domenica 24 dicembre 2017

Body scan e gentilezza amorevole. Buon Natale con una nuova traccia audio


Il  mio augurio per Natale è che possiate sentirvi bene, liberi da tensioni e dolori, in pace, al sicuro, felici.
In questo spirito vi presento oggi una nuova traccia audio che si chiama "Body scan e gentilezza amorevole", che contiene proprio auguri di questo tipo che ognuno di noi può rivolgere a se stesso (a cominciare dalle singole parti del proprio corpo) e volendo anche ad altre persone.
Questa pratica aggiunge al solito body scan parole che prendono spunto da un'antica bellissima pratica spirituale detta, in lingua pali, Metta (traducibile come gentilezza amorevole), che consiste nel portare continuamente l’attenzione del praticante su frasi tipo “Che io possa/che tutti gli esseri possano essere... felici, al sicuro, in pace, ecc.”.
Il motivo per cui anche nei protocolli mindfulness-based viene insegnata la Metta è perché è un modo diretto ed efficace per ricondurci alla qualità emotiva fondamentale associata alla mindfulness, che è appunto la gentilezza amorevole, mantenendola così chiara nella nostra mente (come intenzione, beninteso, non come illusione da sovrapporre alla realtà) da far sì che essa pervada tutte le nostre pratiche e trabocchi un po' alla volta anche nella nostra vita, consentendoci di accogliere con cuore aperto anziché con rigidità ogni esperienza (comprese le distrazioni della nostra mente, quando pratichiamo,  e qualunque altra cosa possiamo incontrare - pensieri, emozioni, sensazioni -  sia durante la pratica sia nella vita ordinaria).
Richiamare la gentilezza amorevole durante il body scan, come facciamo nella pratica di oggi, può esserci utile in particolare per ricordarci di assumere un atteggiamento gentile e amorevole verso il nostro corpo, anche quando (e soprattutto quando) è sede di dolori, tensioni, malattia o altre dimensioni di sofferenza connesse al suo non essere come vorremmo che fosse (non abbastanza tonico, giovane, forte, magro e via dicendo, con le infinite varianti della non accettazione).
Questa pratica può aiutarci a ricordare il bisogno del nostro corpo, il nostro bisogno in generale e il bisogno di tutti gli esseri viventi di essere trattati bene, con gentilezza e amorevolezza, e di essere  coccolati più che criticati.
Quale momento migliore per ricordarsi di tutto questo se non a Natale?
Buona pratica, allora. Buon Natale! 

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venerdì 22 settembre 2017

Mindfulness: la chiave per la riduzione dello stress


La mindfulness è uno stato mentale. È la consapevolezza che emerge dal prestare attenzione intenzionalmente, momento per momento, allo svolgersi dell'esperienza presente così com'è, senza giudicarla (Jon Kabat-Zinn).
Attraverso pratiche costanti di autoregolazione dell'attenzione, sia informali sia formali (tali ultime dette anche meditazioni, perché derivate da antiche tradizioni meditative buddhiste), questo stato mentale può essere coltivato deliberatamente, giorno dopo giorno, favorendo quella presenza mentale che tanto spesso ci manca, a causa della naturale tendenza della nostra mente a vagare e a perdersi in mille pensieri (come i ricordi del passato, le preoccupazioni o i progetti per il futuro, e così via).
Ma la mindfulness non si riduce a semplice presenza mentale.
Una presenza mentale fredda e distaccata, per esempio, non sarebbe mindfulness.
Infatti non c'è mindfulness dove non c'è heartfulness.
Mente e cuore devono procedere insieme.
La mindfulness è una presenza mentale calda, amorevole, gentile, paziente, accettante, compassionevole. Ed è proprio l'insieme di queste qualità che ne fa uno stato mentale molto speciale e salutare, che può diventare la chiave della felicità, o anche semplicemente - per dirla con minor enfasi - la chiave della riduzione dello stress.
Il programma MBSR - Mindfulness Based Stress Reduction - è un programma per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness.  È stato sviluppato a partire dal 1979 dal Prof.Jon Kabat-Zinn presso la University of Massachusetts Medical School e da allora ha avuto grande diffusione a livello internazionale, per l'ampio ventaglio di benefici riscontrati nel trattamento di varie forme di sofferenza, come risulta da molti studi scientifici, confortati anche dai dati delle Neuroscienze.
Il programma MBSR è pertanto consigliato (anche in accompagnamento agli eventuali altri percorsi terapeutici o riabilitativi del caso):
- in tutte le condizioni di vita difficili, di breve o lunga durata che siano fonte di stress (come lutti, problemi di coppia, separazioni, malattie proprie o dei propri cari, problemi lavorativi, ecc.)
- quando il corpo presenta problemi o malattie connessi allo stress o essi stessi causa di stress (quali dolori cronici, malattie cardiovascolari, cancro, disturbi digestivi, ipertensione, cefalea, disturbi del sonno, ecc.), 
- per problematiche psicologiche come ansia, depressione, attacchi di panico.
È inoltre indicato come percorso di benessere personale, per imparare a prendersi cura di sé stessi e giungere a condizioni di maggiore benessere ed equilibrio psico-fisico.
Il Programma MBSR dura otto settimane e prevede otto incontri di gruppo a cadenza settimanale, della durata di circa due ore e trenta ciascuno, oltre una giornata di pratica intensiva di circa cinque oi sei ore. Ad ogni partrecipante è richiesto inoltre un impegno quotidiano a casa.
Il programma fornisce:
- istruzioni guidate per le pratiche di meditazione mindfulness;
- semplici esercizi di stretching e mindful yoga;
- dialogo di gruppo ed esercizi di comunicazione mindful;
- istruzioni personalizzate;
- schede e materiale audio di supporto per la pratica giornaliera.
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Scopri di più sul prossimo programma in calendario

Per informazioni e prenotazioni: 388.8257088.
Conduttrice: Maria Michela Altiero psicologa e mindfulness trainer
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#mindfulness  #MBSR #Stress #Napoli #TorredelGreco #eventi

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domenica 3 settembre 2017

La castellana. Una fiaba per presentare il programma per la riduzione dello stress e le pratiche di mindfulness

Nell'immagine "Donna con candela" di Murad Sayen 


Una volta, alla presentazione di un Protocollo Mindfulness-Based, mi è tornata in mente un'antica fiaba tramandata oralmente nella mia famiglia di madre in figlia.

Ero certa che ad ogni passaggio generazionale alcuni dettagli erano stati aggiunti, tolti o modificati secondo lo stile e i gusti della narratrice di turno e questo mi fece sentire autorizzata a raccontarla a mia volta a modo mio.

Qual era il modo mio?  Inutile negarlo. La castellana con la sua candela mi ricordava tanto l'esperienza delle pratiche formali di mindfulness ed in particolare del body-scan: un giro circolare della luce della coscienza in tutti gli anfratti del corpo, mentre vari spiritelli soffiano sulla fiamma per sabotare l'impresa (come i pensieri, per esempio, o il torpore o stimoli vari  sia interni sia esterni che tendono a catturare la nostra attenzione).

Ci sarebbe tanto altro da dire, in verità. Ma per oggi basta così. Andiamo alla fiaba.

Possano la fiducia e la costanza nella pratica risanare i nostri castelli e le nostre vite.




C'era una volta, in un paese lontano, una castellana alle prese con tutti i problemi del suo castello.

L'amministratore negli ultimi tempi continuava a ripeterle:
"Il castello sta andando in rovina, il castello sta andando in rovina", così la castellana si decise una buona volta a guardare i conti.
Ma non ci capì niente. Per lei erano soltanto un arido elenco di parole e di numeri.

"Tutto questo significa che il castello sta andando in rovina?", chiese.
"Sì...", disse l'amministratore.
"E cos'è esattamente questa rovina?"
L'amministratore sembrò spazientirsi: 
"Allora non si fida di me? Deve ritrovarsi sotto le macerie per capire a che punto siamo?"
Si asciugò la fronte con un fazzoletto, salutò sbrigativamente la castellana e andò via borbottando.

Disorientata e preoccupata, la castellana decise di rivolgersi a una maga e le chiese:
"Cosa devo fare per impedire che il castello vada in rovina?"
La maga consegnò alla castellana un grosso pacco pieno di candele e le disse:
"Ogni giorno accendi una di queste candele e fa' il giro dell'intero castello con la candela accesa. Non ti fermare fino a che la candela non sarà completamente consumata."
"Oh, no!", disse la castellana. "Lo sai che il castello ha zone buie, anfratti inaccessibili e porte sprangate da anni..."

"Lo so. Lo so. Se è per questo ci sono pure gli spiriti..." 
"Allora lo vedi che questo giro è pericoloso..."
"Non è pericoloso, solo non è così semplice. Gli spiriti più che altro si divertono a fare scherzi e tu devi metterli semplicemente in conto. Per esempio soffiano sulla fiamma della candela e la spengono. Questo è proprio tipico. Quando ti accorgerai che la candela si è spenta, tu semplicemente la riaccenderai e riprenderai il tuo giro del castello. E così anche cento, duecento, trecento volte. Senza avvilirti, ma con pazienza e fiducia in ciò che stai facendo." 

"Ma dove lo prendo il fuoco per riaccendere ogni volta la candela?", disse la castellana un po' smarrita.
"Lo prenderai da qui", rispose la maga mettendole in mano un medaglione magico. E le spiegò: "Questo medaglione custodisce una fiamma inestinguibile ed è invisibile a tutti, persino agli spiriti. Puoi vederlo solo tu. Portalo sempre con te e attingi il fuoco da lì ogni volta che devi riaccendere la candela."

La castellana seguì il suggerimento della maga e giorno dopo giorno esplorò ogni più segreto anfratto del suo castello e ne conobbe le caratteristiche, le qualità, le difficoltà.

In ogni angolo portò la luce della sua candela, riaccendendola pazientemente con la fiamma del medaglione ogni volta che gli spiriti la spegnevano.
Ovunque aprì le finestre e fece arieggiare gli ambienti. 
Non si arrese di fronte alle porte chiuse a chiave, ma neanche le forzò per aprirle con la violenza. Ogni volta che ci passava vicino con la sua candela, si limitava ad osservarle, con interesse e curiosità.

Un po' alla volta scoprì in esse l’esistenza di spioncini e poté guardare cosa si nascondeva dietro le porte chiuse. E un po' alla volta ne scoprì anche i segreti congegni di apertura e poté varcarne le soglie.
Dietro alcune porte trovò custodite gemme preziose, oro, danaro, tappeti e arazzi: i tesori segreti del castello, un'enorme ricchezza tutta sua e a lei stessa finora sconosciuta.
Dietro altre, trovò incatenati draghi e belve feroci, o rinchiusi veleni, vecchi scheletri e antiche maledizioni su pergamena.
Grazie alla consegna ricevuta dalla maga, la castellana un po’ alla volta si fece coraggio e portò la luce della candela anche lì, tra le belve, i draghi, i veleni e quant’altro, accorgendosi che tutte queste cose facevano più spavento a immaginarsele che a guardarle davvero in faccia così com’erano.

La castellana passò ogni giorno anche per le cucine, e al suo passaggio le cuoche cominciarono a mettere più attenzione nella preparazione dei cibi, ad evitare gli sprechi e a tenere più pulite pentole e stoviglie, e più ordinata la dispensa.
Al tempo stesso non mancarono di mostrare alla padrona tutti i problemi di quella zona del castello: il buco nel muro da cui entravano i topi, la fessura da cui entrava la pioggia, la cappa del camino che non tirava a dovere...

Lo stesso accadde nelle stalle, nelle scuderie, nei granai, nelle cantine e nelle botteghe: ovunque ci fosse gente addetta a una funzione, il semplice passaggio quotidiano della castellana determinò un riallineamento e un ritorno nei ranghi. 
Al tempo stesso ognuno fu messo in condizione di riferire alla padrona, di giorno in giorno, cosa avveniva esattamente nella zona del castello a cui era addetto e che tipo di manutenzione o cambiamento occorresse, perché le cose potessero funzionare meglio.

La castellana, grazie ai suoi tesori portati alla luce, poté ben presto dare l’avvio agli opportuni interventi di restauro del castello e anche saldare un po' alla volta tutti i debiti.
Fu così che, quando a fine anno l’amministratore le portò nuovamente i conti, la situazione risultò molto diversa rispetto alla volta precedente. Il castello non rischiava più la rovina e anzi prosperava. 
L’amministratore si mostrò molto soddisfatto, si rallegrò con la castellana e le disse di continuare così. 

Solo un momento prima di andarsene, mentre stava per salire sulla carrozza, ebbe come un ripensamento. Gli era venuta in mente una certa voce di spesa che la signora aveva messo in preventivo per l'anno successivo e che gli era sembrata davvero esagerata: tre quintali di candele in più del solito!

Fu tentato di tornare indietro per raccomandare alla castellana una maggiore oculatezza sul fronte dei consumi per l'illuminazione. Ma poi si rese conto che non l'aveva mai vista tanto radiosa come quel giorno e non ebbe il cuore di rovinarle la festa.

Così salì in carrozza e se ne andò, pregando il Cielo di mandare alla signora quel po' di senno che ancora le mancava.


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Nella foto, la scala di Palazzo Gallotti a Battaglia, un piccolo delizioso castello che non c'entra niente con questa storia, se non per il fatto che si presta alla fantasia nella ricerca di uno scenario fiabesco


  







               
   

giovedì 10 agosto 2017

Una cura per chi cura. Pratica per chi si prende cura degli altri

Oggi vi presento una pratica che può esserci utile quando ci prendiamo cura di una persona  sofferente, malata o con disabilità.
Sia che assistiamo questa persona professionalmente (perché medici, infermieri, terapisti della riabilitazione, psicologi, educatori o altro tipo di operatori professionali), sia che l'assistiamo per vincolo familiare, amicizia o ragioni umanitarie, possiamo portare nella relazione diverse versioni di noi stessi. La versione efficiente, la versione frettolosa, la versione gentile, la versione sgarbata,   la versione calda, la versione fredda e via dicendo, compresi tutti i possibili mix tra le nostre varie versioni e anche i possibili sbalzi da una versione all'altra secondo i momenti.
Abbiamo mai provato a farci qualche domanda a riguardo?
Per esempio domande tipo:
  • la versione di me che sto portando in questo momento alla persona che assisto è intenzionale o mi è sfuggita di mano?
  • questa versione di me mi piace, mi è simpatica, è coerente con i miei valori, mi fa sentire fiero di me e di ciò faccio, dà un senso positivo al mio essere al mondo?
  • come mi sentirei in questo momento se ad assistermi, mentre sto male, ci fosse una persona con atteggiamenti simili?
  • potendo scegliere, quale versione di me considero preferibile per il bene mio, della persona che assisto e di chiunque altro sia coinvolto nella nostra relazione?
  • potendo scegliere, quale versione di me eviterei di portare nella relazione perché nociva per me, per la persona che assisto, per altre persone coinvolte?
Se possiamo, mettiamo per iscritto le varie qualità che caratterizzano la versione di noi stessi che avremmo scelto e le varie qualità che caratterizzano la versione che avremmo evitato, magari compilando uno specchietto di tipo questo:

Qualità e atteggiamenti della versione di me che sceglierei
Qualità e atteggiamenti della versione di me che non sceglierei















A questo punto possiamo passare alla domanda cruciale, e cioè:
- cosa mi impedisce certe volte di portare nella relazione la versione di me stesso/di me stessa che avrei scelto intenzionalmente?
Forse conosciamo esattamente la risposta a questa domanda, e allora benissimo.
Forse non la conosciamo, o la conosciamo solo parzialmente, e benissimo lo stesso. Può essere un buon motivo per cominciare a fare po' di luce dentro noi stessi e cercare di comprendere un po' alla volta di che carburante si nutre il nostro pilota automatico (di quali pensieri, sensazioni, emozioni) e che tipo di atteggiamenti e comportamenti sceglie di volta in volta per noi sotto la spinta di quel carburante (colonna di sinistra o colonna di destra?). 
La mindfulness, se coltivata con pratiche regolari e supportata dalle indicazioni che si ricevono durante un programma ben strutturato (per esempio il classico e fondamentale MBSR),  può insegnarci proprio questo: ad accorgerci sempre di più e in modo sempre più tempestivo, anche nella vita ordinaria e di relazione, di ciò che avviene dentro di noi e che ci spinge ad agire in un dato modo, per imparare poi a regolarci di conseguenza (per esempio disattivando il pilota automatico un attimo prima che metta in atto un  programma che non ci piace).
La mindfulness per noi professionisti delle professioni d'aiuto, o per noi che ci prendiamo cura dei nostri familiari, amici, o altri esseri umani, può orientarci sempre meglio verso scelte comportamentali intenzionali, coerenti con  i valori in cui crediamo, i valori che rendono nobile e pregevole per noi il prendersi cura degli altri, che sottostanno alla versione di noi stessi che ci piace e di cui andiamo fieri, e che vengono invece  traditi quando viene fuori il nostro personale Mr. Hyde della colonna di destra.
Perché ciò sia possibile è importante:
  • prendere atto delle forze che agiscono dentro e fuori di noi, quando ci relazioniamo con la persona di cui ci prendiamo cura; 
  • accogliere compassionevolmente ogni difficoltà o sofferenza che incontriamo dentro di noi (pensieri, emozioni, sensazioni difficili), prendendocene cura gentilmente e amorevolmente;
  • prendere atto di ogni forma di sofferenza o disagio che possiamo riconoscere nella persona che assistiamo;
  • accogliere compassionevolmente ogni sua difficoltà o sofferenza, prendendocene cura gentilmente e amorevolmente.
E' quello che viene suggerito nella pratica di oggi, che ho chiamato Una cura per chi cura, perché è pensata specificamente per sostenere chi si prende cura degli altri.
Essa è liberamente ispirata - solo ispirata -  ad un'antichissima pratica di compassione della tradizione meditativa tibetana, detta TongLen (che sta letteralmente per "dare e ricevere"), che suggerisce di aprire il cuore alla sofferenza umana, accogliendola dentro di sé con l'inspirazione, e di restituire in cambio, con l'espirazione, qualità che rechino sollievo a chi soffre.
Questa pratica non fa parte del progamma MBSR, dove viene proposta un'altra meditazione per rafforzare il sentimento di compassione, e cioè una pratica ispirata alla meditazione di Metta, di cui parleremo un'altra volta. 




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martedì 20 giugno 2017

Essere in sintonia con la natura e le creature viventi. Prima chiacchierata in giardino con Maria Damiani: l'albero del cotone

Essere in sintonia con la natura e le creature viventi, come qualcuno ricorderà, è una delle nostre  cosiddette  regole d'oro della serenità, cioè uno dei motivi ispiratori di questo blog sin dal giorno della sua nascita.
Per onorare questo principio, oggi andremo in un giardino molto speciale a Meta di Sorrento dove Maria Damiani, agronoma e architetto di giardini, ha accettato di parlare dell'anima delle sue bellissime piante.  
In questo giardino un po' magico è possibile anche fermarsi a dormire, negli alloggi del delizioso B&B La gallina felice.
Il video di oggi contiene la prima di una serie di chiacchierate con Maria che verranno pubblicate su questo blog un po' alla volta, offrendo a chi ci segue la possibilità di sbirciare di tanto in tanto dietro il muro di cinta di questo piccolo paradiso (o piccola giungla, come l'ha definita qualcuno) e sentirsi un po' là a respirare aria buona, ad ascoltare le storie di Maria e a ritemprare mente e cuore.
L'argomento di oggi è "L'albero del cotone"...

Probabilmente, per via delle sue spine, l'albero del cotone si presta meno di altri alle pratiche "tattili", tipo l'abbraccio d'albero o anche un semplice sfioramento, ma può offrire sicuramente nuove metafore e nuovi spunti a chi sta bene con gli alberi anche solo  per contemplarli, ispirarsi, meditare. 
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domenica 2 aprile 2017

Mindfulness per le emozioni difficili. Traccia audio


Oggi vi propongo una traccia audio che ci aiuta ad entrare in contatto con le nostre emozioni difficili, attraverso una gentile attenzione portata intenzionalmente sulle loro manifestazioni fisiche e sensoriali.
Vi avviso che l'esperienza potrebbe risultarci non molto gradevole (soprattutto le prime volte). Un'emozione difficile è un vissuto pesante e aprirci ad essa (anziché chiuderci o sfuggirla) ci espone inevitabilmente a sentirla ben bene. Questo passaggio richiede un po' di coraggio (il coraggio di sentire), ma è anche il primo passo verso il riconoscimento e la cura delle nostre emozioni difficili. 
Ricordiamoci che le pratiche di mindfulness sono pratiche di consapevolezza, e non pratiche di rilassamento o di "benessere in quanto piacevolezza". Questo significa che, mentre le facciamo, a volte ci rilassiamo e a volte no, a volte sperimentiamo stati piacevoli, a volte no.
Dal punto di vista della mindfulness, tutto può essere oggetto della nostra attenzione, del nostro interesse, della nostra consapevolezza. Ci accostiamo al momento presente così com'è, con tutto ciò che porta, astenendoci dal classificare ciò che incontriamo in termini di buono, cattivo, neutro. Lasciamo andare la solita tendenza della mente a giudicare, lasciamo andare ogni sforzo di raggiungere o trattenere la piacevolezza e rifuggire dalla spiacevolezza. Questo un po' alla volta dà i suoi frutti, sia nella pratica, sia nella nostra vita ordinaria. Impariamo a stare con le cose così come sono, adottando un atteggiamento della mente saggio ed improntato ad attitudini salutari, come la pazienza, l'equanimità, l'accettazione, l'interruzione della lotta contro la realtà, l'abbandono dell'avversione.
Detto questo, è anche vero che non siamo qui per torturarci.
Se questa pratica ci risulta troppo faticosa o dolorosa, lasciamola stare almeno per ora. Rispettiamo il nostro limite. Non pretendiamo troppo da noi stessi.
Se sappiamo che da soli non riusciamo a reggere la nostra sofferenza, o se soffriamo di disturbi mentali, o abbiamo vissuto grossi traumi non ancora del tutto elaborati, prima di accostarci a questa pratica, chiediamo consiglio al nostro psicoterapeuta. 
In ogni caso, è sempre consigliabile sperimentarla inizialmente con emozioni di lieve intensità, non particolarmente difficili (le varie forme di insofferenza, delusione, frustrazione che emergono nel quotidiano) e poi passare alle emozioni più intense e più difficili.
Una volta che abbiamo appreso la struttura della pratica (notare l'emozione, darle un nome, respirare nella zona del corpo in cui si manifesta, permettere all'emozione di essere presente, espandere la consapevolezza per connettersi con il resto del mondo che ci circonda), poi potremo farla anche senza traccia audio in qualunque momento della giornata, anche solo per pochi minuti, diventando così sempre più consapevoli delle nostre emozioni e anche delle loro "abitudini"  (quando compaiono di solito, cosa le fa venir fuori, quali parti del nostro corpo tendono ad occupare, dove c'è resistenza, tensione, lotta, ecc.).
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Dott.ssa Maria Michela Altiero psicologa Torre del Greco
www.mariamichelaaltiero.it
+39 3888257088

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venerdì 24 febbraio 2017

Scuola: corso di mindfulness per docenti. L'esperienza in un Istituto Comprensivo di Torre del Greco


Il 21 febbraio scorso si è concluso presso l'Istituto Comprensivo Giacomo Leopardi di Torre del Greco, un  corso di formazione per docenti basato su pratiche di consapevolezza psicosomatica.
Ho avuto il piacere di esserne io stessa la conduttrice, in quanto istruttrice del Protocollo di Mindfulness Psicosomatica del Progetto Gaia, a cui il Dirigente Scolastico, Dottoressa Olimpia Tedeschi, ha  aperto  le porte del suo Istituto a partire da ottobre dell'anno scorso.
Si tratta - come già è stato detto più volte su questo blog - di un programma di educazione alla consapevolezza globale di sé e del pianeta sostenuto dall'UNESCO e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e ideato dall'Istituto di Psicosomatica PNEI dell'Aps Villaggio Globale di Bagni di Lucca.
Il programma nasceva sin dall'origine come percorso diretto alle scuole, ma l'idea questa volta è stata di farlo  sperimentare, prima ancora che agli alunni, ai docenti,  riconoscendone l'importanza in primo luogo per la loro formazione. Il corso - nella sua versione per adulti, conosciuta come Progetto Benessere Globale Gaia - è consistito in dodici incontri settimanali, durante i quali si sono alternati 
  • momenti di teoria (brevi video sul funzionamento di mente e corpo, sul senso e l'efficacia delle pratiche apprese, sull'impatto che una maggiore consapevolezza  può avere sul benessere psicofisico, sulla qualità delle relazioni umane e sulle sorti dell'umanità e del pianeta), 
  • momenti di pratica  (esercizi di energetica, di respirazione e di mindfulness),
  • momenti di espressione grafica e condivisione di  gruppo.
Ringrazio di cuore tutte le docenti che hanno aderito all'iniziativa per la loro intensa partecipazione, l'alto livello di coinvolgimento, l'interesse, l'entusiasmo, la vitalità  e la disponibilità a mettersi in gioco ad ogni incontro.
Un ringraziamento particolare va alla Preside, Dottoressa Olimpia Tedeschi, che con  mente e cuore aperti ha creduto in questo progetto sin dal primo momento, facendone un'occasione formativa senza precedenti per i docenti del territorio. Che il seme piantato oggi possa dare l'avvio alla diffusione sempre maggiore della consapevolezza nelle nostre scuole.
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  • I Dirigenti Scolastici e coloro che volessero leggere una presentazione più completa e formale del progetto Gaia, nella sua parte propriamente dedicata alle scuole, possono cliccare qui.



  • Gli interessati al Progetto Benessere Globale - Gaia per adulti, anche al di  fuori della dimensione scolastica, possono consultare il sito del Progetto Generale cliccando qui.

A seguire un  breve  video di presentazione del Progetto Gaia e altri due video con esempi di pratiche proposte  durante il corso (mindfulness psicosomatica ed esercizi di energetica dolce) .

VIDEO DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO:

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Esempi di pratiche proposte durante il corso:


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Altre notizie e informazioni estrapolate dalla documentazione che correda il progetto.

"I dati nazionali ed internazionali sullo stato di salute della popolazione - si legge nell'introduzione al Protocollo del Progetto Benessere Globale Gaia - evidenziano un crescente malessere dovuto al peggioramento delle situazioni economiche e sociali (Rapporto Bes, Cnel - Istat 2014), un aumento dello stress, dell'ansia e della depressione  negli adulti (dati Istat e Passi) e negli adolescenti (dati Health for the World's Adolescents international survey), un incremento del malessere psicofisico dei bambini (dati Emergenza Italia - Telefono Azzurro, 2012), un aumento della violenza famigliare e di genere sulle donne e sulle giovani (dati Eures, 2014). Questo malessere si riflette sui giovani e sugli adulti generando stress, disagio psicosomatico, aggressività, isolamento e depressione; disturbi che l'OMS, l'Organizzaione Mondiale della Sanità, ha definito come le "malattie del nostro tempo".




La finalità del Progetto Benessere Globale Gaia è di promuovere un programma educativo che ponga al centro lo sviluppo di una consapevolezza globale di sé stessi e del pianeta e che dia le basi etiche, scientifiche e umane per essere cittadini creativi della società globalizzata in cui viviamo. 


Gli obiettivi pratici del Progetto Benessere Globale Gaia in sintesi sono: 
1. Sviluppare una maggiore consapevolezza psicosomatica di Sé (corpo ed emozioni);
2. Migliorare il benessere psicofisico riducendo lo stress, l’ansia e la depressione;
3. Migliorare il rendimento scolastico aumentando l’attenzione e la presenza, e riducendo l’irrequietezza e la tensione;
4. Gestione delle emozioni e contenimento della reattività e degli impulsi (autoregolazione)
5. Migliorare il clima e la cooperazione del gruppo classe;
6. Offrire una base di informazioni etiche, scientifiche e culturali per una cittadinanza globale;
7. Educazione all’interculturalità e ai diritti umani per una cittadinanza globale (UNESCO).
A tal fine i destinatari del Progetto Benessere Globale Gaia apprenderanno, in un percorso di 12 incontri (eventualmente estensibile fino a 24 incontri) pratiche di consapevolezza di sé, di benessere psicofisico e di intelligenza emotiva tese ad attivare le risorse personali e a migliorare la fiducia in se stessi, in modo da relazionarsi positivamente con gli altri e con la società in trasformazione. Il percorso integra aspetti esperienziali ed aspetti informativi 
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Gli effetti delle pratiche di consapevolezza utilizzate nel Progetto Gaia sono stati validati scientificamente da numerose ricerche psicologiche e cliniche internazionali che provano l’efficacia di queste pratiche per la riduzione dello stress, dell’ansia e della depressione, per il miglioramento del benessere psicofisico, della stima di sé e anche per il miglioramento dell’attenzione, della concentrazione e del rendimento scolastico .
Le basi scientifiche del protocollo
Il Progetto Benessere Globale - Gaia, al fine di sviluppare una reale consapevolezza globale, prevede un protocollo articolato in quattro principali aree educative che corrispondono alle principali dimensioni neuropsicologiche umane:
- in giallo la consapevolezza di sé, che corrisponde alla funzione centrale del cervello,
- in rosso la consapevolezza corporea-emotiva del cervello sottocorticale
- in blu la consapevolezza scientifica dell’emisfero razionale
- e in verde la consapevolezza etica dell’emisfero intuitivo.
La comprensione integrata di queste quattro dimensioni porta ad una consapevolezza globale, che integra la dimensione personale con le dimensioni sociali e culturali.

martedì 14 febbraio 2017

Per San Valentino una cascata di ringraziamenti per le persone che amiamo

Oggi esprimiamo a chi amiamo la nostra gratitudine per le piccole o grandi cose che ha fatto per noi nella vita, una volta oppure ogni giorno.
Diciamoglielo espressamente quanto gli siamo grati, anche se può essere sottinteso.
Ecco come hanno deciso di farlo le persone che hanno accettato il mio invito a collaborare a questo post.






Grazie a tutti coloro che hanno riempito questo post con il loro amore e la loro gratitudine. Chiunque altro voglia aggiungersi può farlo nei commenti qui sotto o sulla pagina Facebook.
Buon San Valentino a tutti!














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