Visualizzazione post con etichetta life coaching. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta life coaching. Mostra tutti i post

giovedì 12 settembre 2019

Ricominciare si può in ogni fase della vita. Intervista su Donna Moderna


Cambiare vita negli "anta"? Si può!

Donna Moderna dedica uno spazio a questo argomento intervistando Maria Michela Altiero


Maria Michela Altiero, psicologa, life coach e mindfulness trainer 
offre consulenza dal vivo e online



martedì 3 settembre 2019

Nuovo studio, nuovo logo. Considerazioni sui traslochi, sui cambiamenti e sull'apertura di nuovi scenari


Inizio questo mese di settembre con una novità: ho trasferito il mio studio in Corso Avezzana 34, a Torre del Greco. Sarà un piacere per me inaugurarlo con quanti di voi vorranno partecipare ai prossimi eventi in programma (il 20 e il 24 settembre due presentazione gratuite a tema mindfulness, dal 1° ottobre il programma MBSR, a dicembre il nuovo ciclo di incontri dedicati alla compassione).

Prendo spunto dalla recente esperienza del trasloco, per qualche riflessione più generale in tema di cambiamenti.
Tanto per cominciare, va detto che questo trasferimento dello studio non è partito per mia iniziativa. In passato l'idea mi era anche balenata in mente di tanto in tanto ma poi, per amor di quiete, l'avevo sempre accantonata o dimenticata, scegliendo di restare dove stavo anziché complicarmi la vita. Poi un bel giorno il contratto di locazione è giunto a scadenza e, per via di certe necessità della parte locatrice, non è stato rinnovato. Così mi sono trovata sfrattata.
Quando veniamo sloggiati da una postazione che ci è familiare, come per esempio da una casa, da una posizione lavorativa, dal posto che occupiamo al fianco di un partner, è del tutto naturale che sulle prime l'esperienza possa presentarsi a noi come sgradevole. E ciò a prescindere da quanto fosse effettivamente soddisfacente per noi la posizione in questione (il mio vecchio studio per esempio non era più abbastanza capiente per i gruppi e poteva capitare di stare un po' stretti). A volte ci riesce più semplice restare in una situazione scomoda ma nota, che esporci deliberatamente a un cambiamento,  perché questo ci costringe ad uscire dalle nostre abitudini, a ripensare l'organizzazione della nostra vita, a fare i conti con l'incertezza.
Poi viene la volta che la vita ci impone di cambiare. E non ci domanda se siamo d'accordo. Non ascolta le nostre rimostranze. In certi casi non ci dà nemmeno il preavviso (come invece e per fortuna avviene per le finite locazioni).
Allora la questione non è più evitabile né procrastinabile: l'onda del cambiamento ci si para davanti e ci chiede di cavalcarla. Sta a noi scegliere se sprecare le nostre energie rifiutando la realtà e contrastando le richieste dei tempi oppure aprirci all'enorme potenziale di rinnovamento insito nella fine delle cose e nel tramonto dei vecchi scenari, per aprirci a scenari nuovi e a tutto ciò che può nascere proprio perché qualcos'altro muore. Per fiorire,  i semi del cambiamento hanno bisogno di un terreno che li sappia accogliere e i traslochi veri o simbolici della nostra vita sono un buon momento per estirpare le erbacce, dissodare la terra e dare modo ai processi di crescita di seguire i loro tempi. 
Mentre lo studio vecchio era mezzo smontato e lo studio nuovo in fase di allestimento, in una calda giornata passata a dividermi di qua e di là (i clienti nello studio vecchio con quattro mobili, gli operai in quello nuovo con trapani, scatole e scatoloni) mi arriva una telefonata. Mi propongono un'intervista in quanto life coach ed esperta di cambiamento. Mi viene un po' da ridere, dato il momento.  Beninteso loro non sanno che sono nel pieno di un cambiamento (è una coincidenza...) e quando glielo dico (dico cioè: dovrò ricevervi nella baraonda di un trasloco) la risposta è questa: "Non è importante dove ci riceve, signora: il luogo che veniamo a visitare è Lei".

Oggi, reduce soddisfatta di questa calda estate passata a ripensare l'organizzazione dei miei spazi lavorativi, finalmente alleggerita del peso di vecchi arredi, vecchie riviste, vecchie scartoffie, mi accorgo che questo cambiamento di scenario mi ci voleva.
Apro la finestra e il panorama è nuovo. L'esposizione è diversa, i rumori in strada anche. Ho nuovi vicini. Qualche nuovo arredo. Spazi liberi, senza ingombri casuali.
Con l'occasione ho cambiato anche logo.
Il nuovo logo (un albero che contiene una stella) è il punto d'incontro tra le due immagini precedenti:




quella utilizzata per il counseling psicologico e il life coaching, con gli omini in viaggio che fanno una sosta sotto un albero e che si orientano grazie a una stella in cielo;



e quella utilizzata per le pratiche di mindfulness, con una persona che medita sotto un albero, ferma in raccoglimento, connessa al più ampio universo di cui fa parte.


Il nuovo logo vuole mettere insieme l'andare e lo stare, dando al simbolo un valore unificante. Come a dire: che tu stia fermo in un luogo, in raccoglimento, o in viaggio nella vita, spostandoti di qua e di là, ciò che ti guiderà e ti farà sentire a casa è la luce che porti dentro. Prenditene cura. 

In questo spirito, voglio aprire il nuovo anno lavorativo con due auguri. 
Il primo è per tutti noi che ci dedichiamo alle pratiche di mindfulness. Che la luce della consapevolezza, che intendiamo alimentare e tenere accesa con la regolarità della pratica, possa illuminare le nostre menti e la nostra vita, farci sentire a casa nel nostro corpo ovunque siamo, fermi o in viaggio, radicati nella realtà come alberi e in contatto rispettoso e amorevole con l'universo vivente di cui siamo parte.
Il secondo è per quanti di noi, in questo momento, soffrono perché  fermi in una situazione scomoda o che ha fatto il suo tempo ma da cui, per amor di quiete o paura di trambusto, non osano uscire, come una relazione logora che va avanti per forza di inerzia, un luogo in cui si vive che non risponde più alle proprie esigenze, o  un lavoro che opprime il cuore e non lascia decollare il progetto lavorativo dei sogni.
L'augurio in questi casi non è di fare un passo per cui non ci si senta pronti, ma di saper riconoscere quando arriva il momento di farlo.
A volte la sorte ci viene incontro accompagnandoci (e magari anche un po' spingendoci) là dove non oseremmo andare in circostanze abituali. Concediamoci in questi casi un ascolto attento delle reali richieste che la vita ci pone quando ci lancia le sue sfide,  e anche il lusso, se i tempi sono maturi, di lasciar emergere la personalissima risposta del nostro cuore, che forse aspettava solo di essere interrogato per sentirsi libero di parlare e magari di stupirci, con la grande potenza che possono avere le risposte creative quando sono tempestive.



Quando soffia il vento del cambiamento
 alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.
(Proverbio cinese)

***


***











giovedì 28 gennaio 2016

Soluzioni. Un pensiero di Deng Ming-Dao


Non abbiate paura di esplorare;
senza esplorazioni non vi sono scoperte. 
Non abbiate paura delle soluzioni parziali; 
senza tentativi non vi sono successi.


Indecisione e procrastinazione sono atteggiamenti deleteri: chi aspetta ad imbarcarsi se il progetto non è perfettamente a punto, o disdegna il compromesso di una soluzione parziale, è persona assai infelice. Raramente un’impresa parte nelle circostanze ideali. Anzi, ogni situazione porta con sé molte incertezze. I saggi solo coloro che riescono a trarre forza da circostanze per gli altri confuse.
Esigere che tutto sia perfetto prima di entrare in azione è come voler giungere a destinazione senza affrontare il viaggio. Per i seguaci del Tao, il percorso conta tanto quanto il punto di arrivo. Nel Tao, procedere a piccoli passi è un concetto fondamentale.
I giorni trascorrono sia con, sia senza di noi. Se non stiamo attenti, gli anni passeranno e noi ci ritroveremo pieni di rimpianti. Non possiamo risolvere un problema in un attimo? Pazienza: l’importante è cominciare ad affrontarlo. Scomponiamo le difficoltà in parti più piccole, e potremo progredire verso la riuscita. Se aspettiamo che tutto si accordi alla perfezione con i nostri piani, tanto vale che aspettiamo per sempre. Se invece usciamo e ci immergiamo nella corrente della vita, scopriremo che la grandiosità dell’edificio si regge su un insieme di singoli mattoni.
Deng Ming-Dao, da “Il Tao per un anno”, 295
***

***

domenica 10 maggio 2015

Dell'arte di accorgersi


Vivere consapevolmente significa coltivare «l'arte di accorgersi»
Accorgersi di esistere fisicamente, qui e ora.
Accorgersi di cosa sente il nostro corpo. 
Accorgersi delle nostre emozioni, di cosa proviamo quando siamo con altre persone e quando siamo soli.
Accorgersi dei nostri impulsi, dei nostri comportamenti automatici, degli schemi di comportamento che tendiamo a ripetere. 
Accorgersi dei nostri pensieri, del chiacchiericcio quasi costante della nostra mente, delle critiche e dei rimproveri che essa magari ci muove.
Accorgersi se la voce che sentiamo nella testa è davvero la nostra voce o se piuttosto appartiene a qualcun altro (per esempio, a nostra madre).
Accorgersi di cosa pensiamo mentre qualcuno ci parla, se stiamo prestando più attenzione  ai nostri pensieri o a ciò che l'altro cerca di comunicarci.
Accorgersi dei nostri sogni ad occhi aperti, dei ricordi, delle mille immagini mentali che  nascondono la realtà che abbiamo sotto il naso.
In effetti sono tante le cose di cui potremmo accorgerci, esercitandoci a  prestare attenzione allo svolgersi della nostra esperienza momento per momento. 
Può darsi che ciò ci costringerà a prendere atto di alcune realtà difficili o imbarazzanti.
Non è detto che tutto ciò di cui ci accorgeremo ci piacerà, e non siamo costretti a farcelo piacere a tutti i costi.
Vivere consapevolmente implica semplicemente rispetto per i fatti della realtà, quali che siano. 
Significa vivere il nostro rapporto con la realtà con atteggiamento responsabile .
Significa prendere le distanze da una voce tentatrice che a volte suggerisce: «Se fai finta di niente, se scegli di non vederla e di non prenderne atto,  la realtà non esiste».
Coltivare l’arte di accorgersi,  richiede prima di tutto un interesse, una convinzione che ne valga la pena.
Dobbiamo essere convinti che alla lunga avremo più da guadagnare dalla consapevolezza che dalla non-consapevolezza.
Perché diventare più consapevoli delle nostre sensazioni corporee?
Per esempio per evitare un infarto, grazie alla capacità di ascoltare i segnali di stress che il  nostro corpo ci manda e che a volte passano inosservati alle persone che si lasciano travolgere da una vita frenetica. 
Perché accorgerci delle nostre emozioni quando interagiamo con altre persone? 
Magari per  comprendere meglio le nostre azioni e le nostre reazioni, e riuscire a vivere meglio le nostre relazioni.
Perché diventare consapevoli delle varie voci che parlano dentro di noi? 
Per esempio per  riconoscere se siamo davvero guidati nel nostro agire dalla "nostra voce", che rispecchia i nostri personalissimi valori e principi, o se in un certo momento sono all'opera nella nostra mente programmi a noi estranei (presenti magari con la voce di un genitore o di un’autorità religiosa); distinguere gli uni dagli altri è fondamentale se vogliamo essere persone libere e autonome.   
Perché accorgerci dei nostri schemi di comportamento abituali e automatici?
 Per  comprendere quali di questi schemi facciamo bene a mantenere e quali invece dobbiamo rompere e modificare, perché ci allontanano da una vita di valore.
Una caratteristica della non-consapevolezza è proprio quella di portarci verso comportamenti ed atteggiamenti non in linea con i nostri valori, cioè con ciò che ha realmente importanza per noi nella vita, con i principi che vorremmo che guidassero le nostre azioni (tutte le dipendenze, tra l'altro, trovano un terreno molto fertile nella non-consapevolezza).
Di solito ognuno di noi tende ad essere più consapevole in alcuni ambiti della vita e meno consapevole in altri. Ci sono persone brillantemente consapevoli sul lavoro e pochissimo consapevoli nelle relazioni interpersonali, come ci sono atleti con una consapevolezza estrema di ogni sfumatura del proprio corpo e magari non molto consapevoli del significato di certe loro emozioni.
Può darsi che alcuni di noi abbiano bisogno di portare più consapevolezza nell’ambito dei propri bisogni materiali fondamentali, altri nell’ambito spirituale, altri nell’ambito della loro loro crescita personale o professionale, altri nell’ambito delle loro relazioni personali, e così via.
Come fare a capire in quali ambiti della nostra vita sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza? Il più delle volte possiamo arrivarci  intuitivamente, perché di solito sono quelli meno soddisfacenti, quelli cioè dove sperimentiamo maggiore frustrazione e dove si annida il maggior dolore.
A seguire, troverete un breve elenco di domande che potrebbero tornare utili a chi voglia cimentarsi in una piccola operazione di auto aiuto, ispirata un po' all'arte di accorgersi e un po' al life coaching.
Consiglio di provare a rispondere per iscritto a tutte le domande, seguendo l'ordine in cui sono poste, e poi lasciare semplicemente che questo piccolo atto di attenzione verso la nostra realtà abbia la sua evoluzione naturale.
Fate conto che sia come mettere un piccolo seme nel terreno. Se son rose... fioriranno.
***
Domande:
- Cosa mi rende riluttante a prestare maggiore attenzione all'ambito della mia vita che oggi considero insoddisfacente?
- Quali esperienze sgradevoli immagino di evitare, non portando la mia consapevolezza in quell’ambito?
- Se presto attenzione alle esperienze sgradevoli che intendo evitare, cosa noto in me (senza rimproverarmi) a livello di sensazioni, pensieri, emozioni?
- Se non esistessero le sensazioni, i pensieri e le emozioni spiacevoli, che tipo di persona potrei e vorrei essere in quell'ambito della mia vita? Che comportamenti in particolare adotterei, assecondando i miei principi e valori personali?
- Se volessi sentirmi più efficace e più coerente con i miei valori, in quell’ambito della mia vita, cosa sarei disposto a cominciare a fare subito, oggi stesso (e a proseguire durante la prossima settimana, i prossimi mesi, ecc.)?

***


***
MBSR - Mindfulness Based Stress Reduction - Programma per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza (per informazioni clicca qui)
***

domenica 7 settembre 2014

In viaggio con i mandala. Presentazione delle attività di gruppo


Come vi avevo preannunciato, ho definitivamente messo a punto il programma delle attività di gruppo che avranno luogo nel mio studio a partire dal 18 settembre 2014
Nella pagina degli eventi (clicca qui) vi terrò aggiornati sul calendario delle attività, con le date e gli orari degli incontri. 
Chi desidera ricevere per l'avvenire il mio invito ad ogni evento collegato a questo blog, può chiedere l'amicizia al profilo degli eventi su facebook  (clicca qui)

Il nome del progetto è "In viaggio con i mandala".
Si tratta di  una serie di laboratori teorico-pratici, sostanzialmente  autonomi l'uno dall'altro, ma che nell'insieme costituiscono i diversi  step di un unico cammino di crescita personale.
Saranno proprio i mandala, a cui il progetto è ispirato (e di cui vi ho già parlato in un precedente post), l'elemento che fungerà da filo conduttore tra i vari laboratori.
La crescita personale, nello spirito di questo progetto, è intesa come processo che conduce l'individuo sempre più vicino al suo Sé autentico,  per consentire a quest'ultimo di esprimersi, di espandersi, e di fungere   così da utile bussola interna che aiuta la persona ad orientarsi nelle scelte della vita.

Le attività volte a promuovere la crescita personale di un individuo non gli indicano né degli obiettivi da conseguire né delle direzioni da prendere. 
Milton Erickson diceva: "Come si fa a condurre un cavallo, trovato libero in un bosco, alla sua stalla? E' sufficiente mantenerlo sul sentiero. Ad ogni bivio sarà lui a sapere che direzione prendere."
E' in questo spirito che ho scelto il mandala come motivo ispiratore delle nostre attività di quest'anno: per aiutarci a restare sul sentiero.
Il centro di un mandala, infatti, è un continuo richiamo al nostro centro interiore, a quella parte di noi che sa chi veramente siamo, cosa dà veramente senso a noi stessi e significato alla nostra esistenza, qual è la nostra missione personale e lo scopo della nostra vita. 
Tutte cose che chi più di noi stessi dovrebbe conoscere? 
Eppure, per quanto possa sembrare strano, tante persone dicono di  non avere la più pallida idea a riguardo. 
Magari un tempo - chissà - una mezza idea ce l'avevano pure, ma ora no,  non più.
Alcuni dicono che, in un angolo della loro mente, certe cose di sé le sanno benissimo, ma ormai ci hanno messo una pietra sopra.
Quanti magnifici aspetti di noi stessi abbiamo perso di vista, smarrito per strada o sepolto sotto il peso schiacciante di mille altre priorità (scadenze, difficoltà  materiali, esigenze familiari, attese sociali, pregiudizi, preoccupazioni, eccetera)?
Il mandala è un invito a riappropriarci del nostro centro, della nostra essenza, della nostra autenticità, tutte le volte in cui ci sentiamo trasportati lontano da ciò che per noi conta davvero, in un vortice, che gira e gira, ma non si capisce bene intorno a che, con la conseguenza che certe volte ci sembra proprio di girare a vuoto, eppure non riusciamo a scendere dalla giostra.

Il centro di un mandala è il fulcro intorno a cui gira tutto il disegno.
Allo stesso modo, quando noi ci riappropriamo del  nostro centro interiore, e restiamo fedeli a noi stessi e alla nostra più intima verità, tutto nella nostra vita comincia a girare meglio, e la giostra è un gioco che non ci travolge più.
Il centro del mandala è infatti anche una specie di "occhio del ciclone": un luogo di quiete nel bel mezzo del vortice circostante.
Trovare la via d'accesso ad un analogo luogo di quiete dentro di noi, può aiutarci a restare saldi pur nelle bufere della vita, e darci la chiave di un rifugio sicuro, su cui poter sempre contare nelle infinite avventure del nostro viaggio terreno.


Ciascun laboratorio partirà solo al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti.

Seguimi anche su Google+  (...e in caso di difficoltà, clicca qui per istruzioni)







martedì 2 settembre 2014

Buoni propositi di settembre e segreti anniversari del cuore

Se mi chiedessero qual è per me  il momento dell'anno più propizio per sfornare buoni propositi, non avrei dubbi a rispondere che è settembre.
Anche Capodanno, certo. Ma settembre di più.
Non ci sono i fuochi d'artificio, né i botti, né lo spumante; non ci sono calendari vecchi da bruciare e nemmeno calendari nuovi da appendere. Persino gli oroscopi sono fiacchi e a pochi salta in mente di brindare ai sogni e ai progetti, in questo periodo.
Eppure a settembre molti di noi si sentono sostenuti da una particolare energia.
Probabilmente il recente rientro dalle vacanze ci rende più carichi, vigorosi e pieni di voglia di fare, di quanto non ci sentiamo a gennaio, con i lavori già in corso da un pezzo, i postumi dello stress natalizio ancora da smaltire e una vaga atmosfera di letargo che rallentare il ritmo della nostra progettualità.
Ma a parte ciò, c'è anche da dire che a settembre per molti di noi ricorre un  "segreto anniversario del cuore", che crea un clima propizio per cominciare un cammino nuovo col piede giusto.
I segreti anniversari del cuore - per chi non conoscesse l'espressione - sono le date in cui ognuno di noi celebra le sue ricorrenze personali, che sui calendari di solito non ci sono o, se ci sono, non riguardano i fatti nostri.
In questi momenti possiamo vivere particolari stati d'animo legati all'evento di cui ricorre l'anniversario (o il decennale, il ventennale...) ed essere particolarmente predisposti (nel bene o nel male) a fare alcune cose che  hanno un qualche legame con quell'evento passato.
Esistono, per questi anniversari, delle specie di cerimonie private, che a volte celebriamo consapevolmente e a volte anche inconsapevolmente.
In quest'ultima categoria  sembrano rientrare, per esempio, certe coincidenze di date, di cui spesso si sente parlare e che sempre ci stupiscono un po': un nipotino nasce proprio nel giorno dell'onomastico di suo nonno (oppure dieci anni giusti dopo la morte della nonna); una figlia si  laurea lo stesso giorno in cui, vent'anni prima, si era laureata sua madre (o suo padre aveva aperto il suo negozio);  la scintilla di un grande amore scocca proprio il giorno in cui, per lui e/o per lei, ricorreva non si sa bene quale altro anniversario del cuore. E così via.
Tornando al mese di settembre, il segreto anniversario del cuore, che molti di noi probabilmente celebrano in quest'epoca, ha a che fare con il periodo che precedeva, ai tempi della scuola, l'inizio del nuovo anno scolastico. Il clima dei preparativi, in settembre, aveva un fascino tutto suo che probabilmente a molti di noi è rimasto dentro, e riattiva ogni anno un certo sentire positivo.
Il clima a cui mi riferisco era fatto di quaderni, diari, penne, matite, colori, astucci, gomme e colle, tutta roba con il suo bellissimo profumo di nuovo, che nulla in realtà ci diceva su cosa realmente sarebbe accaduto di lì a giugno, ma ci metteva addosso una carica sufficiente per farci venire voglia di tornare a scuola (piuttosto che scappare con il circo o nel Paese dei Balocchi).
Rivivere quel clima ancora oggi, se lo conosciamo, può certamente giovare alla nostra progettualità, darle una marcia in più, renderci più forti e determinati nel perseguire i nostri obiettivi e meno esposti alla tentazione di deragliare, rinunciare ai sogni e in genere scappare di fronte ai rischi che ogni nuova avventura comporta.

In questi primi giorni di settembre, se anche per te ricorre questo segreto anniversario del cuore, cavalca l'onda dell'emozione e celebralo degnamente.
Corri in cartoleria e compra una biro nuova,  un bel quaderno con la spirale, una scatola di colori, la colla e un paio di forbici. 
Annusa tutto e riappropriati dell'idea che il nuovo anno comincia ora e finisce a giugno, e tu quest'anno farai grandi cose e ti guadagnerai la tua promozione, proprio come quand'eri a scuola, con un'unica differenza: che il programma ora lo decidi tu.
Metti nero su bianco tutte le cose che vuoi fare quest'anno, tutte le cose che vuoi lasciare, tutte che quelle che vuoi iniziare, tutti i cambiamenti, tutti i miglioramenti.
Ogni materia è ammessa.
Ogni tuo progetto va bene, che riguardi il tuo fisico o riguardi il tuo spirito, che riguardi il tuo lavoro o la tua vita sentimentale, che riguardi l'arredamento di casa o il colore dei tuoi capelli.
Cosa desideri? Cosa non vuoi più? Cosa vuoi cambiare?
Non porti limiti, ora. Non cominciare a chiederti dove troverai la forza, i soldi, il coraggio, il tempo, gli alleati, le informazioni, e quant'altro ti occorre  per portare a buon fine tutti questi tuoi propositi.
Oggi limitati a chiarirti le idee su cosa realmente vorresti realizzare quest'anno, per te, per stare bene, per sentirti in pace e per promuoverti a pieni voti nel mese di giugno, consapevole di avercela messa tutta per avvicinarti il più possibile a ciò che per te (e non per inesistenti  programmi ministeriali!) conta davvero nella vita.
Usa i colori, disegna i tuoi sogni, metti una croce su ciò che vuoi abbandonare, ritaglia dai giornali immagini che ti ispirano e frasi che ti incoraggiano, e usa la colla per farne un collage.
Dedica un po' di tempo a questa specie di folle gioco.
La penna è tua, e anche il quaderno, e i colori, e tutto il resto. 
Puoi farne ciò che vuoi. Non è reato, la mamma non ti sgrida e la maestra non c'è più.
Stai sprecando tempo? Non stai sprecando tempo.
Stai solo cercando una risposta alla domanda: "Che voglio per me e per la mia vita, quest'anno?".
Questa ricerca è un'attività importante, ti serve a chiarirti le idee.
E prima di arrivare a chiarirtele puoi anche fare tutta la confusione che vuoi: scrivere, cancellare, dormirci sopra, riscrivere, colorare, incollare, eccetera.
Insomma che settembre ci aiuti a dire a voce alta a noi stessi e all'Universo tutto: "Io quest'anno voglio questo, e qualunque mio atto, decisione, impegno di qui a fine giugno farà i conti con questa mia intenzione".
Ciò non significa che quest'anno non faremo altre cose, o che lavoreremo continuamente ai progetti che abbiamo in mente; ma di base la  nostra attenzione sarà focalizzata su quelli e sfrutteremo ogni occasione che ci capiterà sotto gli occhi o per le mani (una notizia sul giornale, un incontro fortuito, un corso di formazione interessante) per ottenere ciò che a settembre abbiamo dichiarato di volere per il nuovo anno.
Inutile dire che sto lavorando io stessa in questi giorni alla programmazione delle mie prossime attività per il nuovo anno. Ho in mente una serie di cose che spero di potervi comunicare al più presto.
Buon lavoro dunque a voi. 
E buon lavoro anche a me...
***
Link collegati:
Seguimi anche su Google+  (...e in caso di difficoltà, clicca qui per istruzioni)





domenica 29 giugno 2014

Citazioni: frasi di Wayne W. Dyer


"Solo gl’insicuri vogliono la sicurezza."
***
"Aver bisogno di essere approvati è come dire:
'Val più il tuo concetto su di me dell’opinione che ho di me stesso'."
***
"Quanto vali non può essere verificato dagli altri.
Vali perché tu lo dici. Se tieni conto dell’altrui stima
per sapere quanto vali, quella è, appunto, una stima altrui."
***
"Amare se stessi vuol dire accettarsi in quanto persona degna di rispetto,
perché così si è deciso. Accettarsi vuol dire altresì non lamentarsi.
Le persone che funzionano a pieno ritmo non si lamentano mai,
e in particolare non si dolgono che gli scogli siano duri,
che il cielo si annuvoli, che il ghiaccio sia troppo freddo.
Accettare significa non trovare da dire; la felicità significa non lamentarsi
di quello per cui non c’è niente da fare.
Le lamentele sono il rifugio di coloro che non hanno fiducia in se stessi."
***
"Pensate al vostro corpo come a un tempio sacro
e veneratelo come forma di amore.
Siate consapevoli e grati per ogni organo, ogni goccia di sangue,
ogni appendice e ogni cellula che lo compone.
Iniziate in questo istante offrendo una preghiera
silenziosa di gratitudine per il vostro fegato, il vostro cuore, e il vostro cervello.
Dite solo: Grazie, o Dio, per questo dono glorioso.
Sono consapevole della sua importanza
e con il tuo aiuto inizierò oggi il processo per arrivare ad amarlo incondizionatamente.
L’amore diverrà alla fine il valore aggiunto che riporterà la vostra vita in equilibrio.
Uno dei poeti americani che preferisco, Henry W. Longfellow, ci dice:
“Colui che rispetta se stesso è al sicuro dagli altri;
ha indosso una corazza che nessuno potrà trapassare”
Quando rispettiamo e amiamo davvero noi stessi,
è come se avessimo addosso un’armatura di maglia flessibile
fatta di anelli di acciaio che ci protegge dall’altro schiavo
delle dipendenze che è parte della nostra vita."
***
“Il Cambiamento non significa che perdiamo la strada;
significa invece che imbocchiamo una strada nuova.
Prendiamo l’impegno a vivere una vita ispirata allo scopo,
anziché alle pretese infinite e alle false promesse
che sono il segno distintivo dell’ego.”
***
"L’amore è la capacità e volontà di permettere
alle persone a cui si vuole bene di essere ciò che vogliono essere,
senza insistenza o pretesa alcuna che esse diano soddisfazione."
***
"Un rapporto fondato nell’amore
è quello in cui l’uno permette all’altro di essere ciò che vuole,
senza attendersi né pretendere nulla."
***
"Matrimonio è la solidarietà di due persone
che a tal punto si amano,
che mai e poi mai l’una vorrebbe che l’altra fosse
ciò che spontaneamente non sceglierebbe di essere."
***
"Dobbiamo ai figli l’occasione di essere tutto ciò che possono diventare,
di avere coscienza del loro valore, di saper correre dei rischi,
di fare affidamento su se stessi,
di attingere alla loro creatività innata e
di sentire lo scopo della loro presenza al mondo."
***
"Nella vostra vita vedete essenzialmente ciò in cui credete.
Se, per esempio, credete fermamente nella scarsità,
ci pensate regolarmente e ne fate il fulcro delle vostre conversazioni,
sono certo che ne vedrete moltissima.
D’altro canto, se credete nella felicità e nell’abbondanza,
se non pensate che a questo, ne parlate con tutti e agite di conseguenza,
è assolutamente certo che vedrete ciò in cui credete."
***
"Quello che vedi è la prova di quello che credi.
Credici e lo vedrai."
***
"Le persone piene d’amore vivono in un mondo pieno d’amore.
Le persone ostili vivono in un mondo ostile.
Ma il mondo e’ sempre lo stesso."
***
"Non vi è nulla di più incontrollabile di una persona felice
che vive nell’entusiasmo! Non vi è nulla di più facile da controllare
di una persona infelice che vive nella paura!"
***
"Tutto ciò che esiste, una volta era solo immaginato.
E tutto ciò che esisterà dovrà prima essere immaginato:
usa l’immaginazione per configurare la vita che vuoi."
***
"L’Ego è la parte di noi che inizia a dirci: 'Tu sei quello che hai'.
Inizia con i nostri giocattoli, poi col nostro conto in banca
e con tutte le cose che possediamo.
Prima che ce ne accorgiamo, monetizziamo la nostra vita
e la valutiamo in base ai beni che possediamo.
E cominciamo a pensare: 'Più possiedo, più valgo come persona'.
E così passiamo una vita ad immergere questi bambini
in una cultura che dà importanza al 'di più'.
Diventa come un mantra dell’ego: 'Devi avere di più!'.
Ma più abbiamo, più ci accorgiamo di come le altre persone cerchino di togliercelo.
E ci preoccupiamo di come proteggerlo e di come ottenere ancora di più.
Ma il problema è: se siamo ciò che abbiamo,
chi diventiamo quando ciò che abbiamo sparisce?"
***
"L’abbondanza non è qualcosa da acquisire,
è qualcosa con cui sintonizzarsi."
***
"Una mente in pace,
una mente centrata e non focalizzata sul danneggiare gli altri,
è più forte di qualsiasi forza fisica dell’universo."
***
"Come le persone ti trattano è il loro karma, come reagisci è il tuo."


lunedì 23 giugno 2014

Dalle fiabe, dai miti, dai poemi epici, dai grandi romanzi di ogni tempo, ispirazioni e metafore per affrontare le sfide della vita in chiave "eroica"

In molte scuole di scrittura creativa c'è di solito una lezione di narrativa riguardante l'ossatura minima di una storia,  che - pur nelle sue diverse varianti - suona all'incirca così:
"Create un personaggio che vuole andare da A verso B, mosso da una sua motivazione, un suo desiderio, un suo sogno.
Mentre il personaggio va da A verso B, voi lo farete incorrere in tutta una serie di ostacoli e intralci (eventi, persone, pensieri, sentimenti: tutto contro di lui e contro la sua intenzione).
Il vostro scopo è tenere agganciato fino all'ultima riga il lettore con una semplice tacita domanda, che di fatto è: riuscirà il  nostro eroe ad arrivare da A fino a B nonostante tutti gli ostacoli tesi a impedirglielo?"
Che ce ne rendiamo conto o meno, la maggior parte delle storie di personaggi indimenticabili, per quanto straordinarie o originali possano apparirci, si basano in realtà su questa struttura minima : 
  • dalla storia di Cappuccetto Rosso - che pone la semplice domanda: "Riuscirà la cara bambina ad arrivare a casa della nonna e consegnarle il suo cestino, sopravvivendo alla leggerezza di sua madre, alle insidie del lupo cattivo e alla propria stessa ingenuità? 
  • all'Odissea - dove la domanda è sempre la stessa, solo in versione più complicata: "Riuscirà Ulisse a tornare ad Itaca, riappropriandosi del suo posto rimasto vacante in famiglia e in società, nonostante l'ostilità del dio Poseidone, le minacce del ciclope Polifemo e dei Lestrigoni, le catene amorose di Circe e Calipso,  la seduzione delle sirene, i rischi della discesa agli inferi e la prepotenza dei proci nella sua stessa casa?
  • a I Promessi Sposi (che chiede: riusciranno Renzo e Lucia a convolare a giuste nozze, nonostante Don Abbondio, Don Rodrigo, l'Innominato,  la Monaca di Monza, la peste e il voto di castità di Lucia?)
  • e così via, passando per Il Conte di MontecristoVia col Vento, e simili, opere tutte di cui vi risparmio il riassunto (e la sottesa domanda), tanto si sa.
Ciò che invece può interessarci è che spesso anche nelle vicende della nostra vita possiamo intravedere questa struttura base, se andiamo a cercarla ben bene.
Magari la fatica a volte sarà  nel concepire noi stessi in movimento da A verso B,  perché non sempre ci sentiamo in viaggio verso una meta, non sempre ci sentiamo mossi da un desiderio, a volte ci sentiamo semplicemente in difficoltà (e a volte addirittura paralizzati dalle difficoltà), per cui facciamo fatica a immaginarci dentro una cornice di senso che renda la nostra storia "interessante" e in movimento lungo un qualche filo conduttore.
Acquisire dimestichezza con le fiabe, i miti e la grande narrativa di ogni tempo, può avvicinarci in via metaforica a temi che ci appartengono e farci guardare le nostre  stesse esperienze in un'ottica, per così dire, "eroica" da cui possiamo trarre forza, ispirazione e senso, sentendoci i protagonisti attivi della nostra vicenda esistenziale ("che somiglia a quella di...") anziché semplici spettatori (se non vittime) di una vita che non abbiamo scritto noi e nemmeno ci piacerebbe leggere.
A seguire, alcune riflessioni sull'argomento riguardanti l'utilità di simili riferimenti culturali sia per i grandi sia per i bambini. 
***

L'importanza di narrare ancora oggi ai bambini le fiabe popolari tradizionali (come Biancaneve, Cenerentola, Hansel e Gretel, Raperonzolo ecc.) per accompagnarli nel loro processo di crescita è stata sostenuta tra gli altri da Bruno Bettelheim, nel suo libro - un classico, ormai -  Il mondo incantato - Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe
L'autore sostiene che queste storie, anche se appaiono anacronistiche, in realtà trasmettono messaggi sempre attuali, perché si occupano di problemi umani universali - specie quelli che preoccupano la mente del bambino - e offrono a quest'ultimo esempi di soluzioni alle difficoltà, incoraggiando così il suo sviluppo e accogliendo nel contempo il tumulto del suo mondo interno.
"Per poter risolvere i problemi psicologici del processo di crescita", sostiene Bettelheim, "- superando delusioni narcisistiche, dilemmi edipici, rivalità fraterne, riuscendo ad abbandonare dipendenze infantili, conseguendo il senso della propria individualità e del proprio valore, e quello di dovere morale - un bambino deve comprendere quanto avviene nella sua individualità cosciente in modo da poter affrontare anche quanto accade nel suo inconscio." E in questo le fiabe gli sono di enorme aiuto, perché si adeguano perfettamente alla mentalità infantile, parlano lo stesso linguaggio irrealistico del bambino, e danno una forma trattabile anche ad argomenti difficili. Le fiabe peraltro non servono a presentare al bambino un mondo senza problemi, ma a infondergli fiducia nella possibilità che i problemi possano essere affrontati e risolti. E' questo infatti il loro insegnamento più importante: "che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte intrinseca dell'esistenza umana," e che "soltanto chi non si ritrae intimorito ma affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso."
Questa bella conclusione peraltro si armonizza perfettamente con l'idea che la stessa psicoanalisi non è un "sistema per rendere facile la vita". "Non era questo l'intendimento del suo fondatore", osserva  infatti Bettelheim. "La psicoanalisi fu creata per consentire all'uomo di accettare la natura problematica della vita senza esserne sconfitti o cercar di evadere dalla realtà. Freud prescrive che soltanto lottando coraggiosamente contro quelle che sembrano difficoltà insuperabili l'uomo può riuscire a trovare un significato alla sua esistenza."


Quest'ultimo pensiero, che fa da ponte tra il mondo dell'infanzia  e quello degli adulti, introduce bene le riflessioni di Joseph Campbell, che seguono, a proposito della valenza universale della storia  dell'eroe mitico.
L'eroe descritto da Campbell - di origine divina o umana -  è colui che lascia la sua casa e il suo paese di origine perché ha una missione da compiere. 
Ciò lo porta a dover superare innumerevoli prove, in seguito alle quali la sua identità risulta modificata, rinnovata e consolidata. 
Il viaggio dell'eroe di Campbell, come poi vedremo, può offrire a noi tutti uno schema con precise tappe, una sorta di utile mappa  che potrebbe aiutarci ad  orientarci quando siamo alle prese con un nostro personale "viaggio eroico".
***

"L'eroe mitologico," dice Joseph Campbell, nel suo libro L'eroe dai mille volti, "partendo dalla capanna o dal castello in cui vive, è attratto, trascinato, o procede di sua volontà verso la soglia dell'avventura.
Qui incontra un'ombra che sta a guardia del passaggio.
L'eroe può sbaragliare o placare questa potenza ed entrare vivo nel regno delle tenebre (lotta fratricida, lotta col drago; offerta, incantesimo), o essere ucciso dall’avversario e discendere morto (smembrato, crocifisso).
Oltre la soglia, quindi l'eroe si avventura in un mondo di forze sconosciute, seppur stranamente familiari, alcune delle quali lo minacciano (prove), mentre altre gli danno un aiuto magico (soccorritori).
Quando giunge al nadir del cerchio mitologico, affronta una prova suprema e si guadagna il premio.
Il trionfo può essere rappresentato dall'unione sessuale dell'eroe con la dea-madre del mondo (matrimonio sacro), dal riconoscimento da parte del padre-creatore (riconciliazione col padre), dalla sua stessa divinizzazione (apoteosi), o anche – se le potenze gli sono state avverse – dal furto del premio che era venuto a guadagnarsi (il ratto della sposa, il furto del fuoco); intrinsecamente è una espansione della conoscenza e quindi dell'essere (illuminazione, trasfigurazione, libertà).
L'ultimo compito dell'eroe è il ritorno.
Se le potenze hanno benedetto l'eroe, questi si avvia sotto la loro protezione (emissario); in caso contrario, fugge ed è inseguito (fuga con trasformazioni, fuga con ostacoli). Sulla soglia del ritorno, le potenze trascendentali debbono fermarsi; l'eroe riemerge dal regno del terrore (ritorno, resurrezione).
Il premio che reca ristora il mondo (elisir)"
***

L'itinerario dell'eroe descritto da Campbell  risulta fedelmente seguito dai protagonisti di molte celebri avventure, che a conti fatti  sono poi anche molto diversi tra loro. 
 Per esempio, sia Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, sia Siddharta di Hermann Hesse lo hanno seguito ognuno a modo  suo, dando poi vita a due vicende diversissime, come del resto sono diversi tra loro i personaggi stessi.
Detto questo - e dando per scontato che ognuno di noi si sentirà sempre più affine ad uno specifico personaggio  piuttosto che ad un altro, e si riconoscerà sempre più in una metafora anziché in un'altra - uno schema lineare del viaggio dell'eroe può esserci comunque utile in assoluto, per rappresentare a noi stessi in che fase della vita siamo, quali sono le richieste dei tempi, e come  possiamo evolvere e progredire. Eccolo quindi a seguire, con qualche commento.

Riepilogando le fasi fondamentali del viaggio dell'eroe secondo Campbell, lo schema alla fine risulta essere questo:
1. Sentire una chiamata. Essa può riguardare la nostra identità, lo scopo della nostra esistenza o la nostra 'missione personale'. A noi la scelta se prendere sul serio la chiamata o tentare di ignorarla. Nella vita reale capita spesso che il viaggio inizi con una crisi, e che sia la crisi a presentare la chiamata, spingendo l'eroe ad affrontare i suoi demoni per fronteggiarla.
2. Accogliere la chiamata ci conduce a confrontarci con un limite,  o una soglia, nelle nostre abilità o nella nostra rappresentazione del mondo. Spesso ignorare la chiamata può rivelarsi controproducente e a volte  portare alla formazione o all'intensificazione di problemi e sintomi.
3. Oltrepassare la soglia ci porta nel 'territorio' di un'esistenza nuova, lontano dalla zona familiare in cui ci trovavamo prima; un territorio che ci impone di crescere ed evolverci, e nel quale abbiamo bisogno di trovare supporto e guida.
4. Trovare un custode (una guida, un maestro, un alleato) può essere quasi una conseguenza naturale dall'aver avuto  il coraggio di varcare la soglia (come si suol dire: quando l'allievo è pronto, il maestro arriva). Trattandosi comunque di un territorio per noi  nuovo, potremmo anche non sapere in anticipo di che tipo di assistenza avremo bisogno più avanti, né chi di fatto ce la fornirà.
5. Affrontare una sfida (o 'demone') è un effetto dell'aver oltrepassato la soglia. I 'demoni', gli ostacoli, possono essere minacciosi ma non necessariamente distruttivi. Alcuni demoni peraltro non sono nemmeno nelle circostanze esterne, ma solo dentro di noi: come le nostre paure, le nostre ombre più nascoste, alcune anche alimentate dall'eco di messaggi negativi che ci risuonano dentro (con la nostra stessa voce o con quella di persone  per noi significative).
6. Trasformare il demone in una risorsa o in un consigliere, significa approfittare della sfida per 
tirar fuori il meglio da noi stessi e sviluppare così anche le nostre potenzialità latenti, che in mancanza di una sfida sarebbero rimaste a sonnecchiare.
7. Completare il compito a cui siamo stati chiamati, e trovare il modo di rispondere adeguatamente alla chiamata, è possibile cambiando il nostro modo di rappresentarci il mondo e la vita, e quindi in un certo senso ridisegnando la nostra mappa del mondo, per incorporarvi la crescita e le scoperte che abbiamo fatto durante il viaggio.
8. Trovare la strada verso casa da persona trasformata è infine il punto di arrivo finale del viaggio. Perché la nostra esperienza di crescita non si risolva in un fatto esclusivamente personale, è importante condividere con gli altri la conoscenza e l'esperienza ottenute, per fare dono al mondo dei veri tesori accumulati viaggiando.
***