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sabato 2 ottobre 2021

Coltivare la serenità e la presenza mentale attraverso i sensi. Una poesia sulla vista


Tempo libero, poesia di William Henry Davies

Cos’è la vita se, pieni di preoccupazioni, Non abbiamo il tempo per stare a guardare. Niente tempo per stare sotto ai rami E guardare a lungo come pecore o mucche. Niente tempo per vedere, quando attraversiamo un bosco, Dove gli scoiattoli nascondono le loro noci nell’erba. Niente tempo per vedere, nella piena luce del giorno, Ruscelli pieni di stelle, come cieli di notte. Niente tempo per volgerci allo sguardo della Bellezza E osservare i suoi piedi, come ballano. Niente tempo per aspettare che la sua bocca possa arricchire quel sorriso iniziato dai suoi occhi. Una vita misera questa se, pieni di preoccupazioni, Non abbiamo il tempo per stare a guardare." (William Henry Davies - Tempo libero -) *** Questa poesia ci ricorda come sia facile lasciarci travolgere dai mille impegni della nostra vita, dai pensieri, dalle preoccupazioni fino a diventare come ciechi rispetto ai meravigliosi scenari che l'esistenza comunque continua ad offrirci giorno dopo giorno. Non c'è vita priva di una qualche quota di difficoltà e di sofferenza: questo fa parte della condizione umana. Ma scegliere di essere presenti nel qui ed ora, con i cinque sensi aperti, con la disponibilità a lasciarsi coinvolgere da tutto ciò che il momento offre nella sua complessità, ci fa scoprire doni di infinita bellezza: il luccichio della luce che si riflette nel ruscello di giorno, il luccichio delle stelle nel cielo di notte.

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mercoledì 1 aprile 2020

Il dono. Una poesia di Czeslaw Milosz



Stamattina, al mio risveglio, il cielo era terso, l'aria pulita, intorno i giardini in fiore, nell'aria canti e voli di uccelli, all'orizzonte Ischia e Capri che emergevano dall'azzurro. Mia figlia aveva in mano un libro di poesie e mi ha chiesto se glielo avessi regalato io. "Fammi vedere", le ho detto. Ho aperto una pagina a caso, per mezzo, ed è emersa una poesia che si chiamava "Il dono".  Proprio la poesia giusta per il momento.
Non credo di averlo comprato io, il libro. Giunge anche a me come un dono a sorpresa, stamattina. Porta il grande conforto di poesie che aprono il cuore.
Gratitudine per chi lo ha fatto entrare in questa casa, chiunque sia; gratitudine per  Czeslaw Milosz che ha espresso così bene, nella poesia "Il dono",  il senso di appagamento che può venirci da un momento di semplice ordinaria bellezza, vissuto pienamente e accolto appunto come un dono.
Ritrascrivo il testo della poesia, nel caso non fosse chiaramente leggibile nell'immagine di sopra.

"Un giorno così bello.

La nebbia si è alzata presto e ho lavorato in giardino.

I colibrì si fermavano sui fiori del caprifoglio.

Non c'era cosa al mondo che volessi possedere.

Non conoscevo nessuno degno di essere invidiato.

Qualunque torto avessi subito, l'ho dimenticato.

Pensare che una volta ero lo stesso non mi imbarazzava.

Nel corpo non sentivo alcun dolore.

Quando raddrizzavo la schiena, vedevo il mare azzurro e le vele."


giovedì 8 settembre 2016

IL CUORE CHE RIDE di CHARLES BUKOWSKI

Photo Flickr user MIXTRIBE

La tua vita è la tua vita.
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza.
stai in guardia.
ci sono delle uscite.
da qualche parte c’è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dei ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
la tua vita è la tua vita.
sappilo finché ce l’hai.
tu sei meraviglioso gli dei aspettano di compiacersi in te.
***


***
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Dr. Maria Michela Altiero psicologa e istruttrice di protocolli mindfulness based
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lunedì 14 marzo 2016

Nulla è in regalo - poesia di Wisława Szymborska


Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me 
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.
E' cosi che stanno le cose,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.
E' troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.
Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l'obbligo
di pagare le ali.
altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.
Nella colonna dare 
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.
L'inventario è preciso
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.
Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso di aprirmi 
quel conto.
Chiamiamo anima 
la protesta contro di esso.
E questa è l'unica cosa
che non c'è nell'inventario.

domenica 17 gennaio 2016

Viaggi solitari


Un viaggio può donarci scoperte, esperienze,  imprevisti,  incontri, decisioni, fatalità.
Da un viaggio possiamo tornare con un bagaglio molto diverso da quando siamo partiti, alleggeriti di ciò che abbiamo perso per strada, arricchiti di ciò che abbiamo raccolto lungo la via. 
Un viaggio può mettere alla prova la nostra capacità di adattamento alle stranezze del mondo, riempirci di stupore e meraviglia per ogni scoperta, o rivelarci qualcosa di molto preciso sulla tenuta dei nostri nervi in situazioni difficili o paradossali. 
Questo e molto altro può essere un viaggio, come del resto la vita stessa, per ognuno di noi.
E che dire di un viaggio da soli? 
Alcuni di noi lo considerano un'esperienza di pienezza e libertà (talvolta addirittura l'unico modo di viaggiare davvero). Per altri è un'idea inconcepibile.
Un viaggio da soli  può rappresentare un momento di vero incontro con noi stessi, tanto più importante e salutare quanto più cerchiamo di evitarlo.
Fare un viaggio da soli ci può infatti chiarire molte cose sul rapporto che intratteniamo con noi stessi.
Come ogni viaggio, può anche non essere tutto rose e fiori.
Può darsi che dovremo fare i conti con i  limiti delle nostre forze e anche con il rapporto che intratteniamo con questi limiti (li conosciamo, li accettiamo, li rispettiamo, ce li rimproveriamo, li neghiamo?).
Può darsi che ogni tanto ci avviliremo. O magari ci scopriremo più forti di quanto credessimo. 
L'amicizia con noi stessi può essere alimentata e consolidata durante un bel viaggio in solitaria.
Potremmo regalarci momenti magnifici, assecondando di volta in volta i nostri bisogni di stimoli, riposo, deviazioni, ritmi lenti o veloci, ripensamenti e via dicendo.
Potremmo anche conoscere altre persone, condividere momenti con loro, camminare un po' insieme, ma anche sentirci liberi di andarcene al momento buono, lasciando a loro volta liberi anche gli altri di andare.
Insomma può valerne la pena, almeno una volta ogni tanto.
E non c'è nemmeno bisogno di andare tanto lontano, se non ci va.
Ciò che realmente conta è metterci comodi nella nostra pelle, scoprire e accettare le mille qualità della nostra personalissima andatura, e aprirci affettuosamente a tutte le  rivelazioni che possono giungerci lungo la via, una volta che ci siamo messi in cammino.
***

Ed ora, a seguire, due ispirazioni sul tema. 
La prima è un link a un sito, cioè questo: 
http://www.viaggiatorisidiventa.it/viaggiare-da-soli-ci-rende-piu-forti/.
Qui troverete qualcosa di  interessante nel caso voleste regalarvi un viaggetto solitario e vi servisse un po' di incoraggiamento.
La seconda ispirazione è invece una poesia di Mary Oliver, che mi è tornata in mente mentre scrivevo questo post. Ho deciso di trascriverla qui sotto senza commentarla. 
Ha a che fare con un viaggio solitario, indubbiamente. Ma proprio per questo lascio che ognuno sia libero di  percorrerla da sé e trovarci un senso, se per lui ce l'ha. 
Buona lettura, allora, e caso mai... buon viaggio!
***


Mary Oliver
IL VIAGGIO

Un giorno, finalmente, hai capito
quel che dovevi fare, e hai cominciato,
anche se le voci intorno a te
continuavano a gridare
i loro cattivi consigli -
anche se la casa intera
si era messa a tremare
e sentissi le vecchie catene
tirarti le caviglie.
“Sistema la mia vita!”,
gridava ogni voce.
Ma non ti fermasti.
Sapevi quel che andava fatto,
anche se il vento frugava
con le sue dita rigide
giù fino alle fondamenta, anche se la loro malinconia
era terribile.
Era già piuttosto tardi,
una notte tempestosa,
la strada era piena di sassi e rami spezzati.
Ma poco a poco,
mentre ti lasciavi alle spalle le loro voci,
le stelle si sono messe a brillare
attraverso gli strati di nubi
e poi c'era una nuova voce
che pian piano
hai riconosciuto come la tua,
che ti teneva compagnia
mentre procedevi a grandi passi,
sempre più nel mondo,
determinata a fare
l'unica cosa che potevi fare -
determinata a salvare
l'unica vita che potevi salvare.


***

***


giovedì 14 gennaio 2016

DICE HOKUSAI - poesia di Roger Keyes


Hokusai dice osserva con precisione.
Dice presta attenzione, nota.
Dice continua ad osservare, rimani curioso.
Egli dice non c'è fine al vedere.
Egli dice aspira con impazienza ad invecchiare.
Egli dice continua a cambiare,
così da diventare maggiormente chi sei veramente.
Egli dice bloccati, accettalo, continua a ripeterti finché è interessante.
Egli dice continua a fare ciò che ami.
Egli dice continua a pregare.
Egli dice ognuno di noi è un bambino,
ognuno di noi è un vecchio,
ognuno di noi ha un corpo.
Egli dice ognuno di noi è spaventato.
Egli dice ognuno di noi deve trovare
un modo di vivere con la paura.
Egli dice tutto è vivo -
conchiglie, edifici, persone, pesci,
montagne, alberi, il legno è vivo.
L'acqua è viva.
Ogni cosa ha una propria vita.
Tutto vive dentro di noi.
Egli dice vivi con l’intero mondo dentro di te.
Egli dice: non importa se disegni o scrivi libri. Non importa se seghi alberi o catturi pesci.
Non importa se stai seduto a casa, nella tua veranda, a fissare le formiche o le ombre degli alberi e dell’erba in giardino.
Ciò che importa è che ti importi.
Importa che tu percepisca.
Importa che tu noti.
Importa che la vita vive attraverso di te.
L’appagamento è la vita che vive attraverso di te.
La gioia è la vita che vive attraverso di te.
Soddisfazione e forza sono la vita che vive attraverso di te.
La pace è la vita che vive attraverso di te.
Egli dice: non avere paura.
Non avere paura.
Guarda, percepisci, lascia che la vita ti prenda per mano.
Lascia che la vita viva attraverso di te.

***

***

venerdì 27 novembre 2015

L'arte di perdere, poesia di Elisabeth Bishop

nella foto: The lost,  by Velve Red Bullet on Deviantart (http://www.deviantart.com/art/The-Lost-358934779)

L’arte di perdere non è difficile da imparare;
così tante cose sembrano pervase dall’intenzione
di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro.

Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell’ora sprecata.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.

Poi pratica lo smarrimento sempre più, perdi in fretta:
luoghi, e nomi, e destinazioni verso cui volevi viaggiare.
Nessuna di queste cose causerà disastri.

Ho perduto l’orologio di mia madre.
E guarda! L’ultima, o la penultima, delle mie tre amate case.
L’arte di perdere non è difficile da imparare.

Ho perso due città, proprio graziose.
E, ancor di più, ho perso alcuni dei reami che possedevo, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è stato un disastro.


Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato).
Questa è la prova. È evidente, l’arte di perdere non è difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (Scrivilo!) disastro.

domenica 8 novembre 2015

Grazie dei fiori. Poesia di gratitudine per amori finiti e digeriti


Grazie dei fiori
poesia di gratitudine per amori finiti e digeriti
di Maria Michela Altiero
***
Oggi potrei dirti: "Grazie dei fiori",
anche se certo l'avrò già fatto - figurarsi!
Erano i fiori
del nostro primo appuntamento e del terzo,
degli anniversari, delle feste, degli armistizi,
e di quelle altre volte che tu sai.
Mica quelli del mio funerale!
La voce ce l'avevo per ringraziarti.
E di certo l'avrò fatto.
Potrei dirti oggi: "Grazie solo dei fiori",
ed escludere dal discorso,
non per casuale dimenticanza,
i ruggiti, le bugie, i tradimenti,
gli sgarbi, i colpi bassi e i silenzi.
Oppure dirti: "Grazie non solo dei fiori",
ed aggiungere ai fiori gli anelli,
le cene, le risate, le notti di luna,
e le vacanze, i discorsi, le poesie.
Grazie per tutto questo però
te l'avrò certo già detto,
magari con gli occhi, i baci, le carezze,
se non testualmente a parole,
anche se la voce l'avevo, e un cuore,
e pure un filo di buone maniere
(ma su queste non giuro).
Non è di quei doni comunque
che devo ancora ringraziarti.
Non delle perle,
ma piuttosto dei sassi.
Quando tu me li hai dati,
io non sapevo che farne,
se non lanciarteli dietro,
o portarmeli come peso nel cuore.
Potrei dirti grazie oggi dell'intero pacchetto,
nel bene e nel male, così com'è stato.
Considerato che nessuno è perfetto, nessun amore lo è,
va bene, potrei dirti grazie così
e trattare l'amore come un cavallo donato.
Intanto i tuoi fiori sono appassiti - ma grazie ancora -
e gli anelli passati di moda - e sempre grazie.
Quella che ancora non conosci però
è la sorte dei sassi.
I tuoi sassi sono fioriti.
Quel peso nel cuore,
 alla fine non mi ha lasciata stecchita
- e non ci avrei tanto scommesso, a quel tempo!
Il cuore non ha ceduto,
non si è chiuso,
non si è fermato,
ma si è come dilatato.
E ora è diventato più capiente,
ha conosciuto un respiro più ampio,
e ha scoperto una musica nuova.
Forse per tutto questo oggi io dovrei dirti grazie
e dirti magari proprio così: "Grazie dei sassi".
Ma intanto i tuoi  sassi sono fioriti, lo vedi.
Così ancora mi trovo oggi a dirti: "Grazie dei fiori",
anche se è la prima volta che te lo dico così.

***
Questa poesia, pur essendo scritta in prima persona, non è una poesia personale, nel senso che non è rivolta a una specifica persona, a un destinatario reale, né parla specificamente di me e della mia vita.
È scritta in questo modo, per semplificare. Ma è una poesia dedicata a tutti i nostri amori finiti, in generale, senza distinzioni.
Cosa ci resta di questi amori?
L'impressione che a volte possiamo avere, quando una storia finisce, è che si trattasse evidentemente di una storia sbagliata (altrimenti, diciamo, sarebbe durata per sempre!). A volte possiamo vivere un senso di fallimento o anche di colpa. Altre volte ancora possiamo sentirci disorientati, traditi o abbandonati. Comunque sia, non piace a nessuno l'amore quando finisce. È  una perdita, una faccenda spiacevole.
Ma intanto finisce. Proprio come tutte le cose del mondo.
Ne sarà valsa la pena?
Certo la gente continua a innamorarsi, a sposarsi. E poi anche a separarsi, a divorziare, a volte a riconciliarsi.
Ma quando finisce davvero, cosa ci resta di una storia, da poter dire che ne è valsa la pena?
A volte si resta buoni ex, certo. Ma non intendevo questo.
Cosa resta davvero a noi, dentro di noi, come ricchezza, quando un amore finisce?
Qualcuno conserva come preziosi i ricordi dei tempi buoni. E va bene. Se è per questo, ci sono anche effetti positivi concreti che a volte permangono di quei tempi buoni: i figli, la casa, qualche regalo, e anche altro.
Il primo "Grazie dei fiori" come il "Grazie non solo dei fiori", nella poesia, si riferiscono a quello.
A tutto il bene che comunque c'è stato. Perché negarlo? Possiamo comunque esserne grati alla vita e forse  anche al nostro ex, se non ci costa troppa fatica.
Ma tutto il male della storia, tutti i sassi, i pesi lasciati nel cuore, potranno mai considerarsi ricchezza anche quelli?
Qui la poesia prova a dire due cose.
Una è grazie oggi dell'intero pacchetto, nel bene e nel male, così com'è stato.Considerato che nessuno è perfetto, nessun amore lo è.
Questa è l'immagine di una posizione di indulgenza a cui possiamo a volte arrivare col tempo quando la distanza raffredda gli animi e ridimensiona le situazioni.
L'altra invece è "Grazie dei sassi." Ma intanto i tuoi  sassi sono fioriti. 
E questo è l'aspetto delle nostre sfide vinte, e non tanto con l'altro o contro l'altro, ma proprio con noi stessi.
Che ne abbiamo fatto delle nostre esperienze difficili?
Quali risorse abbiamo dovuto attivare dentro di noi, per attraversare il dolore ed uscirne?
Le risorse che nei momenti difficili si attivano ed emergono dentro di noi sono come sassi che fioriscono: da un peso opprimente nasce il germoglio del cambiamento.
E un cuore  più capiente, con un respiro più ampio e una musica nuova, può essere grato alla vita di tutto ciò che lo ha portato a espandersi e a crescere.
Compreso un amore finito e ormai digerito.

***








lunedì 21 settembre 2015

MIRACOLI - Poesia di WALT WHITMAN


Perché la gente fa tanto caso ai miracoli?
Quanto a me, io non conosco altro che miracoli.
Che io passeggi per le strade di Manhattan,
o getti lo sguardo al di sopra dei tetti verso il cielo,
o sguazzi a piedi nudi lungo la spiaggia sul limitare delle onde,
o sosti sotto gli alberi nei boschi,
o parli di giorno con qualcuno che amo,
o giaccia nel letto di notte con qualcuno che amo,
o sieda a tavola a cena con gli altri,
o guardi gli estranei che mi stanno di fronte nel treno,
o osservi le api indaffarate attorno all’alveare in un mattino estivo,
o gli animali che pascolano nei campi,
o gli uccelli, o l’incanto degli insetti nell’aria
O il meraviglioso spettacolo del tramonto, o degli astri splendenti silenziosi e lucenti,
O la squisita delicata curva della luna nuova in primavera;
Queste cose con altre, ciascuna e tutte,
sono miracoli per me,
E, pur riferendosi al tutto, ciascuna sia distinta, e al proprio posto.
Per me ogni ora di luce e di tenebra è un miracolo,
Ogni pollice cubico di spazio è un miracolo,
Ogni miglio quadrato della terra è seminato di miracoli,
Ogni piede dell’interno della terra è affollato di miracoli.
Un continuo miracolo è per me il mare,
E i pesci che vi nuotano – e gli scogli – e il movimento delle acque
– e le navi e gli uomini che vi sono a bordo:
Quali miracoli più straordinari di questi vi sono?
***

giovedì 25 giugno 2015

Buone notizie - poesia di Thich Nhat Hanh


Le buone notizie non vengono stampate.
Le buone notizie le stampiamo noi.
Ne tiriamo un’edizione speciale ogni momento
e vorremmo che la leggessi.
La buona notizia è che sei vivo
e che l’albero di tiglio è ancora lì,
e svetta saldo nel rigido inverno.
La buona notizia è che hai splendidi occhi
che toccano il blu del cielo.
La buona notizia è che
il tuo bambino è lì davanti a te,
e che tu hai due braccia disponibili.
Abbracciarsi è possibile.
Si stampa solo ciò che non va.
Guarda ognuna delle nostre edizioni speciali:
noi offriamo tutto ciò che va.
Vogliamo che tu ne tragga beneficio
e che ci aiuti a proteggerle.
Lì, sul marciapiede, un fiore di tarassaco
ci offre il suo splendido sorriso
e canta la canzone dell’eternità.
Ascolta! Hai orecchie in grado di udirla.
China il capo. Ascoltala.
Lasciati dietro il tuo mondo di dolore
e di preoccupazioni
e sii libero.
L’ultima buona notizia è che puoi farlo.



***
http://ciochesimuovenoncongela.blogspot.it/2015/06/buone-notizie-poesia-di-thicht-nhat-hah.html

venerdì 22 maggio 2015

Spiegazione necessaria - Una poesia di Ghiannis Ritsos



Ci sono versi – a volte intere poesie -
che neanch’io so cosa vogliono dire. Quello che non so
mi trattiene ancora. E tu hai ragione di chiedere. Ma non chiedermelo.
Ti ho detto che non so.
Due luci parallele
dallo stesso centro. Il rumore dell’acqua
che cade, d’inverno sulla grondaia colma
o il rumore di una goccia che cade
da una rosa nel giardino innaffiato
lentamente, lentamente, una sera primaverile
come il singhiozzo di un uccello. Non so
cosa vuol dire questo rumore; e tuttavia l’accetto.
Le cose che so te le spiego. Non lo dimentico.
Ma anche queste aggiungono qualcosa alla nostra vita. La guardavo
mentre dormiva, il ginocchio piegato sotto il lenzuolo -
Non era solo l’amore. Questo angolo
era il crinale della tenerezza, e il profumo
del lenzuolo, di pulito e di primavera completavano
quell’inspiegabile che ho tentato, ancora inutilmente, di spiegarti.


giovedì 16 aprile 2015

Mindfulness. Una poesia di Jon Kabat-Zinn

Hai mai fatto l'esperienza di fermarti del tutto,
di essere così totalmente nel tuo corpo,
di essere così totalmente nella tua vita
che quel che già sapevi e quello che non sai,
e quel ch'è stato e quel che ancora dev'essere,
e le cose come stanno proprio ora
non ti danno neanche un filo d'ansia o disaccordo?
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera accettazione,
al di là della voglia di scappare o sistemar le cose o tuffarcisi dentro a testa bassa:
un momento di puro essere, fuori dal tempo,
un momento di pura vista, pura percezione,
un momento nel quale la vita si limita a essere,
e quell'"essere" ti prende, ti afferra con tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa.
***


***

giovedì 9 aprile 2015

Coltivare la gratitudine con una poesia di Borges

UN’ALTRA POESIA DEI DONI
di
 JORGE LUIS BORGES 
***
Ringraziare voglio il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse, 
per l’amore, che ci fa vedere gli altri 
come li vede la divinità, 
per il saldo diamante e l’acqua sciolta 
per l’algebra, palazzo di precisi cristalli, 
per le mistiche monete di Angelus Silesius, 
per Schopenhauer, 
che forse decifrò l’universo, 
per lo splendore del fuoco 
che nessun essere umano può guardare 
senza uno stupore antico 

per il mogano, il sandalo e il cedro, 
per il pane e il sale, 
per il mistero della rosa 
che prodiga colore e non lo vede, 
per certe vigilie e giorni del 1955, 
per i duri mandriani che nella pianura 
aizzano le bestie e l’alba, 
per il mattino a Montevideo, 
per l’arte dell’amicizia, 
per l’ultima giornata di Socrate, 
per le parole che in un crepuscolo furono dette 
da una croce all’altra, 
per quel sogno dell’Islam che abbracciò 
mille notti e una notte, 
per quell’altro sogno dell’inferno, 
della torre del fuoco che purifica, 
e delle sfere gloriose, 
per Swedenborg, 
che conversava con gli angeli per le strade di Londra, 
per i fiumi segreti e immemorabili 
che convergono in me, 
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria, 
per la spada e l’arpa dei sassoni, 
per il mare, che è un deserto risplendente 
e una cifra di cose che non sappiamo, 
per la musica verbale d’Inghilterra, 
per la musica verbale della Germania, 
per l’oro che sfolgora nei versi, 
per l’epico inverno 
per il nome di un libro che non ho letto, 

per Verlaine, innocente come gli uccelli, 
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone, 
per le strisce della tigre, 
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan, 
per il mattino nel Texas, 
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale, 
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo, 
per Seneca e Lucano, di Cordova, 
che prima dello spagnolo 
scrissero tutta la letteratura spagnola, 
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi, 
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce, 
per l’odore medicinale degli eucalipti, 
per il linguaggio, che può simulare la sapienza, 
per l’oblio, che annulla o modifica i passati, 
per la consuetudine, 
che ci ripete e ci conferma come uno specchio, 
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio, 
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia, 
per il coraggio e la felicità degli altri, 
per la patria, sentita nei gelsomini 
o in una vecchia spada, 
per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già 
questa poesia, 
per il fatto che questa poesia è inesauribile 
e si confonde con la somma delle creature 
e non arriverà mai all’ultimo verso 
e cambia secondo gli uomini, 
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli 
perché moriva così lentamente, 
per i minuti che precedono il sonno, 
per il sonno e la morte, 
quei due tesori occulti, 
per gli intimi doni che non elenco, 
per questa musica, misteriosa forma del tempo. 

***

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***