"Fu il sangue mio d’invidia sì riarso,
che se veduto avesse uom farsi lieto,
visto m’avresti di livore sparso."
(Dante, Purg. XIV, 82-84)
- Uno: l'invidia, bene o male, ci costringe a fare due conti con noi stessi. Quando invidiamo, ci stiamo rimproverando qualcosa: anche solo il fatto di aver messo da parte un sogno, un'ambizione, una direzione; e a volte proprio da qui si può partire per ritrovare la propria strada.
- Due: ogni volta che pensiamo di qualcuno: "Se fossi al suo posto avrei risolto tutti i miei problemi", ricordiamoci che sì, forse i nostri problemi li avremmo risolti tutti, ma non sarebbe finita qui. Avremmo comunque da risolvere altri problemi. Quelli suoi!
Ogni vita è unica, ogni vita ha le sue difficoltà.
Le nostre difficoltà a volte ci spingono ad invidiare la vita degli altri.
E così "vorremmo avere la bellezza di Marilyn Monroe, o il talento di Marguerite Duras, o l'esistenza avventurosa di Hemingway", come dice - nel suo libro Guarire - David Servan-Schreiber. Il quale però osserva anche che "Marylin Monroe, la donna più sexy, più famosa e più libera, desiderata perfino dal presidente degli Stati Uniti, annega la propria disperazione nell'alcol e muore per overdose di barbiturici. Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana, diventato dall'oggi al domani una star mondiale, si uccide prima di raggiungere i trent'anni. Suicida muore anche Hemingway, al quale né il premio Nobel né la vita straordinariamente intensa hanno potuto risparmiare una profonda sensazione di vuoto esistenziale. E Marguerite Duras, intelligente, capace di suscitare grandi emozioni, adulata dai suoi amanti, si è distrutta con l'alcol. A rendere l'esistenza più facile non sono né il genio, né la gloria, né il potere, né il denaro, né l'adulazione delle donne o degli uomini.
Eppure esistono persone veramente felici. Quasi sempre le accomuna il sentimento che la vita sia prodiga di doni.Sanno apprezzare chi le circonda e i piccoli piaceri quotidiani: il cibo, il sonno, la serenità della natura, la bellezza della città in cui vivono. Amano creare e costruire, si tratti di oggetti, di progetti o di relazioni interpersonali, non appartengono a nessuna setta o religione particolare e si incontrano in tutto il mondo.
Alcune sono ricche, altre no; alcune sono sposate, altre vivono sole; alcune possiedono un talento particolare, altre sono assolutamente comuni. Tutte, indistintamente, hanno però conosciuto sconfitte, delusioni, momenti difficili, perché nessuno vi sfugge. Ma nell'insieme sembra che sappiano affrontare gli ostacoli meglio di altri: si direbbe che abbiano un'inclinazione a rimettersi in piedi di fronte alle avversità e a dare un senso alla propria esistenza, come se intrattenessero un rapporto più intimo con sé stessi, con gli altri e con la vita che hanno scelto."
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In conclusione, se vogliamo essere più sereni, possiamo utilizzare l'invidia come un cartello stradale che ci dice a chi forse vorremmo assomigliare, dove vorremmo trovarci e altre cose così.
Possiamo perdonarcela e ascoltare ciò che ha da dirci riguardo a noi stessi, più che riguardo agli altri.
Possiamo utilizzare la sua spinta (o il suo pungolo...) per sostenere azioni che favoriscono la nostra crescita personale e ci avvicinino a ciò che ha davvero valore per noi.
Prestando attenzione, possiamo anche scoprire che in realtà non desideriamo essere realmente "al posto" delle persone che invidiamo (nella loro specifica casa, con il loro specifico lavoro, con il loro specifico partner ecc.), ma semplicemente avere il loro coraggio di portare alla luce se stesse, di ascoltarsi, di andare diritte verso ciò in cui credono, di assumere una posizione e di difenderla, di insistere dove noi ci siamo arresi, di trovare il modo di conciliare ciò che noi non riusciamo a conciliare, e così via. Quante preziose informazioni possiamo trarre da tutto ciò per la nostra vita...
Al tempo stesso è importante che noi restiamo in contatto con noi stessi e con i doni che la vita ci ha dato, impedendo che il continuo confronto con gli altri e il desiderio che le cose siano diverse da come sono ci distolgano dall'apprezzare e dal godere pienamente delle nostre personali fortune.
Non diamo per scontati i nostri doni.
Riconosciamoli prestando ad essi attenzione. Facciamolo intenzionalmente. Godiamoceli nel qui e ora. Sono tutte fonti di gioia e di conforto a portata di mano nel qui ed ora, a prescindere da dove siamo diretti e da ciò che ci ripromettiamo di fare per migliorare nella nostra vita.
In questo spirito, possiamo per esempio:
- dedicare ogni giorno un po' di tempo al quaderno della gratitudine (clicca qui),
- andare alla ricerca dello straordinario nell'ordinario (clicca qui),
- coltivare i nostri sogni e le nostre aspirazioni (clicca qui)
- e andare alla scoperta di territori sconosciuti (clicca qui),
L'unico rischio, magari, se ve ne venisse troppo bene, può essere incorrere nell'invidia altrui.
Ma se saremo sereni e in pace con noi stessi, potremo anche comprenderla, perdonarla e rispondere con generosità.
E anche - chissà - ricordare a chi ci invidia di dare uno sguardo a questo post....
"Il miglior modo di combattere il male è quello di progredire energicamente nel bene."
(Richard Wilhelm, dal commento alla sentenza dell'esagramma 43 dell'I Ching - KUAI - LO STRARIPAMENTO - LA DECISIONE)