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venerdì 24 aprile 2015

L'insegnamento e la conoscenza secondo Gibran


E UN MAESTRO DOMANDÒ: PARLACI DELL’INSEGNAMENTO

Ed egli disse: "Nessuno può insegnarvi nulla, se non ciò che sonnecchia nell’albeggiare della vostra conoscenza.
Il maestro che cammina all’ombra del tempio, tra i discepoli, non dà la sua sapienza, ma il suo amore e la sua fede.
E se egli è davvero saggio non vi invita a entrare nella dimora del Suo sapere, ma vi conduce alla soglia della vostra mente.
L’astronomo può dirvi ciò che sa degli spazi, ma non può darvi la sua conoscenza.
Il musico può cantarvi la melodia che è nell’aria, ma non può darvi l’orecchio che fissa il ritmo, né l’eco della voce.
E il matematico potrà descrivervi il mondo del peso e della misura, ma oltre non vi potrà guidare.
Giacché la visione di un uomo non impresta le sue ali a un altro uomo.
E come Dio vi conosce da soli, così tra voi ognuno deve essere solo a conoscere Dio, e da solo comprenderà la terra."


UN UOMO DOMANDÒ: PARLACI DELLA CONOSCENZA

Ed egli rispose, dicendo: "Il vostro cuore conosce nel silenzio i segreti dei giorni e delle notti.
Ma l’orecchio è assetato dell’eco di ciò che il cuore conosce.
Vorreste esprimere ciò che avete sempre pensato.
Vorreste toccare con mano il corpo nudo dei vostri sogni.
Ed è bene che sappiate: la sorgente nascosta dell’anima vostra dovrà scaturire un giorno, e fluire mormorando verso il mare; e ai vostri occhi si svelerà il tesoro della vostra immensa profondità.
Ma non con la bilancia peserete questo tesoro ignoto; e non sonderete con l’asta o lo scandaglio le profondità della vostra conoscenza.
Poiché l’essere è un infinito e sconfinato mare.
Non dite “Ho trovato la verità” ma piuttosto “Ho trovato una verità”.
Non dite “Ho trovato il sentiero dell’anima” ma piuttosto “Ho incontrato l’anima in cammino sul mio sentiero”.
Poi che l’anima cammina su tutti i sentieri.
L’anima non procede in linea retta, e neppure cresce come una canna.
L’anima si schiude in mille petali come un fiore di loto."


(da Gibran Kahlil Gibran, Il Profeta)

                                  (le immagini riproducono dipinti di Merab Gagiladze)                                    

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venerdì 24 gennaio 2014

L'amore secondo Gibran

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore. 
E lui sollevò la testa e scrutò il popolo 
e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse: 
Quando l'amore vi chiama, seguitelo. 
Anche se le sue vie sono dure e scoscese. 
E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. 
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. 
E quando vi parla, abbiate fede in lui, 
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni 
come il vento del nord devasta il giardino. 

Poiché l'amore come vi incorona così vi crocifigge.
 E come vi fa fiorire così vi reciderà. 
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri 
rami che fremono al sole, 
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove 
si avvinghiano alla terra. 
Come covoni di grano vi accoglie in sé. 
Vi batte finché non sarete spogli. 
Vi staccia per liberarvi dai gusci. 
Vi macina per farvi neve. 
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli. 
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate 
il pane sacro della mensa di Dio. 

Tutto questo compie in voi l'amore, affinché 
possiate conoscere i segreti del vostro cuore 
e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita. 
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente
 la pace e il piacere, 
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità 
e uscire dall'aia dell'amore, 
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto 
il vostro riso e piangerete,
 ma non tutte le vostre lacrime. 

L'amore non dà nulla fuorché se stesso e non attinge
 che da se stesso. 
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto; 
Poiché l'amore basta all'amore. 

Quando amate non dovreste dire: "Ho Dio nel cuore", 
ma piuttosto, "Io sono nel cuore di Dio". 
E non crediate di guidare l'amore, 
perché se vi ritiene degni è lui che vi guida. 

L'amore non vuole che compiersi. 
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, 
i vostri desideri hanno da essere questi: 
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello
 che canta la sua melodia nella notte. 
Conoscere la pena di troppa tenerezza. 
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore, 
E sanguinare condiscendenti e gioiosi. 
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie
 per un altro giorno d'amore; 
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore; 
Grati, rincasare la sera; 
E addormentarsi con una preghiera in cuore 
per l'amato e un canto di lode sulle labbra. 
(Gibran Kahlil Gibran, da Il Profeta)
***
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sabato 7 dicembre 2013

Il dolore secondo Gibran


E una donna disse:“Parlaci del dolore”.
E lui disse:
Il dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la vostra conoscenza.
Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi
affinché il suo cuore possa esporsi al sole,
così voi dovete conoscere il dolore.
E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia
per i prodigi quotidiani della vita,
il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia;
accogliereste le stagioni del vostro cuore
come avreste sempre accolto le stagioni
che passano sui campi.
E vegliereste sereni durante gli inverni del vostro dolore.
Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
È la pozione amara con la quale il medico che è in voi
guarisce il vostro male.
Quindi confidate in lui e bevete il suo
rimedio in serenità e in silenzio.
Poiché la sua mano, benché pesante e rude,
è retta dalla tenera mano dell'Invisibile,
e la coppa che vi porge,
nonostante bruci le vostre labbra,
è stata fatta con la creta che il Vasaio
ha bagnato di lacrime sacre.

(da Il Profeta, di Gibran Kahlil Gibran)

venerdì 20 settembre 2013

Evergreen: il matrimonio secondo Gibran Kahlil Gibran


Nelle questioni relazionali, ed in special modo nelle questioni d'amore, c'è un tema ricorrente e inesauribile che è la capacità di essere soli anche quando si è in relazione con l'altro (ne abbiamo già parlato: clicca qui )
Restare differenziati anche quando si è in coppia, riuscire a  non perdere se stessi in una relazione, non dissolvere la propria individualità nella massa indifferenziata del noi comune, è una cosa meno semplice di quanto possa sembrare e di cui a volte non siamo neanche consapevoli.
Ci sono coppie che anche dall'esterno sono percepite come un tutt'uno;
coppie che ci viene da chiamare "Annaepeppe" anziché "Anna & Peppe";
coppie che se dici una cosa alla moglie, non c'è bisogno di ripeterla anche al marito, perché ad "Annaepeppe" l'hai già detto;
coppie dove invitare il marito a una cena ci esonera dal telefonare anche alla moglie, per dirle che la sua specifica presenza - non come accompagnatrice, ma perché è proprio lei lei - ci è particolarmente gradita (... cosa che magari lei non mette in dubbio, ma sai);
coppie che hanno un unico indirizzo email, un unico profilo facebook, un unico conto corrente e poco ci manca che non abbiano pure un'unica carta d'identità.
E' poco poetico parlare d'amore in questi termini?
E' poco saggio se si vuole che la gente continui a investire seriamente sull'amore?
Oggi vediamo cosa ne pensa Gibran Kahlil Gibran, poeta e saggio.
***
"[...] Allora Almitra parlò di nuovo e disse: Che cosa puoi dirci del Matrimonio, maestro?...
Ed egli rispose, dicendo:
Voi siete nati insieme, e dovrete sempre stare insieme.
Starete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
Sì, starete insieme anche nella memoria silenziosa di Dio.
Ma che ci siano spazi nel vostro stare insieme,
E che i venti del cielo danzino tra di voi.
Amatevi vicendevolmente, ma il vostro amore non sia una prigione:
Lasciate piuttosto un mare ondoso tra le due sponde delle vostre anime.
Riempitevi la coppa uno con l'altro, ma non bevete da una sola coppa.
Scambiatevi a vicenda il vostro pane, ma non mangiate dallo stesso pane.
Cantate insieme e danzate e siate allegri, ma che ciascuno sia solo.
Come le corde di un liuto, che sono sole, anche se vibrano per la stessa musica.
Datevi il vostro cuore, ma non lo date in custodia uno dell'altro.
Perché solo la mano della Vita può contenere i vostri cuori.
E state insieme ma non troppo vicini:
Poiché le colonne del tempio sono distanziate,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro."
(da "Il Profeta" di Gibran Kahlil Gibran)


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giovedì 23 maggio 2013

Evergreen: Solo per oggi


"Solo per oggi crederò fermamente, nonostante le apparenze contrarie, che la Provvidenza di Dio si occupi di me come se nessun altro esistesse al mondo.

Solo per oggi avrò cura del mio aspetto: non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non pretenderò di migliorare nessuno tranne me stesso.

Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.

Solo per oggi mi adatterò alle circostanze senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.

Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche buona lettura, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura alla vita dell'anima

Solo per oggi compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.

Solo per oggi mi farò un programma; forse non lo seguirò a puntino ma lo farò e mi guarderò da due malanni: la fretta e l'indecisione.

Solo per oggi non avrò timori. Non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà.

Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterei se pensassi di doverlo fare per tutta la vita".

Papa Giovanni XXIII

lunedì 8 aprile 2013

The Good Life, secondo Scott ed Helen Nearing

"The good life is never stable, never secure, never easy and never ended. It is a series of steps or stages, one leading into the other and all, in their outcome, adding, not subtracting; augmenting, not diminishing; building, not destroying; creating, not annihilating."(Scott Nearing, 1965)
Helen & Scott Nearing 1950 / Image by Rebecca Lefkoff
***
I coniugi Scott ed Helen Nearing (pacifisti, vegetariani e autori di vari libri, tra cui “Living the Good Life”, divenuto best seller negli anni '70), nel 1932, durante la Grande Depressione, lasciarono New York e si trasferirono sulle Green Mountains, nel Vermont, alla ricerca di un’esistenza il più possibile libera, semplice e autentica.Tagliati i ponti con i ritmi, le abitudini e le false necessità della società civile, adottarono uno stile di vita autarchico e non conservarono altre dipendenze, se non dalla loro intelligenza, dal loro lavoro, dalla loro tenacia.
Successivamente, la civiltà da cui erano fuggiti li raggiunse anche nel Vermont, sotto forma di piste da sci.
Fu così che rifecero i bagagli e si trasferirono questa volta nel Maine, dove restarono fedeli alle loro scelte e, superando imprevisti e difficoltà, vissero a lungo e in buona salute, capaci fino a tarda età di costruire una casa in pietra con le proprie mani.
Nella sua autobiografia “Loving and Living the Good Life”, Helen Nearing condensa in una specie di decalogo i principi ispiratori del loro stile di vita, principi che ciascuno di  noi, volendo, può fare propri e mettere in pratica, per apportare tocchi di semplicità, autenticità e libertà nella propria vita di tutti i giorni, pur senza giungere a scelte drastiche. 
Ve li trascrivo qui di seguito, in versione italiana, augurandovi di farne... buon uso!
.
***
"- Fa' del tuo meglio, qualsiasi cosa succeda;
- sii in pace con te stesso;
- trovati un lavoro che ti piaccia;
- vivi semplicemente per quanto riguarda i lavori di casa, la cucina, il vestiario; sbarazzati dei cumuli di cose inutili;
- stabilisci ogni giorno un contatto con la natura; senti la terra sotto i piedi;
- fa' del moto lavorando, curando il giardino o passeggiando;
- non preoccuparti, vivi una giornata alla volta;
- condividi tutti i giorni qualcosa con qualcuno; se vivi da sola, scrivi a qualcuno, regala qualcosa, aiuta qualcuno in qualche modo;
- trova il tempo per meravigliarti della vita e del mondo; quando puoi, cerca di cogliere gli aspetti umoristici della vita;
- percepisci l’unica vita che è in tutte le cose; sii gentile con le creature."
(Helen Nearing)

giovedì 14 marzo 2013

Evergreen: "Il credo dell'ottimista" di Christian D.Larson


"Prometti a te stesso:
Di essere così forte che niente potrà turbare la tua pace mentale.
Di augurare salute, felicità e prosperità a tutte le persone che incontri.
Di far sentire a tutti i tuoi amici che in loro c’è qualcosa.
Di guardare il lato luminoso di tutte le cose e di fare in modo che il tuo ottimismo diventi realtà.
Di pensare solo al meglio, di impegnarti solo per il meglio e di aspettarti solo il meglio.

Di essere felice del successo altrui come se fosse il tuo.

Di dimenticare gli errori del passato e di tendere verso maggiori conseguimenti futuri.
Di essere sempre allegro e di donare un sorriso a ogni creatura che incontri.
Di dedicare così tanto tempo al tuo miglioramento da non avere tempo di criticare gli altri.
Di essere troppo grande per albergare preoccupazioni, troppo nobile per accogliere ira, troppo forte per provare paura e troppo felice per permettere che si creino problemi.
Di avere una buona opinione di te stesso e di proclamarlo al mondo, non con grandi parole, ma attraverso grandi azioni.
Di vivere confidando che il mondo sia dalla tua parte, finché segui sinceramente la tua parte migliore."


(dal libro di Christian D. Larson, "Your Forces and How to Use Them", 1912)

*** 
Per il mio personale pensiero in tema di ottimismo e pessimismo, clicca qui!

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martedì 12 febbraio 2013

Evergreen: discorso sulla giovinezza del Generale Douglas Mac Arthur ai Cadetti di West Point - 1945

La giovinezza non è un periodo della vita, 
è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell'immaginazione,
un’intensità emotiva,
il prevalere dell'audacia sulla timidezza,
del gusto dell'avventura sulla vita comoda.

Non si diventa vecchi perché ci è caduto addosso un certo numero di anni,
si diventa vecchi per
 aver abbandonato il proprio ideale.
Gli anni tracciano i loro solchi sul corpo,
la rinuncia all'ideale aggrinzisce l'anima.
Le preoccupazioni, le incertezze,
i timori, i dispiaceri
sono nemici che lentamente
ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.

Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia, 
che si domanda come un ragazzo insaziabile: e poi?
che sfida gli avvenimenti e trova gioia nel gioco della vita.
Voi siete giovani quanto lo è la vostra fede,

vecchi come il vostro dubbio.
Giovani come la vostra speranza,
vecchi quanto il vostro scoramento.
Voi resterete giovani finché vi conserverete recettivi,
recettivi a ciò che è bello, buono e grande.
Recettivi ai messaggi della natura, dell'uomo, dell'infinito.

Se un giorno il vostro cuore
dovesse essere mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi.

(Generale Douglas Mac Arthur ai Cadetti di West Point - 1945)

martedì 8 gennaio 2013

Evergreen: Preghiera di una monaca inglese del 1700

C'è una preghiera, tradizionalmente attribuita ad  una monaca inglese del Settecento, che mi è sempre piaciuta sia perché venata da una leggera punta di ironia, sia perché suona come un buon ammonimento  contro il reale rischio di "invecchiare".
Ciò che ci rende davvero "vecchi" - sembra dire questa preghiera - non è tanto la nostra età, quanto una  generale "pesantezza" che comincia a caratterizzare il nostro sguardo sul mondo ed il nostro modo di rapportarci agli altri e a noi stessi. 
Attenzione, allora: è vero che con gli anni diventiamo carichi di sapere e di esperienza, ma questo non basta a renderci persone migliori; c'è ancora una lezione da imparare: fare un buon uso di questo carico, saperlo reggere, saperlo valorizzare e contenere, altrimenti rischiamo di farne un fardello che fa colare a picco la qualità delle nostre relazioni sociali e affettive. 

nella foto: chiostro dell' Abbazia di Lacock  (Wiltshire - Inghilterra)

***
Preghiera di una monaca inglese del 1700

Signore, tu sai meglio di me che sto invecchiando

e che tra non molto sarò vecchia del tutto.
Guardami dalla fatale abitudine di credere
ch'io debba dire il mio parere su tutti gli argomenti, in qualsiasi circostanza.
Liberami dalla voglia di dare una sistemazione alle cose di tutti.
Fammi riflessiva, ma non musona,
pronta ad aiutare, senza impormi.
Sembra un vero peccato non usare la mia vasta saggezza,
 ma tu sai, Signore, che alla fin fine qualche amico voglio pure conservarmelo.
Tieni libera la mia mente dal disperdersi in infiniti particolari;
fammi arrivare subito al concreto.
Chiudi le mie labbra sui miei guai e pene:
stanno aumentando e la voglia di parlarne
diventa prepotente con il passare degli anni.
Non oso chiederti grazia così grande
come quella di non godere del racconto dei guai altrui,
ma aiutami a sopportare gli sforzi con pazienza.
E non oso chiederti di accrescermi la memoria,
ma ti chiedo maggiore umiltà e minore sicurezza quando la mia memoria sembra urtarsi con le memorie altrui.
Insegnami la sacrosanta lezione che qualche volta posso sbagliarmi anch'io.
Conservami ragionevolmente dolce:
non voglio essere una santa (è così difficile vivere insieme con alcune di loro!).
Però una persona vecchia e amara costituisce il coronamento dell'opera del diavolo.
Rendimi capace di scoprire il bene in luoghi inattesi e qualità in chi non te l'aspetti.
E concedimi, Signore, la grazia di riconoscerlo apertamente.
Amen
***
Bene, questa è la versione integrale della preghiera.
Il contenuto mi sembra sempre valido, anche dopo più di tre secoli, sia che si voglia usarla per pregare sia che si voglia tenerla a mente come promemoria di buoni propositi.
Se risultasse un po' lunghetta, come preghiera per gente che corre, una formula abbreviata potrebbe essere: 
"Dio mio, mandami pure le rughe e i capelli bianchi, se è proprio necessario, ma - per carità -  preserva  la mia simpatia e la mia saggezza e  aiutami a farle crescere sempre più,  a mano a mano che procedo nella vita, per la gioia mia e di chiunque graviti nella mia orbita! Amen."
In una formula del genere il succo del discorso è intatto (anche se, certo, addio poesia!).
Come preghiera anche la formula breve è chiara per Dio, che sa benissimo di cosa stiamo parlando.
Rispettare la formula lunga è solo un modo di ricordare a noi stessi  cosa s' intende per simpatia, saggezza e attenzione verso chi si relaziona con noi (caso mai con l'età  cominciassimo a dimenticarlo e a diventare... insopportabili!).

domenica 30 dicembre 2012

Evergreen: Questa strada ha un cuore? (Carlos Castaneda, Gli insegnamenti di don Juan)

DON JUAN: «Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.»



***
DON JUAN: «Tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada; se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall'ambizione.»

«Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. ..."Questa strada ha un cuore?"
... Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce.»

CARLOS CASTANEDA: «Ma come si fa a sapere quando un sentiero non ha un cuore, don Juan?»

DON JUAN: «Prima di inoltrarti in esso poniti la seguente domanda: "Questa strada ha un cuore?" Se la risposta è no, lo saprai, e allora dovrai scegliere un altro sentiero.»

CARLOS CASTANEDA: «Ma come faccio a capirlo?»

DON JUAN: «E' una cosa che si sente. Il problema è che nessuno si pone questa domanda, e quando un uomo si accorge di aver intrapreso una strada senza cuore, essa è pronta per ucciderlo. Arrivati a quel punto, sono pochi quelli che si fermano a riflettere e abbandonano la strada.»

CARLOS CASTANEDA: «Cosa devo fare per formulare la domanda nel modo giusto, don Juan?»

DON JUAN: «Fallo e basta.»

CARLOS CASTANEDA: «Quello che vorrei sapere è se esiste un metodo per non mentire a se stessi credendo che la risposta sia positiva quando in realtà non lo è.»

DON JUAN: «Perché dovresti mentire?»

CARLOS CASTANEDA: «Forse perché in quel momento la strada sembra piacevole e divertente.»

DON JUAN: «Sciocchezze. Una strada senza cuore non è mai piacevole. Devi lavorare duramente anche per intraprenderla. D'altra parte è facile seguire una strada che ha un cuore, perché amarla non ti costa fatica.»

 (Carlos Castaneda, Gli Insegnamenti di don Juan)









               

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mercoledì 26 dicembre 2012

Evergreen: Itaca, di Konstantinos Petrou Kavafis (1911)

Oggi un canto dedicato a chi si accinge a partire per un lungo viaggio, ricco di avventure e di sfide, sospinto e sorretto dal pensiero della sua ambita meta.
***
Itaca
di Konstantinos Petrou Kavafis (1911)

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle, coralli, ebano e ambre,
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta,

più profumi inebrianti che puoi;
va' in molte città egizie,
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa' che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

***

venerdì 21 dicembre 2012

Leggenda indù

Un'antica leggenda indù narra che un tempo tutti gli uomini erano dei.
Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di togliere loro il potere divino e di nasconderlo in un luogo dove non fosse possibile trovarlo.
Il problema però era trovare un buon nascondiglio. Gli dei minori, riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, dissero: "Seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". 
Brahma rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà".
Gli dei, allora, proposero: "In tal caso, gettiamo la divinità dell'uomo nel più profondo degli Oceani".
E Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie".
Gli dei minori allora si arresero. "Non sappiamo dove nasconderla", dissero, "perché non sembra esistere,  sulla terra o in mare, alcun posto che l'uomo non possa una volta o l'altra raggiungere". 
Allora Brahma decise: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché quello è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla".
A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che in realtà si trova dentro di lui.

venerdì 14 dicembre 2012

Evergreen: IF (Lettera al figlio) di Rudyard Kipling

Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te
la stan perdendo e te ne attribuiscono la colpa,
se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
ed essere indulgente verso chi dubita;
se sai aspettare e non stancartene,
e mantenerti retto se la calunnia ti circonda
e non odiare se sei odiato,
senza tuttavia apparire troppo buono né parlare troppo da saggio;

se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
se riesci a pensare senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine;
se sai affrontare il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori nello stesso modo;
se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui;
se sai guardare le cose, per le quali hai dato la vita,
distrutte e riesci a resistere ed a ricostruirle con strumenti logori;
se sai fare un fascio di tutte le tue fortune
e giocarlo in un colpo solo a testa e croce
e sai perdere e ricominciare da capo
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
se sai costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi muscoli
a sorreggerti anche quando sono esausti,
e così resistere finché non vi sia altro in te
oltreché la volontà che dice loro: "Resistete!";
se riesci a parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o ad avvicinare i potenti senza perdere il tuo normale atteggiamento,
se né i nemici né gli amici troppo premurosi possono ferirti,
se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo;
se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore ad ogni istante che passa:
il mondo e tutto ciò che è in esso sarà tuo,
e, quel che conta di più, tu sarai un Uomo, figlio mio!
***



IF 
(Letter to the son)
by
Rudyard Kipling

If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you,
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too;
If you can wait and not be tired from waiting,
Or being lied about, don't deal in lies,
Or being hated, don't give way to hating,
And yet don't look too good, nor talk too wise:
If you can dream - and not make dreams your master;
If you can think - and not make thoughts your aim;
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same;
If you can bear to hear the truth you've spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build 'em up with worn-out tools;
If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss;
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: "Hold on!"
If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with Kings - nor loose the common touch,
If neither foes nor loving friends can hurt you,
If all men count with you, but none too much;
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds' worth of distance run:
Yours is the Earth and everything that's in it,
And - which is more - you'll be a Man, my son!


domenica 25 novembre 2012

Evergreen: Desiderata. Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta...

Desiderata
Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta e ricorda
quanta pace può esserci nel silenzio.
Finché è possibile senza doverti abbassare,
sii in buoni rapporti con tutte le persone.
Di' la verità con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,
anche i noiosi e gli ignoranti:
anche loro hanno una storia da raccontare.
Evita le persone volgari e aggressive,
esse opprimono lo spirito.
Se ti paragoni agli altri,
corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine,
perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.
Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l’interesse per il tuo lavoro,
per quanto umile;
è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari,
perché il mondo è pieno di tranelli;
ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù;
molte persone lottano per grandi ideali,
e dovunque la vita e’ piena di eroismo.
Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti
e neppure sii cinico riguardo all’amore;
poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni
esso è perenne come l’erba.
Accetta benevolmente gli ammaestramenti
che derivano dall’età,
lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.
Coltiva la forza dello spirito per difenderti
contro l’improvvisa sfortuna,
ma non tormentarti con l’immaginazione.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di là di una disciplina morale,
sii tranquillo con te stesso.
Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai diritto ad essere qui, e che ti sia chiaro o no,
non vi è dubbio che l’universo ti si stia schiudendo come dovrebbe.
Perciò sii in pace con Dio , comunque tu lo concepisca,
e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni,
conserva la pace con la tua anima
pur nella rumorosa confusione della vita.
Con tutti i suoi inganni,
i lavori ingrati e i sogni infranti,
è ancora un mondo stupendo.
Fai attenzione. Cerca di essere felice.
Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo
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"Desiderata" (che in latino sta per “cose da desiderare” e in questo caso anche per “voti augurali”) è il titolo del bellissimo testo che avete appena letto: una poesia in prosa d'intensa portata spirituale, che forse già conoscevate ma che è sempre un piacere rileggere.
Ciò che forse non tutti sanno, però, è che non si tratta, realmente di un "Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell'antica chiesa di San Paolo"!
In realtà pare che sia opera di Max Ehrmann, scrittore e avvocato statunitense ( laureato sia in legge sia in filosofia), che la scrisse e la pubblicò nel 1927, senza che riscuotesse un particolare successo.
Intorno al 1960, il reverendo Frederick Kates, parroco della St. Paul's Protestant Episcopal Church di Baltimora, pensò bene di inserirla in una raccolta di preghiere e inni compilata per la sua congregazione. In cima alla raccolta, mise l'annotazione "Old St. Paul's Church, Baltimore, A.C. 1692", intendendo riferirsi, con "1692",  all'anno di fondazione della chiesa. 
Di qui l'equivoco per cui, successivamente, si diffuse l'erronea convinzione che "Desiderata" fosse opera di un anonimo autore del XVII secolo, il cui manoscritto era stato rinvenuto in quella chiesa.
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Nel 1965, alla morte del politico statunitense Adlai Stevenson, il testo di "Desiderata" fu trovato sul suo comodino. Allora si scoprì che egli voleva usarlo per le cartoline di Natale e, data la popolarità del personaggio, ben presto divennero famosi sia "Desiderata" sia la chiesa di San Paolo a Baltimora.
"Desiderata", poi, è diventata testo di culto per il movimento hippy, è stata diffusa nel mondo come simbolo pacifista e nel 1971 ne fu incisa una versione parlata su vinile per la Warner Bros Records (con musica psichedelica tipica delle atmosfere hippy di quel tempo) dal presentatore radiofonico statunitense Les Crane.
Ma non basta: a "Desiderata" si è ispirata anche la chiesa di Scientology (”You are a child of the universe, no less than the trees and the stars, you have a right to be here”); ed anche Osho che ne parla come di una pietra miliare nell’evoluzione della coscienza, nel suo libro "Guida Spirituale, discorsi sulla Desiderata".
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Tutto questo senza contare le dispute legali sui diritti d'autore (perché la famiglia di Ehrmann pretendeva di incassarne le royalty ma l'opera intanto era diventata di pubblico dominio) nonché la leggenda che ancora circola sull'origine del testo e che vale la pena qui riportare, se non altro per amor di...  leggenda.
Il suo testo si trova su internet (cercando "Desiderata Baltimora Leggenda") in una versione identica, parola per parola, sui vari siti.  
Non sto quindi a modificarla e la riporto così com'è. Come "Desiderata" anche questa versione della leggenda è di "pubblico dominio" e non potrei citarne l'autore perché è impossibile sapere chi sia... un po' come il presunto anonimo poeta di Baltimora!
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"Narra la leggenda che ci sono nel mondo nove 'Desiderata'.
Al momento ne sono state ritrovate tre:
la prima (la più antica) scritta in sanscrito ritrovata in India, la seconda ritrovata nella vecchia chiesa di Saint Paul a Baltimora nel 1692, la terza ritrovata in Bretagna nel 1998, sull'isola di Groix, in una casupola in pietra di pescatori a picco su un promontorio chiamato 'Trou de L'enfer'.

L'autore di 'Desiderata' si reincarna ogni secolo, ed in ogni secolo lascia il suo messaggio…
Questo secolo dovrebbe essere l'ultimo e poi la sua anima sarà libera dal ciclo delle rinascite. "
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Personalmente, mi sono imbattuta in "Desiderata", per la prima volta, sul finire dello scorso millennio, in Toscana, quando facevo ancora il notaio. 
Quel testo mi piacque così tanto che ne feci varie fotocopie e le misi in un cassetto della scrivania.
Ogni tanto capitava che ne regalassi una a qualche persona che mi ispirava particolarmente, amici, collaboratori, ma anche clienti: in particolare a quei clienti che venivano da me con le loro brave carte, per parlare di affari, e poi finivano col farmi ragionamenti sul senso della vita. Non ero una psicologa all'epoca! A parlare ci parlavo volentieri con la gente, di tutto, anche del senso della vita, ma diciamo che tirare fuori al momento buono un bel pezzo di carta scritto, con ottimi consigli spirituali, si era rivelato un modo cortese ed efficace, per onorare degnamente lo spirito, e per riportare al tempo stesso l'attenzione su questioni di... carte!
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Pochi giorni fa, in Campania, "Desiderata" (la cui ultima copia in mio possesso era andata persa durante un  trasloco) è riapparsa nella mia vita in circostanze molto particolari, su cui non starò a dilungarmi.
Piuttosto  il fatto interessante, che mi piace raccontare qui, è che le cose sono andate in un modo, in un certo senso, molto evocativo della leggenda.
La vecchia amata poesia conosciuta in un altro luogo e in un altro secolo (addirittura in un altro millennio...), che io stessa distribuivo e che avevo perso di vista dopo la partenza, è ricomparsa oggi, in un altro luogo, in un altro secolo e in un altro millennio, consegnatami da altre mani, con cui non sarei mai entrata in contatto,  rimanendo ferma nella vecchia dimensione.
Molte cose sono cambiate oggi nella mia vita, ma in quel testo mi riconosco sempre.
Come se incarnasse qualcosa che ha a che fare col nucleo essenziale dell'esistenza, che non tramonta col tempo e non si perde viaggiando.
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Il senso di questa leggenda (come di altre), secondo me, è anche nell'attribuzione di una qualità  specifica all'oggetto di cui si parla.
La reincarnazione qui dell'anonimo autore nei secoli, e la riapparizione della poesia in diversi luoghi della terra, sta a indicare probabilmente l'universalità del suo contenuto e la sua attualità che permane nel tempo.
Desiderata parla di  qualcosa che riguarda l'essere umano a prescindere dal dove e dal quando,  a prescindere anche dalla sua identità, dal suo nome, dal suo titolo, dalla sua età, dalla sua posizione sociale, dal suo genere sessuale, e quant'altro. 
Come a dire: è anonimo l'autore che l'ha scritta, è anonimo il lettore a cui capita in mano; l'autore si reincarna nei secoli e ovunque e il messaggio resta sempre lo stesso e sempre valido per uomini e donne di ogni epoca e luogo, allievi anonimi di anonimo maestro.
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Insomma ci sarà pure un motivo se la gente tramanda le leggende,  anche quando sa benissimo che la realtà storica è un'altra. Hanno due utilità diverse, la storia e la leggenda: e servono tutt'e due.
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