mercoledì 31 dicembre 2014

Ispirazioni di fine anno e pratiche informali di consapevolezza per la vita quotidiana



1.Quando è possibile, fare una cosa alla volta.
2.Prestare completa attenzione a quello che si sta facendo.
3.Quando la mente si distrae da ciò che si sta facendo, riportarla indietro.
4. Ripetere il punto tre diversi miliardi di volte.
5. Indagare sulle proprie distrazioni.
 (Larry Rosenberg) 
***
Che ce ne rendiamo conto o no, quando siamo assorti nei nostri pensieri è come se avessimo il pilota automatico inserito, che decide i nostri passi, guida i nostri gesti, manovra la nostra automobile e a volte ci mette pure le parole in bocca. 
Quando i nostri pensieri sono i nostri padroni, hanno il potere di portarci lontanissimo da dove realmente siamo ora, in questo preciso momento. 
Voliamo allora nel passato, nel futuro, nel condizionale più improbabile, sbiadendo l'esperienza presente come se avessimo la nebbia davanti agli occhi, i tappi nelle orecchie, una molletta per i panni stretta sul naso, una mezza anestesia che ci toglie il tatto, e una specie di  maleficio che ci porta via i sapori, rendendo meno gustoso non solo il cibo che mangiamo ma la stessa vita che viviamo.
Dove stai con la testa in questo momento? Chi c'è al tuo posto, mentre fai finta di stare qui?
C'è qualcosa che ti distrae dalla vita vera, dalle sorprese che ha in serbo per te, dalle mille qualità di ogni singolo momento, dal sapore vero delle cose, dalle tue interazioni con chi ti circonda?
Se appena appena ci rendessimo conto della continua tendenza della nostra mente a distrarci dalle mille qualità del momento presente (bombardandoci di storie, commenti, minacce, previsioni e a volte addirittura rimproveri!), cominceremmo a trattarla un po' diversamente, magari come un amico affezionato ma un tantino asfissiante, che di tanto in tanto - con molta gentilezza, ma anche con fermezza - va arginato e messo a tacere. 
Non per cattiveria. Solo per non scoppiare. 
La questione  non è di impedire in assoluto alla nostra mente di vagare (noi abbiamo bisogno certamente anche di ricordare, per mettere a frutto le esperienze passate, come di sognare, per progettare il nostro futuro). La questione è piuttosto impedire ai viaggi della mente di rubarci il presente sottraendoci i suoi reali doni.
Per non essere schiavi della mente che vaga, dobbiamo poter essere liberi di scegliere dove  stare con la testa, momento per momento, e quindi sviluppare una capacità di andare  e venire dai viaggi mentali, riuscendo a tornare presenti a noi stessi, nel qui e ora, intenzionalmente, consapevolmente e gentilmente, ogni volta che vogliamo.
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La scorsa notte, mentre stavo scrivendo il mio post di fine anno, ha nevicato.
Me ne sono accorta perché me l'ha comunicato mia figlia Alessia rientrando a casa.
Quando scrivo, sto seduta accanto a una finestra che dà sul golfo di Napoli.
Mi è bastato portare lo sguardo alla mia destra, per accorgermi che migliaia di fiocchi di neve danzavano nel buio della notte tra le mille lucine del golfo. C'era anche la luna.
Avevo uno spettacolo più unico che raro, ora, qui, giusto al mio fianco.
E certo non l'avrei notato, se Alessia non mi avesse indotta a farci caso, a prestargli attenzione.
Ero altrove, deliberatamente altrove. Al cento per cento concentrata sul mio post.
Sono stata grata a mia figlia di avermi interrotta. La vita vera era qui, con tutta la sua magia. Non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo! 
Stamattina ad ogni modo il mio post era da completare. 
Mi sono svegliata con l'intenzione di rimettermi a scrivere, ma al tempo stesso dovevo preparare le lenticchie per la cena, visto che è l'ultimo dell'anno.
Non avevo nessuna voglia di mettermi a preparare le lenticchie. 
In realtà sono molto facili da cucinare. Basta mettere l'acqua nella pentola, versarci dentro le lenticchie, aggiungere sedano e aglio, accendere il fuoco e ricordarsi di spegnerlo dopo una mezz'ora circa. E poi, certo, a fine cottura bisogna  ricordarsi di aggiungere il sale e magari un po' d'olio.
Ma come si fa a provare gusto in un'attività così minima? E' talmente facile che mi risulta noiosa.
Così ho deciso che il mio esercizio spirituale di fine anno sarebbe stato proprio...  fare pace con la preparazione delle lenticchie.
Anziché aprire velocemente la busta con uno strappo o con le forbici, ho rimosso delicatamente il sigillo metallico con la punta di un coltello, portando la mia attenzione ai riflessi di luce sulla lama, al cedere graduale del sigillo sotto la crescente pressione che stavo esercitando, allo scricchiolio della busta mentre si apriva, al graduale ammorbidirsi del contenuto a mano a mano che lo spazio tra una lenticchia e l'altra aumentava.
Ho scelto la pentola più adatta, che però era sporca. Così mi sono messa a lavarla, percependo sotto le mani il calore dell'acqua, ascoltandone lo sciacquettio, annusando il profumo del detersivo. Ho tastato la superficie interna della pentola con i polpastrelli fino a distinguere chiaramente le zone lisce, da quelle unte e da quelle incrostate. Ho percepito il ruvido della spugnetta in contrasto con il liscio dell'acciaio e il ronzio dello sfregamento dell'una sull'altro.
Ho risciacquato la pentola e poi l'ho riempita d'acqua fredda.
L'acqua era limpida,  trasparente e inodore, e la pentola lucente.
Mi sono stupita nel percepire dentro di me un senso di grande soddisfazione  di fronte a quella vista. 
Era incredibile che fossi così contenta per una cosa così minima. Mi sembrava quasi di aver dato un contributo al mondo, con quella mia pentola bella pulita e colma d'acqua fresca di rubinetto!
Ci ho versato dentro le lenticchie, osservandole cadere ad una ad una nell'acqua in mille schizzi fragorosi.
Poi ho aperto il frigorifero e ho cercato il sedano.
Ho tastato i vari gambi ad uno ad uno, riconoscendo sia al tatto sia all'aspetto quelli più sodi, quelli più  morbidi, quelli più verdi, quelli  più bianchi. Ne ho recisi alcuni con la punta del coltello e poi li ho lavati  delicatamente percependo con attenzione le qualità visive, tattili e uditive anche di questo lavaggio.
Quando ho affettato il sedano sul tagliere, mi sono accorta che era profumatissimo. Per la prima volta nella vita il suo odore mi ha letteralmente inebriata, tanto era intenso. Poi ho sbucciato l'aglio ed ho prestato attenzione alle qualità tanto più forti del suo profumo e ho vissuto pienamente anche quelle.   
Poi ho messo tutto in pentola, ho acceso il fuoco e ho guardato l'ora.
Quindi ho messo il timer per ricordarmi di tornare qui tra mezz'ora.
Nei prossimi trenta minuti sarò infatti certamente altrove, sia fisicamente sia mentalmente.
Ho deciso di finire il mio post di fine anno e non intendo restare in contemplazione della pentola meditando mezz'ora sulle lenticchie che cuociono. 
Sarebbe anche un'idea, non dico di no, ma  non oggi! Per oggi il mio gioco mi è bastato.
Il breve tempo impiegato a preparare le lenticchie è stato tempo di qualità.
Non solo non mi sono annoiata ma ci sono stata proprio bene.  Ho vissuto qualcosa di speciale: un'attività che consideravo noiosa per la prima volta mi ha gratificata.
Nulla era realmente diverso dal solito: stessa cucina, stessa pentola, stessa marca di lenticchie.
L'unica cosa diversa era la qualità della mia attenzione, intenzionalmente portata per un breve lasso di tempo ad ogni dettaglio dell'esperienza che vivevo nel presente, momento per momento. Senza cercare di scappare, senza affrettarmi, senza pensare a qualcos'altro.
Insomma, come per la nevicata di stanotte anche per le lenticchie di stamattina: ciò che ho vissuto realmente è ciò di cui realmente mi sono accorta. Niente più di questo.
Ogni momento della nostra vita ha un suo valore, se solo glielo riconosciamo  e lo onoriamo  con gentile attenzione.
La qualità percepita della nostra vita può dipendere in larga misura proprio da questo atteggiamento.
Per cui il mio augurio a tutti voi per questo nuovo anno è semplicemente di sviluppare una capacità di gentile attenzione momento per momento, portando curiosità e interesse verso ciò che accade mentre accade, fino a scoprire le qualità straordinarie dei vostri giorni ordinari. 
Grande è il potere della consapevolezza nella vita quotidiana.
Che possano giungervi nel nuovo anno rivelazioni e meraviglie, non solo da finestre e lenticchie, ma da tutto ciò che nella vostra vita aspetta solo di essere riconosciuto.


A seguire, piccoli suggerimenti per portare più consapevolezza nelle nostra quotidianità, tratti dal libro Ritrovare la serenità, di M.Williams, J.Teasdale, Z.Segal, J.Kabat-Zin.

"• Quando vi svegliate la mattina, prima di scendere dal letto, por­tate l'attenzione al respiro per almeno cinque respiri completi, la­sciando che il respiro "avvenga da sé".

• Prendete nota della vostra postura. Siate consapevoli delle sen­sazioni fisiche e di ciò che avviene nella vostra mente quando dal­la posizione distesa vi mettete a sedere oppure vi alzate e vi met­tete a camminare. Notate ogni volta che passate da una posizio­ne all'altra.

• Quando sentite il telefono suonare, un uccellino cantare, un tre­no passare, una risata, il clacson di un'auto, il vento o il suono di una porta che si chiude, utilizzate ognuno di questi suoni o altri che sentite per ricordarvi di entrare pienamente nel qui e ora. Ascolta­te davvero,rimanendo presenti e vigili.

• Nell'arco dell'intera giornata, prendetevi qualche momento per portare l'attenzione al vostro respiro per almeno cinque respiri completi.


• Quando mangiate o bevete qualcosa, datevi il tempo di respira­re. Mettete consapevolezza nel vedere il cibo, sentirne i profumi, nell'assaporarlo, nel masticarlo e nell'inghiottirlo.


• Notate il vostro corpo mentre camminate o state in piedi. Con­cedetevi un istante per prendere nota della vostra postura. Presta­te attenzione al contatto con il terreno sotto i piedi. Sentite l'aria sul viso, sulle braccia e sulle gambe mentre camminate. Vi state af­frettando per arrivare al momento successivo? Anche quando sie­te di fretta, state con la fretta; guardatevi dentro per verificare se state creandovi pressioni aggiuntive, dicendo a voi stessi tutte le cose che possono andare storte.


• Ascoltate e parlate con consapevolezza. Sapete ascoltare senza dover essere d'accordo o meno, senza pensare se vi piace o non vi piace quello che sentite, senza pianificare quello che direte quan­do è il vostro turno? Sapete dire semplicemente quello che dove­te dire senza esagerare o minimizzare? Riuscite a notare le vostre sensazioni fisiche e ciò che vi passa per la mente? Riuscite a nota­re ciò che il vostro tono di voce trasmette? Le vostre parole sono un miglioramento rispetto al silenzio?

• Quando vi trovate ad aspettare in fila, utilizzate quel tempo per notare come state in piedi e respirate. Sentite il contatto dei piedi con il terreno e le sensazioni fisiche che provate. Portate attenzio­ne all'addome che si dilata e si distende. Provate impazienza?

• Siate consapevoli di eventuali punti di tensione nel corpo, nel­l'arco dell'intera giornata. Provate a respirarci dentro e, quando espirate, a lasciare andare eventuali eccessi di tensione. Siate con­sapevoli dell'eventuale tensione immagazzinata nel corpo. C'è tensione nel collo, nelle spalle, nell'addome, nelle mascelle o nella zo­na lombare? Imparate a conoscere i vostri schemi di avversione. Se possibile, praticate yoga o esercizi di allunga­mento una volta al giorno.

• Concentrate l'attenzione sulle vostre attività quotidiane, come la­vare i denti, pettinarsi, lavarsi o mettere le scarpe. Portate la con­sapevolezza in ogni attività.

• Prima di andare a dormire la sera, concedetevi qualche minuto per portare la vostra attenzione al respiro per almeno cinque respiri completi."



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Maria Michela Altiero psicologa e mindfulness trainer
www.mariamichelaaltiero.it