Appuntamento il 25 dicembre alle 10:30 su YouTube per la première della Meditazione di Natale.
Quest'anno si tratta di una riflessione guidata sulla bontà profonda, un invito a vedere l'intima luce che brilla in ogni persona e in noi stessi anche quando è offuscata dalle circostanze del momento.
Quest'anno si tratta di una riflessione guidata sulla bontà profonda, un invito a vedere l'intima luce che brilla in ogni persona e in noi stessi anche quando è offuscata dalle circostanze del momento.
Può capitare che non diciamo esplicitamente a una persona quanto apprezziamo certe sue caratteristiche, certi suoi comportamenti, certi suoi modi di pensare, di sentire, di essere. Il buono che c'è in lei, insomma.
Perché non glielo diciamo?
A volte perché siamo distratti e non ci accorgiamo di queste buone qualità, altre volte perché, pur accorgendocene, le diamo un po' per scontate oppure non ci viene naturale fare apprezzamenti, ci sentiamo intimiditi, un po' a disagio all'idea di farli.
In realtà il rispecchiamento altrui (l'immagine che gli altri ci rimandano di noi stessi) ha una certa influenza sul modo in cui ci sentiamo e alla fine anche sul modo in cui ci comportiamo.
Per fare un esempio minimo (ora che si sta a tavola per le feste) se qualcuno continua a dirci che cuciniamo proprio bene, che i nostri manicaretti sono una vera squisitezza e una gioia per il palato, magari questo ci dà fiducia nelle nostre capacità culinarie, ci incoraggia a preparare nuovi cibi mettendoci impegno e amore, e questo favorisce l'ottenimento di buoni risultati. Se al contrario, nonostante il nostro impegno, le pietanze che prepariamo vengono mangiate senza commenti o solo con commenti negativi, facilmente possiamo considerarci non particolarmente dotati per la cucina e può passarci la voglia di mettere cura e fantasia nella preparazione dei pasti.
Ovviamente questo vale anche per altre aree della nostra vita ben più importanti della cucina, dove la misura del nostro valore in qualche modo transita attraverso gli occhi di chi ci guarda.
In realtà per poter dare a qualcuno un rispecchiamento positivo è necessario, a monte, che noi ci accorgiamo che in quella persona qualcosa di buono c'è.
Si potrebbe dire che "apprezzare" ha a che fare con la mindfulness, perché è consapevolezza del positivo, del buono che c'è.
Di fatto tutti vorremmo avere dentro qualcosa di buono. E molte volte non siamo tanto sicuri di avercelo, anche se gli altri ce lo dicono (figuriamoci se non ce lo dicono o dicono il contrario...).
Per cui la questione è a doppio senso.
Ben venga se qualcuno ci fa notare che abbiamo dentro qualcosa di buono, perché magari cominciamo a crederci anche noi e a regolarci di conseguenza, perseverando nel bene o cominciando davvero a combinare qualcosa di buono.
Ma ben venga che anche noi stessi, guardandoci attentamente per come siamo fatti, riusciamo ad apprezzare le nostre buone qualità, la nostra bellezza segreta, la nostra bontà profonda.
Molti di noi sono bravissimi a criticarsi senza nessuno sforzo, ma per arrivare a un sincero apprezzamento delle proprie qualità devono proprio impegnarsi.
Quindi la pratica di Natale quest'anno mira proprio a questo: a risvegliare la nostra attenzione e a farci vedere quanto c'è di buono in noi stessi e negli altri.
Il passo successivo è di provare ad assumere lo stesso atteggiamento anche nella vita ordinaria, provando a chiederci, ogni volta che interagiamo con qualcuno: "Che ci sarà di buono in questa persona?" e aspettando con fiducia e curiosità l'emergere di una risposta.
E questo, fidatevi, se diventa un atteggiamento che coltiviamo con costanza, può portarci davvero molto lontano.
Buon Natale a tutti!