martedì 9 ottobre 2012

Che ci facciamo con i nostri oggetti sacri?

Quali sono i vostri "oggetti sacri"?
Sapreste farne un  inventario? 
Sicuramente ne possedete qualcuno, anche se magari non lo chiamate così.
Non significa niente se siete laici fino all'osso: un oggetto sacro non è necessariamente un oggetto religioso.
Può anche esserlo, certo: tipo un crocefisso, una coroncina del Rosario, la reliquia di un santo. 
Ma non lo è necessariamente. E comunque non esclusivamente: infatti potete possedere oggetti sacri di natura religiosa e oggetti sacri di natura non religiosa.
Comunque sia, tutti gli oggetti sacri condividono, secondo me, alcune caratteristiche comuni.
Tipo:
- suscitano, in chi li considera sacri, un senso di rispetto;
- evocano in lui un sentire particolare (tipo una speciale energia, un particolare stato d'animo, e simili);
- possono dare, sempre a chi li considera sacri, un qualche tipo di rassicurazione (quasi un senso di protezione), e talvolta, al contrario, un senso di inquietudine o imbarazzo.
E' facile riconoscere queste caratteristiche negli oggetti religiosi, per chi ha fede.
Ma che dire del vestito con cui hai preso il primo trenta all'università (e che hai continuato a mettere tutte le volte che, nella vita, hai voluto garantirti un risultato brillante)? 
E dell'anello di tua nonna, che magari non era né particolarmente prezioso né particolarmente bello, ma che lei regalò proprio a te, in quell'occasione che sai solo tu? E della fede nuziale, della pagella di prima elementare, del testamento di tuo padre? Se ne potrebbe fare un elenco infinito, per tutti i gusti!
Questi oggetti sacri a volte ci fanno sentire bene (quasi fossero per noi delle specie di  talismani, amuleti, portafortuna) e allora abbiamo anche piacere di tenerceli addosso, o sulla scrivania, sul comodino, a capo del letto, eccetera. Altre volte, invece, possono metterci in imbarazzo, perché non abbiamo (o non abbiamo più) alcuna voglia di tenerceli addosso, sulla scrivania, sul comodino, a capo del letto, eccetera, però non abbiamo nemmeno il coraggio di buttarli, perché buttarli ci sa un po' di... sacrilegio.
Quando una persona cara muore, per esempio, può capitare che i suoi oggetti personali, per noi,  assurgano automaticamente al ruolo di oggetti sacri. I suoi occhiali, la sua pipa, i fazzoletti con le sue iniziali. 
Gli sgomberi a casa dei morti sono notoriamente un'esperienza impegnativa.
Ma non volevo metterla sul tragico, stasera.
Proverò a metterla sul romantico. Per esempio: che cosa ne avete fatto voi di tutte le lettere d'amore (e poesie, fotografie, anelli, bracciali, bigliettini, email, eccetera) del vostro primo amore, quando avete avuto la gioia di sposare diciamo il quindicesimo?
Non ditemi che avete portato tutto a casa nuova! Epperò non ditemi nemmeno che avete buttato tutto nella spazzatura! Mi sembrano due soluzioni tremende: difficile scegliere.
Forse ci vorrebbero dei cimiteri apposta, per gli oggetti sacri da dismettere. Dopotutto un cimitero non è una discarica: è un luogo sacro anch'esso, nel suo genere. E che ne direste, a questo punto, di un cimitero degli amori finiti? Non ci si metterebbero solo i cimeli delle passate relazioni amorose, di cui dicevamo prima, ma anche tutti i ricordi di ciò che un tempo fu per noi appassionante e che ora non lo è più, perché è semplicemente passato. E' passato ma resta sacro, perché a suo tempo ha contribuito a farci sentire vivi e ci ha dato gioia. Alcuni ci porterebbero la raccolta di intere annate di "Topolino", altri i loro album di figurine attaccate con la colla di farina, altri i loro vecchi dischi di vinile. Qualche signora potrebbe portare i suoi vecchi abiti da sera, o una raccolta di libri di Liala, fino alla pelliccia di visone, che pure fu oggetto di molte passioni un tempo, prima che subentrasse magari una maggiore sensibilità ambientalista.
Il mio amatissimo Lorenzo Jovanotti Cherubini, invece, sembra suggerire, in una sua nota canzone, di prendere qualche dose di tutti questi oggetti così particolari, e poi provare a "tritare, mescolare e sbattere". 
Pare che il risultato sia davvero sorprendente: quello che si dice un... "antidolorifico magnifico".
Provare per credere...