sabato 2 agosto 2014

Mitologia e psicologia. 6) Perdere se stessi nelle relazioni. Persefone: figlia diletta della sua mamma e sposa del dio degl'Inferi


Persefone all'inizio del suo mito era una fanciulletta spensierata, figlia diletta di sua madre Demetra e di Zeus.
Poi tutt'a un tratto, senza nemmeno avere il tempo di crescere, Persefone diventò regina del regno delle Ombre. 
Questo perché Ade, dio degl'Inferi, aveva deciso di sposarla e, senza tante cerimonie, l'aveva rapita e portata con sé nell'Oltretomba.
E lì sarebbe rimasta Persefone, per quanto disperata, se non fosse intervenuto qualcuno a liberarla.
Arrivò allora Ermes, mandato da Zeus.
Demetra infatti, per ottenere il rilascio della figlia, aveva sospeso per protesta le sue funzioni di dea delle messi ed aveva  fatto  inaridire la terra, costringendo Zeus a intervenire.
Così Persefone (grazie a Demetra, Zeus ed Ermes) venne reintegrata nel suo ruolo di fanciulletta della mamma, con grande soddisfazione di quest'ultima.
Soddisfazione che però durò poco.
Persefone infatti aveva mangiato dei semi di melograno che le aveva dato Ade, per cui fu costretta a tornare da lui ogni anno per una parte dell'anno.
Da allora in poi, quando Persefone sta con Demetra (primavera ed estate) la terra è prospera e feconda; quando invece sta con Ade (autunno e inverno) tutto rinsecchisce.
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E' difficile dire chi sia Persefone, terza delle dee vulnerabili dopo Era e Demetra, perché è molto meno definita rispetto alle altre due.
Di Era  si può dire facilmente che è la personificazione dell'archetipo della moglie.
E di Demetra che è la personificazione dell'archetipo della madre.
In esse possiamo riconoscere infatti alcuni aspetti molto caratteristici della femminilità, che possono emergere in una donna sotto la spinta di forze che premono verso la coniugalità o la maternità.
Per capire invece chi sia Persefone, per coglierne la vera essenza, non si può fare riferimento alle forze che la muovono, perché spesso queste forze... non sono le sue.
Persefone infatti, tra le dee vulnerabili, è la più passiva.
E' una che  più che agire, viene agìta; più che muoversi, viene mossa; più che scegliere, viene scelta
Per cui è più facile rispondere alla domanda "dove sta Persefone?", anziché alla domanda "chi è Persefone?".
Tanto più che questa dea cambia enormemente a seconda di dove sta, come la sua storia sembra mostrare chiaramente.
La risposta alla domanda "dove sta Persefone?" è facile: perché o sta dalla madre o sta dal marito, secondo le stagioni.
E non ci si può sbagliare, perché non esiste una stagione in cui Persefone possa stare sola con se stessa e decidere di andare dove le pare.
Quando sta dalla madre, aiuta la madre; quando sta dal marito, aiuta il marito. E in questo modo non attua mai un mito tutto suo, ma è al servizio dei miti altrui. 
Nel mondo reale, somigliano a Persefone:
  • le donne che nelle relazioni affettive si trovano amate di un amore che non lascia spazio alla loro individualità e alla loro autonoma volontà (anche a Persefone nessuno chiedeva dove volesse andare: la madre dava per scontato che volesse stare con lei, e la tirava a sé; Ade aveva deciso che la voleva in sposa e la rapì);
  • le donne che nelle relazioni affettive si consegnano all'altro, e sono disposte a fare tutto quello che l'altro decide (dobbiamo fare la primavera, perché mamma è la dea delle messi? E va bene: facciamo la primavera. Dobbiamo governare le anime dell'oltretomba, perché Ade è il dio degl'Inferi? E va bene: facciamo anche quello);
  • le donne che concedono agli altri il potere di fare il bello e il cattivo tempo nella loro vita (come Persefone che non aveva nessun potere sull'alternarsi delle stagioni che accompagnavano il suo andirivieni tra i due mondi);
  • le donne che tendono a vivere le loro relazioni in modo  fusionale, sentendosi un tutt'uno con l'altro (ti amo e quindi io e te siamo la stessa cosa) anziché dando e ottenendo il rispetto dell'alterità di ciascuno (amo te che sei altro da me, come tu ami me che sono altro da te);
  • le donne che cercano di affermare se stesse sostenendo l'esatto contrario di ciò che afferma la madre, il padre, il partner, e che quindi, anche quando la spuntano, non sono comunque fedeli a se stesse, perché non sviluppano prospettive veramente proprie, ma semplicemente prospettive opposte a quelle altrui, e come tali dipendenti dal volere altrui, anche se in negativo (Persefone, per esempio, pare che abbia mangiato volontariamente i semi di melograno che Ade le aveva dato, scegliendosi così proprio il destino che sua madre aveva cercato in tutti i modi di risparmiarle).     
Nella sua relazione con Demetra, Persefone rappresenta la difficoltà che una donna può avere a recidere il cordone ombelicale con sua madre, a separarsi emotivamente da lei per vivere se stessa come una persona differenziata, con una propria autonomia di pensiero e di sentimento, capace di scelte proprie basate sulle proprie priorità, i propri bisogni, i propri valori.
Una madre Demetra, a sua volta, potrebbe non essere incline a favorire il processo di crescita e di progressiva autonomia dei figli. Se ha investito tutta se stessa nelle funzioni materne, potrebbe sentirsi a sua volta persa se i figli crescendo si separano da lei. 
Ma volerli tenere legati a sé, per  non soffrirne il distacco, non favorisce la crescita dei figli; e non è espressione d'amore ma sopraffazione ("l'altro mi serve per soddisfare i miei bisogni", mentre il vero amore è rispettoso dei bisogni dell'altro).
Persefone, che passa da una madre dominatrice a un marito dominatore, non ha la possibilità di completare un processo di maturazione personale, che possa consentirle  di sperimentarsi come essere a un tempo "separato" eppure "in relazione", e quindi di viversi come persona adulta, capace di autodeterminarsi e di decidere per sé, e di  assumersi le proprie responsabilità, insieme al rischio di sbagliare con la propria testa.
Crescerà mai una Persefone?
Diventerà mai padrona di se stessa?
Come al solito, dipende dai casi.
Alcune donne, dopo aver scelto un partner- Ade, che facilita la loro separazione dalla madre, riescono a non restare soggiogate da lui, e a portare comunque avanti il loro processo di crescita individuale.
Altre conoscono momenti bui (il mondo delle Ombre) e arrivate a un certo punto possono decidere di fare i conti con gli aspetti irrisolti della loro vita. 
Altre invece restano talmente incastrate in modelli relazionali fusionali, da non riuscire a concepire un'alternativa, con il rischio di continuare a perpetrare il modello stesso anche nelle nuove relazioni e presso le nuove generazioni. 



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