una poesia, una canzone, un romanzo o un dipinto che sia calzante per noi, capace di riflettere ciò che realmente abbiamo provato, cosa davvero abbiamo sentito, stando dentro al nostro corpo vivo ed emozionato.
Che non è certo un fatto di numeri e misure.
Vissuta dal "di dentro" un'emozione è un'esperienza intima e personalissima, che a volte abbiamo noi stessi difficoltà a decifrare, descrivere, nominare. A volte abbiamo un sentire confuso, che al massimo possiamo descrivere per categorie ampie, tipo "sto bene/sto male", "esperienza gradevole/sgradevole".
Durante gli esercizi di consapevolezza psicosomatica la nostra attenzione viene portata alle sensazioni del corpo con un ascolto gentile, attento, non giudicante, pronto ad accogliere tutto ciò che c'è così com'è.
Impariamo così a sentire anche le tensioni ed i blocchi che ci sono nel nostro corpo, a riconoscerli, ad esplorarli, dedicando loro attenzione, interesse, cura. Così facendo può emergere in noi una maggiore consapevolezza anche dei nostri stati emotivi. Possiamo contattare emozioni negate, azzittite e bloccate nel corpo, e che finalmente hanno la possibilità di essere riconosciute, accettate, espresse e condivise.
A volte troviamo subito le parole per dare un nome alle nostre emozioni. Altre volte abbiamo bisogno di forme espressive diverse, che precedono l'elaborazione cognitiva e sono più immediate, come per esempio il disegno.
Quando abbiamo a che fare con le nostre emozioni difficili e dolorose, potremmo non avere tutta questa gran voglia di avvicinarci ad esse, osservarle e vedere di cosa sono fatte. Anzi, magari proprio il contrario! Probabilmente il nostro primo desiderio è di liberarcene al più presto, allontanarle da noi e dimenticarle in fretta.
Questa è una reazione umana e comprensibile. A nessuno piace vivere esperienze sgradevoli. E non c'è niente di male nell'evitarle, piuttosto che andarsele a cercare.
Il male comincia a sussistere quando l'evitamento di un'emozione difficile (come di un qualunque altro problema) diventa un modo per negarne l'esistenza. Questo atteggiamento non solo non risolve il problema, ma rischia di farlo peggiorare. Infatti le nostre emozioni ci appartengono e negare ad esse ascolto è negare ascolto a noi stessi.
Immaginiamo che provare un'emozione sgradevole sia come sentire un bambino che piange e urla.
Nessuno vorrebbe sentirlo! Eppure è da irresponsabili far finta di niente o intimargli semplicemente di stare zitto perché ci dà fastidio. Avere cura di noi stessi e delle nostre emozioni difficili è un po' come avvicinarsi al bambino che strilla, chiedergli perché piange, prestare attenzione a ciò che ha da dire e mostrare un interesse compassionevole e benevolo verso di lui e verso ciò che prova .
Accettare la sofferenza dell'anima, lasciar fluire le emozioni difficili dentro di noi, e prestare ad esse un ascolto attento e non giudicante, significa esprimere verso noi stessi un'attenzione sollecita e accogliente, e compiere così il primo e imprescindibile passo verso la cura e la guarigione.
Il male comincia a sussistere quando l'evitamento di un'emozione difficile (come di un qualunque altro problema) diventa un modo per negarne l'esistenza. Questo atteggiamento non solo non risolve il problema, ma rischia di farlo peggiorare. Infatti le nostre emozioni ci appartengono e negare ad esse ascolto è negare ascolto a noi stessi.
Immaginiamo che provare un'emozione sgradevole sia come sentire un bambino che piange e urla.
Nessuno vorrebbe sentirlo! Eppure è da irresponsabili far finta di niente o intimargli semplicemente di stare zitto perché ci dà fastidio. Avere cura di noi stessi e delle nostre emozioni difficili è un po' come avvicinarsi al bambino che strilla, chiedergli perché piange, prestare attenzione a ciò che ha da dire e mostrare un interesse compassionevole e benevolo verso di lui e verso ciò che prova .
Accettare la sofferenza dell'anima, lasciar fluire le emozioni difficili dentro di noi, e prestare ad esse un ascolto attento e non giudicante, significa esprimere verso noi stessi un'attenzione sollecita e accogliente, e compiere così il primo e imprescindibile passo verso la cura e la guarigione.
A questo punto può acquistare senso anche il dolore e divenire una via di accesso per la comprensione di qualcosa di significativo che riguarda noi stessi e la nostra vita.
***
***
Pratiche di consapevolezza psicosomatica
per la salute del corpo e della mente
a Torre del Greco
presso Studio di Psicologia
Dr.Maria Michela Altiero