martedì 30 settembre 2014

Vieni, c'è una strada nel parco... Il "Viale poetico" di Niccolò Andrea Lisetti nel Parco dell'Anconella a Firenze



Nel Parco dell'Anconella a Firenze c'è un  viale alberato molto suggestivo: il "Viale poetico".
Ai piedi di ogni albero c'è un grosso masso e su ogni masso c'è una targa che riporta alcune considerazioni poetiche che sembrano... pensieri di alberi.
Riguardano infatti rami, radici, foglie, ferite sulla corteccia... 
A leggerle, sembra di ricevere un invito da parte degli alberi a rispecchiarci nelle loro storie, per  trarne ispirazione e conforto anche per le nostre vite.
L'autore di tutte le poesie è Niccolò Andrea Lisetti, che ha ideato, voluto e realizzato questo inconsueto piccolo incanto, mettendo gratuitamente a disposizione di tutti la sua squisita sensibilità di poeta e di gentile interprete della natura. 



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domenica 28 settembre 2014

Haiku di Issa (1763 - 1827)


Fiori di ciliegio?
Da queste parti
fiorisce anche l'erba.
***
Stanotte anche a te
si fa violenza,
luna d'autunno.
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Solo perché esisto
sono qui -
tra la neve che cade.
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Non piangete, insetti -
gli amanti, persino le stelle
devono separarsi.
***
Il cuculo canta
per me, per la montagna,
a turno.
***
Dove vi sono uomini
troverai mosche
e Buddha.
***
Contadino,
indica la via
con un ravanello.
***
Quiete invernale -
nessuna capacità,
perciò nessun peccato.
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Prendiamo 
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole.
***
Che mondo,
dove i fiori di loro
vengono arati e trasformati in campo.
***
Presa in prestito dagli insetti
la mia casa,
io m'addormentai.
***
Vento d'autunno -
l'ombra del monte
ondeggia.
***
La mia capanna
con il tetto
nella gloria del mattino.
***
Non dimenticare:
noi camminiamo sopra l'inferno,
guardando i fiori.
***
Più vicino, più vicino 
al paradiso -
che freddo.
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La prima lucciola,
perché te ne vai?
sono Issa.
***
Sotto gli alberi di ciliegio
non vi sono
stranieri.
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Nella mia casa
topi e lucciole
vivono insieme.
***
Dalle erbacce
è nata
una simile farfalla?
***
Quando me ne andrò
fai buona guardia
alla mia tomba,
cavalletta.
***
Riflesse
nell'occhio della libellula -
montagne.
***

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sabato 27 settembre 2014

Amore, fedeltà, bugie e tradimenti: Ipsa dixit. 2) Una citazione di Kate Figes

"Quando una relazione extraconiugale manda in frantumi la fiducia di un rapporto consolidato, le risposte vanno cercate nel mettere in discussione e cambiare il nostro modo di vedere e di trattare il partner, anziché incolparlo per tutto ciò che non è giusto.
Entrambi devono trovare il modo di parlare dei rispettivi malcontenti verso la vita e della natura della loro mutua dipendenza, senza spingere l'altro a sentirsi in colpa perché non li ha resi del tutto felici. 
Ciascuno deve sentirsi in grado di parlare onestamente di come ha vissuto il rapporto, di ciò che non gli è piaciuto e di ciò che gli è piaciuto.
Ciascuno deve sentirsi ascoltato dall'altro, il che significa mettere da parte cliché quali "Come hai potuto farmi questo?" o "Se non fosse stato per il bambino...".
L'approccio tradizionale, in cui la colpa è tutta del "fedifrago" e l'empatia va solo al coniuge tradito, profondamente ferito, pregiudica i rapporti molto più dell'atto di tradimento sessuale stesso. 
Mette i partner uno contro l'altro invece di riunirli. 
Permette alla "vittima" di scagliare tutto il suo risentimento e la sua rabbia per la vita in generale  contro il dramma della relazione e contro il modo in cui ha sofferto le conseguenze.
La "vittima" ricostruisce il racconto del tradimento per sottolineare, sia a se stessa sia al mondo, quanto si senta offesa e ferita, riducendo al minimo il suo contributo o il senso di colpa e quindi acquisendo forza nella politica di potere della coppia.
Cionondimeno, l'ipotesi che il "cattivo" traditore falsi maggiormente la storia rispetto al partner, per attenuare la portata della sua trasgressione, non è supportata da ricerche, perché sia le vittime sia i "colpevoli" sembrano distorcere il racconto di pari passo a sostegno della loro posizione.
Le "vittime" tendono a esagerare la gravità della trasgressione, mentre i "colpevoli" tendono a minimizzarla e a suddividere le colpe, presentando come comprensibili le loro motivazioni.
Il divario tra i due quindi si allarga e nessuno riesce a riflettere costruttivamente su quello che magari vuole realmente dal rapporto, perché le posizioni sono diventate decisamente contrapposte.
Più come "vittime" rimuginiamo sui dettagli della relazione, più è probabile che li useremo come arma nelle successive battaglie legali, lottando per ogni centesimo, ogni ora di contatto con i figli nelle cause di divorzio.
Rischiamo che tutta la nostra energia venga rivolta a cercare una punizione per il tradimento e a garantire che la nostra posizione venga vista come quella lesa, anziché usarla per scoprire tra le macerie un modo di vivere un futuro migliore, assieme o separatamente."
(Kate Figes, Amore, fedeltà, bugie e tradimento, Ed.Il punto d'incontro, 2014)

venerdì 26 settembre 2014

Amore, fedeltà, bugie e tradimenti: Ipse dixit. 1) citazioni di Umberto Galimberti


"E allora, forse un po' sbrigativamente, le devo dire che il maschio, almeno nel suo immaginario, non è monogamico. Le sue fantasie poligamiche sono forse il retaggio culturale della pratica animale dove, salvo le eccezioni di alcune specie, la monogamia non esiste."
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"La fedeltà, se la vogliamo scarnificare un po', è la virtù di chi si sente più debole nella coppia e ha l'impressione che, perso quell'uomo o quella donna con cui vive, non ha altra chance che il deserto della solitudine. E allora si abbarbica all'indifferenza dell'altro/a, quando non alla sua ostilità, profondendosi in quelle forme esasperate d'amore che sono il rovescio del suo bisogno assoluto dell'altro."
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"Se il bisogno di rassicurare la propria intrinseca insicurezza genera la fedeltà, il bisogno di non annullarsi nell'altro genera il tradimento."
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"Tutto questo per dire che l'amore non è possesso, perché il possesso non tende al bene dell'altro, né alla lealtà verso l'altro, ma solo al mantenimento della relazione, che, lungi dal garantire la felicità, che è sempre nella ricerca e nella conoscenza di sé, la sacrifica in cambio di sicurezza."
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"Tradendolo, l'altro lo consegna a se stesso e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino."
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(Umberto Galimberti, Tradire è amare, ottobre 2001, D la Repubblica delle Donne)
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domenica 21 settembre 2014

"Le quattro fasi del perdono" di Clarissa Pinkola Estés


1. Prendere le distanze - lasciar cadere
2. Astenersi - evitare il castigo
3. Dimenticare - estirpare dalla memoria, rifiutarsi di indugiare
4. Perdonare - rimettere il debito
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PRENDERE LE DISTANZE

Per cominciare a perdonare, è bene allontanarsi, ovvero non pensare per un po' alla persona o all'evento. Non si tratta di lasciare qualcosa di incompiuto, ma di prendersi una sorta di vacanza. Evitiamo così di sentirci esauste, ci lasciamo uno spazio per rafforzarci, per godere di altre felicità.

È un buon esercizio per arrivare al distacco finale che arriva con il perdono. Allontanatevi ogni volta che lo ritenete necessario. Non si tratta di trascurare ma di diventare agili e forti nel distaccarsi dalla questione. Prendere le distanze significa fare cose interessanti e belle che vi rafforzano, e lasciare che la questione cada per qualche tempo. È giusto, e di grande aiuto, fare così. Le antiche ferite, le offese tormentano molto meno se la donna assicurerà alla psiche ferita che intanto le darà dei balsami benefici, e poi si occuperà dell'intera questione.


ASTENERSI

La seconda fase consiste nell'astenersi, in particolare nel senso di evitare il castigo e anche di pensarci. È estremamente utile esercitarsi in questo ritegno perché sospinge la questione in un posto definito invece di lasciarla fluttuare ovunque. È una preparazione alla fase successiva. Non significa perdere la vigilanza per proteggersi, ma piuttosto fare un piccolo atto di clemenza e stare a vedere se aiuta.

Astenersi significa avere pazienza, resistere, incanalare l'emozione. Si tratta di medicine portentose. È una purificazione. Non occorre fare tutto insieme: potrete scegliere la pazienza, ed esercitarvi ad averne. Potrete trattenervi dal mugugnare, dall'agire in modo risentito e ostile. Trattenersi da un inutile castigo rafforza i l'integrità dell'azione e l'anima. Astenersi significa praticare la generosità, consentendo così alla grande natura compassionevole di partecipare a questioni che hanno provocato emozioni.


DIMENTICARE

Dimenticare significa cancellare dalla memoria, rifiutarsi di indugiare, in altri termini: lasciar andare, allentare la presa; in particolare nella memoria. Dimenticare non significa annacquarsi il cervello. L'oblio consapevole significa non insistere nel tenere la questione in primo piano ma relegarla sullo sfondo, o allontanarla dal palcoscenico.

Ci esercitiamo nell'oblio conscio rifiutando di raccogliere il materiale infiammabile. Dimenticare è un gesto attivo, non passivo. Significa non sollevare taluni materiali, non continuare a rigirarli, non fomentarsi con pensieri, immagini, emozioni ripetitivi. L'oblio conscio significa volutamente abbandonare la pratica di ossessionarsi, e intenzionalmente allontanarsi e perdere di vista, non guardarsi indietro, vivendo così in un paesaggio nuovo, creando una vita nuova e nuove esperienze cui pensare. Questo oblio non annulla la memoria ma mette a riposo l'emozione che avvolge la memoria.


PERDONARE

Sono molti i modi e molte le misure del perdono concesso a una persona, a una comunità, a una nazione per un'offesa. È importante ricordare che il perdono «definitivo» non significa resa. È la decisione conscia di smetterla di nutrire il risentimento, il che implica rimettere un debito e rinunciare alla rappresaglia. Dovete essere voi a decidere quando perdonare e con quale rituale segnare l'evento. Sarete voi a decidere quale debito non dovrà più essere pagato.

Alcuni scelgono il perdono totale: l'altro non è più tenuto alla restituzione, né ora né mai. Altri arrivano a dire che quel che è stato è stato, e il rimborso parziale è sufficiente. Un altro tipo di perdono ancora è lasciar perdere anche se l'altro non ha in alcun modo restituito nulla.

Per alcuni, perdono significa guardare l'altro con indulgenza, il che è facile se le offese furono lievi. Una delle più grandi forme di perdono è offrire un aiuto compassionevole alla persona che ci ha offeso. Non significa infilarsi nella fossa dei serpenti, ma reagire da una posizione di clemenza, sicurezza e preparazione.

Il perdono è il culmine delle precedenti fasi. Significa rinunciare non alla protezione ma alla freddezza. Una grande forma di perdono è smettere di escludere l'altro. Per la psiche-anima, è meglio limitare il tempo dato alle persone con le quali si sta con difficoltà, che agire come un manichino insensibile.

Il perdono è un atto creativo. Potete perdonare per ora, per un po', fino alla prossima volta, perdonare ma non offrire ulteriori possibilità — - il gioco cambia se si produce un altro incidente. Potete offrire una sola possibilità, varie possibilità, offrirle soltanto se. Potete dimenticare un'offesa in parte, per metà, o del tutto. Sta a voi decidere.

Come sapere se si è perdonato? Proverete più dispiacere che rabbia, la persona vi farà più pena che rabbia. Per cominciare, comprenderete la sofferenza che ha prodotto l'offesa. Preferirete restarne fuori. Non vi aspetterete nulla. Non vorrete nulla. Nessun laccio stretto ai fianchi vi ritrascina lì. Siete libere di andare. Forse non ci sarà il finale e poi vissero felici e contenti, ma quasi per certo c'è un nuovo C'era una volta per ricominciare.
(Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi)
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domenica 14 settembre 2014

Citazioni sull'autenticità


"Autenticità: riguarda ciò che è autentico, genuino, ossia che non è falso o falsificato e che può dimostrarsi o imporsi come vero."
(Wikipedia)
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"Vedi, che ne siamo coscienti o no, il mondo ci sprona continuamente a essere qualcun'altra anziché noi stesse. Dovremmo avere il fisico di Cindy Crawford, divertire come Martha Stewart e arredare come Alexandra Stoddart. Con questa diffusa schizofrenia sociale, non stupisce che quasi tutte le donne abbiano idee tanto confuse riguardo al problema dell'autenticità."
(Sarah Ban Breathnach)
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"Chi soffre nell'anima ha soprattutto bisogno di imparare ad essere autentico, ad accettare di essere unico, diverso dall'Altro; siamo abituati a pensare che essere unico/diverso ci allontani dagli altri e ci condanni a una profonda solitudine, ed è proprio questa convinzione che ci impedisce di essere autentici; vogliamo fortemente essere simili al mondo che ci circonda e che amiamo, ma rischiamo così di ammalarci nell'anima e nel corpo perché il Sé di ognuno è inevitabilmente dissimile! Dobbiamo inoltre accettare che le caratteristiche di questa nostra unicità sono impermanenti, nel senso che siamo persone in continua trasformazione e che è necessario essere sinceri con se stessi, dando significato a quello che proviamo in ogni momento e dando voce alle nostre emozioni più nascoste, se vogliamo vivere in armonia con il nostro Sé."
(Monica Morganti)
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"Io mi chiedo se esista e quale sia il criterio dell'autenticità di una vita... quale sia quella qualità che, persino di fronte a un nemico mortale, ci fa sentire in presenza di 'un uomo... un vero uomo'. Ritengo che nella pienezza del concetto di autenticità siano presenti due dimensioni, una soggettiva e una oggettiva. La prima riguarda il rapporto del soggetto con se stesso, e si traduce in genuinità, spontaneità, schiettezza. La seconda riguarda il rapporto del soggetto con gli altri, e si traduce in sincerità, onestà, fedeltà e giustizia.
Un uomo così dice quello che pensa, compie quello che crede, sente davvero quello che manifesta.
Ognuno contiene una sorta di polifonia: da un lato il canto fermo o basso continuo rappresentato dalla  musica che scaturisce  dal temperamento personale indipendentemente dalla volotà, e dall'altro il motivo dominante, più acuto, più elaborato, dato dalle azioni e dalle parole volontarie che si sovrappongono al basso continuo del temperamento. Quando tra i due motivi  c'è armonia, siamo in presenza di una persona soggettivamente autentica... esso però non basta perché esiste una seconda dimensione della vita autentica che concerne  la qualità oggettiva della prospettiva per la quale si vive, la qualità dell'ideale che attrae e modella l'energia vitale.
A questo secondo livello di autenticità rimanda una specie di permanente tensione di tutto noi stessi verso la Verità e la Giustizia. Si tratta di una tensione che conduce il soggetto a uscire dal sé superando i suoi interessi immediati, a cui non sacrificherà mai la sua onestà intellettuale. La fedeltà alla verità e alla giustizia è per lui l'unica stella polare. In questa uscita dal sé il soggetto però non si perde, ma si ritrova a un livello più profondo e si compie diventando un vero uomo. Il vero uomo è colui che ha trovato qualcosa di più grande di sé per cui vivere ma che, proprio per questo, acquisisce un timbro personale inconfondibile. Si consegna a qualcosa di più grande."
(Vito Mancuso)
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"Sii sempre una versione di prima categoria di te stessa, piuttosto che una versione di seconda categoria di qualcun altro."
(Judy Garland)
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giovedì 11 settembre 2014

Prossimo evento e nuovo profilo facebook per essere invitati agli eventi

copertina del nuovo profilo facebook: Ciòchesimuove Noncongela Eventi
 (clicca qui e chiedi l'amicizia!)
Giovedì 18 settembre 2014 alle ore 18 vi aspetto al mio studio per presentarvi dal vivo le attività di gruppo in calendario nel periodo settembre 2014 - gennaio 2015 (per maggiori informazioni, clicca qui).
A conclusione della presentazione, verrà proposta un'esperienza collettiva di life coaching (le ruote della vita).
La partecipazione all'evento è gratuita. La prenotazione è obbligatoria, perché il numero dei posti è limitato.
L'attività è rivolta a persone maggiorenni.

Per prenotarsi occorre telefonare entro il 15.09.2014 al numero 388.8257088.
Troverete l'evento anche su facebook (clicca qui).

Vi comunico inoltre che da oggi è attivo su facebook un mio nuovo profilo, collegato a questo blog, e dedicato specificamente agli eventi.
Si chiama: Ciòchesimuove Noncongela Eventi,  e corrisponde al link: https://www.facebook.com/profile.php?id=100005477778343
Chi ha piacere di essere sempre invitato agli eventi che via via organizzo, ed essere aggiornato a loro riguardo, deve chiedere  l'amicizia a quel profilo.
Non posso infatti invitare i lettori del blog attraverso le pagine di blogger o facebook, perché non lo consentono.
Mi farebbe molto piacere, invece, poterlo fare. 
Ma prima voi dovete chiedere l'amicizia là...

domenica 7 settembre 2014

In viaggio con i mandala. Presentazione delle attività di gruppo


Come vi avevo preannunciato, ho definitivamente messo a punto il programma delle attività di gruppo che avranno luogo nel mio studio a partire dal 18 settembre 2014
Nella pagina degli eventi (clicca qui) vi terrò aggiornati sul calendario delle attività, con le date e gli orari degli incontri. 
Chi desidera ricevere per l'avvenire il mio invito ad ogni evento collegato a questo blog, può chiedere l'amicizia al profilo degli eventi su facebook  (clicca qui)

Il nome del progetto è "In viaggio con i mandala".
Si tratta di  una serie di laboratori teorico-pratici, sostanzialmente  autonomi l'uno dall'altro, ma che nell'insieme costituiscono i diversi  step di un unico cammino di crescita personale.
Saranno proprio i mandala, a cui il progetto è ispirato (e di cui vi ho già parlato in un precedente post), l'elemento che fungerà da filo conduttore tra i vari laboratori.
La crescita personale, nello spirito di questo progetto, è intesa come processo che conduce l'individuo sempre più vicino al suo Sé autentico,  per consentire a quest'ultimo di esprimersi, di espandersi, e di fungere   così da utile bussola interna che aiuta la persona ad orientarsi nelle scelte della vita.

Le attività volte a promuovere la crescita personale di un individuo non gli indicano né degli obiettivi da conseguire né delle direzioni da prendere. 
Milton Erickson diceva: "Come si fa a condurre un cavallo, trovato libero in un bosco, alla sua stalla? E' sufficiente mantenerlo sul sentiero. Ad ogni bivio sarà lui a sapere che direzione prendere."
E' in questo spirito che ho scelto il mandala come motivo ispiratore delle nostre attività di quest'anno: per aiutarci a restare sul sentiero.
Il centro di un mandala, infatti, è un continuo richiamo al nostro centro interiore, a quella parte di noi che sa chi veramente siamo, cosa dà veramente senso a noi stessi e significato alla nostra esistenza, qual è la nostra missione personale e lo scopo della nostra vita. 
Tutte cose che chi più di noi stessi dovrebbe conoscere? 
Eppure, per quanto possa sembrare strano, tante persone dicono di  non avere la più pallida idea a riguardo. 
Magari un tempo - chissà - una mezza idea ce l'avevano pure, ma ora no,  non più.
Alcuni dicono che, in un angolo della loro mente, certe cose di sé le sanno benissimo, ma ormai ci hanno messo una pietra sopra.
Quanti magnifici aspetti di noi stessi abbiamo perso di vista, smarrito per strada o sepolto sotto il peso schiacciante di mille altre priorità (scadenze, difficoltà  materiali, esigenze familiari, attese sociali, pregiudizi, preoccupazioni, eccetera)?
Il mandala è un invito a riappropriarci del nostro centro, della nostra essenza, della nostra autenticità, tutte le volte in cui ci sentiamo trasportati lontano da ciò che per noi conta davvero, in un vortice, che gira e gira, ma non si capisce bene intorno a che, con la conseguenza che certe volte ci sembra proprio di girare a vuoto, eppure non riusciamo a scendere dalla giostra.

Il centro di un mandala è il fulcro intorno a cui gira tutto il disegno.
Allo stesso modo, quando noi ci riappropriamo del  nostro centro interiore, e restiamo fedeli a noi stessi e alla nostra più intima verità, tutto nella nostra vita comincia a girare meglio, e la giostra è un gioco che non ci travolge più.
Il centro del mandala è infatti anche una specie di "occhio del ciclone": un luogo di quiete nel bel mezzo del vortice circostante.
Trovare la via d'accesso ad un analogo luogo di quiete dentro di noi, può aiutarci a restare saldi pur nelle bufere della vita, e darci la chiave di un rifugio sicuro, su cui poter sempre contare nelle infinite avventure del nostro viaggio terreno.


Ciascun laboratorio partirà solo al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti.

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martedì 2 settembre 2014

Buoni propositi di settembre e segreti anniversari del cuore

Se mi chiedessero qual è per me  il momento dell'anno più propizio per sfornare buoni propositi, non avrei dubbi a rispondere che è settembre.
Anche Capodanno, certo. Ma settembre di più.
Non ci sono i fuochi d'artificio, né i botti, né lo spumante; non ci sono calendari vecchi da bruciare e nemmeno calendari nuovi da appendere. Persino gli oroscopi sono fiacchi e a pochi salta in mente di brindare ai sogni e ai progetti, in questo periodo.
Eppure a settembre molti di noi si sentono sostenuti da una particolare energia.
Probabilmente il recente rientro dalle vacanze ci rende più carichi, vigorosi e pieni di voglia di fare, di quanto non ci sentiamo a gennaio, con i lavori già in corso da un pezzo, i postumi dello stress natalizio ancora da smaltire e una vaga atmosfera di letargo che rallentare il ritmo della nostra progettualità.
Ma a parte ciò, c'è anche da dire che a settembre per molti di noi ricorre un  "segreto anniversario del cuore", che crea un clima propizio per cominciare un cammino nuovo col piede giusto.
I segreti anniversari del cuore - per chi non conoscesse l'espressione - sono le date in cui ognuno di noi celebra le sue ricorrenze personali, che sui calendari di solito non ci sono o, se ci sono, non riguardano i fatti nostri.
In questi momenti possiamo vivere particolari stati d'animo legati all'evento di cui ricorre l'anniversario (o il decennale, il ventennale...) ed essere particolarmente predisposti (nel bene o nel male) a fare alcune cose che  hanno un qualche legame con quell'evento passato.
Esistono, per questi anniversari, delle specie di cerimonie private, che a volte celebriamo consapevolmente e a volte anche inconsapevolmente.
In quest'ultima categoria  sembrano rientrare, per esempio, certe coincidenze di date, di cui spesso si sente parlare e che sempre ci stupiscono un po': un nipotino nasce proprio nel giorno dell'onomastico di suo nonno (oppure dieci anni giusti dopo la morte della nonna); una figlia si  laurea lo stesso giorno in cui, vent'anni prima, si era laureata sua madre (o suo padre aveva aperto il suo negozio);  la scintilla di un grande amore scocca proprio il giorno in cui, per lui e/o per lei, ricorreva non si sa bene quale altro anniversario del cuore. E così via.
Tornando al mese di settembre, il segreto anniversario del cuore, che molti di noi probabilmente celebrano in quest'epoca, ha a che fare con il periodo che precedeva, ai tempi della scuola, l'inizio del nuovo anno scolastico. Il clima dei preparativi, in settembre, aveva un fascino tutto suo che probabilmente a molti di noi è rimasto dentro, e riattiva ogni anno un certo sentire positivo.
Il clima a cui mi riferisco era fatto di quaderni, diari, penne, matite, colori, astucci, gomme e colle, tutta roba con il suo bellissimo profumo di nuovo, che nulla in realtà ci diceva su cosa realmente sarebbe accaduto di lì a giugno, ma ci metteva addosso una carica sufficiente per farci venire voglia di tornare a scuola (piuttosto che scappare con il circo o nel Paese dei Balocchi).
Rivivere quel clima ancora oggi, se lo conosciamo, può certamente giovare alla nostra progettualità, darle una marcia in più, renderci più forti e determinati nel perseguire i nostri obiettivi e meno esposti alla tentazione di deragliare, rinunciare ai sogni e in genere scappare di fronte ai rischi che ogni nuova avventura comporta.

In questi primi giorni di settembre, se anche per te ricorre questo segreto anniversario del cuore, cavalca l'onda dell'emozione e celebralo degnamente.
Corri in cartoleria e compra una biro nuova,  un bel quaderno con la spirale, una scatola di colori, la colla e un paio di forbici. 
Annusa tutto e riappropriati dell'idea che il nuovo anno comincia ora e finisce a giugno, e tu quest'anno farai grandi cose e ti guadagnerai la tua promozione, proprio come quand'eri a scuola, con un'unica differenza: che il programma ora lo decidi tu.
Metti nero su bianco tutte le cose che vuoi fare quest'anno, tutte le cose che vuoi lasciare, tutte che quelle che vuoi iniziare, tutti i cambiamenti, tutti i miglioramenti.
Ogni materia è ammessa.
Ogni tuo progetto va bene, che riguardi il tuo fisico o riguardi il tuo spirito, che riguardi il tuo lavoro o la tua vita sentimentale, che riguardi l'arredamento di casa o il colore dei tuoi capelli.
Cosa desideri? Cosa non vuoi più? Cosa vuoi cambiare?
Non porti limiti, ora. Non cominciare a chiederti dove troverai la forza, i soldi, il coraggio, il tempo, gli alleati, le informazioni, e quant'altro ti occorre  per portare a buon fine tutti questi tuoi propositi.
Oggi limitati a chiarirti le idee su cosa realmente vorresti realizzare quest'anno, per te, per stare bene, per sentirti in pace e per promuoverti a pieni voti nel mese di giugno, consapevole di avercela messa tutta per avvicinarti il più possibile a ciò che per te (e non per inesistenti  programmi ministeriali!) conta davvero nella vita.
Usa i colori, disegna i tuoi sogni, metti una croce su ciò che vuoi abbandonare, ritaglia dai giornali immagini che ti ispirano e frasi che ti incoraggiano, e usa la colla per farne un collage.
Dedica un po' di tempo a questa specie di folle gioco.
La penna è tua, e anche il quaderno, e i colori, e tutto il resto. 
Puoi farne ciò che vuoi. Non è reato, la mamma non ti sgrida e la maestra non c'è più.
Stai sprecando tempo? Non stai sprecando tempo.
Stai solo cercando una risposta alla domanda: "Che voglio per me e per la mia vita, quest'anno?".
Questa ricerca è un'attività importante, ti serve a chiarirti le idee.
E prima di arrivare a chiarirtele puoi anche fare tutta la confusione che vuoi: scrivere, cancellare, dormirci sopra, riscrivere, colorare, incollare, eccetera.
Insomma che settembre ci aiuti a dire a voce alta a noi stessi e all'Universo tutto: "Io quest'anno voglio questo, e qualunque mio atto, decisione, impegno di qui a fine giugno farà i conti con questa mia intenzione".
Ciò non significa che quest'anno non faremo altre cose, o che lavoreremo continuamente ai progetti che abbiamo in mente; ma di base la  nostra attenzione sarà focalizzata su quelli e sfrutteremo ogni occasione che ci capiterà sotto gli occhi o per le mani (una notizia sul giornale, un incontro fortuito, un corso di formazione interessante) per ottenere ciò che a settembre abbiamo dichiarato di volere per il nuovo anno.
Inutile dire che sto lavorando io stessa in questi giorni alla programmazione delle mie prossime attività per il nuovo anno. Ho in mente una serie di cose che spero di potervi comunicare al più presto.
Buon lavoro dunque a voi. 
E buon lavoro anche a me...
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