Visualizzazione post con etichetta avere cura del proprio corpo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta avere cura del proprio corpo. Mostra tutti i post

venerdì 5 agosto 2022

Pratica con le sensazioni di pancia. Dal 7 agosto su YouTube


Appuntamento su 

domenica 7 agosto alle 10:00
 per la première della
Pratica con le sensazioni di pancia
Ecco il link a cui collegarsi per seguire la pratica
sia durante la première sia in seguito:

***

Il linguaggio popolare è pieno di allusioni psicosomatiche allo stomaco e in genere alla pancia: 
"Quella faccenda non l'ho ancora digerita", 
"Ho dovuto ingoiare un boccone amaro", 
"Quella persona mi dà la nausea", 
"Ci vuole un bello stomaco per fare certe cose",
"Se le cose si mettono male saranno dolori di pancia",
"Quel tale se la sta facendo addosso dalla paura".
Il corpo può essere il nostro barometro emotivo, dirci che tempo fa nella nostra vita. 
A volte ce lo può dire con un disagio nello stomaco, nelle viscere o con altre manifestazioni sensoriali in queste o altre regioni del nostro corpo.
Le pratiche di mindfulness psicosomatica sono pratiche di consapevolezza corporea ed emotiva, una strada per avvicinarci alla saggezza del nostro corpo, ascoltarlo, imparare a conoscere il suo linguaggio e fare tesoro dei suoi segnali, anche quando si esprimono sotto forma di disagio. 
A volte nel disagio corporeo si annidano emozioni bloccate, represse, allontanate dalla coscienza.
Aprirci all'ascolto del corpo è aprirci alla nostra realtà e fare tesoro di una conoscenza profonda di noi stessi. 
A volte dal semplice ascolto puntuale e premuroso del nostro corpo e dei suoi messaggi, qualcosa comincia a fluire più liberamente, le nostre emozioni, il nostro respiro, le nostre lacrime. Ci riappropriamo del contatto con la nostra verità, quale che sia. E quando ciò avviene il corpo lo sa e qualcosa comincia a cambiare.


martedì 12 aprile 2022

Pratica con le sensazioni nella testa - Esercizio di Mindfulness Psicosomatica - Dal 14 aprile su YouTube



Appuntamento su 

giovedì 14 aprile alle 18:30
 per la première della
Pratica con le sensazioni nella testa
Ecco il link a cui collegarsi per seguire la pratica
 sia durante la première sia in seguito:

***

Questa pratica di Mindfulness Psicosomatica può essere un primo passo di avvicinamento alle manifestazioni fisiche dei nostri stati emotivi. 

Queste manifestazioni molte volte restano inascoltate, laddove il corpo, con i suoi segnali, può offrirci risposte molto utili riguardo a ciò con cui stiamo facendo i conti nella nostra vita, riguardo a ciò che ci fa bene o ci fa male, riguardo a ciò di cui abbiamo bisogno per vivere e prosperare.

Il nostro corpo sensibile a volte viene abbandonato dalla luce della coscienza. Possiamo restare sordi ai suoi segnali, non sentirli o non capirli, oppure non reggerli, odiarli, come quando il corpo è portatore di problemi che ostacolano i nostri piani e vorremmo metterlo a tacere.

Quando la nostra attenzione è tutta diretta all'esterno di noi stessi, proiettata nel fare, nel far fronte alle pressioni esterne, alle sfide, agli obiettivi piccoli e grandi, pure così importanti per una vita di pienezza e realizzazione, il rischio è di perdere il contatto con la realtà del nostro essere. Facciamo, facciamo, facciamo, diciamo, diciamo, diciamo, pensiamo a cosa fare e a cosa dire, e forse teorizziamo anche qualcosa di molto giusto e importante su chi siamo e come funzioniamo, ma poi siamo estranei alla realtà del nostro corpo.

Questa lontananza della mente dal corpo viene detta a volte "funzionare molto di testa", che è un modo per indicare il prevalere della dimensione cognitiva su quella somato-sensoriale. La testa che ragiona e che ci tiene lassù con lei, ai piani alti del nostro essere, mentre tutto il resto del corpo laggiù è vissuto come meccanica e carrozzeria.

Questa pratica ci invita ad accostarci a qualcosa di diverso, a stare cioè nella testa intesa come parte del corpo, con le sue sensazioni gradevoli e sgradevoli, compresi anche i disagi, il mal di testa, la tensione negli occhi o nelle mascelle, e da qui accostarci a un processo di benessere globale che è anche un processo di saggezza globale, che avviene momento per momento aprendoci al contatto con tutte le parti del nostro essere, e da lì ad un contatto più consapevole anche con il resto della vita che c'è intorno a noi e di cui noi stessi siamo parte.



























giovedì 9 aprile 2020

Consapevolezza del corpo in movimento. Esercizi del mattino - Appuntamento sabato 11 aprile ore 10:00



SABATO 11 APRILE ORE 10:00 appuntamento per la pratica "Consapevolezza del corpo in movimento. Esercizi del mattino".
Ci ritroviamo al link: https://youtu.be/j-dsO6PRGIg

Prepariamo un tappetino e teniamoci liberi da impegni per 50 minuti. 
*** 
Ecco un modo per iniziare bene la giornata, sin dal momento in cui ci svegliamo. 
L'deale sarebbe iniziare la pratica a letto e poi proseguire sul tappetino. Ma per praticare insieme, il tappetino può bastare (...salvo che non siate effettivamente a letto alle 10:00, e allora va bene, certo!)
*** 
Tutti i protocolli mindfulness-based contemplano un lavoro sulla consapevolezza delle sensazioni corporee. 
Alcune pratiche, come il body scan per esempio, suggeriscono un ascolto di tali sensazioni mentre il corpo sta fermo; altre, come la camminata consapevole per esempio, suggeriscono di portare una gentile attenzione sulle sensazioni del corpo in movimento. 
In realtà qualunque movimento del corpo può essere eseguito in uno stato di vicinanza a noi stessi e di presenza nel corpo, oppure in uno stato di lontananza dal corpo, mentre la mente è altrove, sorda ai suoi segnali, ai suoi bisogni. 
Questa volta ci sperimenteremo in alcuni esercizi di consapevolezza del corpo in movimento, ascoltando le sensazioni del corpo che si risveglia al mattino. 
La pratica inizia a letto, con una gentile accoglienza del respiro (e l'attenzione portata intenzionalmente sulla pancia), e prosegue sul tappetino, mentre andiamo a sciogliere le giunture con semplici, gentili, lenti movimenti, che risvegliano il corpo zona per zona.
 Ricordiamoci che non facciamo questi esercizi per raggiungere qualche obiettivo (es.dimagrire, tonificarci, dimostrare qualcosa a noi stessi o ad altri), ma solo per prenderci cura di noi stessi, per metterci comodi nel nostro corpo, e onorarlo in qualunque condizione esso sia in questo momento. Che sia un corpo stanco, un corpo provato dagli anni, dallo stress, oppure che sia un corpo giovane e tonico e allenato, non fa alcuna differenza.
In qualunque condizione esso sia, noi lo rispetteremo e rispetteremo la grande possibilità che esso ci dà di stare al mondo, di essere in contatto con le tante manifestazioni della vita intorno a noi e di essere noi stessi manifestazione cangiante e impermanente di questa vita. 
Rispettiamo il nostro corpo, ascoltiamolo, diamogli cura e conforto. 
Asteniamoci da qualunque comportamento non salutare e godiamo delle tante occasioni che ci dà, momento per momento, per sentirlo come una casa sicura e accogliente, abitata, riscaldata e illuminata dalla nostra consapevolezza.



martedì 3 marzo 2020

Una pratica di gentilezza amorevole per i tempi di paura del contagio


In questo periodo di allarme da Coronavirus voglio riproporre una pratica già presentata su questo blog nel 2017, sotto il nome di "Body scan e gentilezza amorevole".
Liberamente ispirata ad un'antica pratica spirituale detta Metta, questa pratica ci consente di coltivare un atteggiamento della mente che,  partendo dalla consapevolezza corporea (body scan),  ci  porta ad aprirci a dimensioni di gentilezza amorevole.  La mente viene così accompagnata ad augurare ogni possibile bene (salute, sicurezza, felicità) a noi stessi e agli altri, fino a comprendere tutta l'umanità e, volendo,  anche ogni altro essere vivente.    
Ritengo che oggi una pratica del genere possa esserci di grande aiuto e suggerisco di provarla,  di farla e rifarla,  e non dar peso al fatto che all'inizio possa sembrarci un po' macchinosa, un po' lontana dalla nostra cultura,  o anche lunga, visto che dura cinquanta minuti a farla tutta (e il mio invito, oggi, è proprio di farla tutta...). 
In realtà non è tanto importante quanto ci piace la pratica, ma piuttosto quali semi mettiamo e coltiviamo, nel praticarla.
Una volta appresa la struttura della pratica, ognuno di noi può utilizzare anche parole diverse, personali, per adeguarla ai propri valori, alle proprie intenzioni, a ciò che per lui davvero conta. 
Visto il momento, per molti di noi sarà probabilmente in primo piano il valore prezioso della buona salute propria, altrui, di tutti. Assieme all'evidenza che siamo tutti connessi, che la buona salute non è un fatto personale, individuale, ma globale, che ci porta ad augurarci la guarigione e il benessere di tutti, di persone vicine e lontane, persone che neanche conosciamo, e persino di persone con cui non andiamo d'accordo, che ci sono ostili.Che noi tutti possiamo stare bene, in buona salute.
Che noi tutti possiamo stare al sicuro e al riparo dai pericoli. 
Che noi tutti, incontrando eventualmente la malattia nostra o altrui, possiamo prendercene cura con forza d'animo, saggezza e compassione.
Che noi tutti, dall'esperienza di questo momento, possiamo trarre insegnamento e stimolo per condotte più salutari e scelte più consapevoli, per il bene nostro, di tutta l'umanità,  di tutto il pianeta.
Buona pratica!



sabato 20 aprile 2019

Mindfulness: praticare con il dolore fisico. Traccia audio e auguri di serena Pasqua

Dr.Maria Michela Altiero
psicologa
***  +39 3888257088  ***
Auguro a voi tutti di poter trascorrere una buona Pasqua, in una condizione di spirito sufficientemente serena da farvi apprezzare tutto ciò che in questi giorni di festa potrà scaldarvi il cuore e farvi stare bene.
Il mio dono per voi è una nuova traccia audio che spero possa rendere più sereni questi momenti anche a chi sta facendo i conti con un dolore fisico.


Oggi proviamo una pratica di mindfulness che può esserci utile quando facciamo i conti con un dolore fisico. 
A volte può trattarsi di un dolore acuto (come quando battiamo violentemente contro uno spigolo) altre volte può trattarsi di un dolore cronico, un compagno di viaggio che sta sempre lì con noi o va e viene ma poi torna sempre. 
Se abbiamo dei metodi validi per sbarazzarci di questi dolori, ben vengano. Ma se così non fosse oppure se questi validi metodi per qualche ragione non potessero essere la soluzione a cui ricorrere stabilmente, allora la questione diventa un'altra, e cioè come convivere al meglio con un dolore fisico.
Uno dei maggiori problemi che abbiamo, quando è presente un dolore nel corpo, è la nostra naturale  tendenza a resistergli, perché questa paradossalmente aumenta il livello della nostra sofferenza. 
Questa resistenza ha componenti sia fisiche, sia mentali sia emotive. Il nostro corpo tenta di proteggersi dal dolore contrastandolo con la tensione muscolare. La mente tende a evitarlo, a respingerlo, a lottarci contro con pensieri ricorrenti ("Odio questo dolore." "Perché non se ne va?" "Non è giusto che io viva questo"). Il cuore sperimenta angoscia, risentimento, afflizione. 
La mindfulness suggerisce di lasciar andare ogni resistenza e di incontrare il dolore fisico con gentile interesse e delicata curiosità,  conoscendolo per quello che è:  una "semplice" sensazione fisica. 
Com'è fatta esattamente questa sensazione?
Dove la sentiamo? Che forma ha? Si muove o sta ferma? Ci dà l'impressione di avere un colore? Una temperatura? E' costante o varia di intensità? Cambia nel tempo?  Cambia se cambiamo posizione? 
Se ci accorgiamo che il corpo sta resistendo al dolore contraendosi in alcune zone, proviamo come meglio ci riesce ad allentare queste tensioni (magari ricorrendo alla tecnica del respirare nelle zone tese per favorire il rilassamento).
Se ci accorgiamo che arrivano pensieri, come sempre notiamo di che si tratta e poi li lasciamo stare, tornando con l'attenzione all'esercizio.
Una cosa che può affliggerci quando proviamo un dolore fisico è l'impressione che esso sia costante e immutabile. Un'attenzione gentile portata al suo reale modo di essere momento per momento, può rivelarci invece una sua fluidità e mutevolezza, che può confortarci (non è poi così vero che non cambia mai). 
Inoltre la mindfulness, coltivata con pratiche regolari, può aiutarci a integrare le sensazioni fisiche in un più ampio contesto di consapevolezza, e consentirci una certa presa di distanza dall'esperienza del dolore che ne attenua la gravità.
Vari studi condotti su persone che hanno partecipato al programma MBSR - Mindfulness-Based Stress Reduction, hanno evidenziato l'acquisizione di una capacità di relazionarsi meglio con il dolore fisico, di ammorbidire intenzionalmente le zone del corpo intorno ad esso, e di notare come il dolore fosse un processo mutevole, dinamico e più tollerabile, con significativi cambiamenti in termini di funzionamento e di capacità di godersi la vita.

domenica 10 febbraio 2019

Mindfulness. Un atto d'amore e di gratitudine verso il nostro corpo in attesa di San Valentino. Première della nuova traccia audio su YouTube

Dr.Maria Michela Altiero
psicologa
***  +39 3888257088  ***

Lunedì 11 febbraio alle ore 22:00 première della nuova pratica di mindfulness dal titolo "Body scan e gratitudine" su YouTube al link: https://youtu.be/HEkvsyi3edc
Ci connetteremo tutti simultaneamente al canale YouTube, per praticare insieme con la guida della nuova traccia audio. La traccia stessa resterà caricata sul canale YouTube, e potrà essere riascoltata anche successivamente collegandosi al medesimo link.
Con questa pratica di mindfulness porteremo l'attenzione non solo sulle sensazioni corporee ma anche sulle importanti funzioni che il nostro corpo assolve quotidianamente per noi, e per cui merita la nostra gratitudine.
Se sei iscritto al mio canale YouTube, puoi connetterti al link https://youtu.be/HEkvsyi3edc anche per prenotare sin d'ora un promemoria per ricordarti di connetterti tempestivamente.
***
A volte l'esperienza di vivere in un corpo che funziona è una cosa che diamo un po' per scontata. La meraviglia di abitare in un corpo vivo, che "semplicemente" respira, digerisce, cammina, vede, tocca, raramente attira la nostra attenzione, come se fosse una banalità. Più spesso ci accorgiamo di cosa non funziona nel nostro corpo, o di cosa non funziona come vorremmo. Tendiamo a criticarlo, più che a lodarlo o ringraziarlo per quello che fa.
La pratica  di mindfulness "Body scan e gratitudine" ci consente di coltivare la consapevolezza anche riguardo a tali funzioni, rendendoci testimoni più attenti del miracolo della vita di cui siamo parte, e di esprimere gratitudine a questo nostro corpo per tutto quanto fa per noi.
Un atto di amore e di riconoscenza degno di San Valentino!
***
Ti aspetto tra noi su YouTube per praticare insieme!
Connettiti al link: https://youtu.be/HEkvsyi3edc
Photo by Kewei Hu on Unsplash



mercoledì 28 novembre 2018

Energetica dolce e consapevolezza del corpo in movimento. Nuova traccia audio

Oggi andiamo a sfatare due miti: quello dello psicologo seduto sulla sedia e quello del meditante immobile. C'è infatti una parte del lavoro che facciamo nei programmi mindfulness-based (a cominciare dal programma MBSR - Mindfulness Based Stress Reduction - fino a estendersi a tutti gli altri), che ha a che fare proprio con il movimento corporeo. A volte si tratta di mindful yoga, per esempio, altre volte "semplicemente" si cammina.
Di fatto possiamo portare la nostra consapevolezza in qualunque attività della nostra vita, vigili e presenti a tutto ciò che si manifesta nel corpo, nella mente, nel cuore, sia che stiamo fermi sia che ci muoviamo.
Oggi vi presento una traccia audio che guida alcuni semplici movimenti del corpo tratti dagli esercizi di energetica  dolce del Protocollo di Mindfulness Psicosomatica - PMP. Si tratta solo di un piccolo assaggio, ma può essere utile per farsene un'idea. Non dimentichiamo infatti che la mindfulness è soprattutto un'esperienza e che per questo i programmi mindfulness-based hanno tutti un taglio fortemente esperienziale.
Proprio in questo spirito, vi comunico anche che il 20 dicembre 2018, dalle 18:00 alle 19:30, ci sarà un incontro gratuito di mindfulness psicosomatica presso il mio studio di Torre del Greco (aperto a tutti, su prenotazione), in occasione del quale sarà possibile sperimentare alcune pratiche di mindfulness psicosomatica e anche fruire di uno speciale sconto natalizio del 20% sul costo del corso di mindfulness psicosomatica che partirà il 10 gennaio 2019 (sconto riservato a chi si iscriverà la sera stessa ed estensibile ad una persona amica). Per informazioni e prenotazioni, potete chiamare come sempre il numero
Ecco il video da YouTube con la nuova traccia audio ed a seguire qualche chiarimento riguardo agli esercizi di energetica secondo il Protocollo di Mindfulness Psicosomatica - PMP - del Progetto Benessere Globale - Gaia.


Gli esercizi di energetica sono definiti dal Protocollo PMP come una esplorazione dinamica del corpo, una specie di body scan attivo, un modo per coltivare la consapevolezza del corpo, riconoscendo la sua energia fluida o bloccata.
Durante gli esercizi portiamo l'attenzione sulla sensazione corporea interna dell'energia che sentiamo fluire nel corpo (scientificamente energia elettromagnetica, elettroencefalografica, ecc.), sviluppando una sensibilità a riguardo che si affina progressivamente con la pratica. 
Alcuni esercizi sono detti di energetica dolce, perché sono basati sulla lentezza dei movimenti e sul rilassamento e vanno a stimolare il sistema nervoso parasimpatico. Altri, che sono detti  di energetica forte, sono invece più attivanti, portano a sentire la forza corporea e stimolano il sistema nervoso simpatico.
Gli esercizi di energetica, quindi, oltre a farci prendere coscienza del tipo di energia che avvertiamo in un certo momento dentro di noi, ci insegnano anche a riequilibrare alcuni eccessi (eccessiva tensione/eccessivo rilassamento), aiutandoci non solo a rilassarci se siamo troppo tesi (energetica dolce), ma anche ad attivarci (energetica forte), quando per esempio abbiamo bisogno di vincere la paura e il senso di debolezza e vogliamo consentire alla nostra forza di esprimersi per difenderci e proteggerci.
Questi esercizi si ispirano ad antiche pratiche di tradizione orientale dette non a caso pratiche di lunga vita.
*


foto by Christopher Campbell on Unsplash

sabato 11 gennaio 2014

Le cose giovani sono morbide. Le cose vecchie sono fragili. Lo stretching come pratica fisica e come metafora della flessibilità


Una delle (non poche...) esperienze che mi hanno cambiato la vita è stata la pratica regolare dello stretching, iniziata in principio per necessità, sotto la spinta del dolore fisico e grazie alla guida di istruttori esperti, e poi proseguita in autonomia per sempre.
Personalmente considero la pratica dello stretching come una delle possibili vie per adempiere  simultaneamente a due delle nostre regole delle serenità: avere cura del proprio corpo ed avere cura del proprio spirito.
C'è qualcosa, infatti, nella pratica dello stretching, che va al di là della mera cura del corpo in sé. C'è qualcosa anche di simbolico, di metaforico, nell'allungamento muscolare, che in qualche modo può portarci a riflettere su certe qualità dello spirito.
Praticare regolarmente lo stretching può essere anche una strada che un po' alla volta ci avvicina allo yoga, perché può portarci a percepire qualcosa di molto elevato nella risposta di benessere che il nostro corpo ci rimanda, quasi che noi, onorandolo con i nostri esercizi, gli avessimo finalmente riconosciuto una sua sacralità.
A seguire, un pensiero di  Deng Ming-Dao sull'argomento, tratto dal suo libro Il Tao per un anno.
"L'allungamento - in senso letterale e metaforico - è una parte necessaria della vita.
Dal punto di vista fisico, un buon programma di stretching  mette in risalto tutte le parti del corpo. Prima sciogliamo le articolazioni e i tendini, così i movimenti successivi non ci procureranno dolore. Poi allunghiamo metodicamente tutto il corpo, partendo dalle masse muscolari più estese, come le gambe e la schiena, e procedendo verso parti più piccole e sottili, come le dita. Coordiniamo gli esercizi con la respirazione ed eseguiamo movimenti lunghi e delicati, evitando colpi e forzature. Quando ci allunghiamo in una direzione, provvediamo sempre a farlo anche nella direzione opposta. Seguendo questa procedura, la nostra flessibilità non può che aumentare.
L'allungamento in senso metaforico porta all'espansione e alla flessibilità nella crescita personale. Una pianta giovane è tenera e cedevole; una pianta vecchia rigida, legnosa e soggetta a rotture. Morbidezza è dunque sinonimo di vita, e durezza di morte. Quanto più flessibili siamo, tanto migliore è la nostra salute fisica e mentale."




domenica 15 settembre 2013

Ricorda: è con questo corpo che devi volare

"Questo fragile corpo
è la matrice 
della mente e dell'anima"
(Deng Ming-Dao)
***
Nel libro di meditazioni taoiste "Il Tao per un anno" di Deng Ming-Dao, c'è un passo dedicato alla cura del corpo, dove si sottolinea che non possiamo permetterci di trascurare il nostro corpo, nemmeno quando il nostro cammino spirituale ci porta su piani dell'esistenza molto elevati. Quando ci mettiamo alla ricerca di noi stessi e di ciò che siamo, non solo non possiamo prescindere dalla manifestazione "solida" del nostro essere, ma la nostra esistenza fisica costituisce proprio il punto di partenza del nostro cammino.
 "Nella ricerca della mente e dell'anima", dice infatti Deng Ming-Dao, "è opportuno comprendere che il corpo non rappresenta il nostro autentico io, ma è altrettanto opportuno accudirlo quotidianamente. Rinnegare o mortificare la carne non ha senso, ma solo i saggi riescono a curare il proprio corpo pur continuando a guardare oltre."
***
Personalmente, quando devo mettere in atto questo principio e ricordare a me stessa di non trascurare il mio corpo, mi dico questa frase: "ricordati che è con questo corpo che devi volare". Queste parole portano immediatamente la mia attenzione sul corpo, nei momenti in cui sono talmente concentrata in un'attività mentale, da non accorgermi di avere fame, sete, sonno, un dolorino qua o là, bisogno di stiracchiarmi o di riposare (oppure me ne accorgo, ma non do peso alla cosa). Per la verità mi dico questa frase anche quando organizzo mentalmente la mia giornata, la mattina, e mi accorgo di non aver messo in programma un po' di ginnastica, o una camminata, o un po' di yoga, perché tra un impegno e l'altro il tempo necessario per quelle cose non ci esce. In realtà so benissimo che se il mio corpo si sente bene, mi è più facile funzionare bene anche su altri fronti, non solo concreti, ma anche intellettuali, affettivi, spirituali, artistici.
Parafrasando Virginia Wolf - che sosteneva che uno non può pensare bene e amare bene se non ha mangiato bene - potremmo dire, abbondando, che se uno non digerisce bene, non dorme bene, non usa i dovuti riguardi alla sua muscolatura, alla sua colonna vertebrale, ai piedi, alle articolazioni, e a quant'altro riguarda il suo corpo, gli sarà più difficile partorire buone idee, buoni pensieri, buone parole, buoni sentimenti, buone battute di spirito, buone poesie, buone preghiere, buoni sogni, buoni progetti, e via dicendo.
***

Ed ora qualche divagazione, in chiave metaforica, ispirata dalla frase "ricordati che è con questo corpo che devi volare".
Questa frase rimanda metaforicamente all'immagine di un uccello, il cui corpo fisico alato, se in buona salute, gli consente di elevarsi da terra e di avvicinarsi alle cose del cielo, superando gli impedimenti frapposti da tutte le forze contrarie che agiscono nel mondo fisico, a cominciare dalla forza di gravità. Chi in cuor suo si riconosce in questa metafora, e vuole farla propria, può magari riflettere non solo sull'importanza di un corpo in salute per poter spiccare un buon volo, ma anche sull'opportunità - vista la natura "alata" dell'animale di riferimento (e quindi forse la sua tendenza a stare più volentieri in cielo che in terra) - di rinforzare le sue fragili zampette, per tutte le volte in cui deve starci necessariamente con i piedi per terra e deve quindi muovere comunque passi importanti anche nel mondo fisico. Gli uccelli infatti non devono dimenticare che non sono angeli; possono frugare il cielo quanto vogliono, ma per sopravvivere devono comunque prima o poi tornare sulla terra, mangiare, bere, dormire e anche fare l'amore (cosa che in verità non tutti sanno come funzioni per gli uccelli, ma che di sicuro non riguarda gli angeli!).
Se invece qualcuno non si sentisse per niente simile a un volatile e non si riconoscesse nella metafora dell'uccello - anzi all'opposto avesse la sensazione di essere per natura estremamente terreno e ancorato al suolo, rifuggendo da qualunque possibilità di elevazione - beh, allora forse questo post non lo riguarda per niente, o forse anche sì (come si spiega, se no, che abbia continuato a leggere fin qui?).
Magari, chissà, può valutare se l'immagine di un cavallo gli sia più consona come metafora: un essere buono a trottare, a trainare una carrozza o un aratro, a portarsi in groppa qualcun altro, buono anche a correre libero negli spazi ampi o a starsene docile e  paziente dentro un maneggio. Ma a volare no. Come si fa a dire a un cavallo "è con questo corpo che devi volare"? Sì, forse non è una frase felice da dire a un cavallo. Specie se è proprio convinto di essere un cavallo!
Mi viene in mente a tal proposito un aneddoto riguardante una persona che, nei sogni, vedeva spesso se stessa appunto nelle sembianze di un cavallo. Una volta mi disse di aver scoperto recentemente parti di sé molto spirituali, con cui era entrata in contatto profondo, pur senza  rinnegare la sua natura basilarmente terrena ("equina"), che la teneva quotidianamente a stretto contatto con gli aspetti più concreti dell'esistenza.
"Sai", mi disse un giorno con un lampo di luce negli occhi, "è successa una cosa interessante. Ho pensato a tutte le storie in cui qualcuno non sa chi realmente sia e convive con dei limiti che non sono realmente suoi, ma sono dovuti alle false credenze che ha circa se stesso. Che so, tipo il brutto anatroccolo, che non sapeva di essere un cigno e si era rassegnato a vivere da brutto anatroccolo; oppure anche l'aquila di Anthony De Mello che credeva di essere un pollo; e tutti i  vari principini e principesse abbandonati da piccoli, nelle fiabe, e che scoprono all'improvviso chi sono, dopo una vita intera di stenti e miserie. Allora ho pensato: e se anche il mio cavallo fosse vittima di una falsa credenza circa se stesso? Lui pensa che non gli sia concesso volare perché i cavalli non hanno le ali. Ma un attimo: lui è il mio cavallo simbolico, e non un cavallo vero in carne ed ossa! Sul piano di realtà i cavalli non hanno le ali, ma sul piano simbolico certo che le possono avere! Nella mitologia, per esempio, ogni tanto ce le hanno. Allora ho pensato a Pegaso, a un cavallo alato, che ha sia zampe forti, sia grandi ali, e che può correre sulla terra, quando c'è da stare in terra, come può volare in cielo, quando c'è da stare in cielo. E' questa la mia vera natura e la mia vera metafora!
Che ti devo dire? Sono dovuto arrivare alla mezza età per scoprire che sì, sempre un cavallo sono, e non c'è niente da fare,  ma - se permetti - sono un... cavallo alato!"


domenica 30 giugno 2013

Prozac o Adidas? Combattere la depressione con l'esercizio fisico

"...Più tardi imparai che anche nei momenti più difficili venti minuti di corsa a piedi ogni due giorni, quasi sempre da solo, mi facevano sentire più forte di fronte ai problemi e che, in ogni caso, riuscivo a evitare l'angoscia della depressione. Nulla di quanto ho imparato in seguito e finora mi ha fatto cambiare quella che rimane la mia 'prima linea difensiva' contro le avversità e le incognite dell'esistenza." 
(David Servan-Schreiber)
***

Che l'esercizio fisico migliori l’umore depresso è un dato che trova conforto in numerose evidenze scientifiche. Vari studi hanno infatti dimostrato che l'esercizio fisico è efficace nel contrastare la sintomatologia depressiva lieve.
Le attività fisiche più adatte allo scopo sembrano essere il passeggiare (tanto per cambiare!), meglio se a passo svelto, ed in genere tutte le attività cosiddette aerobiche, come correre, andare in bicicletta, giocare a tennis o a calcetto, e così via (per quanto esistano anche studi che riconoscono analoga efficacia, in tal senso, anche a forme di esercizio anaerobiche, come il body-building).
L'importante, insomma, è mantenere attivo il corpo nel modo a noi più congeniale: quello che ci piace di più, quello che ci possiamo permettere in base all'età, alle condizioni fisiche e così via.
I motivi per cui l'attività fisica giova all'umore sono riconducibili a diverse componenti in gioco. L'esercizio fisico, infatti:

  •  tanto per cominciare, favorisce il rilascio nell'organismo di sostanze che inducono una sensazione di benessere (endorfine); 
  • al tempo stesso contribuisce a distogliere l’attenzione dai pensieri negativi tipici dell’umore depresso  (tipo: "sono una frana, sono sfortunato, non ci riuscirò mai; non ho abbastanza coraggio, energia, forza, volontà, ambizione; nessuno mi ama; non merito di essere amato;  ecc.") e dà l'opportunità di spostare il focus dell’attenzione a pensieri centrati su schemi motori e su momenti creativi e positivi;
  • può inoltre favorire l’incontro con altre persone (soprattutto se praticato in compagnia, ma anche - quando si pratica da soli - se fatto in luoghi dove un incontro è possibile), il che può ridurre l’isolamento sociale che aggrava lo stato depressivo;
  • dà la possibilità, se praticato all'aperto, di un benefico e positivo contatto con la natura (aria aperta, verde, luce);
  • può essere praticato sotto forma di attività ludiche e divertenti, e quindi creare occasioni di piacere e buonumore; 
  • ed infine può migliorare anche il modo di percepire sé stessi dal punto di vista estetico/fisico, con ricadute positive sull’autostima.

I consigli generalmente sono:
-  privilegiare attività fisiche piacevoli e divertenti;
- non strafare (inutile sfinirsi al primo tentativo e poi non riprovarci più!); l'importante non è fare molto esercizio fisico, ma farlo regolarmente; meglio cominciare con dolcezza e lasciare che sia il corpo a guidarci;
- praticare l'attività fisica da 2 a 5 volte a settimana, per almeno 20-30 minuti a sessione (secondo parecchi studi, l'attività minima per avere effetti sul cervello emotivo, è di 20 minuti tre volte la settimana);
- prima di iniziare un programma di esercizi fisici (specie se non si pratica attività fisica da tempo!), consultare il proprio medico per una visita di controllo preliminare e quindi seguire tutti gli accorgimenti del caso. 
***
Ed ora, a seguire, alcune parole sull'argomento di David Servan-Schreiber,  tratte dal suo libro "Guarire - una nuova strada per curare lo stress, l'ansia e la depressione senza farmaci né psicoanalisi", in cui lo psichiatra e ricercatore francese presenta vari metodi terapeutici tutti basati su meccanismi naturali di autoguarigione presenti nel cervello umano.
Tra questi, appunto, c'è l'attività fisica, mentre gli altri - per coloro che fossero interessati - sono:  la ricerca della "coerenza cardiaca" (controllo della variabilità del battito cardiaco, una tecnica ispirata da alcune forme di meditazione e autoipnosi); la rimozione dei traumi psichici con i movimenti oculari (EMDR, una tecnica inventata da Francine Shapiro);  l'energia della luce;  l'agopuntura;  l'assunzione degli acidi grassi Omega-3;  la comunicazione emotiva non violenta (legata anche alla solidarietà sociale). 
Per chi non conoscesse David Servan-Schreiber, una breve nota su di lui, dopo la citazione.
***
"Attraverso quali misteriose vie l'esercizio fisico ha tanta influenza sul cervello emotivo? Certo, prima di tutto c'è l'effetto che ha sulle endorfine, minuscole molecole secrete dal cervello molto simili all'oppio e ai suoi derivati. Il cervello contiene molti ricettori di endorfine, e proprio per questa ragione è tanto sensibile a queste sostanze stupefacenti, che danno un'immediata sensazione di diffuso benessere e soddisfazione. L'oppio è anche l'antidoto più potente contro il dolore della separazione e del lutto: subdolamente, agisce sul cervello deviando uno dei meccanismi intrinseci del rilassamento e del piacere.
Ma, quando se ne fa un uso eccessivo, i derivati dell'oppio provocano assuefazione, 'addomesticano' i ricettori cerebrali, e se si vuole ottenere sempre lo stesso effetto, ogni volta si deve aumentare la dose. Inoltre, diventando i ricettori sempre meno sensibili, i piaceri quotidiani perdono ogni significato: tutti, compresa la sessualità, che quasi sempre nei tossicodipendenti si annulla.
La secrezione di endorfine stimolata dall'esercizio fisico, invece, produce l'effetto opposto. Più il meccanismo naturale del piacere viene attivato così, in dolcezza, più diventa sensibile. E le persone che fanno esercizio fisico traggono più soddisfazione dalle piccole cose della vita: gli amici, gli animali di compagnia, i passi, le letture, il sorriso di un passante per strada. E' come se  per queste persone essere soddisfatte fosse più facile che per altre.
Ora, provare piacere è esattamente l'opposto della depressione, definibile come assenza di piacere molto più che come tristezza, ed è senza dubbio per questo che la liberazione delle endorfine ha un effetto antidepressivo e ansiolitico tanto spiccato. Quando si stimola in questo modo il cervello emotivo, cioè attraverso vie naturali, si favorisce anche l'attività del sistema immunitario, agevolando la proliferazione delle cellule NK, le 'natural killer', e rendendole più aggressive contro le infezioni e le cellule cancerose."  (David Servan-Schreiber)
David Servan-Schreiber, psichiatra e ricercatore francese, vissuto a lungo negli USA e deceduto nel 2011, è stato direttore del Centro di Medicina Complementare dell'Ospedale di Pittsburgh, nonché fondatore e condirettore del Laboratorio di Scienze Neurocognitive presso l'Università della stessa città.
Ha raggiunto la notorietà per aver proposto alcuni metodi per la prevenzione ed il supporto alla guarigione del cancro, nonché per la cura delle malattie psichiatriche, tutti basati su tecniche terapeutiche di medicina alternativa, anche in affiancamento alle cure tradizionali.
Scoprì di avere un cancro al cervello nel 1992, all'età di 32 anni e, benché gli avessero dato pochi mesi di vita, riuscì a vivere in buone condizioni fino a 50 anni tra cure tradizionali e alternative.
E' stato strenuo sostenitore della prevenzione dei tumori e delle malattie in genere tramite il potenziamento delle difese immunitarie (cosa che si può ottenere, secondo Servan-Schreiber, tramite l'attività fisica costante, l'alimentazione povera di "carboitrati bianchi", come gli zuccheri e la farina, e senza eccessivo apporto di proteine, basando invece la dieta su verdura e frutta, i carboidrati "naturali") e suggeriva la meditazione come metodo per diminuire lo stress.
Pur essendo uno studioso e un sostenitore delle medicine naturali per la prevenzione, ha sempre chiarito che, una volta che un tumore si sia palesato, vada combattuto con cure tradizionali, in quanto affidarsi soltanto a cure non convenzionali potrebbe essere deleterio e controproducente.
Nelle pagine del suo ultimo libro, "Ho vissuto più di un addio" (2011), David Servan-Schreiber si pone domande cruciali sul significato profondo della vita e della morte. Ormai pronto spiritualmente a partire per l'ultimo viaggio, accompagnato da un sentimento di pace e connessione, coglie l'occasione dell'ultimo libro per salutare degnamente tutti coloro che l'hanno amato.
***

domenica 26 maggio 2013

Per la terza regola della serenità (Avere cura del proprio corpo): Il Piacere, secondo Gibran Kahlil Gibran

Allora un eremita, che visitava la città una volta l'anno, si fece avanti e disse: Parlaci del Piacere. 
E lui rispose dicendo: 
Il piacere è un canto di libertà, 
Ma non è libertà. 
E' la fioritura dei vostri desideri, 
Ma non il loro frutto. 
E' un abisso che esorta alla scesa, 
Ma non è profondo né alto. 
E' un uccello in gabbia che si alza in volo, 
Ma non è lo spazio conquistato. 
Sì, francamente, il piacere è un canto di libertà. 
E io vorrei che lo intonaste in tutta pienezza, ma temo che a cantarlo perdereste il cuore.

Alcuni giovani tra voi ricercano il piacere come se fosse tutto, e vengono giudicati e biasimati. 
Non vorrei né giudicarli né biasimarli. Vorrei che cercassero. 
E troveranno non solo il piacere, 
Poiché il piacere ha sette fratelli, e il minore è più bello dello stesso piacere. 
Non avete udito di quell'uomo che, scavando la terra in cerca di radici, scoprì un tesoro?

E alcuni anziani tra voi ricordano con rimpianto i piaceri, come errori compiuti nell'ebbrezza. 
Ma il rimpianto è l'oscurità della mente, e non il suo castigo. 
Essi dovrebbero ricordare i loro piaceri riconoscenti come per il raccolto di un'estate. 
Ma se il rimpianto li conforta, si confortino pure. 
E tra voi vi sono quelli non così giovani per cercare, né così vecchi per ricordare. 
E nella paura di cercare e ricordare, essi fuggono ogni piacer temendo di umiliare e offendere l'anima. 
Ma proprio in questo è il loro piacere. 
E in tal modo scoprono tesori, sebbene scavino radici con mano tremante. 
Ma ditemi, chi può offendere lo spirito? 
L'usignolo offende il silenzio della notte, o la lucciola le stelle? 
E la vostra fiamma o il vostro fumo mortificano il vento? 
Pensate forse di poter turbare lo spirito come con un bastone uno stagno tranquillo?

Spesso, negandovi al piacere, non fate altro che respingere il desiderio nei recessi del vostro essere. 
Chissà che non vi attenda domani ciò che oggi avete negato. 
Anche il vostro corpo conosce la sua ricchezza e il suo legittimo bisogno, e non permette inganno. 
Il corpo è l'arpa della vostra anima, 
E sta a voi trarne musica armoniosa o confusi suoni. 

E ora domandatevi in cuore: "Come potremo distinguere il buono dal cattivo nel piacere?". 
Andate nei vostri campi e giardini, e imparerete che il piacere dell'ape è raccogliere il nettare del fiore, 
E che il piacere del fiore è conceder all'ape il suo nettare. 
Poiché il fiore per l'ape è una fonte di vita, 
E l'ape per il fiore è una messaggera d'amore. 
E per l'ape e per il fiore donarsi e ricevere piacere è a un tempo necessità ed estasi.

Popolo di Orfalese, nel piacere siate come le api e come i fiori.


Gibran Kahlil Gibran, da Il Profeta