Quando mi chiedono cosa significhi "Ciò che si muove non
congela", di solito rispondo che la cosa migliore è scoprirlo da sé;
infatti è una formula che si presta a varie interpretazioni.
Ciò non toglie che questa frase abbia per me anche un senso, per così
dire, elettivo.
È il mio motto nei piccoli e grandi terremoti della vita, per
esempio, e serve a ricordarmi che il desiderio di mantenere fermo e immutabile
il nostro mondo è un desiderio contro natura (più simile a un desiderio di
morte che di vita).
Siamo nati e viviamo in un pianeta che gira, e non solo in senso
metaforico: gira proprio materialmente, sotto i nostri piedi, portandoci in
giro con sé.
Ma a prescindere da ciò, è proprio essere vivi che ha a che fare sempre
con qualche forma di movimento.
Il sangue ci scorre nelle vene, il respiro
entra ed esce dal nostro corpo, i pensieri vanno e vengono dalla nostra mente,
le emozioni emergono e vagano tra mente e corpo.
Ogni alimento che ingeriamo genera nel nostro corpo una serie di
movimenti interni per digerirlo.
La conservazione stessa della nostra specie è affidata a faccende movimentate: dall'atto sessuale alle contrazioni del parto.
E ciò senza contare tutti i movimenti che
hanno a che fare con il naturale crescere, maturare e invecchiare di ciascuno di noi, e i tanti cambiamenti che viviamo anche in famiglia, quando i vari membri vanno, vengono, crescono, maturano, invecchiano.
Per cui la questione diventa: è mai possibile che tutto questo movimento non ci provochi nemmeno un po' di... mal di mare?
Stando ai risultati di ricerca su Google, la frase Ciò che si muove non fa venire il mal di mare non l'ha mai detta nessuno. E forse un motivo ci sarà.
Ma, a parte ciò, è la frase Ciò che si muove non congela, che sembra dirci una cosa precisa: e cioè che il movimento
ed il cambiamento sono cose da vivi e non da morti. E che anche il mal di mare lo è.
Uscire dal
movimento significa morire, congelare. E una volta morti il problema del mal di mare non ce l'avremo più.
Tutto questo solo per dire che qualche forma di mal di mare, prima o poi, tocca a tutti.
Fa parte della nostra normalità, del semplice fatto di essere
umani e di essere vivi.
La questione quindi non è "come scansare il mal di
mare", ma come vivere una vita di valore nonostante la dose di mal di mare che
ogni viaggio comporta.
Quando lavoro con le persone, si pone spesso la questione di cosa esse desiderano davvero nella vita, cosa è veramente importante per loro, e come fare per costruire, mattone dopo mattone, una vita ricca, piena e significativa.Per far questo è importante entrare in contatto con i più profondi desideri del nostro cuore, con i nostri valori personali, e fare di essi la bussola della nostra vita, lasciando che ci guidino verso i cambiamenti che intendiamo attuare e le mete che intendiamo raggiungere.
Questo non esclude però che potremmo trovare ostacoli, durante la nostra avventura, e non ci garantisce nemmeno che andrà sempre tutto liscio e che non avremo momenti di crisi.
Nessun essere umano è del tutto immune da eventi, sensazioni ed emozioni spiacevoli, e considerare la felicità come uno stato costante di sole sensazioni ed emozioni piacevoli è illusorio (ed è anche un condannare se stessi all'infelicità, perché quel tipo di felicità, come stato permanente e definitivo, è irraggiungibile).
È invece possibile accedere ad una visione più ampia e più saggia di felicità, che riesce a comprendere in se stessa sia il piacere sia il dolore del vivere, ma senza consentire a quest'ultimo di ostacolarci, impedendoci di procedere nella direzione che abbiamo scelto (quella indicata dai nostri valori personali).
Quando riusciamo ad accettare serenamente una ragionevole quota di dolore nella nostra vita, diventiamo molto più forti e molto più capaci di credere in noi stessi e nei nostri sogni. La posta in gioco, per noi, può essere infatti più alta del dolore che dobbiamo attraversare e riguardare il valore stesso della nostra vita. Riuscire a portare alla luce gli aspetti migliori della nostra natura, entrare in contatto profondo con ciò che per noi è davvero importante, vivere seguendo le indicazioni dettate dai nostri personalissimi valori: è tutto questo che ci fa sentire bene e in pace con noi stessi e ci dà il senso che stiamo vivendo una vita di valore, indipendentemente da cosa pensano gli altri e da come andranno le cose.
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Ma il "mal di mare"?
Quello lo possiamo affrontare con la Mindfulness.
E passa?
Di questo parleremo diffusamente nel prossimo post (clicca qui).
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Intanto vi anticipo che, proprio per riuscire a lavorare meglio nel counseling e nel life coaching, tenendo a bada le interferenze di pensieri ed emozioni spiacevoli, sto insegnando abilità di Mindfulness a molte persone, durante i percorsi individuali. Poiché i risultati sono stati finora molto soddisfacenti, è probabile che presto verrà costituito un gruppo dedicato proprio all'apprendimento di abilità di Mindfulness, a prescindere dal fatto che si segua anche un persorso di counseling o life coaching con me.
Link collegati:
- Ridurre lo stess e coltivare la serenità con la Mindfulness
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