Mi sono messa davanti a una portafinestra del balcone lato mare. Seduta a terra, nella posizione del loto, il mare non si vedeva.
Si vedevano solo i miei gerani e, dietro i gerani, la chioma di un pino.
Se fossi stata una specie di Giacomo Leopardi, mi sarei figurata dietro queste piante l'infinito e ci avrei fatto una bella poesia.
Ma un po' non sono Leopardi (e nemmeno una specie di) e un po' il mio intento in quel momento era semplicemente di acquietare la mente, senza vagare in un presunto infinito (fuori o dentro di me), ma restando piuttosto presente il più possibile nel qui ed ora: sul pavimento di casa mia in corrispondenza di quella specifica portafinestra del soggiorno.
Allora ho guardato attentamente i miei gerani.
Probabilmente lì, sotto i miei occhi, stavano crescendo, stavano producendo nuovi boccioli e nuove foglioline e anche nuove radici sotto terra. So bene che fanno queste cose dalla mattina alla sera: li innaffio ogni giorno e ogni giorno ci trovo qualcosa di nuovo, che il giorno prima non c'era. Però, quando li fisso, per quanto cerchi di essere "presente" nel qui ed ora, il loro sviluppo non posso coglierlo. Perché è un processo lentissimo e, appunto, impercettibile.
Dunque i gerani crescono di fronte a me e io non me ne accorgo.
Io faccio yoga di fronte ai gerani e loro non si accorgono di ciò che succede a me.
A un certo punto il vento porta in casa il profumo del mare.
Non il profumo di un mare qualunque, ma proprio quello del mare delle mie parti, con l'odore tipico dei suoi scogli, misto a quello delle erbe locali e forse addirittura delle cozze. Lo stesso odore che sentivo da bambina quando andavo al mare con la famiglia e dal seggiolino posteriore della macchina capivo che eravamo quasi arrivati a destinazione grazie proprio a quell'odore lì.
Qui si annuncia una fuga della mente nel passato attraverso una percezione olfattiva. E' una specie di madeleine di Proust, ed io non solo non sono Proust (e nemmeno una specie di), ma sono qui con tutt'altro intento: e cioè pacificare la mente nel qui ed ora, e non scappare nei ricordi.
Niente ricordi. Niente poesie. Niente fughe.
Solo: yoga, gerani, vento, qui, ora.
Respiro e sento il vento leggero che mi passa tra i capelli, mi carezza le braccia, attraversa il cotone della maglietta.
Vedo muoversi le foglie e i fiori dei gerani sotto lo stesso vento.
E così pure i rami dei pini.
Sento nel vento anche l'odore dei pini e anche quello dei gerani, oltre che l'odore di mare, di scogli, di erbette e di cozze.
Vedo due uccellini nascondersi tra i rami dei pini.
Sento uno che canta. Ne sento pure un altro. E poi un altro ancora.
Non penso a niente. La mente è silenziosa e quieta, paga finalmente del qui ed ora.
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Un'esperienza così è forse abbastanza lontana da Leopardi. E anche da Proust.
Ha in sé una qualche dose di poesia, ma è come se non fosse poesia delle parti nostre (come non lo è lo yoga dopo tutto).
Che dire?
In altre culture esistono piccoli componimenti poetici che spesso fotografano la piccola magia presente in certi momenti dell'esistenza.
Si tratta di magie talmente delicate che a volte la poesia può risultare assolutamente insignificante a chi è abituato a cose più sostanziose.
Cogliere e fotografare l'attimo richiede grande abilità.
Ma anche goderne.
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Per tutti un haiku di Matsuo Bashou e... chi capisce capisce... :-)
古池や/蛙飛びこむ/水の音
Vecchio stagno
Una rana si tuffa
Rumore d’acqua