Il 17 dicembre dalle 18 alle 20 due ore dedicate a un argomento che conosciamo tutti molto bene, cioè lo stress.
Cos'è esattamente lo stress?
Quando è che ci fa male?
Cosa possiamo fare per riuscire a mantenerlo entro limiti accettabili?
Una risposta a questa domanda viene dalle pratiche di mindfulness la cui efficacia contro stress, ansia e depressione è stata dimostrata da numerose ricerche scientifiche.
I partecipanti potranno sperimentare di persona qualche pratica di mindfulness durante l'incontro e ricevere ogni necessaria delucidazione sul programma MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), che partirà il 12 gennaio 2017.
***
Per partecipare, prenotarsi telefonicamente al n.388.8257088
***
Segui l'evento anche su Facebook
La parola stress nell'uso comune viene usata indifferentemente sia per indicare gli eventi che ci causano difficoltà sia per indicare l'effetto che essi hanno su di noi. In tal modo finiamo col confondere tra loro due diversi aspetti, cioè lo "stimolo" e la "risposta"
Hans Seley, uno studioso degli anni Cinquanta che si occupava di fisiologia animale in condizioni di sopravvivenza difficili, preferì chiamare "stress" solo la risposta dell'organismo e "stressor" lo stimolo, da cui la sua definizione di stress come "risposta non specifica dell’organismo a qualsiasi pressione o richiesta", intendendo per “organismo” l’intero sistema mente-corpo.
Il genio di Seley fu nel sottolineare la "non specificità" della risposta da stress, nel senso che si tratta di una risposta fisiologica generalizzata con cui l'organismo cerca di adattarsi alle richieste e pressioni a cui è soggetto, quali che siano.
Seley chiamò questa risposta “sindrome generale di adattamento”, perché era il modo con cui l'organismo si adattava alle condizioni difficili (pericoli, traumi, cambiamenti) per sopravvivere.
Tuttavia non è molto difficile rendersi conto dell'esistenza anche di possibili "patologie dell'adattamento", nel senso che alcune risposte alle pressioni e alle difficoltà della vita possono diventare esse stesse fattori di squilibrio, se sono inadeguate e sregolate.
Questo significa che più diventiamo consapevoli del nostro modo abituale di rispondere agli eventi stressanti, più possibilità abbiamo di evitare reazioni sregolate che aggravano la nostra condizione.
***
***
Segui l'evento anche su Facebook
La parola stress nell'uso comune viene usata indifferentemente sia per indicare gli eventi che ci causano difficoltà sia per indicare l'effetto che essi hanno su di noi. In tal modo finiamo col confondere tra loro due diversi aspetti, cioè lo "stimolo" e la "risposta"
Hans Seley, uno studioso degli anni Cinquanta che si occupava di fisiologia animale in condizioni di sopravvivenza difficili, preferì chiamare "stress" solo la risposta dell'organismo e "stressor" lo stimolo, da cui la sua definizione di stress come "risposta non specifica dell’organismo a qualsiasi pressione o richiesta", intendendo per “organismo” l’intero sistema mente-corpo.
Il genio di Seley fu nel sottolineare la "non specificità" della risposta da stress, nel senso che si tratta di una risposta fisiologica generalizzata con cui l'organismo cerca di adattarsi alle richieste e pressioni a cui è soggetto, quali che siano.
Seley chiamò questa risposta “sindrome generale di adattamento”, perché era il modo con cui l'organismo si adattava alle condizioni difficili (pericoli, traumi, cambiamenti) per sopravvivere.
Tuttavia non è molto difficile rendersi conto dell'esistenza anche di possibili "patologie dell'adattamento", nel senso che alcune risposte alle pressioni e alle difficoltà della vita possono diventare esse stesse fattori di squilibrio, se sono inadeguate e sregolate.
Questo significa che più diventiamo consapevoli del nostro modo abituale di rispondere agli eventi stressanti, più possibilità abbiamo di evitare reazioni sregolate che aggravano la nostra condizione.
***
Quando una zebra viene minacciata da un leone (evento stressante), il suo organismo risponde con una cascata di reazioni automatiche tese a permetterle di correre il più velocemente possibile per cercare di mettersi in salvo: per esempio ci sarà un'accelerazione del ritmo cardiaco e del respiro per aumentare la quantità di sangue e di ossigeno nei muscoli (così la zebra potrà correre più del solito) insieme ad una rapida mobilitazione di energia (glucosio) dai siti di “stoccaggio”. Una volta cessato il pericolo, questa reazione fisiologica si interrompe e l'organismo ristabilisce lo stato di equilibrio precedente. La reazione da stress ha salvato la vita alla zebra.
Cosa succede invece a noi esseri umani del 2016?
Forse non siamo minacciati dai leoni, e tuttavia conviviamo con altri tipi di eventi che il nostro organismo riconosce come minacce attivandosi per mettersi in salvo, ma non sempre con i migliori risultati.
Domani abbiamo una riunione importante da cui dipende il nostro futuro professionale. Ci farebbe bene un bel sonno ristoratore, ma a letto non riusciamo a prendere sonno, perché ci viene in mente un aspetto della nostra relazione su cui non siamo ferratissimi, e poi il collega che vuole farci le scarpe, e il capo che pretende l'inverosimile, e il cliente esigente. E magari ci torna in mente anche quel dolorino strano che abbiamo da qualche giorno dietro la schiena. Perché non siamo ancora andati dal medico? Sarà una cosa grave? Ci alziamo e cerchiamo la risposta su Google. E giacché ci siamo leggiamo la posta elettronica. E allora scopriamo anche un'altra questione che dobbiamo ancora affrontare.
E addio riposo e sonno ristoratore...
Al contrario della zebra, l’essere umano può essere tormentato dai pensieri. Quando ce ne stiamo con le mani in mano a preoccuparci di situazioni stressanti attiviamo le stesse risposte fisiologiche degli animali della savana. Noi però non diventiamo stressati perché inseguiti dai predatori, ci basta "pensare al predatore" (anticipare alcune minacce possibili, rievocare immagini minacciose già vissute , e così via) perché il nostro organismo reagisca allo stesso modo di quando la minaccia è presente. Se la risposta allo stress si attiva ripetutamente o se non si riesce a disattivarla una volta terminato l’evento stressante, entriamo nella zona di rischio che può portare alla malattia.
Alle zebre “non viene l’ulcera” - come dice il titolo di un famoso libro di Robert Sapolsky, neuroendocrinologo americano della Stanford University - perché stanno con la minaccia del presente così com'è (il leone vero) per tutto il tempo che essa dura, ma poi quando la minaccia reale cessa riescono a ripristinare le condizioni di equilibrio dell'organismo. Noi esseri umani invece aggiungiamo agli eventi reali anche le componenti mentali che amplificano e protraggono lo stato di allarme e di tensione dell'organismo, ben al di là della durata del fatto in sé (anticipiamo i rischi futuri o possibili, torniamo con il ricordo su fatti passati, ci interroghiamo su come avremmo potuto far meglio allora, su come faremo se accade ancora e molto altro ancora, come in un film a volte senza fine e senza intervallo...)
COS'È L’MBSR?
Il protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction ) è un metodo per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza (mindfulness), sviluppato dal Prof.Jon Kabat-Zinn, presso l’Università di Worcester (Boston) Massachusetts, a partire dalla fine degli anni '70.
La sua efficacia è stata comprovata nel tempo da numerose ricerche scientifiche.
Per le sue potenzialità cliniche, preventive e riabilitative, ha avuto ampia diffusione a livello internazionale, trovando spazio in vari programmi di intervento in ospedali, centri medici, carceri, scuole e organizzazioni di vario tipo, al fine di affrontare molte problematiche sia fisiche che psicologiche legate allo stress.
A CHI È INDICATO L’MBRS?
Il programma MBSR può essere utile
• in tutte le situazioni di vita difficili, di breve o lunga durata, che sono fonti di stress, come: lutti, problemi di coppia, separazioni, problemi familiari, lavorativi, economici, ecc.
• per una varietà di patologie correlate allo stress o fonte di stress, quali: dolori cronici, malattie cardiovascolari, cancro, malattie polmonari, ipertensione, cefalea, disturbi del sonno, disturbi digestivi, malattie della pelle, ecc.
• per problematiche psicologiche come ansia, depressione, attacchi di panico.
L'MBSR è inoltre indicato come percorso di benessere personale centrato sull'imparare “come” prendersi cura di sé stessi per giungere a condizioni di maggior benessere ed equilibrio psicofisico.
COSA ASPETTARSI?
Il programma prevede otto incontri di gruppo a cadenza settimanale, di circa due ore e trenta ciascuno, oltre una giornata di pratica intensiva di circa sei ore. Ad ogni partecipante è richiesto inoltre un impegno quotidiano di pratica individuale a casa.
Il programma fornisce:
- istruzioni guidate per le pratiche di meditazione mindfulness;
- semplici esercizi di stretching e yoga mindful;
- dialogo di gruppo ed esercizi di comunicazione mindful;
- istruzioni personalizzate;
- schede e materiale audio di supporto per la pratica giornaliera.
COS'È LA MINDFULNESS E COM'È IMPIEGATA NELL'MBSR?
La mindfulness è la consapevolezza che emerge prestando attenzione all'esperienza presente intenzionalmente, momento per momento e in modo non giudicante.
Le pratiche di mindfulness derivano da antiche pratiche meditative orientali che sono state accolte anche in occidente nell'ambito dei programmi di benessere psicologico perché rivelatesi estremamente efficaci e salutari, a prescindere dalle implicazione di tipo culturale e spirituale proprie dei contesti d'origine.
Il programma MBSR, attraverso l'addestramento intensivo alla meditazione mindfulness (e cioè all'autoregolazione intenzionale dell'attenzione), insegna:
• a coltivare una modalità di relazione decentrata rispetto all’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale dolorosa;
• a disattivare intenzionalmente le reazioni automatiche;
• a lasciar andare la tendenza alla proliferazione mentale e al doloroso rimuginio sulle esperienze dolorose.
Il prossimo programma inizia il 12 gennaio 2017
Per informazioni: 388.8257088
Per informazioni: 388.8257088