giovedì 28 febbraio 2013

Citazioni sul cambiamento

"Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma, dopo ogni passo che percorriamo, ci rendiamo conto di come fosse pericoloso rimanere fermi." (Roberto Benigni)
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"Quando diciamo cose tipo 'Le persone non cambiano', facciamo impazzire gli scienziati. Perché il cambiamento è letteralmente l'unica costante di tutta la scienza. L'energia, la materia, cambiano continuamente, si trasformano, si fondono, crescono, muoiono. È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi, il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre. Il cambiamento è costante. Come viviamo il cambiamento, questo dipende da noi. Possiamo sentirlo come una morte o possiamo sentirlo come una seconda occasione di vita. Se apriamo le dita, se allentiamo la presa e lasciamo che ci trasporti, possiamo sentirlo come adrenalina pura, come se in ogni momento potessimo avere un'altra occasione di vita, come se in ogni momento potessimo nascere ancora una volta."
(Grey's Anatomy, settima stagione)
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"Il coraggio di immaginare alternative è la nostra più grande risorsa, capace di aggiungere colore e suspense a tutta la nostra vita"
(Daniel J. Boorstin)
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"Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire per paura di scoprire libertà che non vuoi avere... "(Franco Battiato)
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"In una realtà più elevata le cose vanno diversamente, ma quaggiù vivere significa cambiare, ed essere perfetti significa aver spesso cambiato."
 (John Henry Nawman) 
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"Essere quello che siamo e divenire quello che possiamo divenire è l'obiettivo della vita."
(Baruch Spinoza)

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"Lascia tutto e seguiti." (Franco Battiato)
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domenica 24 febbraio 2013

Evergreen: Gabbiani, di Vincenzo Cardarelli (...ed il nostro anelito alla serenità)



Gabbiani
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Non so dove i gabbiani
abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua 
ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi
amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli - 1946)
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L'anelito alla serenità da parte di ciascuno di noi ha le sue proprietà particolari ed anche i suoi miti.
Il fatto di ammirare qualcuno che abbia rappresentato per noi l'incarnazione della quiete (da nostra nonna che impastava contenta la sfoglia dei tortellini, al monaco buddhista che, ispirato, una volta ha suonato per noi una campana tibetana), non significa che basterebbe stare al loro posto per sentirci finalmente sereni, come (forse) erano loro.
Ciascuno di noi compie da solo il proprio singolarissimo volo nei cieli mutevoli della sua vita. 
Di tanto in tanto ci si para davanti qualcuno che sembra volare bene e volare alto, come piacerebbe a noi, e magari in quel momento può fungere per noi anche da guida, da modello, da maestro.
E tuttavia non sarà mai la guida, né il modello, né il maestro che volerà per noi.
Al massimo possiamo portarceli dentro, tenerne cara l'immagine e l'insegnamento, rivolgere loro un pensiero o una poesia, quando ci viene.
Ma il nostro volo è solo nostro e dobbiamo affrontarlo con le nostre ali, la nostra forza e soprattutto con il nostro personalissimo stile, che è quello che ci rende unici, veri e capaci di dare la nostra forma anche al nostro destino.

sabato 23 febbraio 2013

Citazioni sulla determinazione

"Ma mentre cerco di capire come funziona la vita – e perché alcune persone sappiano affrontare le avversità meglio di altre – penso a qualcosa che ha a che fare con il dire di sì alla vita, anche quando ci delude, e con l'amore per noi stessi, in qualunque modo si riesca a trovarlo. Non con l'egoismo, che è l'opposto della vita e dell'amore vero, ma con una ferrea determinazione, come i salmoni che risalgono la corrente del fiume, per quanto agitate siano le acque, perché quello è il tuo fiume..." (Jeanette Winterson)
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"Insistere è testardaggine. Perseverare è determinazione." (Jacinto Benavente)

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"Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione. D’altra parte se pensate 'Non funzionerà mai', proprio in quel momento ogni cellula del vostro essere si indebolirà, smettendo di lottare, e tutto volgerà verso il fallimento." (Daisaku Ikeda)
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"Gli ostacoli non mi fermano. Ogni ostacolo si sottomette alla rigida determinazione. Chi guarda fisso verso le stelle non cambia idea." (Leonardo Da Vinci)

domenica 17 febbraio 2013

Life coaching: cos'è DAVVERO per ciascuno di noi la felicità

"Il significato di un uomo non è in ciò che egli raggiunge, ma in ciò che egli anela a raggiungere." (Gibran Kahlil Gibran)  
Decidere di intraprendere un percorso di life coaching è un passo importante verso la cura di sé, significa decidere di prendere in mano la propria vita ed assumersi la responsabilità di un progetto di cambiamento positivo.
Questo non significa che chi si rivolge ad un life coach abbia sempre le idee chiare su ciò che vuole dalla vita per sentirsi bene, sentirsi autorealizzato, sentirsi in sintonia con se stesso e con gli altri.
Il più delle volte le persone hanno una visione abbastanza chiara di ciò che non vogliono, di ciò che non va nella loro vita, ma una visione molto più sfocata di ciò che potrebbe renderle felici.
Quindi, se è vero che il life coaching è teso a favorire e sostenere i cambiamenti esistenziali che una persona intende attuare nella propria vita, è anche vero che la prima cosa che un cliente porta ad un life coach è la sua insoddisfazione per il presente, assieme ad una crisi di autogoverno: voglio uscire da questa situazione, perché non ne posso più.
In effetti, una richiesta formulata in questi termini, porta subito in primo piano una situazione che non va (con il perché ed il per come non va, da quanto tempo non va, e così via). Ma questo è solo l'inizio del percorso: è il presente assieme ai cocci del passato. Se c'è da costruire un cambiamento bisogna proiettarsi nel futuro, e quindi bisogna essere capaci di prefigurarlo, un futuro: cioè un futuro come piacerebbe a noi.
Allora viene il momento di chiedersi: come lo immaginiamo un futuro felice? Quali sono le cose che per noi contano davvero nella vita e che sono costitutive del nostro "stare bene"? Cosa vogliamo dalla vita per sentirci appagati, autorealizzati, pieni di senso, di significato, di gioia, di soddisfazione, di gratitudine?
Molte volte tutto questo non ci è del tutto chiaro. Vogliamo essere felici ma non abbiamo idea di cosa sia per noi la felicità, non abbiamo idea di cosa ci possa rendere felici.
Possiamo anche darci un obiettivo, impegnarci per raggiungerlo e provare molta soddisfazione nel momento in cui lo raggiungiamo. Cioè in quel preciso momento. 
Ma poi, se questo obiettivo non rientra in un piano complessivo di "buona vita", di per sé, isolatamente, non potrà illuminarci l'esistenza come farebbe la luce del sole: potrà al massimo apportare il breve (per quanto affascinante) sbriluccichio di una lucciola nella notte. Con la conseguenza che non saremo mai appagati, per quanti obiettivi raggiungiamo, per quanti i successi conseguiamo e per quante medaglie riceviamo. Si può addirittura arrivare al punto da non riconoscere alcun valore alle proprie medaglie d'oro (sì, me le sono guadagnate, e allora?).
Quindi, qualunque siano i nostri obiettivi di oggi, chiediamoci sempre:
"Ma io di cosa ho DAVVERO bisogno per stare bene? Cosa voglio REALMENTE dalla vita? Cos'è la felicità secondo me, secondo il mio personalissimo e intimo sentire, al di là dei modelli che il mondo mi passa, e al di là di ciò che sto affrontando in questo preciso momento?".
Darsi una risposta a queste domande è quanto mai importante nel momento in cui ci troviamo in una situazione difficile ed il nostro unico obiettivo esistenziale sembra essere "uscirne". 
La questione non è che non ci faccia bene "uscirne" (un problema in meno è sempre un problema in meno, che discorsi!), ma dobbiamo fare attenzione a che l'urgenza dei nostri problemi di oggi non inghiotta in un solo boccone la nostra capacità di prefigurare un futuro felice, di desiderarlo così come  ci piacerebbe, e di  lavorare attivamente per costruirlo un mattone alla volta.
Per cui un intervento di life coaching può aiutare, a volte, a mettere in luce proprio questa duplice dimensione: migliorare il presente, intervenendo sulle pressanti richieste del momento, ma al tempo stesso prefigurare il futuro in termini costruttivi, rilanciando la sfida della buona vita, la vita che sogniamo di vivere e verso cui vorremmo indirizzare tutti i nostri passi, le nostre scelte, le nostre azioni.
Come a dire: oggi sono lucciole, e va bene, sono lucciole; ma in fondo alla strada c'è il sole, io lo so e sono diretto là. 
Questo significa però avere chiarito bene a noi stessi (anche sulla base delle esperienze del passato che ci hanno fatto sentire appagati, felici, motivati nei diversi ambiti della nostra vita: lavorativa, privata, relazionale) quale sia la nostra "mission", cioè il nostro scopo nella vita, la nostra ragion d'essere.
Trovare risposte a domande tipo: "cos'è che più di tutto dà senso alla mia vita?", "cosa mi fa sentire  pienamente realizzato?", "quali sono le cose che mi danno più felicità e soddisfazione?", "per cosa vorrei essere ricordato?", ci consente di creare una specie di mappa interiore, molto utile per verificare, in ogni momento, se quello che stiamo facendo è o meno coerente con la nostra natura e con ciò che per noi davvero conta, è importante e ci fa stare bene. 
La nostra fedeltà a questa mappa interiore, la coerenza ad essa degli obiettivi che ci diamo e dei risultati che otteniamo, ci fa sperimentare un profondo senso di gratificazione ed equilibrio, che deriva dal sentirci in armonia con noi stessi e con ciò che per noi è importante. Il che cambia anche il valore dei singoli risultati che via via raggiungiamo, perché la momentanea soddisfazione del singolo successo non si esaurisce in se stessa, ma si innesta sulla nostra più ampia sensazione di essere sulla 
strada giusta, quella dove possiamo essere ciò che davvero siamo e dove possiamo fare ciò che ci riesce meglio, ci piace e per cui siamo grati di essere nati. 

giovedì 14 febbraio 2013

Citazioni e ispirazioni in tema di narrazione di sé e identità

"Parlare di noi a noi stessi è come inventare un racconto su chi e che cosa noi siamo, su cosa è accaduto e sul perché
 facciamo quel che stiamo facendo. " 
(Jerome Bruner) 
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“La vita è un gomitolo che qualcuno ha aggrovigliato. Essa ha un senso se è srotolata e disposta in linea retta, o ben arrotolata. Ma, così com’è, è un problema senza nucleo, un avvolgersi senza un dove intorno a cui avvolgersi.”
 (Fernando Pessoa)
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"Non ero un solo uomo, ma la sfilata, un’ora dopo l’altra, d’un composito esercito in cui c’erano, a seconda dei momenti, degli appassionati, degli indifferenti, dei gelosi – nessuno dei quali era geloso della stessa donna… In una folla, quei singoli elementi possono essere sostituiti uno alla volta, senza che nessuno se ne accorga, con altri che altri ancora eliminano o rafforzano, sicché alla fine si è compiuto un cambiamento che sarebbe inconcepibile se non si fosse che uno." (Marcel Proust)
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"- Chi sei? –
A questa domanda, il ciuchino aprì gli occhi moribondi e rispose balbettando nel medesimo dialetto:
- Sono Lu….ci….gno….lo… -
E dopo richiuse gli occhi e spirò.
- Oh! povero Lucignolo! – disse Pinocchio a mezza voce: e, presa una manciata di paglia, si rasciugò una lacrima che gli colava giù per il viso.
- Ti commovi tanto per un asino che non ti costa nulla? – disse l’ortolano. – Che cosa dovrei far io che lo comprai a quattrini contanti?
- Vi dirò… era un mio amico!...
- Tuo amico?
- Un mio compagno di scuola!...
- Come?!–urlò Giangio dando in una gran risata.– Come?! avevi dei somari per compagni di scuola?!.. Figuriamoci i belli studi che devi aver fatto!... –
Il burattino, sentendosi mortificato da quelle parole, non rispose: ma prese il suo bicchiere di latte quasi caldo, e se ne tornò alla capanna." (Carlo Collodi, Le Avventure di Pinocchio)
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"La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. " (Fernando Pessoa)

Oggi sono in video e vi presento a voce: "Autobiografando - Laboratorio di scrittura autobiografica"


martedì 12 febbraio 2013

Evergreen: discorso sulla giovinezza del Generale Douglas Mac Arthur ai Cadetti di West Point - 1945

La giovinezza non è un periodo della vita, 
è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell'immaginazione,
un’intensità emotiva,
il prevalere dell'audacia sulla timidezza,
del gusto dell'avventura sulla vita comoda.

Non si diventa vecchi perché ci è caduto addosso un certo numero di anni,
si diventa vecchi per
 aver abbandonato il proprio ideale.
Gli anni tracciano i loro solchi sul corpo,
la rinuncia all'ideale aggrinzisce l'anima.
Le preoccupazioni, le incertezze,
i timori, i dispiaceri
sono nemici che lentamente
ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.

Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia, 
che si domanda come un ragazzo insaziabile: e poi?
che sfida gli avvenimenti e trova gioia nel gioco della vita.
Voi siete giovani quanto lo è la vostra fede,

vecchi come il vostro dubbio.
Giovani come la vostra speranza,
vecchi quanto il vostro scoramento.
Voi resterete giovani finché vi conserverete recettivi,
recettivi a ciò che è bello, buono e grande.
Recettivi ai messaggi della natura, dell'uomo, dell'infinito.

Se un giorno il vostro cuore
dovesse essere mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi.

(Generale Douglas Mac Arthur ai Cadetti di West Point - 1945)

lunedì 11 febbraio 2013

"Dio c'è ma non sei tu. Rilassati." (Anonimo)

Con profondo rispetto e vicinanza umana, dedico questo aforisma - che nella sua elementarità fa sorridere - ad una Persona che ha appena fatto un passo enorme, con l'augurio che possa venire il giorno in cui riuscirà addirittura a sorriderne.
Foto: "Dio c'è ma non sei tu. Rilassati."
(Anonimo)

sabato 9 febbraio 2013

Per Autobiografando - Laboratorio di scrittura autobiografica: "Lisa e Corrado" (un mio racconto autobiografico breve)


Una volta, quando le mie figlie erano piccole, capitammo per caso alla fiera degli uccelli.
Passeggiando tra pappagalli, canarini e colombe, l'iniziale entusiasmo delle bambine si sgonfiò ben presto sotto il peso della domanda: che se ne fanno gli uccelli di ali e piume se devono passare la loro vita in gabbia?
Da qui alla preghiera: "Dài, mamma, liberiamone uno!", il passo fu breve, e il passo successivo fu l'acquisto di un bellissimo colombo bianco.
L'uccellaio era del mestiere: gli bastò darci un'occhiata per capire le nostre intenzioni.
Mi consegnò il colombo in una scatola forata, ritirò dalle mie mani il prezzo del riscatto e, guardandomi negli occhi, disse : "Mi raccomando: non lo abbandonate!"
Restai muta ma fu come confessare, e l'uomo si sentì autorizzato a continuare.
"Questo colombo non sa cavarsela da solo, se lo abbandonate. Se volete dargli la libertà, senza fargli del male, dovete essere intelligenti e fare le cose come vanno fatte!"
"E come vanno fatte?", domandai d'impulso, senza considerare che stavo chiedendo consigli sulla libertà ad un carceriere d'uccelli professionista.
"Dovete comprarne due," disse, "un maschio e una femmina".
Il suo atteggiamento era talmente didattico, che il fatto che in questo modo raddoppiasse il suo incasso a mie spese passò  in secondo piano.
"Se li farete vivere nella stessa gabbia per un certo periodo," spiegò," loro si affezioneranno l'uno all'altra e vorranno stare sempre insieme. A quel punto potrete anche liberarne uno. Lui comincerà ad esplorare il mondo un po' alla volta, farà gradualmente le sue esperienze ma comunque tornerà regolarmente alla base, cioè dal suo compagno. Poi, col tempo, potrete liberare anche l'altro colombo. A quel punto i due andranno e verranno insieme da casa vostra: un po' nel mondo e un po' a casa, un po' lanciati verso l'avventura e un po' tranquillizzati dalla vostra base sicura, fino a che non troveranno il loro posto nel mondo, impareranno a cavarsela in autonomia e forse... non torneranno più."
La sua teoria, vera o falsa che fosse, mi affascinò. Comprai il secondo colombo bianco e, subito a seguire, anche una bella gabbia matrimoniale, dove la coppia trascorse indisturbata una lunga luna di miele.
Il maschio, che si distingueva per una piccola macchia scura sull'ala destra, venne chiamato Corrado, e la femmina, completamente bianca, Lisa.
Seguimmo tutte le istruzioni dell'uccellaio e le cose andarono esattamente come lui aveva previsto.
Corrado fu il primo ad uscire dalla gabbia.
Questa era dotata di un divisorio mobile interno, che per l'occasione fu calato, in modo che Corrado si trovasse in una stanza con la porta aperta verso l'esterno e Lisa restasse in un'altra stanza con le porte chiuse.
Corrado non era bravo a volare, anzi era proprio goffo e impacciato. Gli ci volle un po' di tempo prima di spratichirsi e prendere il coraggio di volare lontano. Ma poi ci riuscì, e i suoi voli divennero sempre più lunghi. Tuttavia ogni giorno tornava sempre a casa, dove c'erano ad attenderlo Lisa, l'acqua pulita e il cibo fresco.
A metà primavera giunse il momento di liberare anche Lisa, che un po' alla volta cominciò a volare con Corrado, tornando sempre con lui alla nostra base per mangiare, bere, riposare.
Il rapporto tra noi di famiglia e loro due, al di là dei rifornimenti alimentari a cui provvedevamo, diventò una specie di birdwatching domestico. Era un grande piacere, da dietro i vetri, vederli arrivare da lontano, fermarsi sulla ringhiera del nostro balcone, saltellare qua e là, mangiare, bere, non far niente e poi volare via.
Un brutto giorno però Corrado tornò solo.
Ci preoccupammo e cominciammo a cercare Lisa nei dintorni.
Alla fine la vedemmo accucciata sul davanzale di un finestrino del palazzo, posto in alto, non apribile dall'interno e difficilmente accessibile anche dall'esterno. Sulle piume bianche c'erano tracce rosse di sangue: era ferita e si era rifugiata là.
Ma ci stette poco: il tempo per noi di scoprirla e di elaborare una strategia per raggiungerla, e lei scomparve di nuovo.
Da allora non vedemmo più Lisa.
Corrado invece sì. Lui continuò a tornare. A intervalli più lunghi di prima, magari. A volte cominciammo anche a vederlo su altre ringhiere, di altri palazzi, dove forse qualcun altro gli dava da mangiare come noi.
Finché, un bel giorno, una delle mie figlie mi chiamò in cucina perché corressi a vedere qualcosa da dietro i vetri: c'era una grande novità sul nostro balcone!
La novità era una grigia colomba cicciona, che Corrado quella sera aveva portato a cena da noi.
Si era riaccompagnato!
Certo, la nuova compagna non aveva né la bellezza né la grazia di Lisa (e le mie figlie ci tennero subito a precisarlo!), ma in compenso era robusta ed avvezza alla libertà, di cui conosceva bene vantaggi e pericoli. Una buona compagnia, insomma, per un colombo bianco nato in cattività e, per definizione, un po' imbranato.
Col passar del tempo, le visite dei due a casa nostra divennero sempre più rare: segno che c'erano altri posti dove ripararsi, nutrirsi e rifocillarsi. Posti anche migliori, magari, o più interessanti.
Del resto l'uccellaio l'aveva detto: "... i due andranno e verranno insieme da casa vostra: un po' nel mondo e un po' a casa, un po' lanciati verso l'avventura e un po' tranquillizzati dalla vostra base sicura, fino a che non troveranno il loro posto nel mondo, impareranno a cavarsela in autonomia e forse... non torneranno più".
Forse era giunto il tempo del non ritorno, o forse no.
Fatto sta che fummo noi di famiglia a dover andare via di casa, a un certo punto: dovevamo traslocare.
Che ne sarebbe stato di Corrado, se fosse tornato a cercarci?
Quest'idea ci dette un po' da pensare mentre imballavamo i nostri bravi cartoni, anche se, in effetti, era da un bel po' di tempo che Corrado non si faceva vedere sul nostro balcone.
Forse avevamo semplicemente voglia di salutarlo e di saperlo felice, prima di andare via anche noi dalla base.
C'è chi dice che coltivare un desiderio con intensità ne favorisce la realizzazione, e in quel caso fu davvero così.
Uno degli ultimi giorni della nostra permanenza in quella città,  io e le mie figlie, passeggiando per strada, vedemmo uno stormo di colombi grigi atterrare tutti assieme in un piazzale davanti a noi. Ed in mezzo a tutta quella massa grigia spiccava il bianco di un unico colombo: precisamente un colombo bianco con una macchietta scura sull'ala destra.
Corrado, ormai, non solo aveva legato con la sua nuova  compagna grigia, ma anche con un'intera comunità di colombi come lei.
E forse la macchietta scura che portava sull'ala sin dalla nascita era presagio proprio di questo possibile incontro (oltre che segno di un precedente amore tra un suo sconosciuto ascendente bianco e un suo  sconosciuto ascendente grigio).
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lunedì 4 febbraio 2013

Gli eventi in agenda sono due! Oltre ad "Autobiografando", parte anche il "Laboratorio di Ciò che si muove non congela" - presentazione il 13 febbraio 2013

Il 13 febbraio 2013 dalle ore 19 alle ore 20, presenterò a Portici il
Laboratorio
di
Ciò che si muove non congela
Per informazioni e prenotazioni potete inviare un'email all'indirizzo maltiero@alice.it  o telefonare al numero 388.8257088.
Di seguito, un'introduzione allo spirito che anima questa iniziativa.
Buona lettura!
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Questo blog esiste ormai da più di sei mesi: da luglio a settembre ha conosciuto una fase iniziale di rodaggio, da settembre ad oggi una fase più propriamente attiva.
Durante questi mesi abbiamo riflettuto insieme su vari spunti ed ispirazioni nell'intento di aggiungere tocchi di maggiore serenità, autenticità e creatività alle nostre vite.
Forse oggi fai uso anche tu di un bel brontolatoio, forse scrivi ogni sera qualche ringraziamento sul tuo quaderno della gratitudine, forse dedichi più tempo al tuo corpo e coccoli di più i tuoi sensi, forse curi di più il tuo spirito e, se hai fede, preghi e custodisci un luogo sacro, o semplicemente trovi più tempo per riflettere, giocare e leggere, forse ora sai realmente come ci si sente a portare regolarmente a passeggio l'"artista bambino" che è in te, forse hai cominciato a camminare con più consapevolezza, forse hai cominciato addirittura a  rallentare e a fermarti a meditare, forse non dai più tanta importanza al giudizio altrui nel fare le tue scelte, forse hai cominciato a dire no per difendere i tuoi preziosi confini, forse hai imparato a riconoscere quando una strada ha un cuore e quando non ce l'ha, forse comincia addirittura a piacerti lo stare solo con te stesso, forse hai sperimentato il piacere di avere ordine e armonia intorno a te, forse hai trovato comodo dare un punteggio all'utilità e alla piacevolezza dei tuoi vari impegni e mettere ordine nelle tue priorità, forse hai sperimentato il piacere sottile che viene del principio less is more, forse hai imparato a pensare alle crisi come a momenti di passaggio e di possibile crescita, forse hai trovato un contatto con la natura che ti ha trasmesso forza e calma, forse hai deciso di avventurarti in un safari dell'Io e scrivere la tua autobiografia, forse ti è bastato mettere per iscritto solo qualche episodio saliente della tua vita, magari in gruppo, o forse hai preferito affidarti alla memoria degli oggetti che hai messo nel tuo memento hominem, forse oggi credi più fermamente nelle tue naturali inclinazioni e nelle tue aspirazioni, forse non ti lasci più intimorire da parametri di valutazione del successo rigidi, severi ed eteroimposti, forse oggi conosci meglio il reale valore del tuo personale sogno,  sei più ottimista riguardo a ciò che ti aspetta mettendoti in viaggio, forse oggi hai il coraggio di legittimarti nei tuoi desideri e di sperare di realizzarli, anche a costo di affrontare la paura del cambiamento attingendo a tutte le possibili risorse che possano mettersi al servizio del tuo sogno...
Forse...
O forse no...
Vuoi sapere perché ho questo sospetto? Perché anch'io mi sono ritrovata dove ora sei tu... e lo so!
So come possano sfuggirci di mano le ore, i giorni, i mesi, addirittura gli anni. So come le forze centrifughe della quotidianità possano strattonarci lungo il cammino della vita e farci perdere di vista le mete che davvero contano per noi. So come sembri utopia parlare di pace mentale e silenzio interiore,  quando la nostra vita è spezzettata tra esigenze lavorative, domestiche, familiari eccetera e l'unico obiettivo diventa cavarsela giorno per giorno.
So quanto è facile dire "domani", "comincerò domani" e rinviare per stanchezza l'inizio di un viaggio.
Ma soprattutto so che
leggere di un viaggio
non è come farlo
Ecco allora il senso del
Laboratorio
di
Ciò che si muove non congela
  • è uno spazio dedicato a coltivare in gruppo i principi che hanno ispirato queste pagine, 
  • è uno spazio di confronto costruttivo e trainante,
  • è un allenamento ad aver cura di sé attraverso pratiche attive,
  • è un appuntamento fisso che ci riconduce dolcemente sulla nostra strada, mettendo un limite alle richieste del mondo che, ogni giorno, ci tira in mille direzioni diverse.


domenica 3 febbraio 2013

Prossimo evento in agenda: 13 febbraio 2013 presentazione di Autobiografando

Il 13 febbraio 2013, a Portici, dalle ore 18.00 alle ore 19.00 sarà presentato
AUTOBIOGRAFANDO
laboratorio di scrittura autobiografica
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La partecipazione all'incontro è gratuita ma i posti sono limitati. E' necessario prenotarsi.
Per informazioni e prenotazioni è possibile:
- sia inviare un'email all'indirizzo maltiero@alice.it
- sia telefonare al numero 388.8257088
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(più o meno) di che si tratta
Verrà presentato un ciclo di incontri di gruppo, di taglio creativo, dove i partecipanti saranno stimolati e guidati a scrivere storie "vere" in prima persona.
Il progetto trae ispirazione dal concetto di autobiografia come cura di sé, a cui fa riferimento il mio post del 1 febbraio 2013 (clicca qui).
Questo non significa che si arriverà di colpo a scrivere un'intera autobiografia, cioè l'intero romanzo della propria vita. Il laboratorio si proporrà inizialmente come occasione per cominciare ad approcciarsi alle proprie esperienze di vita con uno sguardo da scrittore (magari uno scrittore di racconti).
Rispetto ad altri laboratori di scrittura creativa, qui i partecipanti non sono invitati tanto a inventare trame, quanto a ricercarle nel loro reale vissuto e a presentarle in modo da evidenziarne il senso, il significato umano, il motivo per cui è valsa la pena averle vissute e vale la pena ricordarle. 
Lo scopo del percorso è dunque rendere onore, grazie alla narrazione scritta, alle storie che ognuno di noi si porta dentro e che, finché restano chiuse dentro di noi, sono come pietre preziose allo stato grezzo dentro a una miniera. Estrarle dalla miniera, lavorarle, dare loro una forma, celebrarne le sfaccettature,  significa portarle alla luce e farle splendere come meritano, per la gioia nostra e di chiunque altro sappia apprezzarne il valore.
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venerdì 1 febbraio 2013

Autobiografando (l'autobiografia come cura di sé)

Su una pagina Facebook dedicata a ciò che sarebbe bello avere nella mia città, una volta ho proposto una biblioteca delle autobiografie dei cittadini. 
Mi sembrava interessante l'idea che una città custodisse e tramandasse le storie delle persone che ci avevano vissuto, narrate tutte in prima persona e dal punto di vista del protagonista (una specie di Antologia di Spoon River in formato.. realtà). E poi consegnare la propria storia a una biblioteca, prima di morire, mi sembrava un buon modo, per i cittadini, di congedarsi dalla città e dalla discendenza, a prescindere dalle proprie doti letterarie e dal giudizio del mondo sulla propria vita.
Un'iniziativa simile è forse l'Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano, in Toscana, fondato nel 1984  dal giornalista e scrittore Saverio Tutino, dove si conservano diari, epistolari e memorie (i diari sono oltre  6000 ed il più celebre è scritto da una contadina su un lenzuolo a due piazze).
Non so come siano esattamente questi diari, però direi che - di massima - un'autobiografia non è esattamente la stessa cosa di un diario: non è scritta in diretta, tanto per cominciare, e quindi non è ugualmente analitica, ma dà piuttosto una visione panoramica e d'insieme dell'intera storia. L'autore ha il tempo di ragionare sui fatti, di collegarli a quanto è accaduto dopo, di trarre conclusioni e così via.
Probabilmente è una buona pratica dedicarsi alla propria autobiografia, a prescindere dall'esistenza di una biblioteca disposta ad accoglierla.
Mettere insieme la nostra storia è anche cercarne il filo conduttore, la trama, il senso. E' un lavoro impegnativo certamente, ma può aiutarci a comprendere meglio chi siamo, alla luce di ciò che abbiamo vissuto, le nostre passioni, le nostre consuetudini, le nostre grandezze, miserie, piaceri, sogni, dando spazio non solo alla loro descrizione, ma anche e soprattutto alla nostra riflessione e alle nostre   interpretazioni. Fare autobiografia è raccontarsi in primo luogo a se stessi, è creare un contatto con il senso della propria vita, è dirsi: "ecco chi sono". 
"Modernamente, - scrive Duccio Demetrio, nel suo libro 'Raccontarsi - l'autobiografia come cura di sé' - l'identità corrisponde all'accettazione di tutto quanto ci è accaduto: di tutto quello che abbiamo incluso o escluso, di ciò che siamo diventati o non siamo diventati affatto...
L'autobiografia non è ... una rivalsa, un passaporto per l'aldiqua o l'aldilà, una foglia di fico fuori tempo e nemmeno un banale curriculum vitae. E' la testimonianza che abbiamo vissuto e siamo apparsi su questo pianeta per un certo periodo; unici, tra miliardi di individui che ci hanno preceduto, ci sono contemporanei, ci seguiranno."
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Citazioni sull'autobiografia
"A differenza dei grandi generi letterari, epica, romanzo, dramma, saggio, lirica, l'autobiografia permette l'accesso ad ogni persona in grado di scrivere.
Tutti abbiamo una biografia, e anche una matita."
(Manfred Schneider)
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"Ognuno di noi ha una storia del proprio vissuto, un racconto interiore, la cui continuità, il cui senso è la nostra vita. Si potrebbe dire che ognuno di noi costruisce e vive un “racconto”, e che questo racconto è noi stessi, la nostra identità.
Se vogliamo sapere qualcosa di un uomo, chiediamo: “Qual è la sua storia, la sua storia vera, intima?”, poichè ciascuno di noi è una biografia, una storia. Ognuno di noi è un racconto peculiare, costruito di continuo, inconsciamente da noi, in noi e attraverso di noi – attraverso le nostre percezioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni; e, non ultimo, il nostro discorso, i nostri racconti orali.
Da un punto di vista biologico, fisiologico, noi non differiamo molto l’uno dall’altro; storicamente, come racconti, ognuno di noi è unico.
Per essere noi stessi, dobbiamo avere noi stessi – possedere, se necessario ri-possedere, la storia del nostro vissuto. Dobbiamo “ripetere” noi stessi, nel senso etimologico del termine, rievocare il dramma interiore, il racconto di noi stessi. L’uomo ha bisogno di questo racconto, di un racconto interiore continuo, per conservare la sua identità, il suo sé."
(Oliver Sacks)

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"Mi studio di ripercorrere la mia esistenza per ravvisarvi un piano, per individuarvi una vena di piombo o d'oro, il fluire d'un corso d'acqua sotterraneo, ma questo schema fittizio non è che un  miraggio della memoria. Di tanto in tanto credo di riconoscere la fatalità di un incontro, in un presagio, in un determinato susseguirsi di avvenimenti, ma vi sono troppe vie che non conducono in alcun luogo, troppe cifre che a sommarle non danno alcun totale."
(Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano)
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"Mi accingo ad un'impresa che non conosce esempi e che non conoscerà imitatori. Voglio mostrare ai miei simili un uomo in tutta la verità della propria natura, e quell'uomo sono io. Io solo. So leggere nel mio cuore e conosco gli uomini. Non sono fatto come nessuno di quanti ho visto [...] Se la natura abbia fatto bene o male a infrangere lo stampo in cui mi ha foggiato, lo si potrà giudicare solo dopo avermi letto." (Jean Jacques Rousseau)