Una volta, quando le mie figlie erano piccole, capitammo per caso alla fiera degli uccelli.
Passeggiando tra pappagalli, canarini e colombe, l'iniziale entusiasmo delle bambine si sgonfiò ben presto sotto il peso della domanda: che se ne fanno gli uccelli di ali e piume se devono passare la loro vita in gabbia?
Da qui alla preghiera: "Dài, mamma, liberiamone uno!", il passo fu breve, e il passo successivo fu l'acquisto di un bellissimo colombo bianco.
L'uccellaio era del mestiere: gli bastò darci un'occhiata per capire le nostre intenzioni.
Mi consegnò il colombo in una scatola forata, ritirò dalle mie mani il prezzo del riscatto e, guardandomi negli occhi, disse : "Mi raccomando: non lo abbandonate!"
Restai muta ma fu come confessare, e l'uomo si sentì autorizzato a continuare.
"Questo colombo non sa cavarsela da solo, se lo abbandonate. Se volete dargli la libertà, senza fargli del male, dovete essere intelligenti e fare le cose come vanno fatte!"
"E come vanno fatte?", domandai d'impulso, senza considerare che stavo chiedendo consigli sulla libertà ad un carceriere d'uccelli professionista.
"Dovete comprarne due," disse, "un maschio e una femmina".
Il suo atteggiamento era talmente didattico, che il fatto che in questo modo raddoppiasse il suo incasso a mie spese passò in secondo piano.
"Se li farete vivere nella stessa gabbia per un certo periodo," spiegò," loro si affezioneranno l'uno all'altra e vorranno stare sempre insieme. A quel punto potrete anche liberarne uno. Lui comincerà ad esplorare il mondo un po' alla volta, farà gradualmente le sue esperienze ma comunque tornerà regolarmente alla base, cioè dal suo compagno. Poi, col tempo, potrete liberare anche l'altro colombo. A quel punto i due andranno e verranno insieme da casa vostra: un po' nel mondo e un po' a casa, un po' lanciati verso l'avventura e un po' tranquillizzati dalla vostra base sicura, fino a che non troveranno il loro posto nel mondo, impareranno a cavarsela in autonomia e forse... non torneranno più."
La sua teoria, vera o falsa che fosse, mi affascinò. Comprai il secondo colombo bianco e, subito a seguire, anche una bella gabbia matrimoniale, dove la coppia trascorse indisturbata una lunga luna di miele.
Il maschio, che si distingueva per una piccola macchia scura sull'ala destra, venne chiamato Corrado, e la femmina, completamente bianca, Lisa.
Seguimmo tutte le istruzioni dell'uccellaio e le cose andarono esattamente come lui aveva previsto.
Corrado fu il primo ad uscire dalla gabbia.
Questa era dotata di un divisorio mobile interno, che per l'occasione fu calato, in modo che Corrado si trovasse in una stanza con la porta aperta verso l'esterno e Lisa restasse in un'altra stanza con le porte chiuse.
Corrado non era bravo a volare, anzi era proprio goffo e impacciato. Gli ci volle un po' di tempo prima di spratichirsi e prendere il coraggio di volare lontano. Ma poi ci riuscì, e i suoi voli divennero sempre più lunghi. Tuttavia ogni giorno tornava sempre a casa, dove c'erano ad attenderlo Lisa, l'acqua pulita e il cibo fresco.
A metà primavera giunse il momento di liberare anche Lisa, che un po' alla volta cominciò a volare con Corrado, tornando sempre con lui alla nostra base per mangiare, bere, riposare.
Il rapporto tra noi di famiglia e loro due, al di là dei rifornimenti alimentari a cui provvedevamo, diventò una specie di birdwatching domestico. Era un grande piacere, da dietro i vetri, vederli arrivare da lontano, fermarsi sulla ringhiera del nostro balcone, saltellare qua e là, mangiare, bere, non far niente e poi volare via.
Un brutto giorno però Corrado tornò solo.
Ci preoccupammo e cominciammo a cercare Lisa nei dintorni.
Alla fine la vedemmo accucciata sul davanzale di un finestrino del palazzo, posto in alto, non apribile dall'interno e difficilmente accessibile anche dall'esterno. Sulle piume bianche c'erano tracce rosse di sangue: era ferita e si era rifugiata là.
Ma ci stette poco: il tempo per noi di scoprirla e di elaborare una strategia per raggiungerla, e lei scomparve di nuovo.
Da allora non vedemmo più Lisa.
Corrado invece sì. Lui continuò a tornare. A intervalli più lunghi di prima, magari. A volte cominciammo anche a vederlo su altre ringhiere, di altri palazzi, dove forse qualcun altro gli dava da mangiare come noi.
Finché, un bel giorno, una delle mie figlie mi chiamò in cucina perché corressi a vedere qualcosa da dietro i vetri: c'era una grande novità sul nostro balcone!
La novità era una grigia colomba cicciona, che Corrado quella sera aveva portato a cena da noi.
Si era riaccompagnato!
Certo, la nuova compagna non aveva né la bellezza né la grazia di Lisa (e le mie figlie ci tennero subito a precisarlo!), ma in compenso era robusta ed avvezza alla libertà, di cui conosceva bene vantaggi e pericoli. Una buona compagnia, insomma, per un colombo bianco nato in cattività e, per definizione, un po' imbranato.
Col passar del tempo, le visite dei due a casa nostra divennero sempre più rare: segno che c'erano altri posti dove ripararsi, nutrirsi e rifocillarsi. Posti anche migliori, magari, o più interessanti.
Del resto l'uccellaio l'aveva detto: "... i due andranno e verranno insieme da casa vostra: un po' nel mondo e un po' a casa, un po' lanciati verso l'avventura e un po' tranquillizzati dalla vostra base sicura, fino a che non troveranno il loro posto nel mondo, impareranno a cavarsela in autonomia e forse... non torneranno più".
Forse era giunto il tempo del non ritorno, o forse no.
Fatto sta che fummo noi di famiglia a dover andare via di casa, a un certo punto: dovevamo traslocare.
Che ne sarebbe stato di Corrado, se fosse tornato a cercarci?
Quest'idea ci dette un po' da pensare mentre imballavamo i nostri bravi cartoni, anche se, in effetti, era da un bel po' di tempo che Corrado non si faceva vedere sul nostro balcone.
Forse avevamo semplicemente voglia di salutarlo e di saperlo felice, prima di andare via anche noi dalla base.
C'è chi dice che coltivare un desiderio con intensità ne favorisce la realizzazione, e in quel caso fu davvero così.
Uno degli ultimi giorni della nostra permanenza in quella città, io e le mie figlie, passeggiando per strada, vedemmo uno stormo di colombi grigi atterrare tutti assieme in un piazzale davanti a noi. Ed in mezzo a tutta quella massa grigia spiccava il bianco di un unico colombo: precisamente un colombo bianco con una macchietta scura sull'ala destra.
Corrado, ormai, non solo aveva legato con la sua nuova compagna grigia, ma anche con un'intera comunità di colombi come lei.
E forse la macchietta scura che portava sull'ala sin dalla nascita era presagio proprio di questo possibile incontro (oltre che segno di un precedente amore tra un suo sconosciuto ascendente bianco e un suo sconosciuto ascendente grigio).
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