domenica 25 ottobre 2020

Mindfulness: lavorare con l'invidia. Una meditazione per prenderci cura di un sentimento difficile

Oggi propongo una meditazione guidata, utile per lavorare con un sentimento difficile, come l'invidia, affinché possiamo prendercene cura, grazie al potere trasformativo della mindfulness, della compassione e dell'intenzione di mettere semi diversi, i semi benefici della gioia per la gioia altrui, nello stesso campo in cui ora cresce il sentimento opposto, la sofferenza per la gioia altrui
Qui il link alla meditazione guidata su YouTube: 
https://youtu.be/hIvb6eF1pEg
e, a seguire, un breve commento alla pratica.

L'invidia, la sofferenza che ci viene dal bene di un'altra persona, è un sentimento pesante da portare e anche problematico da riconoscere e accettare, quando arriva.
È un sentimento che può attirare biasimo da parte degli altri e anche da parte di noi stessi, della nostra voce critica interiore. È bollata come vizio capitale, sa di Inferno dantesco.
L'invidia può suggerirci pensieri che non vorremmo mai fare, contrari ai nostri valori, ai nostri principi, in contrasto con l'affetto stesso che nutriamo verso una certa persona.
Insomma può metterci in forte imbarazzo.
A volte proprio per questo ci rifiutiamo di vederla, quando arriva, la nascondiamo anche a noi stessi, la neghiamo, facciamo finta che non ci sia. Vorremmo tanto che non ci fosse, infatti. Ma quando c'è c'è e come disse qualcuno - forse Tolkien - non è tanto saggio far finta che non esistano i draghi, quando ne hai uno che ti dorme accanto nel letto.
Riconoscere l'invidia, quando emerge, può essere infatti estremamente utile, perché è solo così che possiamo prendercene cura, trattandola per quello che è: una forma di sofferenza.
Questo non significa compiacersene o minimizzarla, ma piuttosto consentirsi di osservarla con calma, notare come agisce dentro di noi, come si manifesta nel corpo, che tipo di pensieri tende a portare, verso quali comportamenti spinge. Significa in un certo senso dismettere i panni del protagonista della storia (il personaggio dell'invidioso) e assumere quelli dello spettatore, che esplora con interesse com'è fatta l'invidia mentre c'è.
Può darsi che nel fare questo scopriremo magari che sotto l'invidia sono presenti anche altri sentimenti (la rabbia, la tristezza, la paura), e che in realtà sono proprio questi sentimenti che si stanno facendo sentire, che chiedono di essere ascoltati. Forse sarà un'occasione per riconoscere di cosa abbiamo realmente bisogno e che magari non è tanto il fatto che finisca il bene, la gioia di un'altra persona, ma che compaia una fetta di bene, di gioia, anche per noi.
Forse potremmo scoprire dentro di noi anche una strana paura, basata sulla falsa credenza che a disposizione dell'umanità ci sia un quantitativo limitato di gioia e che se ne va troppa a un altro magari non ne resta per noi.
Beninteso la buona notizia è che la realtà non è così: la gioia non è come una coperta corta.
Le occasioni di gioia nelle nostre vite sono tante e varie, ognuno di noi può vivere momenti di gioia anche inaspettati, diversi magari da quelli di un'altra persona, diversi anche da quelli che ora ci sembrano l'unica possibilità che abbiamo per essere felici. E forse potremo anche notare quanta sofferenza genera questo aggrapparsi proprio a quella specifica occasione di gioia, a ciò che ora ci sfugge, e che può essere molto più salutare per noi provare a lasciar andare.
Un antidoto all'invidia può essere anche provare a controbilanciarla coltivando intenzionalmente il sentimento opposto: la gioia per la gioia altrui, in luogo della sofferenza per la gioia altrui.
Forse non è tanto semplice, ma possiamo provarci. Possiamo cominciare a mettere piccoli semi della gioia per la gioia altrui nello stesso campo in cui ora cresce la pianta dell'invidia. Per esempio possiamo accompagnare il cuore e la mente su questa intenzione con parole precise, che ripetute mentalmente ancora e ancora possano diventare una musica di sottofondo, una specie di balsamo che piano piano penetra nel nostro cuore. Parole come: che la tua gioia possa durare a lungo, che la tua fortuna e il tuo successo possano essere duraturi, che la gioia possa tenerti compagnia per tanto tempo.
Comunque vadano le cose che non dipendono da noi, e di cui per ciò stesso non abbiamo colpa, la qualità della nostra musica di sottofondo può colorirsi di questo atteggiamento intenzionale, grazie alle parole che possiamo scegliere, assumendoci una precisa responsabilità verso la nostra sofferenza, un'intenzione curativa.
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Maria Michela Altiero, psicologa, counselor, life coach e istruttrice di pratiche di mindfulness


Contatti: www.mariamichelaaltiero.it psicologa.altiero@gmail.com +39 3888257088