venerdì 18 ottobre 2024

LABELING. La pratica del "Nominare" per dare un nome alle nostre emozioni momento per momento. Appuntamento per la première su YouTube


Appuntamento domani

19 ottobre alle 12:00 su YouTube

per la première della pratica di 

mindfulness nota con il nome di

 “Labeling” o “Nominare”.

Il link per seguirla su YouTube è 



"Labeling", la pratica del "Nominare", consiste nel dare un nome a ciò che stiamo provando.
La pratica può aiutarci a ristabilire il nostro equilibrio interno e ritrovare una giusta prospettiva nel momento in cui ci sentiamo sopraffatti da qualche emozione.

Questa pratica è stata oggetto di vari studi e la sua efficacia è stata ricondotta al fatto che, quando nominiamo ciò che sentiamo, si disattiva il nostro "sistema d'allarme" che risiede nell'amigdala e si dà accesso alla corteccia prefrontale mediana. Il maestro di meditazione Joseph Goldstein paragona la pratica del nominare alla cornice che noi possiamo mettere intorno a un quadro e che "aiuta a riconoscere l'oggetto molto più chiaramente e dà maggiore nitidezza e precisione all'osservazione". La versione della pratica che vi propongo si riferisce al riconoscere e nominare unicamente le emozioni, cosa che peraltro possiamo fare sia come pratica formale sia come pratica informale nella vita ordinaria. Quando avremo preso dimestichezza con la pratica, ricordiamoci che possiamo approfondirla nominando non solo le emozioni (per esempio: "tristezza", "senso di colpa") ma anche i pensieri che riusciamo a riconoscere (per esempio: "Pensiero che nessuno mi ama", "Pensiero che ho sbagliato tutto nella mia vita").
Ricordiamoci sempre che è importante osservare emozioni e pensieri da una prospettiva non giudicante e come eventi impersonali. Dire "C'è tristezza" anziché dire "Sono triste", per esempio, ci aiuta a rapportarci alle nostre emozioni come a qualcosa che non definisce ciò che noi siamo, rendendoci più semplice lasciarle scorrere, lasciarle andare e venire come nuvole nel cielo, anziché percepirle come una nostra qualità durevole.

Questo atteggiamento ci consentirà di "togliere peso" alle emozioni e di vederle per quello che sono: fenomeni transitori, impermanenti come tutte le cose in natura, aspetti dell'esperienza umana universale che sorgono, durano per un certo tempo e poi se ne vanno.




               
   

venerdì 11 ottobre 2024

Mindfulness e dolore fisico - Un incontro esperienziale su YouTube e una meditazione guidata


Oggi esploriamo come la mindfulness può esserci d'aiuto quando facciamo i conti con un dolore fisico. 
A volte può trattarsi di un dolore acuto (come quando battiamo violentemente contro uno spigolo) altre volte può trattarsi di un dolore cronico, un compagno di viaggio che sta sempre lì con noi oppure va e viene ma poi torna sempre. 

Se abbiamo dei metodi validi per sbarazzarci di questi dolori, ben vengano. Ma se così non fosse oppure se questi validi metodi per qualche ragione non potessero essere la soluzione a cui ricorrere stabilmente, allora la questione diventa un'altra, e cioè come convivere al meglio con un dolore fisico.

Uno dei maggiori problemi che abbiamo, quando è presente un dolore nel corpo, è la nostra naturale  tendenza a resistergli, perché questa paradossalmente aumenta il livello della nostra sofferenza. 

Questa resistenza ha componenti sia fisiche, sia mentali, sia emotive. 
Il nostro corpo tenta di proteggersi dal dolore contrastandolo con la tensione muscolare.
La mente tende a evitarlo, a respingerlo, a lottarci contro con pensieri ricorrenti ("Odio questo dolore." "Perché non se ne va?" "Non è giusto che io viva questo").
Il cuore sperimenta angoscia, risentimento, afflizione. 

La mindfulness suggerisce di lasciar andare ogni resistenza e di incontrare il dolore fisico con gentile interesse e delicata curiosità,  conoscendolo per quello che è:  una "semplice" sensazione fisica. 
Com'è fatta esattamente questa sensazione?
Dove la sentiamo? Che forma ha? Si muove o sta ferma? Ci dà l'impressione di avere un colore? Una temperatura? È costante o varia di intensità? Cambia nel tempo?  Cambia se cambiamo posizione? 

Se ci accorgiamo che il corpo sta resistendo al dolore contraendosi in alcune zone, proviamo come meglio ci riesce ad allentare queste tensioni (magari ricorrendo alla tecnica del respirare nelle zone tese per favorire il rilassamento).

Se ci accorgiamo che arrivano pensieri, come sempre notiamo di che si tratta e poi li lasciamo stare, tornando con l'attenzione all'esercizio.

Una cosa che può affliggerci quando proviamo un dolore fisico è l'impressione che esso sia costante e immutabile.
Un'attenzione gentile portata al suo reale modo di essere momento per momento, può rivelarci invece una sua fluidità e mutevolezza, che può confortarci (non è poi così vero che non cambia mai). 

Inoltre la mindfulness, coltivata con pratiche regolari, può aiutarci a integrare le sensazioni fisiche in un più ampio contesto di consapevolezza e consentirci una certa presa di distanza dall'esperienza del dolore che ne attenua la gravità.

Vari studi condotti su persone che hanno partecipato al programma MBSR - Mindfulness-Based Stress Reduction, hanno evidenziato l'acquisizione di una capacità di relazionarsi meglio con il dolore fisico, di ammorbidire intenzionalmente le zone del corpo intorno ad esso e di notare come il dolore fosse un processo mutevole, dinamico e più tollerabile, con significativi cambiamenti in termini di funzionamento e di capacità di godersi la vita.



Puoi seguire in differita su YouTube alcuni momenti di un incontro esperienziale di mindfulness dove si tratta appunto il tema "Mindfulness e dolore fisico".
Puoi scegliere di sperimentare direttamente in prima persona una pratica di mindfulness con il dolore fisico guidata dalla mia voce su YouTube.







               
   

giovedì 3 ottobre 2024

Mindfulness. Riprendere i sensi uno alla volta: IL TATTO

Per il ciclo "Riprendere i sensi (uno alla volta)"
da oggi puoi seguire su YouTube il video dedicato al TATTO



Oggi onoreremo intenzionalmente il senso del tatto.
Questo senso può essere un ottimo appiglio al piano di realtà (realtà concreta, materiale, tangibile, toccabile) e accompagnarci efficacemente al qui e ora ogni volta che la mente ci trasporta altrove. È tornare con i piedi per terra, è toccare con mano la realtà, è svegliarsi con l’acqua in faccia o con un bacio, è accorgersi a volte della ruvidità del mondo e altre volte del suo tocco leggero.
Quando una storia ci coinvolge profondamente sul piano emotivo diciamo che è “toccante”. Quando qualcuno ci mette le mani addosso difficilmente ci lascia indifferenti. Che sia un tocco gentile o un tocco violento il mondo che si presenta sulla soglia del tatto ci richiama fortemente nel qui e ora.