venerdì 21 dicembre 2018

Una meditazione sul cuore per curare le difficoltà relazionali ed accogliere più serenamente il Natale

Dr.Maria Michela Altiero
psicologa
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Se in questo momento siamo innamorati,  siamo corrisposti e stiamo vivendo una relazione felice (...beati noi!), c'è da aspettarsi un buon Natale per il nostro cuore.
Come c'è da aspettarsi un buon Natale, se stiamo facendo i preparativi per il pranzo, per i doni, o per un'altra forma di accoglienza affettuosa diretta a qualcuno a cui teniamo, e di cui pregustiamo, come se fosse nostra, la gioia di ricevere da noi quell'attenzione: i bambini di famiglia, le persone sofferenti di cui ci prendiamo cura profondamente, tutti coloro a cui ci sentiamo sinceramente vicini.
Ma può darsi che il nostro cuore in questo momento non stia vivendo una condizione del genere.
Se portiamo nel cuore una ferita recente, il Natale può risultare per noi un amplificatore della nostra sofferenza.
Se abbiamo litigato con una persona cara, o per qualche altro motivo siamo in freddo con lei, con tutti o alcuni dei nostri parenti o dei nostri amici, il Natale non ci porta il conforto della vicinanza, il calore della connessione, ma anzi amplifica il senso di separatezza, di lontananza dalle persone della nostra vita, di solitudine interiore.
Di fatto non sempre possiamo scegliere ciò che la vita, e in questo caso il Natale, ci porta.
Come i doni sotto l'albero, ciò che arriva non è sempre di nostro gradimento o sotto il nostro controllo.
Possiamo scappare? A volte sì, a volte no. C'è chi a Natale parte, chi prende l'influenza, chi si considera salvato da un turno di lavoro.
Ma supponiamo che vogliamo (o dobbiamo) restare qui, in un Natale tradizionale e scomodo, con le difficoltà relazionali che sappiamo benissimo di avere, magari proprio con le persone più care (il figlio ribelle, il genitore che non ci capisce, il partner che brontola o tace, un altro parente o amico con cui non c'è più comunicazione autentica, ma solo i soliti vuoti salamelecchi natalizi), che abbiamo intenzione di fare?
Possiamo metterci (o tenerci) una bella corazza sul cuore, che protegga e nasconda la nostra vulnerabilità, ma che al tempo stesso ci isola, ci preclude la gioia della vicinanza umana,  o possiamo provare a cambiare l'atteggiamento con cui accogliamo gli altri, per consentire al nostro cuore di vivere la pienezza e il calore che viene dal contatto umano autentico, nonostante l'evidenza che nessuna persona è perfetta e nessuna relazione è immune da qualche forma di turbolenza.
In questo spirito, vi presento la nuova meditazione di Natale.
E' una meditazione sul cuore che può aiutarci ad avere cura delle nostre relazioni, specie se stiamo affrontando delle difficoltà su questo fronte proprio con le persone più care.
E'  ispirata ad alcuni suggerimenti di Saki Santorelli su come coltivare la compassione nel nostro cuore.
Alcune persone, a cui l'ho già proposta, hanno avvertito che qualcosa, durante la pratica, andava sciogliendosi in pianto. Non è detto che ciò capiti a tutti, ma se dovesse capitare non facciamone un dramma.
A volte quando qualcosa riprende a scorrere (nei tubi dell'acqua, nel nostro cuore, nel nostre relazioni), il primo getto può essere dirompente. Accettiamolo.
Vi lascio alla traccia audio con l'augurio sincero di un Natale di luce, calore e amore.
Buona pratica!