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giovedì 6 giugno 2013

Infortuni d'amore: amare un'ombra (dalla Gradiva di Jensen allo sguardo di uno sconosciuto in ascensore)

«Ma è possibile,
lo sai, amare un’ombra, ombre noi stessi.»
(Eugenio Montale)

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Il racconto "Gradiva" di Wilhelm Jensen (1903), che tanto appassionò Sigmund Freud ("Il delirio e i sogni nella 'Gradiva' di Wilhelm Jensen"), narra la storia dell'archeologo Norbert Hanold il quale, visitando un museo di Roma, scoprì un bassorilievo che gli piacque così tanto da indurlo a procurarsene un calco in gesso, da portare a casa sua. Sul bassorilievo era raffigurata una donna che camminava con una naturalezza tale da sembrare quasi reale, e a cui egli impose il nome di  Gradiva, "colei che risplende nel camminare".  Norbert allora cominciò a provare una progressiva attrazione (sempre meno professionale) per la figura di pietra, finché fece un sogno: si trovava nell’antica Pompei proprio mentre il Vesuvio in eruzione stava per distruggere la città. Davanti a sé scorse la Gradiva e così gli balenò l’idea che entrambi fossero vissuti, contemporaneamente, nell’antica Pompei. Ma prima che egli potesse avvertirla, la Gradiva venne sepolta dall’eruzione. Il delirio allora s'impossessò di Norbert, finché la Gradiva  stessa entrò in un suo sogno e lo guarì (utilizzando peraltro - come sottolinea Freud - dei procedimenti  molto simili a quelli della psicoanalisi). Alla fine Norbert riconobbe in lei Zoe Bertgang, la graziosa vicina, un tempo compagna dei suoi giochi d’infanzia, e così i suoi sentimenti si spostarono dalla donna di pietra alla donna in carne ed ossa, rompendo il cerchio del delirio.
Bene, potrebbe dire qualcuno, e ora che ce ne facciamo di una storia del genere in quest'oasi di serenità?
Prendendo spunto da Freud e dai suoi suggerimenti su come interpretare i sogni, potrei ben rispondere che  a volte si può trattare un argomento, parlando del suo esatto contrario. Questo infatti mi consente di  agganciarmi alla nostra settima regola della serenità -  "Coltivare relazioni umane significative" - partendo da un peculiare infortunio d'amore: l'infatuazione senza relazione umana significativa!
E' un po' ciò che accadde, nella Gradiva, a Norbert Hanold, affascinato da un'ombra; è un po' ciò che potrebbe essere accaduto ad alcuni di noi intorno ai quindici anni, quando - nel rodaggio adolescenziale dei sentimenti - fantasticavamo  su personaggi irraggiungibili (attori, cantanti, calciatori e anche... professori!); è un po' quello che ad alcune persone va capitando anche in un successivo momento della vita, quando ormai non ci sono più né i colori né le giustificazioni dell'adolescenza, e tuttavia esse si ritrovano  conquistate inspiegabilmente da  qualcuno con cui non parlano, non escono, non condividono niente di realmente importante, o che addirittura letteralmente non conoscono!
Mi viene in mente, a riguardo, il caso di una donna che aveva chiesto un parere a Willy Pasini, perché si era infatuata di un vicino di casa, che non conosceva per niente, se non per averne intercettato qualche volta lo sguardo in ascensore. Il fatto era diventato ancora più problematico quando, dopo otto mesi di tanto "amore" da parte di lei, lui l'aveva "tradita" con un'altra. La signora allora l'aveva presa malissimo, e quasi si era decisa a cambiare casa, perché non sapeva davvero come fare a togliersi quel "traditore" dalla testa e dal cuore!
Può darsi che le spiegazioni della sua vicenda non fossero tanto dissimili da quelle che Jensen propone per il caso di Norbert Hanold. Tant'è che Willy Pasini commenta: "deve capire cosa lo sguardo di questo sconosciuto è riuscito a risvegliare. Forse l'aiuterà immaginare che il suo vicino di casa è solo un 'attaccapanni' , cui è appeso il ricordo di un altro uomo, che dormiva nella sua memoria, e che ora si è risvegliato in maniera tanto morbosa e nostalgica. Nella maggior parte dei casi, un'infatuazione di questo tipo non dura nel tempo e svanisce alla prima prova della realtà. Il mio consiglio, dunque, è di provare a parlare alla persona protagonista di questo sogno d'amore, di verificare da vicino la realtà che si nasconde dietro quello sguardo. E probabilmente lo sguardo smetterà di sembrare tanto affascinante. Sarà forse triste, ma sicuramente liberatorio.
Certo, in certi casi più favorevoli il colpo di fulmine può trasformarsi in innamoramento e poi in amore. Ma perché questo accada è necessaria una conoscenza reale dell'altro, e non solo la fantasia di amarlo." (Willy Pasini, "L'Autostima", 2001)
Tra delirio e realtà, insomma, ben venga la realtà, sperando che sia comunque una realtà d'amore, cioè una vera relazione umana significativa, che - se raggiunta - alla fine può riscattare anche certi aspetti un tantino... deliranti dell'iniziale infatuazione.
Lascio il finale a Sigmund Freud, con le sue conclusioni nell'opera citata: 
"La bella realtà ha ora vinto il delirio, tuttavia a quest'ultimo spetta ancora un onore prima che i due abbandonino Pompei. Giunti alla Porta di Ercolano, dove all'inizio della Strada consolare un passaggio con le antiche pietre attraversa la strada, Norbert Hanold si arresta e prega la ragazza di andare avanti. Essa lo comprende "e sollevando un po' l'abito con la mano sinistra, Zoe Bertgang, Gradiva rediviva, avvolta dallo sguardo trasognato di lui, attraversò le pietre del passaggio fino all'altro lato della strada, sotto la luce del sole, col suo caratteristico passo agile e tranquillo". Col trionfo dell'amore, trova ora riconoscimento anche quanto vi era di bello e prezioso nel delirio."

Per chi fosse interessato al racconto "Gradiva" di Wilhelm Jensen, segnalo che oggi a Roma, alle 18, ne verrà presentata una nuova edizione illustrata da Cecilia Capuana (per dettagli sull'evento clicca qui).
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