domenica 15 settembre 2013

Ricorda: è con questo corpo che devi volare

"Questo fragile corpo
è la matrice 
della mente e dell'anima"
(Deng Ming-Dao)
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Nel libro di meditazioni taoiste "Il Tao per un anno" di Deng Ming-Dao, c'è un passo dedicato alla cura del corpo, dove si sottolinea che non possiamo permetterci di trascurare il nostro corpo, nemmeno quando il nostro cammino spirituale ci porta su piani dell'esistenza molto elevati. Quando ci mettiamo alla ricerca di noi stessi e di ciò che siamo, non solo non possiamo prescindere dalla manifestazione "solida" del nostro essere, ma la nostra esistenza fisica costituisce proprio il punto di partenza del nostro cammino.
 "Nella ricerca della mente e dell'anima", dice infatti Deng Ming-Dao, "è opportuno comprendere che il corpo non rappresenta il nostro autentico io, ma è altrettanto opportuno accudirlo quotidianamente. Rinnegare o mortificare la carne non ha senso, ma solo i saggi riescono a curare il proprio corpo pur continuando a guardare oltre."
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Personalmente, quando devo mettere in atto questo principio e ricordare a me stessa di non trascurare il mio corpo, mi dico questa frase: "ricordati che è con questo corpo che devi volare". Queste parole portano immediatamente la mia attenzione sul corpo, nei momenti in cui sono talmente concentrata in un'attività mentale, da non accorgermi di avere fame, sete, sonno, un dolorino qua o là, bisogno di stiracchiarmi o di riposare (oppure me ne accorgo, ma non do peso alla cosa). Per la verità mi dico questa frase anche quando organizzo mentalmente la mia giornata, la mattina, e mi accorgo di non aver messo in programma un po' di ginnastica, o una camminata, o un po' di yoga, perché tra un impegno e l'altro il tempo necessario per quelle cose non ci esce. In realtà so benissimo che se il mio corpo si sente bene, mi è più facile funzionare bene anche su altri fronti, non solo concreti, ma anche intellettuali, affettivi, spirituali, artistici.
Parafrasando Virginia Wolf - che sosteneva che uno non può pensare bene e amare bene se non ha mangiato bene - potremmo dire, abbondando, che se uno non digerisce bene, non dorme bene, non usa i dovuti riguardi alla sua muscolatura, alla sua colonna vertebrale, ai piedi, alle articolazioni, e a quant'altro riguarda il suo corpo, gli sarà più difficile partorire buone idee, buoni pensieri, buone parole, buoni sentimenti, buone battute di spirito, buone poesie, buone preghiere, buoni sogni, buoni progetti, e via dicendo.
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Ed ora qualche divagazione, in chiave metaforica, ispirata dalla frase "ricordati che è con questo corpo che devi volare".
Questa frase rimanda metaforicamente all'immagine di un uccello, il cui corpo fisico alato, se in buona salute, gli consente di elevarsi da terra e di avvicinarsi alle cose del cielo, superando gli impedimenti frapposti da tutte le forze contrarie che agiscono nel mondo fisico, a cominciare dalla forza di gravità. Chi in cuor suo si riconosce in questa metafora, e vuole farla propria, può magari riflettere non solo sull'importanza di un corpo in salute per poter spiccare un buon volo, ma anche sull'opportunità - vista la natura "alata" dell'animale di riferimento (e quindi forse la sua tendenza a stare più volentieri in cielo che in terra) - di rinforzare le sue fragili zampette, per tutte le volte in cui deve starci necessariamente con i piedi per terra e deve quindi muovere comunque passi importanti anche nel mondo fisico. Gli uccelli infatti non devono dimenticare che non sono angeli; possono frugare il cielo quanto vogliono, ma per sopravvivere devono comunque prima o poi tornare sulla terra, mangiare, bere, dormire e anche fare l'amore (cosa che in verità non tutti sanno come funzioni per gli uccelli, ma che di sicuro non riguarda gli angeli!).
Se invece qualcuno non si sentisse per niente simile a un volatile e non si riconoscesse nella metafora dell'uccello - anzi all'opposto avesse la sensazione di essere per natura estremamente terreno e ancorato al suolo, rifuggendo da qualunque possibilità di elevazione - beh, allora forse questo post non lo riguarda per niente, o forse anche sì (come si spiega, se no, che abbia continuato a leggere fin qui?).
Magari, chissà, può valutare se l'immagine di un cavallo gli sia più consona come metafora: un essere buono a trottare, a trainare una carrozza o un aratro, a portarsi in groppa qualcun altro, buono anche a correre libero negli spazi ampi o a starsene docile e  paziente dentro un maneggio. Ma a volare no. Come si fa a dire a un cavallo "è con questo corpo che devi volare"? Sì, forse non è una frase felice da dire a un cavallo. Specie se è proprio convinto di essere un cavallo!
Mi viene in mente a tal proposito un aneddoto riguardante una persona che, nei sogni, vedeva spesso se stessa appunto nelle sembianze di un cavallo. Una volta mi disse di aver scoperto recentemente parti di sé molto spirituali, con cui era entrata in contatto profondo, pur senza  rinnegare la sua natura basilarmente terrena ("equina"), che la teneva quotidianamente a stretto contatto con gli aspetti più concreti dell'esistenza.
"Sai", mi disse un giorno con un lampo di luce negli occhi, "è successa una cosa interessante. Ho pensato a tutte le storie in cui qualcuno non sa chi realmente sia e convive con dei limiti che non sono realmente suoi, ma sono dovuti alle false credenze che ha circa se stesso. Che so, tipo il brutto anatroccolo, che non sapeva di essere un cigno e si era rassegnato a vivere da brutto anatroccolo; oppure anche l'aquila di Anthony De Mello che credeva di essere un pollo; e tutti i  vari principini e principesse abbandonati da piccoli, nelle fiabe, e che scoprono all'improvviso chi sono, dopo una vita intera di stenti e miserie. Allora ho pensato: e se anche il mio cavallo fosse vittima di una falsa credenza circa se stesso? Lui pensa che non gli sia concesso volare perché i cavalli non hanno le ali. Ma un attimo: lui è il mio cavallo simbolico, e non un cavallo vero in carne ed ossa! Sul piano di realtà i cavalli non hanno le ali, ma sul piano simbolico certo che le possono avere! Nella mitologia, per esempio, ogni tanto ce le hanno. Allora ho pensato a Pegaso, a un cavallo alato, che ha sia zampe forti, sia grandi ali, e che può correre sulla terra, quando c'è da stare in terra, come può volare in cielo, quando c'è da stare in cielo. E' questa la mia vera natura e la mia vera metafora!
Che ti devo dire? Sono dovuto arrivare alla mezza età per scoprire che sì, sempre un cavallo sono, e non c'è niente da fare,  ma - se permetti - sono un... cavallo alato!"