Poiché attenzione è posta su parti periferiche del corpo, la pratica può essere particolarmente appropriata nei momenti di disregolazione emozionale e comunque nei momenti in cui abbiamo bisogno di ritrovare sicurezza.
venerdì 27 settembre 2024
Mindfulness. Meditazione sui punti di contatto del corpo. Première domani alle 12:00 su YouTube
Poiché attenzione è posta su parti periferiche del corpo, la pratica può essere particolarmente appropriata nei momenti di disregolazione emozionale e comunque nei momenti in cui abbiamo bisogno di ritrovare sicurezza.
domenica 1 settembre 2024
Mindfulness pratiche informali. Per il ciclo "Riprendere i sensi (uno alla volta)" oggi su YouTube il video sulla LA VISTA
C'è un racconto di Michel Faber che si intitola "Gli occhi dell'anima", riferendosi a ciò che sostiene la venditrice di un nuovo tipo di finestre, e cioè che le finestre appunto sono gli occhi dell'anima.
Questo può essere uno spunto interessante per noi che oggi ci apriremo intenzionalmente al senso della vista, portando particolare attenzione a tutto ciò che si presenta ai nostri occhi.
Parafrasando Michel Faber, potremmo dire che i nostri stessi occhi sono come finestre e, perché no, proprio finestre dell'anima?
Ovunque noi posiamo lo sguardo, qualcosa ci entra "dentro". Fa qualche differenza vedere una cosa o l'altra? Posare lo sguardo su una cosa che ci piace - anche una cosa semplice, come una rosa fresca che abbiamo colto sul balcone, la fotografia della persona amata o dei nostri figli, un biglietto d'auguri con una bella immagine - può essere una piccola iniezione di positività che ci giova sempre e che può anche amorevolmente soccorrerci nei momenti di bisogno. Non sarà un caso del resto che in molti ambienti si usi attaccare quadri alle pareti o che ci siano immagini di ogni tipo sui calendari, quasi a voler soddisfare il bisogno di qualcosa di bello per ogni giorno dell'anno. L'elenco degli esempi sarebbe infinito, ma l'invito oggi è semplicemente di cominciare a fare più attenzione ai nostri paesaggi abituali, cercando intenzionalmente di tenere più puliti i vetri delle nostre "finestre dell'anima", prendendo nota di tutto ciò che tante volte passa inosservato ai nostri occhi, come se non esistesse, e magari è proprio bello e ci nutre lo spirito. Oppure è innegabilmente deprimente, allarmante, spiacevolissimo: e qui si apre la questione se il nero sia proprio tutto nero, o se si riesca a percepire con uno sguardo attento anche il tenue scintillio di un filo d'oro su quello sfondo nero e trarne conforto e forza mentre si sta nel nero senza negarlo. In questo spirito può essere utile sempre, ma ancor più nei giorni in cui c'è un po' di buio dentro di noi, porci la domanda: "Cosa mi piace, cosa posso sinceramente apprezzare, in questo preciso momento, nel paesaggio visivo che c'è intorno a me?". Questo può diventare un atto di self compassion, un modo per accendere intenzionalmente una luce, anche piccola, nel nostro buio e prendercene cura, anziché abbandonare noi stessi in quel buio, lasciando che esso inondi anche le zone chiare della nostra vita. Da qui possiamo trarre anche spunto per cominciare a fare dei veri e propri doni alla nostra vista, proponendole intenzionalmente alcuni spettacoli nutrienti. E così potremmo decidere per esempio di riordinare la nostra scrivania o un mobiletto della cucina per farne dono ai nostri occhi, oppure mettere in agenda un appuntamento improcrastinabile con il tramonto, oppure andare a guardare la luna e le stelle prima di andare a dormire. Possano oggi e sempre le nostre finestra dell'anima avere i vetri sufficientemente puliti ed offrirci paesaggi ricchi di rivelazioni preziose.