Cambiare vita negli "anta"? Si può!
Donna Moderna dedica uno spazio a questo argomento intervistando Maria Michela Altiero
Maria Michela Altiero, psicologa, life coach e mindfulness trainer
offre consulenza dal vivo e online
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giovedì 12 settembre 2019
Ricominciare si può in ogni fase della vita. Intervista su Donna Moderna
martedì 3 settembre 2019
Nuovo studio, nuovo logo. Considerazioni sui traslochi, sui cambiamenti e sull'apertura di nuovi scenari
Inizio questo mese di settembre con una novità: ho trasferito il mio studio in Corso Avezzana 34, a Torre del Greco. Sarà un piacere per me inaugurarlo con quanti di voi vorranno partecipare ai prossimi eventi in programma (il 20 e il 24 settembre due presentazione gratuite a tema mindfulness, dal 1° ottobre il programma MBSR, a dicembre il nuovo ciclo di incontri dedicati alla compassione).
Prendo spunto dalla recente esperienza del trasloco, per qualche riflessione più generale in tema di cambiamenti.
Tanto per cominciare, va detto che questo trasferimento dello studio non è partito per mia iniziativa. In passato l'idea mi era anche balenata in mente di tanto in tanto ma poi, per amor di quiete, l'avevo sempre accantonata o dimenticata, scegliendo di restare dove stavo anziché complicarmi la vita. Poi un bel giorno il contratto di locazione è giunto a scadenza e, per via di certe necessità della parte locatrice, non è stato rinnovato. Così mi sono trovata sfrattata.
Quando veniamo sloggiati da una postazione che ci è familiare, come per esempio da una casa, da una posizione lavorativa, dal posto che occupiamo al fianco di un partner, è del tutto naturale che sulle prime l'esperienza possa presentarsi a noi come sgradevole. E ciò a prescindere da quanto fosse effettivamente soddisfacente per noi la posizione in questione (il mio vecchio studio per esempio non era più abbastanza capiente per i gruppi e poteva capitare di stare un po' stretti). A volte ci riesce più semplice restare in una situazione scomoda ma nota, che esporci deliberatamente a un cambiamento, perché questo ci costringe ad uscire dalle nostre abitudini, a ripensare l'organizzazione della nostra vita, a fare i conti con l'incertezza.
Poi viene la volta che la vita ci impone di cambiare. E non ci domanda se siamo d'accordo. Non ascolta le nostre rimostranze. In certi casi non ci dà nemmeno il preavviso (come invece e per fortuna avviene per le finite locazioni).
Allora la questione non è più evitabile né procrastinabile: l'onda del cambiamento ci si para davanti e ci chiede di cavalcarla. Sta a noi scegliere se sprecare le nostre energie rifiutando la realtà e contrastando le richieste dei tempi oppure aprirci all'enorme potenziale di rinnovamento insito nella fine delle cose e nel tramonto dei vecchi scenari, per aprirci a scenari nuovi e a tutto ciò che può nascere proprio perché qualcos'altro muore. Per fiorire, i semi del cambiamento hanno bisogno di un terreno che li sappia accogliere e i traslochi veri o simbolici della nostra vita sono un buon momento per estirpare le erbacce, dissodare la terra e dare modo ai processi di crescita di seguire i loro tempi.
Mentre lo studio vecchio era mezzo smontato e lo studio nuovo in fase di allestimento, in una calda giornata passata a dividermi di qua e di là (i clienti nello studio vecchio con quattro mobili, gli operai in quello nuovo con trapani, scatole e scatoloni) mi arriva una telefonata. Mi propongono un'intervista in quanto life coach ed esperta di cambiamento. Mi viene un po' da ridere, dato il momento. Beninteso loro non sanno che sono nel pieno di un cambiamento (è una coincidenza...) e quando glielo dico (dico cioè: dovrò ricevervi nella baraonda di un trasloco) la risposta è questa: "Non è importante dove ci riceve, signora: il luogo che veniamo a visitare è Lei".
Oggi, reduce soddisfatta di questa calda estate passata a ripensare l'organizzazione dei miei spazi lavorativi, finalmente alleggerita del peso di vecchi arredi, vecchie riviste, vecchie scartoffie, mi accorgo che questo cambiamento di scenario mi ci voleva.
Apro la finestra e il panorama è nuovo. L'esposizione è diversa, i rumori in strada anche. Ho nuovi vicini. Qualche nuovo arredo. Spazi liberi, senza ingombri casuali.
Con l'occasione ho cambiato anche logo.
Il nuovo logo (un albero che contiene una stella) è il punto d'incontro tra le due immagini precedenti:
e quella utilizzata per le pratiche di mindfulness, con una persona che medita sotto un albero, ferma in raccoglimento, connessa al più ampio universo di cui fa parte.
Il nuovo logo vuole mettere insieme l'andare e lo stare, dando al simbolo un valore unificante. Come a dire: che tu stia fermo in un luogo, in raccoglimento, o in viaggio nella vita, spostandoti di qua e di là, ciò che ti guiderà e ti farà sentire a casa è la luce che porti dentro. Prenditene cura.
In questo spirito, voglio aprire il nuovo anno lavorativo con due auguri.
Il primo è per tutti noi che ci dedichiamo alle pratiche di mindfulness. Che la luce della consapevolezza, che intendiamo alimentare e tenere accesa con la regolarità della pratica, possa illuminare le nostre menti e la nostra vita, farci sentire a casa nel nostro corpo ovunque siamo, fermi o in viaggio, radicati nella realtà come alberi e in contatto rispettoso e amorevole con l'universo vivente di cui siamo parte.
Il secondo è per quanti di noi, in questo momento, soffrono perché fermi in una situazione scomoda o che ha fatto il suo tempo ma da cui, per amor di quiete o paura di trambusto, non osano uscire, come una relazione logora che va avanti per forza di inerzia, un luogo in cui si vive che non risponde più alle proprie esigenze, o un lavoro che opprime il cuore e non lascia decollare il progetto lavorativo dei sogni.
L'augurio in questi casi non è di fare un passo per cui non ci si senta pronti, ma di saper riconoscere quando arriva il momento di farlo.
A volte la sorte ci viene incontro accompagnandoci (e magari anche un po' spingendoci) là dove non oseremmo andare in circostanze abituali. Concediamoci in questi casi un ascolto attento delle reali richieste che la vita ci pone quando ci lancia le sue sfide, e anche il lusso, se i tempi sono maturi, di lasciar emergere la personalissima risposta del nostro cuore, che forse aspettava solo di essere interrogato per sentirsi libero di parlare e magari di stupirci, con la grande potenza che possono avere le risposte creative quando sono tempestive.
Quando soffia il vento del cambiamento
alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.
(Proverbio cinese)
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mercoledì 16 aprile 2014
Il successo autentico - Un pensiero di Sarah Ban Breathnach
"Il successo autentico è avere il tempo di coltivare le attività personali che troviamo piacevoli, il tempo di compiere per la tua famiglia i gesti d'amore che desideri tanto compiere, il tempo di curare la tua casa, il tuo giardino, nutrire la tua anima. Il successo autentico è non dover mai dire a te stessa e ai tuoi cari: 'magari l'anno prossimo'. Il successo autentico è sapere che se quest'oggi dovesse essere il tuo ultimo giorno sulla terra, potresti andartene senza rimorsi.
Il successo autentico è sentirti serena e concentrata quando lavori, non dispersiva.
E' sapere di aver fatto il meglio che potevi, quali che fossero le circostanze da affrontare; è sapere in fondo al cuore che il meglio che puoi fare è tutto quello che puoi fare, e che il meglio che puoi fare è sempre abbastanza.
Il successo autentico è accettare i propri limiti, rappacificarsi col passato e divertirsi con le proprie passioni, così che il proprio futuro possa dispiegarsi secondo un Progetto Divino.
E' scoprire e portare alla luce le proprie doti e offrirle al mondo, per contribuire a risanare il suo cuore lacerato.
E' cambiare qualcosa nella vita degli altri ed essere convinte che chi può farlo anche per una sola persona al giorno, con un sorriso, due risate insieme, una carezza, una parola buona, o un po' d'aiuto, quella è benedetta tra le donne.
Il successo autentico non è solo denaro in banca, ma un cuore contento e pace della mente.
E' guadagnare il denaro che credi di meritare per il lavoro che fai e sapere che lo vali.
Il successo autentico è pagare le bollette senza difficoltà, soddisfare i propri bisogni e quelli di chi si ama, concedersi qualche lusso e avere abbastanza da risparmiare e donare.
Il successo autentico non è accumulare, bensì lasciare andare, perché quello che si ha è ciò di cui si ha veramente bisogno.
Il successo autentico è stare bene con se stesse, apprezzare quanto si è fatto, festeggiare i propri successi e onorare la strada che si è fatta.
E' inseguire incessantemente un sogno.
E' capire che il tempo, per quanto lungo, che un sogno impiega a realizzarsi nel mondo concreto non è mai sprecato.
E' stimare il lavoro, quello interiore e quello esteriore, tanto il tuo quanto quello degli altri.
E' elevare il lavoro a mestiere ed il mestiere ad arte, dedicando Amore ad ogni tuo compito.
[...]
Il successo autentico è essere tanto grata per le molte benedizioni che ricevi tu e i tuoi cari da poter dividere con altri la tua parte.
sabato 22 giugno 2013
Che domande porreste a chi ha scelto di cambiare... pelle? Aiutatemi a costruire un questionario: votate una o più domande, tra quelle proposte, oppure formulate nuove domande. (...E, se per caso avete cambiato vita e volete essere intervistati, contattatemi!)
Cos'hanno in comune:
- 1) una neo-mamma casalinga
- 2) un farmacista
- 3) un deputato
- 4) il titolare di una ditta di traslochi
- 5) una creatrice di gioielli prossima alla seconda laurea
- 6) una pluri-mamma adottiva, mediatrice familiare e volontaria attiva nel Movimento per la Vita
- 7) un'insegnante di yoga che organizza vacanze dello spirito in alta montagna
- 8) un avvocato
- 9) una psicoanalista infantile
- 10) una psicologa dedita al counseling e al life coaching?
In apparenza poche cose, perché per aspetto, nazionalità, età, sesso, fede, orientamento politico, professione, formazione e anche altro, sono persone tra loro diversissime. Eppure tutte loro, ad un certo punto della propria vita (quando tutto sembrava ormai definito, definitivo, stabile e tranquillo), hanno deciso di darle una svolta, di cambiare, di ricominciare, di rimettersi in gioco per seguire nuove strade più coerenti con la loro natura e con i propri valori. E se sono ciò che oggi sono, è perché sono rimaste fedeli fino in fondo alla loro decisione.
Lo stesso gruppetto di personaggi, infatti, dieci o quindici anni fa, sarebbe stato descritto così:
- 1) una suora
- 2) un agronomo che produceva mozzarelle
- 3) un alto dirigente nel settore bancario
- 4) un ferroviere
- 5) una microbiologa
- 6) un avvocato
- 7) una professoressa d'inglese di ruolo
- 8) una professoressa di matematica di ruolo
- 9) un magistrato
- 10) un notaio
Ognuna di queste persone è passata dalla condizione iniziale a quella finale, attraverso un suo cammino, più o meno lungo e complesso, con i suoi momenti di pathos, le sue difficoltà e anche le sue gioie e soddisfazioni.
Non tutti gli aspetti delle storie altrui ci risultano, di solito, ugualmente interessanti. Di solito, ciò che più ci interessa sapere delle esperienze altrui sono aspetti in cui possiamo in qualche modo rispecchiarci, ciò che può rivelarsi utile, insomma, anche per noi (foss'anche la segnalazione di una trappola in cui non cascare!).
E' già da un po' di tempo che ho intenzione di intervistare tutti questi personaggi, e altri simili, in cui mi imbatto sempre più spesso - forse perché, alla fine, c'è del vero in ciò che dicono i francesi, e cioè che "qui se ressemble s'assemble", coloro che hanno inclinazioni comuni, si cercano reciprocamente.
L'inclinazione comune, in questo caso, è il tema del "punto di svolta", nel senso di forte cambiamento, che a volte dipende da condizioni fuori del controllo soggettivo, ma altre volte - come nei casi qui presi in considerazione - è in qualche misura deliberatamente cercato e attuato dalla persona, come esito di una certa maturazione o di una crisi.
Lo spirito con cui intendo condurre queste interviste è trovare risposte alle diverse varianti di un'unica domanda di base, che è: "in che modo la vostra esperienza può essere utile ad altri che si accingono a fare scelte simili?".
Queste interviste, infatti, non servono tanto a dare luce a questi personaggi (i quali, per lo più, non sono in cerca di pubblicità per questo aspetto della loro vita ma, semmai, per altri).
Lo scopo di queste interviste è piuttosto dare forza, coraggio, spunti, ammonimenti e ispirazioni a chi è ai primi incerti passi (ma anche a metà strada) di un analogo percorso di cambiamento, con tutte le sue incognite, i suoi rischi e i suoi interrogativi.
Ebbene, quali sono, in concreto, questi interrogativi? Cosa vorrebbe sapere, chi se li pone, da chi l'ha preceduto su una strada simile?
Quindi forza con le vostre domande, se ne avete!
E' dalla forza e dalla puntualità delle domande che vi interessano che dipenderà la qualità e il senso di questa indagine, e l'interesse che essa può avere per i lettori.
Grazie sin d'ora a chi vorrà collaborare.
Potete DARE IL VOSTRO VOTO ALLE DOMANDE CHE VI SEMBRANO PIU' INTERESSANTI:
- o nell'elenco QUI A DESTRA, SUL BLOG (dove si può solo votare, ma non aggiungere altre domande)
- oppure (meglio) su una delle pagine facebook collegate a questo blog (dove si possono anche aggiungere nuove domande):
- clicca qui per il sondaggio sulla pagina "Ciò che si muove non congela (la pagina fb)"
- clicca qui per il sondaggio sulla pagina "E' nelle nostre lacrime e nel mare"
Chi volesse votare o proporre domande e suggerimenti in forma riservata (come anche segnalare che ha cambiato vita ed è disposto ad essere intervistato), può scrivermi all'indirizzo maltiero@alice.it
I nominativi di chi mi contatterà per email non verranno resi pubblici, senza specifica autorizzazione in tal senso. Chi lascerà commenti qui sotto o nelle bacheche delle pagine facebook sarà visibile in quanto autore di commento pubblico.
I nominativi di chi mi contatterà per email non verranno resi pubblici, senza specifica autorizzazione in tal senso. Chi lascerà commenti qui sotto o nelle bacheche delle pagine facebook sarà visibile in quanto autore di commento pubblico.
lunedì 8 aprile 2013
The Good Life, secondo Scott ed Helen Nearing
"The good life is never stable, never secure, never easy and never ended. It is a series of steps or stages, one leading into the other and all, in their outcome, adding, not subtracting; augmenting, not diminishing; building, not destroying; creating, not annihilating."(Scott Nearing, 1965)
Helen & Scott Nearing 1950 / Image by Rebecca Lefkoff
***
I coniugi Scott ed Helen Nearing (pacifisti, vegetariani e autori di vari libri, tra cui “Living the Good Life”, divenuto best seller negli anni '70), nel 1932, durante la Grande Depressione, lasciarono New York e si trasferirono sulle Green Mountains, nel Vermont, alla ricerca di un’esistenza il più possibile libera, semplice e autentica.Tagliati i ponti con i ritmi, le abitudini e le false necessità della società civile, adottarono uno stile di vita autarchico e non conservarono altre dipendenze, se non dalla loro intelligenza, dal loro lavoro, dalla loro tenacia.
Successivamente, la
civiltà da cui erano fuggiti li raggiunse anche nel Vermont, sotto forma di
piste da sci.
Fu così che rifecero i bagagli e si trasferirono questa volta nel
Maine, dove restarono fedeli alle loro scelte e, superando imprevisti e difficoltà, vissero a lungo e in buona
salute, capaci fino a tarda età di costruire una casa in pietra con le
proprie mani.
Nella sua autobiografia “Loving and Living the Good Life”,
Helen Nearing condensa in una specie di decalogo i principi ispiratori del loro stile di vita, principi che ciascuno di noi, volendo, può fare propri e mettere in pratica, per apportare tocchi di semplicità, autenticità e libertà nella propria vita di tutti i giorni, pur senza giungere a scelte drastiche.
Ve li trascrivo qui di seguito, in versione italiana, augurandovi di farne... buon uso!
.

***
"- Fa' del tuo meglio, qualsiasi cosa succeda;- sii in pace con te stesso;
- trovati un lavoro che ti piaccia;
- vivi semplicemente per quanto riguarda i lavori di casa, la cucina, il vestiario; sbarazzati dei cumuli di cose inutili;
- stabilisci ogni giorno un contatto con la natura; senti la terra sotto i piedi;
- fa' del moto lavorando, curando il giardino o passeggiando;
- non preoccuparti, vivi una giornata alla volta;
- condividi tutti i giorni qualcosa con qualcuno; se vivi da sola, scrivi a qualcuno, regala qualcosa, aiuta qualcuno in qualche modo;
- trova il tempo per meravigliarti della vita e del mondo; quando puoi, cerca di cogliere gli aspetti umoristici della vita;
- percepisci l’unica vita che è in tutte le cose; sii gentile con le creature."
(Helen Nearing)
giovedì 28 febbraio 2013
Citazioni sul cambiamento
"Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma, dopo ogni passo che percorriamo, ci rendiamo conto di come fosse pericoloso rimanere fermi." (Roberto Benigni)
***
"Quando diciamo cose tipo 'Le persone non cambiano', facciamo impazzire gli scienziati. Perché il cambiamento è letteralmente l'unica costante di tutta la scienza. L'energia, la materia, cambiano continuamente, si trasformano, si fondono, crescono, muoiono. È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi, il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre. Il cambiamento è costante. Come viviamo il cambiamento, questo dipende da noi. Possiamo sentirlo come una morte o possiamo sentirlo come una seconda occasione di vita. Se apriamo le dita, se allentiamo la presa e lasciamo che ci trasporti, possiamo sentirlo come adrenalina pura, come se in ogni momento potessimo avere un'altra occasione di vita, come se in ogni momento potessimo nascere ancora una volta."
(Grey's Anatomy, settima stagione)
***
"Il coraggio di immaginare alternative è la nostra più grande risorsa, capace di aggiungere colore e suspense a tutta la nostra vita"
(Daniel J. Boorstin)
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"Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire per paura di scoprire libertà che non vuoi avere... "(Franco Battiato)
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"In una realtà più elevata le cose vanno diversamente, ma quaggiù vivere significa cambiare, ed essere perfetti significa aver spesso cambiato."
(John Henry Nawman)
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"Essere quello che siamo e divenire quello che possiamo divenire è l'obiettivo della vita."
(Baruch Spinoza)

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"Lascia tutto e seguiti." (Franco Battiato)
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domenica 17 febbraio 2013
Life coaching: cos'è DAVVERO per ciascuno di noi la felicità
"Il significato di un uomo non è in ciò che egli raggiunge, ma in ciò che egli anela a raggiungere." (Gibran Kahlil Gibran)
Decidere di intraprendere un percorso di life coaching è un passo importante verso la cura di sé, significa decidere di prendere in mano la propria vita ed assumersi la responsabilità di un progetto di cambiamento positivo.
Questo non significa che chi si rivolge ad un life coach abbia sempre le idee chiare su ciò che vuole dalla vita per sentirsi bene, sentirsi autorealizzato, sentirsi in sintonia con se stesso e con gli altri.
Il più delle volte le persone hanno una visione abbastanza chiara di ciò che non vogliono, di ciò che non va nella loro vita, ma una visione molto più sfocata di ciò che potrebbe renderle felici.
Quindi, se è vero che il life coaching è teso a favorire e sostenere i cambiamenti esistenziali che una persona intende attuare nella propria vita, è anche vero che la prima cosa che un cliente porta ad un life coach è la sua insoddisfazione per il presente, assieme ad una crisi di autogoverno: voglio uscire da questa situazione, perché non ne posso più.
In effetti, una richiesta formulata in questi termini, porta subito in primo piano una situazione che non va (con il perché ed il per come non va, da quanto tempo non va, e così via). Ma questo è solo l'inizio del percorso: è il presente assieme ai cocci del passato. Se c'è da costruire un cambiamento bisogna proiettarsi nel futuro, e quindi bisogna essere capaci di prefigurarlo, un futuro: cioè un futuro come piacerebbe a noi.
Allora viene il momento di chiedersi: come lo immaginiamo un futuro felice? Quali sono le cose che per noi contano davvero nella vita e che sono costitutive del nostro "stare bene"? Cosa vogliamo dalla vita per sentirci appagati, autorealizzati, pieni di senso, di significato, di gioia, di soddisfazione, di gratitudine?
Molte volte tutto questo non ci è del tutto chiaro. Vogliamo essere felici ma non abbiamo idea di cosa sia per noi la felicità, non abbiamo idea di cosa ci possa rendere felici.
Possiamo anche darci un obiettivo, impegnarci per raggiungerlo e provare molta soddisfazione nel momento in cui lo raggiungiamo. Cioè in quel preciso momento.
Ma poi, se questo obiettivo non rientra in un piano complessivo di "buona vita", di per sé, isolatamente, non potrà illuminarci l'esistenza come farebbe la luce del sole: potrà al massimo apportare il breve (per quanto affascinante) sbriluccichio di una lucciola nella notte. Con la conseguenza che non saremo mai appagati, per quanti obiettivi raggiungiamo, per quanti i successi conseguiamo e per quante medaglie riceviamo. Si può addirittura arrivare al punto da non riconoscere alcun valore alle proprie medaglie d'oro (sì, me le sono guadagnate, e allora?).
Quindi, qualunque siano i nostri obiettivi di oggi, chiediamoci sempre:
"Ma io di cosa ho DAVVERO bisogno per stare bene? Cosa voglio REALMENTE dalla vita? Cos'è la felicità secondo me, secondo il mio personalissimo e intimo sentire, al di là dei modelli che il mondo mi passa, e al di là di ciò che sto affrontando in questo preciso momento?".
Darsi una risposta a queste domande è quanto mai importante nel momento in cui ci troviamo in una situazione difficile ed il nostro unico obiettivo esistenziale sembra essere "uscirne".
La questione non è che non ci faccia bene "uscirne" (un problema in meno è sempre un problema in meno, che discorsi!), ma dobbiamo fare attenzione a che l'urgenza dei nostri problemi di oggi non inghiotta in un solo boccone la nostra capacità di prefigurare un futuro felice, di desiderarlo così come ci piacerebbe, e di lavorare attivamente per costruirlo un mattone alla volta.
Per cui un intervento di life coaching può aiutare, a volte, a mettere in luce proprio questa duplice dimensione: migliorare il presente, intervenendo sulle pressanti richieste del momento, ma al tempo stesso prefigurare il futuro in termini costruttivi, rilanciando la sfida della buona vita, la vita che sogniamo di vivere e verso cui vorremmo indirizzare tutti i nostri passi, le nostre scelte, le nostre azioni.
Come a dire: oggi sono lucciole, e va bene, sono lucciole; ma in fondo alla strada c'è il sole, io lo so e sono diretto là.
Questo significa però avere chiarito bene a noi stessi (anche sulla base delle esperienze del passato che ci hanno fatto sentire appagati, felici, motivati nei diversi ambiti della nostra vita: lavorativa, privata, relazionale) quale sia la nostra "mission", cioè il nostro scopo nella vita, la nostra ragion d'essere.
Trovare risposte a domande tipo: "cos'è che più di tutto dà senso alla mia vita?", "cosa mi fa sentire pienamente realizzato?", "quali sono le cose che mi danno più felicità e soddisfazione?", "per cosa vorrei essere ricordato?", ci consente di creare una specie di mappa interiore, molto utile per verificare, in ogni momento, se quello che stiamo facendo è o meno coerente con la nostra natura e con ciò che per noi davvero conta, è importante e ci fa stare bene.
La nostra fedeltà a questa mappa interiore, la coerenza ad essa degli obiettivi che ci diamo e dei risultati che otteniamo, ci fa sperimentare un profondo senso di gratificazione ed equilibrio, che deriva dal sentirci in armonia con noi stessi e con ciò che per noi è importante. Il che cambia anche il valore dei singoli risultati che via via raggiungiamo, perché la momentanea soddisfazione del singolo successo non si esaurisce in se stessa, ma si innesta sulla nostra più ampia sensazione di essere sulla
strada giusta, quella dove possiamo essere ciò che davvero siamo e dove possiamo fare ciò che ci riesce meglio, ci piace e per cui siamo grati di essere nati.
Decidere di intraprendere un percorso di life coaching è un passo importante verso la cura di sé, significa decidere di prendere in mano la propria vita ed assumersi la responsabilità di un progetto di cambiamento positivo.
Questo non significa che chi si rivolge ad un life coach abbia sempre le idee chiare su ciò che vuole dalla vita per sentirsi bene, sentirsi autorealizzato, sentirsi in sintonia con se stesso e con gli altri.
Il più delle volte le persone hanno una visione abbastanza chiara di ciò che non vogliono, di ciò che non va nella loro vita, ma una visione molto più sfocata di ciò che potrebbe renderle felici.
Quindi, se è vero che il life coaching è teso a favorire e sostenere i cambiamenti esistenziali che una persona intende attuare nella propria vita, è anche vero che la prima cosa che un cliente porta ad un life coach è la sua insoddisfazione per il presente, assieme ad una crisi di autogoverno: voglio uscire da questa situazione, perché non ne posso più.
In effetti, una richiesta formulata in questi termini, porta subito in primo piano una situazione che non va (con il perché ed il per come non va, da quanto tempo non va, e così via). Ma questo è solo l'inizio del percorso: è il presente assieme ai cocci del passato. Se c'è da costruire un cambiamento bisogna proiettarsi nel futuro, e quindi bisogna essere capaci di prefigurarlo, un futuro: cioè un futuro come piacerebbe a noi.
Allora viene il momento di chiedersi: come lo immaginiamo un futuro felice? Quali sono le cose che per noi contano davvero nella vita e che sono costitutive del nostro "stare bene"? Cosa vogliamo dalla vita per sentirci appagati, autorealizzati, pieni di senso, di significato, di gioia, di soddisfazione, di gratitudine?
Molte volte tutto questo non ci è del tutto chiaro. Vogliamo essere felici ma non abbiamo idea di cosa sia per noi la felicità, non abbiamo idea di cosa ci possa rendere felici.
Possiamo anche darci un obiettivo, impegnarci per raggiungerlo e provare molta soddisfazione nel momento in cui lo raggiungiamo. Cioè in quel preciso momento.
Ma poi, se questo obiettivo non rientra in un piano complessivo di "buona vita", di per sé, isolatamente, non potrà illuminarci l'esistenza come farebbe la luce del sole: potrà al massimo apportare il breve (per quanto affascinante) sbriluccichio di una lucciola nella notte. Con la conseguenza che non saremo mai appagati, per quanti obiettivi raggiungiamo, per quanti i successi conseguiamo e per quante medaglie riceviamo. Si può addirittura arrivare al punto da non riconoscere alcun valore alle proprie medaglie d'oro (sì, me le sono guadagnate, e allora?).
Quindi, qualunque siano i nostri obiettivi di oggi, chiediamoci sempre:
"Ma io di cosa ho DAVVERO bisogno per stare bene? Cosa voglio REALMENTE dalla vita? Cos'è la felicità secondo me, secondo il mio personalissimo e intimo sentire, al di là dei modelli che il mondo mi passa, e al di là di ciò che sto affrontando in questo preciso momento?".
Darsi una risposta a queste domande è quanto mai importante nel momento in cui ci troviamo in una situazione difficile ed il nostro unico obiettivo esistenziale sembra essere "uscirne".
La questione non è che non ci faccia bene "uscirne" (un problema in meno è sempre un problema in meno, che discorsi!), ma dobbiamo fare attenzione a che l'urgenza dei nostri problemi di oggi non inghiotta in un solo boccone la nostra capacità di prefigurare un futuro felice, di desiderarlo così come ci piacerebbe, e di lavorare attivamente per costruirlo un mattone alla volta.
Per cui un intervento di life coaching può aiutare, a volte, a mettere in luce proprio questa duplice dimensione: migliorare il presente, intervenendo sulle pressanti richieste del momento, ma al tempo stesso prefigurare il futuro in termini costruttivi, rilanciando la sfida della buona vita, la vita che sogniamo di vivere e verso cui vorremmo indirizzare tutti i nostri passi, le nostre scelte, le nostre azioni.
Come a dire: oggi sono lucciole, e va bene, sono lucciole; ma in fondo alla strada c'è il sole, io lo so e sono diretto là.
Questo significa però avere chiarito bene a noi stessi (anche sulla base delle esperienze del passato che ci hanno fatto sentire appagati, felici, motivati nei diversi ambiti della nostra vita: lavorativa, privata, relazionale) quale sia la nostra "mission", cioè il nostro scopo nella vita, la nostra ragion d'essere.
Trovare risposte a domande tipo: "cos'è che più di tutto dà senso alla mia vita?", "cosa mi fa sentire pienamente realizzato?", "quali sono le cose che mi danno più felicità e soddisfazione?", "per cosa vorrei essere ricordato?", ci consente di creare una specie di mappa interiore, molto utile per verificare, in ogni momento, se quello che stiamo facendo è o meno coerente con la nostra natura e con ciò che per noi davvero conta, è importante e ci fa stare bene.
La nostra fedeltà a questa mappa interiore, la coerenza ad essa degli obiettivi che ci diamo e dei risultati che otteniamo, ci fa sperimentare un profondo senso di gratificazione ed equilibrio, che deriva dal sentirci in armonia con noi stessi e con ciò che per noi è importante. Il che cambia anche il valore dei singoli risultati che via via raggiungiamo, perché la momentanea soddisfazione del singolo successo non si esaurisce in se stessa, ma si innesta sulla nostra più ampia sensazione di essere sulla
strada giusta, quella dove possiamo essere ciò che davvero siamo e dove possiamo fare ciò che ci riesce meglio, ci piace e per cui siamo grati di essere nati.
mercoledì 26 dicembre 2012
Evergreen: Itaca, di Konstantinos Petrou Kavafis (1911)
Oggi un canto dedicato a chi si accinge a partire per un lungo viaggio, ricco di avventure e di sfide, sospinto e sorretto dal pensiero della sua ambita meta.
***
Itaca
di Konstantinos Petrou Kavafis (1911)
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle, coralli, ebano e ambre,
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta,
***
Itaca
di Konstantinos Petrou Kavafis (1911)

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle, coralli, ebano e ambre,
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta,
più profumi inebrianti che puoi;
va' in molte città egizie,
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa' che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
***
va' in molte città egizie,
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa' che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
***
giovedì 1 novembre 2012
Artisti nell'ombra o bloccati nel ghiaccio, dedicatevi alla vostra arte...
Foto dal film "L'uomo nell'ombra" diretto da Roman Polański
***
Forse tra voi, in questo momento, c'è qualche artista nell'ombra. Qualcuno che sa di essere un artista, ma non ha prove per dimostrarlo. Avverte dentro di sé la presenza di un sogno, di una sensazione forte, di un desiderio bruciante, ma non riesce a portarlo alla luce. Magari ha paura. Paura di esporre il suo talento al sole, e vederlo dissolversi al semplice contatto con la luce. E questo può fare la differenza tra un artista dichiarato e un artista nell'ombra. Come a dire che la vera differenza tra un artista che esce allo scoperto e un artista che resta nell'ombra è il coraggio più che il talento!
A volte gli artisti nell'ombra si avvicinano in qualche modo al mondo che amano, ma invece di tuffarcisi a capofitto come vorrebbero, ne restano ai margini, in periferia. Secondo François Truffaut, per esempio, i critici, sotto sotto, sono tutti artisti falliti (e qualcosa doveva pur saperne, lui, visto che era stato un critico a sua volta!) e secondo Gustave Flaubert ogni notaio porta dentro di sé i rottami di un poeta (e di questo, forse, dovrei saperne qualcosa io).
In effetti non è da escludere che un aspirante poeta diventi notaio, un aspirante scrittore diventi un critico letterario o si dedichi alla pubblicità, o che un attore o cantante mancato diventi agente di attori e cantanti. Chi può dire cosa si nasconde dentro ognuno di noi, finché il nostro talento non è dichiarato?
Comunque, qualunque sia la sorte a cui avete votato il vostro talento, se vi sembra di averlo sprecato o semplicemente di averlo tenuto nascosto per troppo tempo, la peggior cosa che possiate fare ora (...ma che spesso si fa) è biasimarvi, giudicarvi in modo spietato, rinfacciarvi di non essere stati capaci di attuare il vostro potenziale. Probabilmente se non siete riusciti a venire allo scoperto non è il biasimo (o il timore del biasimo) ciò che vi è mancato, ma piuttosto il nutrimento e l'attenzione necessari per liberarvi dalla paura.
Compresa, al primo posto, la paura di prendervi sul serio.
Se volete riuscire a scrivere, dipingere, danzare, recitare, suonare, o fare ciò che vi pare, la prima cosa che dovete fare è: prendervi sul serio e prendere sul serio ciò che amate.
Se una vocina vi sussurra da qualche parte, nel cervello, nel cuore o anche nello stomaco: "che scemenze ti metti a fare?", mettetela a tacere, con dolcezza ma anche con decisione.
Immaginate che anche il vostro cervello, il vostro cuore o il vostro stomaco abbiano un regolatore del volume: regolate il volume di questa vocina al minimo, e trovate il modo di mettervi un'altra musica nelle orecchie. Potete ascoltare la vostra musica preferita, ma anche recitare mentalmente un mantra. Personalmente propendo per i mantra, ma molte persone (e, guarda caso, spesso quelle più convinte delle scemenze che fanno...) vanno in giro con le cuffie nelle orecchie! Nessuno vi troverebbe strani per le cuffie, insomma (magari più per il mantra...).
Concedete a voi stessi il permesso di esprimervi artisticamente, come permettereste a un bambino di giocare.
Già una volta abbiamo paragonato la nostra parte creativa ad un "artista bambino" bisognoso di cure, e ci eravamo ripromessi di portare questo bambino a passeggio una volta la settimana (a proposito, qualcuno l'ha fatto? Uhm... chissà...). Ora dobbiamo dargli il permesso di giocare. Per un artista nell'ombra giocare è un duro lavoro.
Facciamo conto che un artista nell'ombra sia come un bambino che non ha ancora imparato a camminare. All'inizio inciamperà, barcollerà, camminerà goffamente. Guai a criticarlo. Sono i primi incerti passi. Sono goffi solo perché sono i primi.
Per cui non siate mai severi con voi stessi quando le vostre prime opere non reggono il confronto con quelle dei grandi artisti. E' come paragonare un bambino che muove i primi passi ad un campione dello sport adulto. Anche i campioni sono stati all'inizio bambini, ed anche i loro primi passi sono stati incerti.
Cominciate a camminare, e poi camminate ancora e ancora. Arriverete sicuramente da qualche parte e camminerete sempre meglio...
****
Ed ora una riflessione su questo stesso tema tratta dal libro "Donne che corrono con i lupi" di Clarissa Pinkola Estés.
Nella foto Clarissa Pinkola Estés
***
"Nella psicologia archetipa essere freddi equivale ad essere senza sentimenti. (...)
L'atteggiamento gelido estingue il fuoco creativo (...)
Il ghiaccio dev'essere rotto e l'anima tolta dal gelo.
Gli scrittori, per esempio quando si sentono aridi, sanno che per superare l'aridità devono scrivere. Ma se sono bloccati nel ghiaccio, non scrivono. Esistono pittori che muoiono dalla voglia di dipingere, ma si dicono: 'Piantala. Il tuo lavoro è fatalmente strano e brutto'. Molti artisti che non hanno ancora raggiunto il successo o sono vecchi cavalli da battaglia nello sviluppare la loro vita creativa, continuano, ogni volta che stanno per prendere la penna, il pennello, il copione, a sentire: 'Non sei nient'altro che un disastro, il tuo lavoro è marginale o affatto inaccettabile - perché tu stesso sei marginale e inaccettabile'.
E allora qual è la soluzione? (...) Andate avanti, datevi da fare. Prendete la penna e mettevi a scrivere, e smettetela di piagnucolare. Prendete il pennello, e mettetevi a dipingere. Ballerine, infilate un'ampia camicia, legatevi nastri nei capelli, attorno al petto o alle caviglie, e dite al corpo di fare qualcosa: danzate. Attrici, scrittrici, poetesse, musiciste: smettete di chiacchierare. Non pronunciante neanche una parola, a meno che non siate cantanti. Chiudetevi in una stanza o in una radura sotto il cielo. E dedicatevi alla vostra arte. In linea di massima, ciò che si muove non congela. Muovetevi dunque, non smettete di muovervi." (Clarissa Pinkola Estés)
venerdì 19 ottobre 2012
Le nostre segrete aspirazioni, le nostre naturali attitudini...
"La vita che vogliamo non è semplicemente quella che abbiamo scelto e costruito...
E' quella che ora dobbiamo scegliere e costruire." (Wendell Berry)
"Mi piacerebbe imparare, o ricordare, come si vive" (Annie Dillard)
E' facile dire a qualcuno "Sii te stesso", il difficile è ricordarsi chi si è veramente.
Quali sono le segrete aspirazioni del tuo cuore, le attitudini della tua vera natura?
Rifletti oggi sul bagaglio di inclinazioni con cui (se non addirittura "per cui") sei venuto al mondo.
Per che cosa nutri da sempre una naturale attrazione, propensione, passione?
Quali sono le parti di te che sono rimaste inespresse, messe a tacere, o che nel tempo hai trascurato, abbandonato, per dedicarti a cose più serie, più importanti, più urgenti?
Forse ora è giunto il momento di tirarle finalmente fuori.
Canta, se sei nato per cantare; recita, se sei nato per recitare; cucina, se sei nato per cucinare; studia, se sei nato per studiare; fotografa, se sei nato per fotografare; zappa, se sei nato per zappare.
Cerca un corso nella tua città, oppure un corso on line, o un qualunque manuale di istruzioni (anche per negati). Trova persone che coltivano la tua stessa passione, condividila con loro, informati su come procedono, cosa fanno, dove si incontrano, dove si procurano materiali, strumenti, occasioni.
Riappròpriati delle tue capacità, coltivale, lascia che si esprimano.
Concediti questo lusso. Consideralo un buon investimento.
Perché proprio ora? per farne che? ormai è troppo tardi...
Soliti discorsi. In realtà è sempre il momento buono per disseppellire un tesoro nascosto!
Una volta tirato fuori, qualcosa di buono comunque ne verrà.
Dovunque c'è amore, c'è qualcosa di buono.
E fare ciò che amiamo fare, ciò per cui siamo portati, ciò in cui esprimiamo la nostra vera natura, ci fa sempre bene.
Se non nuoce a nessuno, per quale motivo non prendere in mano gli "attrezzi del proprio vero mestiere"?
E' vero, magari non siamo più ragazzi, non abbiamo più le energie di un tempo, né le occasioni, né la stessa quantità di futuro.
E allora?
Non è mai troppo tardi per esprimere le proprie potenzialità, tradurle in opera e gioirne.
Che poi quest'opera trovi un riconoscimento da parte del mondo non è dato saperlo, ma certamente non potrà trovarlo se non viene alla luce.
Non preoccuparti che senso abbia cominciare oggi una cosa che avresti dovuto iniziare venti anni fa. Potresti vivere altri vent'anni e dirti che era una cosa da fare oggi.
Ricordati, come sostiene un vecchio detto, che ogni viaggio comincia dal primo passo, ovunque si sia diretti. La cosa più difficile è la decisione di incamminarsi, di muoversi, di mettersi in gioco.
Una volta iniziato il viaggio, i passi si moltiplicano rapidamente uno dietro l'altro, la strada si apre quasi da sé davanti a noi, troviamo compagni, nuove ispirazioni e nuove motivazioni.
Il cammino di chi procede verso la propria autorealizzazione è benedetto.
A volte, questa benedizione la percepiamo solo noi e ci accorgiamo di non poter condividere il nostro entusiasmo con amici e parenti.
Anzi, a volte è addirittura sconsigliabile informarli del nostro progetto, perché magari ci scoraggiano prima ancora che noi iniziamo. Ci dicono cose tipo: "Sei un illuso. Non approderai a niente. Non hai più l'età. Non hai le capacità".
Tappatevi le orecchie, appena qualcuno comincia a farvi discorsi del genere.
Chiedetevi: "Quali sogni meravigliosi ha realizzato questa persona nella sua vita?". Se la risposta è "Nessuno" (e di solito lo è, quando uno parla così), allora non è un consigliere attendibile. Se potete permettervelo, smettete di ascoltare e cambiate argomento. Se non potete permettervelo (perché magari si tratta del principale finanziatore del vostro sogno...), beh, allora almeno non dategli retta. E' in ballo la vostra autorealizzazione, non la sua. E solo voi avete il diritto di giudicare per quale motivo siete venuti su questa terra e se vale la pena andare... dove vi porta il cuore.
****Per concludere, ecco due citazioni, una di Sarah Ban Breathnach, l'altra di Hermann Hesse, che dicono in modo piuttosto suggestivo qualcosa che forse... ci può riguardare.
"Ecco cosa credo che accada. Appena prima di arrivare su questa terra per cominciare la vita, ci viene data una fotografia del nostro futuro - il Progetto Divino - perché ci entusiasmiamo alla grande avventura che ci aspetta. Quando la macchina fotografica celeste espelle la fotografia, siamo tanto impazienti di cominciare l'avventura che afferriamo il negativo anziché la fotografia. Così ora abbiamo il disegno di una vita favolosa, ma la prospettiva è capovolta. Il bianco sembra nero, il nero appare bianco. Abbiamo l'immagine intera, ma è al contrario. Così piangiamo quando dovemmo ridere, siamo invidiose quando dovremmo sentirci ispirate, viviamo la privazione invece dell'abbondanza, prendiamo la via più difficile invece di quella facile, ci tiriamo indietro invece di avanzare. E, cosa peggiore di tutte, chiudiamo il nostro cuore per evitare le ferite, quando aprirlo è il solo modo per conoscere la gioia... Oggi prendi il negativo del tuo Progetto Divino e lascia che l'Amore lo sviluppi, così potrai cominciare a vivere la vita per la quale sei stata creata." (Sarah Ban Breathnach)
***
"La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di arrivare a se stesso. Finisca poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. Affar suo è trovare il proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto e senza fratture dentro di sé. Tutto il resto significa soffermarsi a metà, è un tentativo di fuga, è il ritorno all’ideale della massa, è adattamento e paura del proprio cuore." (Hermann Hesse, Demian)
domenica 14 ottobre 2012
Preghiera per un buon sogno
Le ultime parole del mio post di oggi, dal titolo "Ciò che si muove non congela significa anche credere nei propri sogni e nelle proprie aspirazioni ", contengono un augurio, rivolto a tutti coloro che hanno bisogno di un buon sogno verso cui dirigersi.
Sergio Dimartino ha rielaborato le mie parole di augurio, trasformandole in una preghiera di potente bellezza. Ringrazio di cuore Sergio, per questa graditissima rielaborazione, e la giro a voi tutti, affinché possiate farne buon uso, all'occorrenza.
“Che riceva in dono dall'universo un sogno;
che cominci a coltivare questo sogno
e a valutare la sua realizzabilità;
che cominci a fare progetti, a creare i presupposti
per viaggiare verso questo sogno;
che mi metta a studiare,
a cercare informazioni, alleati e mezzi;
che alimenti in me la fiamma della passione
che mi spinge verso ciò che mi fa sentire vivo,
affinché, quando mi sentirò pronto,
possa mettermi in viaggio,
affrontarne le incognite e gli ostacoli
con forza e coraggio
ed uscire da questa situazione di stallo,
anziché spinto dalla voglia di fuggire,
attratto dalla voglia di partire.”
Sergio Dimartino ha rielaborato le mie parole di augurio, trasformandole in una preghiera di potente bellezza. Ringrazio di cuore Sergio, per questa graditissima rielaborazione, e la giro a voi tutti, affinché possiate farne buon uso, all'occorrenza.
“Che riceva in dono dall'universo un sogno;
che cominci a coltivare questo sogno
e a valutare la sua realizzabilità;
che cominci a fare progetti, a creare i presupposti
per viaggiare verso questo sogno;
che mi metta a studiare,
a cercare informazioni, alleati e mezzi;
che alimenti in me la fiamma della passione
che mi spinge verso ciò che mi fa sentire vivo,
affinché, quando mi sentirò pronto,
possa mettermi in viaggio,
affrontarne le incognite e gli ostacoli
con forza e coraggio
ed uscire da questa situazione di stallo,
anziché spinto dalla voglia di fuggire,
attratto dalla voglia di partire.”
venerdì 28 settembre 2012
Credere nei propri desideri e nelle proprie aspirazioni - primo assaggio
Credere nei propri desideri e nelle proprie aspirazioni ("regola della serenità" numero 8) significa prima di tutto sentirsi legittimati ad essere se stessi ed aspirare alla propria autorealizzazione (a diventare, cioè, proprio ciò per cui ci si sente tagliati). Molto spesso purtroppo, soprattutto da giovani, possiamo subire vari condizionamenti a riguardo, da parte dell'ambiente che ci circonda, e finire col fare scelte di vita, di studio e lavorative basate più su criteri di desiderabilità sociale, che sui nostri stessi desideri più autentici. Una volta o l'altra, parleremo più in dettaglio dell'importanza di riprendere in mano le proprie vocazioni, quando si dovesse giungere ad una fase della vita in cui si affacciano i primi rimpianti (e non necessariamente i primi) per le antiche aspirazioni sacrificate. Ci sono magari sogni abbandonati, che possono trasformarsi da rimpianti in progetti, e darci così una sferzata di vita, di entusiasmo e di energia, proprio quando ne abbiamo più bisogno.
Ne riparleremo: questo è solo un primo assaggio. Mi è venuto in mente stasera, riguardando questo video in cui Benigni dice che poco ci è mancato che diventasse... Don Roberto!
Vera o falsa che sia la storia, Benigni è un buon testimonial, quando si parla di autorealizzazione. Perché lui riesce ad essere se stesso, Benigni, così com'è. Vìola molti modelli di desiderabilità sociale e tuttavia è socialmente desiderabilissimo. Perché?Perché è convinto. E allora convince. E vince pure l'Oscar!
Buona visione!
http://youtu.be/cop5RbZteL4
Ne riparleremo: questo è solo un primo assaggio. Mi è venuto in mente stasera, riguardando questo video in cui Benigni dice che poco ci è mancato che diventasse... Don Roberto!
Vera o falsa che sia la storia, Benigni è un buon testimonial, quando si parla di autorealizzazione. Perché lui riesce ad essere se stesso, Benigni, così com'è. Vìola molti modelli di desiderabilità sociale e tuttavia è socialmente desiderabilissimo. Perché?Perché è convinto. E allora convince. E vince pure l'Oscar!
Buona visione!
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