venerdì 31 gennaio 2014

Notizie dal gruppo "Ricomincio da me"


Stasera nel gruppo "Ricomincio da me" si parlerà di Era (Giunone), come archetipo della moglie fedele, modello cioè di femminilità che ripone nell'unione coniugale l'autorealizzazione della donna.
Era è una delle tre dee vulnerabili: impersona cioè una delle possibili dimensioni della donna dipendente dalla relazione con l'altro e perciò vulnerabile, giacché - non c'è bisogno di dirlo - l'amore quasi per definizione ci rende vulnerabili (le altre due dee vulnerabili, come dico anche in un precedente post, sono Demetra, archetipo della madre, e Persefone, archetipo della "figlia di mamma").
Qual è la sfida per una dea vulnerabile?
Probabilmente accettare e valorizzare la propria propensione alla relazione senza lasciarsene schiacciare.
Ma come? Ne parleremo insieme stasera per quanto riguarda Era.
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Nei prossimi giorni, se mi riesce, tratterò l'argomento anche sul blog, un po' per ripeterlo a me stessa, un po' per riepilogarlo a beneficio delle signore del gruppo di discussione, un po' per darne un'idea anche a coloro che non partecipano ai miei gruppi di discussione, ma sono interessati all'argomento.
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Grazie, signore del gruppo "Ricomincio da me", per le continue ispirazioni che mi date con le vostre personali storie di vita.
Per me non sono meno interessanti delle intramontabili storie mitologiche.
Anzi, in tanti momenti mi sembrate mitiche anche voi.
Vere dee della vostra mitologia privata, di cui mi sento onorata testimone.
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per partecipare alla presentazione del nuovo gruppo che parte il 6 febbraio prossimo, clicca qui
per un'introduzione dell'argomento sul blog, vai al link:http://ciochesimuovenoncongela.blogspot.it/2014/01/una-psicologa-allolimpo-2-le-dee.html

venerdì 24 gennaio 2014

L'amore secondo Gibran

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore. 
E lui sollevò la testa e scrutò il popolo 
e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse: 
Quando l'amore vi chiama, seguitelo. 
Anche se le sue vie sono dure e scoscese. 
E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. 
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. 
E quando vi parla, abbiate fede in lui, 
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni 
come il vento del nord devasta il giardino. 

Poiché l'amore come vi incorona così vi crocifigge.
 E come vi fa fiorire così vi reciderà. 
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri 
rami che fremono al sole, 
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove 
si avvinghiano alla terra. 
Come covoni di grano vi accoglie in sé. 
Vi batte finché non sarete spogli. 
Vi staccia per liberarvi dai gusci. 
Vi macina per farvi neve. 
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli. 
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate 
il pane sacro della mensa di Dio. 

Tutto questo compie in voi l'amore, affinché 
possiate conoscere i segreti del vostro cuore 
e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita. 
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente
 la pace e il piacere, 
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità 
e uscire dall'aia dell'amore, 
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto 
il vostro riso e piangerete,
 ma non tutte le vostre lacrime. 

L'amore non dà nulla fuorché se stesso e non attinge
 che da se stesso. 
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto; 
Poiché l'amore basta all'amore. 

Quando amate non dovreste dire: "Ho Dio nel cuore", 
ma piuttosto, "Io sono nel cuore di Dio". 
E non crediate di guidare l'amore, 
perché se vi ritiene degni è lui che vi guida. 

L'amore non vuole che compiersi. 
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, 
i vostri desideri hanno da essere questi: 
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello
 che canta la sua melodia nella notte. 
Conoscere la pena di troppa tenerezza. 
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore, 
E sanguinare condiscendenti e gioiosi. 
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie
 per un altro giorno d'amore; 
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore; 
Grati, rincasare la sera; 
E addormentarsi con una preghiera in cuore 
per l'amato e un canto di lode sulle labbra. 
(Gibran Kahlil Gibran, da Il Profeta)
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Vedi anche su facebook "Sera di Luna" -
pagina di spunti su Amore & Co. collegata a questo blog
https://www.facebook.com/seradiluna1

sabato 18 gennaio 2014

Mitologia e psicologia. 2) Le dee dell'antica Grecia e la psicologia femminile

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L’importanza che le dee dell’antica Grecia possono rivestire per le donne di oggi è nel fatto di incarnare, ciascuna, specifici aspetti della psicologia femminile, con caratteristiche talmente marcate da consentire ad ogni donna di riconoscerli, se sente che le appartengono, e anche di farci i conti, quando è necessario.
Le dee dell’Olimpo sono molto diverse l’una dall’altra, e ciascuna ha tratti sia positivi sia potenzialmente negativi. I miti che le riguardano indicano cosa per loro è importante ed esprimono in forma di metafora ciò che può fare una donna che assomiglia a una certa dea.
Si può anche dire che ogni dea è la personificazione di un archetipo della femminilità (clicca qui) ed ogni donna può comprendere meglio se stessa, se riesce a riconoscere quali archetipi sono dominanti nella sua natura, quali stabilmente, quali occasionalmente (cioè in alcune fasi della vita o in certe situazioni), e quali sono stati messi a tacere perché incompatibili con le richieste del mondo.
A volte infatti le attese di una certa cultura, di una certa famiglia, di una certa classe sociale tendono a valorizzare alcuni modelli della femminilità a scapito di  altri, con la conseguenza di spingere una donna a soffocare la sua natura autentica in ossequio al modello di femminilità accettato dal suo contesto, e quindi a fingere di essere una dea, mentre in realtà ne è… un’altra.
Per esempio, se papà e mamma desiderano una figlia tutta grazia e dolcezza, tenderanno probabilmente a premiare una bambina che esprime le qualità di Persefone (“figlia della mamma”/donna ricettiva)  e di Demetra (madre/nutrice)  e a disapprovare una figlia Artemide (sorella/competitiva/femminista) che sa quello che vuole e pretende di avere le stesse opportunità  e gli stessi privilegi di suo  fratello. Oggi peraltro, che al modello femminile della mamma-casalinga non viene tributata una grande considerazione sociale, una bambina potrebbe venir dissuasa dal restare a casa a giocare “alla mamma” o “alle signore” (come magari per sua natura amerebbe fare)  e spinta piuttosto a praticare sport competitivi o ad andare a scuola prima del tempo, perché quelli sono gli ambiti in cui i genitori desiderano che emerga, e quelli sono i ruoli che le promettono una buona posizione nel mondo.
La questione però è che le nostre “vere dee interiori” (le nostre vere attitudini, i nostri "archetipi dominanti"), anche se imprigionate, continuano a vivere nelle secrete della nostra natura, per cui una bambina – e poi una donna – continuerà a sentirsi quello che è, nonostante si sia piegata per compiacenza ai modelli altrui.
La disapprovazione del mondo, infatti, non modifica il modello interno: gli dà solo un marchio d’infamia; con la conseguenza che la donna si vivrà come inadeguata e carente per via delle reali caratteristiche della propria natura e dei propri reali interessi, e dolorosamente inautentica, perché continua a fingersi diversa da quello che realmente è. Tutto ciò con inevitabili ricadute sulla sua autostima che ne risulterà minata, come testimoniano le tantissime "donne di successo", a cui non bastano mai titoli, medaglie e riconoscimenti pubblici per riconoscere a sé stesse un reale valore.
Tutto questo per dire che anche le nostre "dee interiori", come le vere dee dell'Olimpo, sono capaci di attuare la loro vendetta se le tradiamo. Conviene allora rispettarle, onorarle e farsele amiche. Il che significa,  fuor di metafora, che conviene avere cura delle parti di noi che ci appartengono profondamente e che rappresentano la nostra autenticità e unicità, a prescindere dal fatto che corrispondano o meno ad un un modello socialmente e culturalmente desiderabile.
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Le divinità femminili su cui prossimamente ci soffermeremo sono sette.
A mano a mano che le incontreremo, mi riprometto di mettere il link al post che le riguarda sotto il rispettivo nome in quest'elenco. Esse sono:
- Era (= Giunone)
- Demetra (= Cerere)
- Persefone (= Proserpina)
- Atena (= Minerva)
- Artemide (= Diana)
- Estia (= Vesta)
- Afrodite (= Venere)
Secondo il modello teorico di Jean Shinoda Bolen (esposto nel suo libro Le dee dentro la donna), che viene qui adottato come principale riferimento teorico sull'argomento, queste sette dee sono rispettivamente classificabili in tre diverse categorie, e cioè: dee vulnerabili, dee vergini, dee alchemiche.
In particolare:
- Era, Demetra e Persefone costituiscono il gruppo delle  DEE VULNERABILI;
esse rappresentano le qualità femminili dell'orientamento al rapporto; la loro identità e il loro benessere dipendono dalla presenza nella loro vita di relazioni significative; esse rivestono rispettivamente i ruoli archetipici di:

  •  moglie (= moglie fedele) Era; 
  •  madre (= madre nutrice) Demetra;
  •  figlia (= figlia della mamma/donna ricettiva) Persefone;

- Atena, Artemide ed Estia costituiscono il gruppo delle DEE VERGINI;
esse rappresentano le qualità femminili dell'indipendenza e dell'autosufficienza; gli attaccamenti emotivi non le distoglievano da ciò che per loro era importante; non si innamoravano mai perdutamente e non si facevano vittimizzare; esse rivestono rispettivamente i ruoli archetipici di:

  • figlia del padre (= stratega) Atena;
  • sorella (= femminista/competitiva) Artemide;
  • zia nubile (= vecchia saggia) Estia

- Afrodite costituisce l'unica DEA ALCHEMICA;
ha sia alcune caratteristiche delle dee vulnerabili sia alcune caratteristiche delle dee vergini, ma non rientra in nessuno dei due gruppi; per esempio, dava maggior valore all'esperienza emotiva con gli altri, piuttosto che al vincolo con essi (com'era invece per le dee vulnerabili) o alla propria indipendenza dagli altri (com'era invece per le dee vergini); Afrodite mantenne l'autonomia, come una dea vergine, ma ebbe anche molti amori e molti figli, come una dea vulnerabile; le sue relazioni furono sempre una libera scelta e non fu mai vittimizzata da nessuno. Dea della bellezza e dell'amore, incarna il mito dell'attrazione erotica, della sensualità e della sessualità, ma rappresenta anche una forza immensa di cambiamento: attraverso di lei fluiscono attrazione, unione, fertilizzazione e nascita di una vita nuova, sequenza che, nell'unione tra un uomo e una donna, porta al concepimento di  un bambino, mentre in altri processi creativi può portare alla nascita di una nuova teoria, di un'opera d'arte, di un progetto e di qualsiasi altro prodotto della creatività umana concepito in uno stato paragonabile all'innamoramento. Riveste il ruolo archetipico di:

  • amante (= donna sensuale/donna creativa)

Quando esamineremo più in dettaglio le caratteristiche di ogni singola dea, ogni donna potrà verificare a quale di esse sente di assomigliare di più. Probabilmente nessuna di noi si rispecchierà completamente in una sola divinità e ci capiterà di riconoscere in noi stesse, in misura maggiore o minore, stabile o occasionale, aspetti di dee diverse.
Questo da un lato può restituirci una visione poliedrica della nostra unicità (come miscuglio originale e irripetibile di attributi  e potenzialità impersonati da varie dee) e dall'altro può portarci a riconoscere meglio anche certi nostri conflitti interni.
Dopo tutto anche la mitologia ci racconta che alcune dee dell'Olimpo erano in competizione tra loro, e questa mi sembra una buona metafora di quando ci troviamo sballottate tra aspetti confliggenti della nostra personalità che facciamo fatica a conciliare, e che ci impongono di decidere quale di loro esprimere e quando, se non vogliamo rimanere travolte dalla nostra personalissima... guerra epica.
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PROSPETTO RIASSUNTIVO DELLE 7 DEE GRECHE CONSIDERATE
(cliccando sui nomi greci o romani delle dee si viene rinviati alle relative vicende mitologiche su  Wikipedia)  
Religione grecaReligione romana
Ruolo


3 DEE VULNERABILI 
EraGiunoneDea del matrimonio e della famiglia (moglie =  moglie fedele)
DemetraCerereDea della terra e della fertilità (madre = madre nutrice)
PersefoneProserpinaDea della terra feconda, dea dei morti (figlia =  figlia di mamma)

Atena

Minerva

3 DEE VERGINI
Dea della sapienza, della saggezza, della guerra, delle arti e dell'intelligenza (figlia del padre = stratega)
ArtemideDianaDea della caccia e della luna (sorella = femminista/competitiva)
EstiaVestaDea del focolare domestico (zia nubile = vecchia saggia)



1 DEA ALCHEMICA
AfroditeVenereDea dell'amore, della bellezza e dell'arte (amante= donna sensuale, donna creativa)



venerdì 17 gennaio 2014

Vivere e condividere l'incertezza. La "Capacità Negativa" di John Keats


"Ciò che gli uomini vogliono non è la conoscenza, ma la certezza." (Bertrand Russel)
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Può risultare molto difficile tollerare uno stato d'incertezza: ci si deve confrontare con il senso d'impotenza, il disorientamento, la confusione.
Condizioni d'incertezza, di intensità ora maggiore ora minore, vengono sperimentate per esempio in tutti i momenti in cui la vita ci mette di fronte ai suoi grandi cambiamenti.
L'irrompere del nuovo può essere vissuto come un attentato alla nostra continuità mentale e risultare destabilizzante.

lunedì 13 gennaio 2014

Mitologia e psicologia: 1) Le divinità dell'antica Grecia e la psicologia. Introduzione.

Un mito è qualcosa che non muore mai, perché ha un senso che travalica le epoche storiche.
Un mito incarna un modello di pensiero, di sentimento, di comportamento, in cui ogni essere umano trova qualcosa che gli è immediatamente "familiare", perché dà corpo a un tema già presente nella stessa natura umana (sia nel bene sia nel male): un tema che a livello intuitivo è accessibile a tutti, e al tempo stesso è incomprensibile e incomunicabile fino a che resta dentro di noi così com'è, cioè al suo  stato grezzo. Il personaggio mitico (reale o di fantasia) è colui che, con la sua sagoma, dà una forma comunicabile a questo tema eterno, e con la sua singolare vicenda mette in forma narrativa ciò che a livello psichico è presente come una specie di matassa ingarbugliata, che aspetta di essere in qualche modo dipanata, per diventare trattabile.
Carl Gustav Jung sviluppa mirabilmente questo argomento in vari scritti, trattando degli archetipi dell'inconscio collettivo. Egli considerò gli archetipi, in senso psicologico, come modelli di comportamento istintuali contenuti in una parte del nostro inconscio (l'inconscio collettivo, appunto) che non è individuale, ma è universale, perché ha contenuti innati che sono più o meno gli stessi ovunque e in ciascuno. Miti e fiabe, per Jung, sono appunto espressioni di archetipi, come lo sono molte immagini e tematiche dei sogni, e questo spiegherebbe in qualche modo anche le analogie fra miti e fiabe di molte culture diverse.
Il mio intento, nel prossimi post sull'argomento, è di esporvi qualche considerazione di tipo psicologico riguardante le divinità dell'antica Grecia. 
Il legame tra miti greci e psiche è stato abbondantemente riconosciuto anche da Sigmund Freud, che con le sue opere ha reso quanto mai popolari e indimenticabili, per esempio, il mito di Edipo e il mito di Narciso.
Le considerazioni che farò su questo blog circa la psicologia delle divinità greche non ambiscono a tanto.
Semplicemente, visto che gli dei dell'Olimpo - benché tramontati come oggetto di culto - appartengono  ancora profondamente alla nostra cultura (tant'è che ce li ritroviamo ancora nei libri di scuola, come nei dipinti e nelle statue dei nostri musei), considerarli come incarnazione di qualcosa che a livello psichico ci appartiene ancora, è un modo per riconoscere un ulteriore valore a tanta già preziosa tradizione, un modo anche per comprenderla meglio, e forse per comprendere un po' meglio anche noi stessi.
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Riferimenti teorici. Pur partendo dal concetto junghiano di archetipo e pur facendo tesoro di molte riflessioni di Jung in materia, il modello teorico a cui farò riferimento d'ora in avanti è quello proposto da Jean Shinoda Bolen, psichiatra e psicoterapeuta di formazione junghiana, che nei suoi libri Le dee dentro la donna e Gli dei dentro l'uomo, propone teorie con cui di massima concordo, anche se in parte si discostano da certe posizioni di Jung. 
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Per comodità di chi legge, riproduco di seguito
  •  sia un albero genealogico (trovato in internet), per orientarsi tra le parentele dell'Olimpo;
  •  sia una tabella tratta da Wikipedia, per rispolverare la corrispondenza tra divinità greche e romane, e per ottenere un immediato rinvio alle informazioni mitologiche che le riguardano con un semplice clic sul nome che interessa.
Le prime divinità di cui ci occuperemo saranno di sesso femminile.
Cominciamo a considerare che forse in tutte le donne ci possono essere delle "dee sonnecchianti" che aspettano solo di essere risvegliate e proviamo anche a chiederci che aspetto avrebbe una dea dell'Olimpo se si trovasse catapultata improvvisamente nei panni di una donna dei nostri tempi.

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La tabella sottostante riporta i nomi delle divinità greche in ordine alfabetico con le relative corrispondenze con le divinità romane.
Religione grecaReligione romanaRuolo
AdePlutoneDio degli Inferi
AfroditeVenereDea dell'amore, della bellezza e dell'arte
ApolloApolloDio del sole, della musica, della poesia e della scienza
AresMarteDio della guerra
ArtemideDianaDea della caccia e della luna
AtenaMinervaDea della sapienza, della saggezza, della guerra, delle arti e dell'intelligenza
Borea/EoloAquiloneDio del vento
CronoSaturnoDio del tempo
DemetraCerereDea della terra e della fertilità
DionisoBaccoDio del vino, delle feste e dei banchetti
EfestoVulcanoDio del fuoco, dei fabbri e della metallurgia
ElioSoleDio del sole
EosAuroraDea dell'aurora
EraGiunoneDea del matrimonio e della famiglia
EracleErcoleDio del salvataggio
ErinniFurieDee dell'ordine morale e della vendetta
ErisDiscordiaDea della discordia
ErmesMercurioDio dei mercanti,dei ladri è il messaggero degli dei
ErosCupidoDio dell'amore
EstiaVestaDea del focolare domestico
IliziaLucinaDea delle partorienti
IpnoSomnusDio del sonno
LetoLatonaMadre dei gemelli divini Artemide e Apollo/Diana e Apollo
MoiraParcheDee del destino
NikeVittoriaDea della vittoria
PersefoneProserpinaDea della terra feconda, dea dei morti
PoseidoneNettunoDio del mare
ReaOpiDea dell'abbondanza
TanatoMorsDio della morte
TicheFortunaDea della fortuna e del caso
ZefiroFavonioDio del vento di ponente
ZeusGiovePadre degli Dei,Dio del cielo e dei fenomeni meteorologici

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Leggi anche:






































































































sabato 11 gennaio 2014

Le cose giovani sono morbide. Le cose vecchie sono fragili. Lo stretching come pratica fisica e come metafora della flessibilità


Una delle (non poche...) esperienze che mi hanno cambiato la vita è stata la pratica regolare dello stretching, iniziata in principio per necessità, sotto la spinta del dolore fisico e grazie alla guida di istruttori esperti, e poi proseguita in autonomia per sempre.
Personalmente considero la pratica dello stretching come una delle possibili vie per adempiere  simultaneamente a due delle nostre regole delle serenità: avere cura del proprio corpo ed avere cura del proprio spirito.
C'è qualcosa, infatti, nella pratica dello stretching, che va al di là della mera cura del corpo in sé. C'è qualcosa anche di simbolico, di metaforico, nell'allungamento muscolare, che in qualche modo può portarci a riflettere su certe qualità dello spirito.
Praticare regolarmente lo stretching può essere anche una strada che un po' alla volta ci avvicina allo yoga, perché può portarci a percepire qualcosa di molto elevato nella risposta di benessere che il nostro corpo ci rimanda, quasi che noi, onorandolo con i nostri esercizi, gli avessimo finalmente riconosciuto una sua sacralità.
A seguire, un pensiero di  Deng Ming-Dao sull'argomento, tratto dal suo libro Il Tao per un anno.
"L'allungamento - in senso letterale e metaforico - è una parte necessaria della vita.
Dal punto di vista fisico, un buon programma di stretching  mette in risalto tutte le parti del corpo. Prima sciogliamo le articolazioni e i tendini, così i movimenti successivi non ci procureranno dolore. Poi allunghiamo metodicamente tutto il corpo, partendo dalle masse muscolari più estese, come le gambe e la schiena, e procedendo verso parti più piccole e sottili, come le dita. Coordiniamo gli esercizi con la respirazione ed eseguiamo movimenti lunghi e delicati, evitando colpi e forzature. Quando ci allunghiamo in una direzione, provvediamo sempre a farlo anche nella direzione opposta. Seguendo questa procedura, la nostra flessibilità non può che aumentare.
L'allungamento in senso metaforico porta all'espansione e alla flessibilità nella crescita personale. Una pianta giovane è tenera e cedevole; una pianta vecchia rigida, legnosa e soggetta a rotture. Morbidezza è dunque sinonimo di vita, e durezza di morte. Quanto più flessibili siamo, tanto migliore è la nostra salute fisica e mentale."




domenica 5 gennaio 2014

Ricomincio da me - Gruppo per l'autoconsapevolezza femminile - Primo incontro gratuito: Giovedì 6 febbraio 2014 (riedizione)

Il prossimo 6 febbraio, dalle ore 18 alle ore 20, presenterò presso il mio studio la riedizione di:
Ricomincio da me - Gruppo per l'autoconsapevolezza femminile.
(clicca qui per andare  alla pagina attività, eventi, corsi, gruppi)
Si tratta di un ciclo di incontri al femminile teso a dare risposta a un desiderio che molto spesso mi viene manifestato dalle donne (inizialmente dai 40 anni in su, ma ora anche sotto i 40 anni): cioè quello di un gruppo interamente dedicato a loro.
Alcune donne che hanno partecipato ai miei corsi di life coaching, per esempio, mi hanno detto che a portarle da me non era stato tanto il desiderio di essere aiutate a raggiungere questo o quell'obiettivo, quanto la ricerca di un gruppo in cui poter portare se stesse, i propri pensieri, le proprie emozioni, le proprie battaglie col mondo e in cui sentirsi accolte, riconosciute, ascoltate, rispettate e supportate moralmente da un'intera... squadra di alleate.
E' proprio con questo spirito, cioè dare risposta a questo tipo di esigenza, che parte il gruppo di discussione per l'autoconsapevolezza femminile.
Il gruppo si propone come occasione di confronto e alleanza tra donne alla ricerca di un riconoscimento dei propri valori, bisogni e desideri e anche del coraggio di agire coerentemente ad essi. Il gruppo è un luogo dove è concesso dar voce anche a parti di sé finora messe a tacere, forse per difesa dall’insensibilità o dall’aggressività altrui,  o forse semplicemente per stanchezza o mancanza di fiducia in se stesse (quanti desideri sono stati soffocati sotto il peso della parola "ormai"?).
Il gruppo è sia un'occasione per prendere contatto con la propria interiorità e la propria  autenticità , sia un'occasione per affinare, oltre alla capacità di ascolto di sé, anche quella di ascolto dell'altro, in un clima teso a favorire, prima nel gruppo e poi anche all'esterno, relazioni più spontanee, autentiche, significative e improntate alla reciprocità.
La partecipazione all'evento è gratuita, ma il numero dei posti è limitato. Occorre prenotare.
Per informazioni e prenotazioni, contattare il numero 388.8257088.
Per seguire l'evento su facebook (con le sue possibili ripetizioni) e per invitare amiche clicca qui
Per andare alla pagina delle attività, eventi, corsi e gruppi, clicca qui

venerdì 3 gennaio 2014

Conosco delle barche (di Jacques Brel)


Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche
che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche che non hanno mai smesso
di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato,
fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.

(Jacques Brel)

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