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giovedì 1 settembre 2016

Doni graditi e doni sgraditi. L'importanza di sentirsi "visti"


In uno dei suoi molti scritti, Donald Winnicott parla di un suo ricordo d’infanzia: la volta cioè che i suoi genitori gli regalarono un cavallino a dondolo.
Quel dono all’epoca gli aveva procurato una gioia enorme perché era proprio il regalo che egli avrebbe desiderato, se solo avesse saputo che quell’oggetto esisteva.
Non sapendo che esisteva, non aveva potuto desiderarlo e nemmeno chiederlo in regalo. Per cui era stata proprio una fortuna che i suoi genitori glielo avessero donato di loro iniziativa! Ci avevano visto giusto.
Lasciando andare ora Winnicott e le conclusioni sicuramente interessantissime che egli trasse da tutto ciò, proviamo semplicemente  a rispondere a questa domanda: cosa avevano effettivamente visto secondo noi i suoi genitori per riuscire a fargli un regalo così gradito?
Una possibile risposta è che avevano visto innanzitutto il bambino reale che avevano di fronte, avevano riconosciuto il suo modo di essere in quel momento della sua vita, avevano compreso i suoi bisogni, i suoi interessi e il suo sentire. Questo aveva permesso loro di dare una risposta adeguata al suo desiderio inespresso e scegliere proprio il dono giusto per lui.
Questo significa anche che, con ogni probabilità, quello stesso dono non sarebbe stato ugualmente gradito dallo stesso Winnicott a trent’anni, o anche a quindici, o magari in un qualunque altro momento della sua vita che non fosse stato quello: quell’unico momento prezioso e carico di magia, dove quel dono era proprio giusto e tempestivo e lo ha reso felice.

Ora proviamo a chiudere gli occhi per qualche momento e a concederci una piccola pausa di raccoglimento interiore. Poi, come meglio ci riesce, proviamo a frugare nel bagaglio dei nostri ricordi e vediamo se riusciamo a trovare traccia di un’esperienza simile a quella appena descritta, la volta cioè in cui abbiamo ricevuto un dono talmente "giusto" per noi, da averci fatto sentire pienamente visti e compresi da qualcuno.

 Può essersi trattato di un oggetto materiale impacchettato in carta da regalo, come il cavalluccio di Winnicott,  anche se  non necessariamente deve trattarsi di una cosa così.

A volte può essersi trattato di una pietanza che qualcuno cucinò apposta per noi, indovinando che ci sarebbe piaciuta, anche se non l'avevamo mai assaggiata prima.

Altre volte può essersi trattato di un altro gesto, o magari di  una parola, uno sguardo, un sorriso,  una stretta di mano al momento giusto, magari mentre un’emozione ci inondava il cuore e quel gesto, quella stretta di mano, quello sguardo, quel sorriso ci ha trasmesso il messaggio: “Ti ho visto, sai; so  quello che stai provando, non sei solo nel tuo sentire”.

A tal proposito Jon Kabat-Zinn  nel suo libro Riprendere i sensi, fa l'esempio molto carino di "quella volta che avevamo fatto cadere per sbaglio un uovo e qualcuno ne aveva buttato per terra apposta un altro per evitarci il senso di vergogna o di solitudine”. Mai vissuto qualcosa di simile?

Comunque sia, tutti questi momenti hanno qualcosa in comune, qualcosa che rende quei doni particolarmente graditi perché, al di là del loro valore oggettivo, ci fanno sentire percepiti, compresi e accettati da qualcuno esattamente  per quello che siamo in un dato momento; qualcuno ha dimostrato che ci ha visto e ci ha concesso di sentirci a nostro agio  proprio così come siamo (e non per come dovremmo o potremmo essere in base a questo o quel modello).
E questo sentirsi visti  è un ristoro per l’anima, una boccata d’aria buona riconosciuta dal cuore, dal corpo e dalla mente, che ci fa sentire bene.

Ora però un po’ alla volta sciogliamoci dall’abbraccio caldo di questi ricordi - se sono arrivati - e prepariamoci ad una piccola doccia fredda (giusto per tonificarci un po’, secondo lo stile dei percorsi Kneipp alle terme, dove da un momento all’altro passiamo dalla piscina d’acqua calda a quella d’ acqua ghiacciata, ripetendo a noi stessi che ci farà bene...).

Riportiamo alla mente un momento in cui ci siamo sentiti non visti, non compresi oppure equivocati, e questo si è tradotto nel ricevere un dono sgradito, oppure un gesto inopportuno o un atteggiamento qualunque da cui abbiamo concluso che l'altro non aveva capito niente di noi, e se l'aveva capito non era disposto ad accettarlo.

Come ci siamo sentiti in quella circostanza?  Come ci sentiamo ora a ripensarci?

Può darsi che ci venga in mente un’esperienza drammatica, che ci fece soffrire allora e ci fa soffrire ancora oggi.
Può darsi che ci venga in mente un’esperienza sgradevole, che ci fece un po' soffrire, sì, ma non tanto da lasciare segni gravi.
E può darsi perfino che ci venga in mente un’esperienza che oggi ci sembra buffa o tenera, e di cui magari possiamo addirittura sorridere (anche se non è detto che ci fece ridere pure allora).
Diciamo che molto dipende da cosa c’era in gioco allora, da cosa c'è in gioco ancora oggi, e cose così. 
A dirla tutta, qui potremmo aprire un capitolo infinito. Ma tranquilli. Non ho nessuna intenzione di farlo. Piuttosto vi proporrò una scenetta . 

Immaginate una giovane visibilmente turbata che sta piangendo tutta sola in un parco pubblico, seduta sopra una panchina.
A un certo punto qualcuno le si avvicina e le porge un ciuccio.

Che effetto le potrà fare secondo voi una simile offerta?
Come si sentirà? Come reagirà?
Espongo tre possibilità che mi vengono in mente di getto, anche se potrebbero essercene molte altre immagino, ma tre possono bastare.

  • Ipotesi 1) La ragazza si mostra seccata ma non particolarmente ferita; fa semplicemente segno di no con la mano e allontana la persona
  • Ipotesi 2) La ragazza sorride e si commuove, gli occhi le si riempiono di lacrime; non sa se ridere o piangere; abbraccia e bacia chi le ha offerto il ciuccio, stringendoselo al cuore
  • Ipotesi 3) La ragazza va su tutte le furie, si alza, si mette a strillare e tira il ciuccio appresso a chi glielo ha dato

Si tratta sempre della stessa ragazza in tutte e tre le ipotesi? Sì. 
È una ragazza sana di mente? Sì.
Ciò che cambia nei tre casi è semplicemente la variabile "sentirsi visti" e l'importanza che ha per la ragazza la sua relazione con chi dimostra di "vederla" o "non vederla".
Ecco infatti le tre diverse spiegazioni.

  • Ipotesi 1) La persona che le si è avvicinata è un venditore ambulante che cerca di venderle di tutto, persino un ciuccio. Ha mostrando davvero poca delicatezza verso una signorina in lacrime, ma a lei non importa più di tanto; chi lo conosce, quello. E poi magari sta pieno di problemi pure lui, non ce l'aveva specificamente con lei...
  • Ipotesi 2)  La persona che le si è avvicinata è il bimbetto di cui lei è la baby-sitter; l’ha vista piangere, così le è montato addosso e ha cercato di consolarla a modo suo, offrendole il suo ciuccio. La ragazza si è sentita vista nel suo dolore, sapendo bene che il funzionamento mentale del bambino non gli consentiva di comprendere che un ciuccio non è un oggetto adeguato per una signorina che piange. Ma il bambino le ha fatto comunque un dono gradito: il suo gesto, la sua intenzione di curarla. E lei si è sentita meno sola.
  • Ipotesi 3) La persona che le si è avvicinata è l’uomo che ama e con cui ha qualche problema. Magari pensava di essere spiritoso portandole un ciuccio; forse si aspettava di farla ridere. Evidentemente non ci ha visto giusto. Lei non ha sentito vicinanza umana, non si è sentita accolta né compresa, ma piuttosto derisa e umiliata (il sarcasmo è una forma di svalutazione  del dolore di una persona e non dà mai conforto, neanche quando porta la persona a ridere).

Qualcuno potrebbe obiettare che la risposta 3) è proprio inverosimile o esagerata, e che nessun uomo può essere tanto idiota da comportarsi in un modo simile. Ok. Obiezione accolta (benché non possa giurare di essere proprio d'accordo al cento per cento). 
Proviamo allora a cambiare regalo per l'ipotesi 3.
Torniamo alla ragazza che piange da sola su una panchina al parco. 
Arriva un uomo e le porge un bel pacchettino della gioielleria. 
Può mai essere che la ragazza, nel suo cuore, non percepisca la differenza tra ricevere quel bellissimo  pacchettino e ricevere un ciuccio?
Diciamo pure che ognuno è fatto a modo suo.
Per quello che qui interessa, possiamo dire che è certamente possibile che anche un dono molto prezioso possa giungerci sgradito se lo interpretiamo come prova del fatto che una persona a cui teniamo in realtà... "non ci vede".
E infatti ecco qua.

  • Ipotesi 3 bis) La ragazza apre il pacchetto e ci trova dentro un paio di bellissimi orecchini scintillanti. A lui luccicano gli occhi, ricordando quanto gli sono costati. Ma lei va lo stesso su tutte le furie, si mette a strillare e gli tira gli orecchini appresso
  • Spiegazione (una delle tante possibili). Lui è spostato con un’altra e non si decide a lasciare la moglie. La ragazza è stufa del ruolo di amante e recentemente lo ha messo di fronte a un aut aut: o lascia la moglie o tra loro è finita. Nel tempo della loro relazione lui le ha regalato molte belle cose (orecchini, braccialetti, borse, orologi) ma mai un anello, simbolo tradizionale del legame e della serietà di un impegno sentimentale. Così, con l’arrivo dell’ennesimo paio di orecchini, la ragazza si è sentita ancora una volta trattata come “l’altra”; come se il suo dolore e il suo aut aut non fossero stati considerati cose serie (o comunque mai così serie da non potersi risolvere con un paio di orecchini...)

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