lunedì 1 novembre 2021

Accendere una candela: una scelta di luce e conforto per momenti speciali e momenti ordinari

 

Ogni giorno, se non ci basta il sole, se non riusciamo a fare sufficiente attenzione al fatto che la sua luce esiste e illumina la realtà del momento, e il suo calore esiste e ci può scaldare il corpo e lo spirito, decidere di accendere una candela è decidere di risvegliarci alla vita, ai doni del presente reale. 

Qualunque cosa ci dicano i nostri pensieri, qualunque sia il buio personale che stiamo attraversando, decidiamo di vedere, decidiamo di sentire, decidiamo di accendere una candela ed esserci, come c'è questa fiamma, come c'è il sole anche quando non ce ne accorgiamo.

In realtà tante volte una candela l'accendiamo anche se stiamo bene e tutto è in equilibrio. Non guasta, aggiunge qualcosa di splendente. Anche alle feste è bello accendere le candele, qualunque sia l'occasione da festeggiare.

In questi giorni ricorrono la Festa di Ognissanti e la Festa dei Morti. Quest'ultima mi piace chiamarla così, anziché Commemorazione dei Defunti, perché la parola Festa mi aiuta a portarmi sulla domanda: chi sono contenta di aver conosciuto quando era in vita? L'incontro con quali persone che ora non ci sono più è stata una fortuna per me, una fortuna da festeggiare, perché la loro luce ha illuminato la mia vita, il loro calore mi ha scaldata, e non era per niente scontato che tra le tante possibilità dello spazio/tempo le nostre vie si incrociassero?

È una festa molto privata questa, se la mettiamo così  e, prima che sia davvero festa fino in fondo, può esserci tanta strada da fare. Il lutto ha i suoi tempi.

Accendere una candela per una persona speciale della nostra vita, che ora non c'è più, può essere un gesto di accettazione e testimonianza di una realtà di base, il fatto che tutti moriamo, che le nostre vite sono come quelle delle candele, hanno una loro durata. A un certo punto finiscono. Ma non per questo non hanno valore. Anzi: possono essere piene di luce e calore, e lasciare in chi ci sopravvive una scia di luce e calore, che si riattiva ogni volta che per qualche motivo quel nostro sguardo, quella nostra stretta di mano, quelle nostre parole riprendono a vibrare in chi ci ha conosciuto.

Ci sono persone che ci fanno ancora sorridere, dopo che se ne sono andate da anni. Persone da festeggiare e a cui dire ancora:  "Grazie, grazie, grazie. Che fortuna per me aver fatto la tua conoscenza. Oggi festeggio il nostro incontro: quella volta che... e quell'altra che... Questa candela è per te, per noi, per quei momenti indimenticabili".

E poi c'è la Festa di Ognissanti. 

Al di là di una devozione specifica per i santi, al di là di un preciso credo religioso, per cosa può valere la pena accendere una candela per festeggiare i santi?

Forse una risposta possiamo darcela riflettendo su un'interessante considerazione che fa Phyllis McGinley in Saint-Watching (Osservazione dei santi): "Perché la cosa meravigliosa dei santi è che sono umani. Hanno perso le staffe, hanno avuto fame, hanno sgridato Dio, sono stati di volta in volta egoisti, irascibili, impazienti, hanno sbagliato e se ne sono pentiti. Eppure hanno continuato caparbiamente ad avanzare a tentoni verso il cielo".

Insomma, al di là dei motivi ufficiali per cui si festeggiano tutti i santi il 1° novembre, forse possiamo considerare anche questo: festeggiare l'umanità che hanno condiviso con noi. Anche loro avevano limiti umani, come noi. Anche loro erano fallibili come noi. Anche loro hanno conosciuto il dolore. Eppure non hanno perso la loro direzione e, quando l'hanno persa, poi in qualche modo l'hanno ritrovata. E tutto questo può essere di grande conforto  quando i nostri limiti ci risultano intollerabili, quando ci sentiamo gli unici al mondo ad aver commesso errori, quando ci sentiamo soli nel nostro dolore. Tranquilli: non siamo soli. Succede persino ai santi. 

Ce la possiamo fare.

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