giovedì 9 aprile 2020

Consapevolezza del corpo in movimento. Esercizi del mattino - Appuntamento sabato 11 aprile ore 10:00



SABATO 11 APRILE ORE 10:00 appuntamento per la pratica "Consapevolezza del corpo in movimento. Esercizi del mattino".
Ci ritroviamo al link: https://youtu.be/j-dsO6PRGIg

Prepariamo un tappetino e teniamoci liberi da impegni per 50 minuti. 
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Ecco un modo per iniziare bene la giornata, sin dal momento in cui ci svegliamo. 
L'deale sarebbe iniziare la pratica a letto e poi proseguire sul tappetino. Ma per praticare insieme, il tappetino può bastare (...salvo che non siate effettivamente a letto alle 10:00, e allora va bene, certo!)
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Tutti i protocolli mindfulness-based contemplano un lavoro sulla consapevolezza delle sensazioni corporee. 
Alcune pratiche, come il body scan per esempio, suggeriscono un ascolto di tali sensazioni mentre il corpo sta fermo; altre, come la camminata consapevole per esempio, suggeriscono di portare una gentile attenzione sulle sensazioni del corpo in movimento. 
In realtà qualunque movimento del corpo può essere eseguito in uno stato di vicinanza a noi stessi e di presenza nel corpo, oppure in uno stato di lontananza dal corpo, mentre la mente è altrove, sorda ai suoi segnali, ai suoi bisogni. 
Questa volta ci sperimenteremo in alcuni esercizi di consapevolezza del corpo in movimento, ascoltando le sensazioni del corpo che si risveglia al mattino. 
La pratica inizia a letto, con una gentile accoglienza del respiro (e l'attenzione portata intenzionalmente sulla pancia), e prosegue sul tappetino, mentre andiamo a sciogliere le giunture con semplici, gentili, lenti movimenti, che risvegliano il corpo zona per zona.
 Ricordiamoci che non facciamo questi esercizi per raggiungere qualche obiettivo (es.dimagrire, tonificarci, dimostrare qualcosa a noi stessi o ad altri), ma solo per prenderci cura di noi stessi, per metterci comodi nel nostro corpo, e onorarlo in qualunque condizione esso sia in questo momento. Che sia un corpo stanco, un corpo provato dagli anni, dallo stress, oppure che sia un corpo giovane e tonico e allenato, non fa alcuna differenza.
In qualunque condizione esso sia, noi lo rispetteremo e rispetteremo la grande possibilità che esso ci dà di stare al mondo, di essere in contatto con le tante manifestazioni della vita intorno a noi e di essere noi stessi manifestazione cangiante e impermanente di questa vita. 
Rispettiamo il nostro corpo, ascoltiamolo, diamogli cura e conforto. 
Asteniamoci da qualunque comportamento non salutare e godiamo delle tante occasioni che ci dà, momento per momento, per sentirlo come una casa sicura e accogliente, abitata, riscaldata e illuminata dalla nostra consapevolezza.



domenica 5 aprile 2020

Il bambino che mise il piede nella frittata e altre vicende. Gli strani canali in cui può scorrere la fiducia


Vivo in un luogo dove ha le radici la linea paterna del mio albero genealogico e dove ho trascorso l'infanzia e la prima giovinezza.
Poi ho vissuto altrove per molti anni perdendo di vista molte persone, le loro storie, l'evolversi graduale delle loro tappe di crescita.
I bambini della memoria sono rimasti bambini per molto tempo e i giovani pure, finché, una volta tornata, non è cominciato il gioco della riscoperta, a mano a mano che i genitori, i professionisti, i fornitori di oggi con i capelli grigi o senza capelli, incrociando la mia strada, rivelavano lo stesso sguardo, la stessa risata di quel bambino, di quella bambina, di quei giovani lì. E riconoscersi è sempre bello, persino tra vecchi nemici, figurarsi tra amici.
Solo che ormai faccio questo gioco da quasi vent'anni, per cui davo per scontato di aver esaurito il censimento. Vivo in un piccolo centro e questi siamo.
In questi giorni l'emergenza Coronavirus mi blocca in casa e il mio solito fornitore di frutta e verdura non fa consegne a domicilio.
Mi arriva l'elenco di tutti i fornitori di alimenti a domicilio del mio Comune e ne chiamo al telefono uno che mi ispira.
Mi accorgo che la quarantena fa emergere tra noi, sottilmente, impercettibilmente, un'antica modalità di riconoscimento reciproco, in uso tra i vecchi della zona quand'ero bambina;  la domanda che dovevi aspettarti dalla nonna della tua compagna di classe, la prima volta che andavi a giocare/studiare a casa sua.
"A chi appartieni?", era. Che non è lo stesso di "Chi sei?", ma è piuttosto "Qual è la tua stirpe? Che tipo di gente siete? Che valori (o miti) di famiglia ti porti dietro, per cui possiamo fidarci di te?".
Si trattava di una specie di sgradevole radiografia, che noi bambini vivevamo di solito con fastidio e a volte con terrore. Tanto non portava mai niente di buono. Nel senso che, se pure la radiografia diceva che la nonna era bellissima e il nonno un galantuomo, comunque si poteva ritorcere (e spesso si ritorceva) contro di noi. "Sì, tu sei una bella bambina, ma - non te la prendere - tua nonna da giovane era un'altra cosa...", oppure "Ma come ti comporti? Tuo nonno si rivolterebbe nella tomba...".
Intanto ora al telefono, con questo nuovo fornitore,  mi accorgo stranamente che questa cosa mi diverte e, anziché lasciarla cadere, ci do dentro e lascio che lui ci dia dentro. C'è amichevolezza nella voce, una specie di sottile speranza di uscire a parenti, per lasciar andare la paura del contagio.
"In che zona siete?" chiedo e loro mi indicano una zona di campagna da cui manco da tanto tempo.
"Bella zona", dico. "Ci venivo da bambina".
Sento un brusio di sottofondo.
"Mio padre sta chiedendo se per caso venivate qua a fare le bottiglie di pomodoro."
Mamma mia... Un ricordo meraviglioso emerge improvvisamente da un anfratto della memoria. Il rituale collettivo delle bottiglie di pomodoro, in campagna, le donne, gli uomini, i bambini, tutti a lavorare insieme, grandi e piccoli, un po' all'aperto, un po' al chiuso, ognuno con le sue mansioni, la super-organizzazione che veniva dalla tradizione, una via di mezzo tra il gioco e la faticaccia.
"Sì", rispondo. "Qualche volta sono venuta".
Brusio.
"Mio padre vuole sapere come portate di cognome".
Glielo dico.
Il brusio si fa più chiaro. La voce di sottofondo comincia a elencare tutti i nomi della mia famiglia: mia sorella, mio cugino grande, mio cugino piccolo, mia zia, mia nonna. Io non sono nell'elenco, ma va bene così. Tanto ci siamo.
"Mio padre ha capito chi siete, dove abitate?".
Glielo dico. Tutto a posto. Appuntamento per la consegna, ci metteremo i guanti, la mascherina e tutto il resto.
"Ma voi avete capito chi è mio padre?" e mi dice un nome.
Rilancio con un soprannome che ci somiglia, ma no, non è lui. Va bene lo stesso, tanto ho capito chi era sua madre, chi erano i suoi fratelli.
A dopo.
Intanto che aspetto la consegna della spesa passo in rassegna i bambini di quella campagna con cui giocavo dopo che le nostre mansioni coi pomodori erano finite. Le fasi finali del lavoro non erano per noi bambini e allora ci mettevano a giocare in un campetto, per non intralciare il lavoro dei grandi ed evitare anche che ci facessimo male, tra pentoloni bollenti e simili cose.
Una volta, dopo che i giochi erano esauriti e ci era venuta fame, decidemmo di accendere un fuoco con i rami secchi e di cucinarci qualcosa. Qualcuno suggerì di fare una frittata e l'idea fu approvata all'unanimità.
Ci dividemmo i compiti: chi andò a prendere la legna, chi i fiammiferi, chi le uova, chi una padella, chi una zuppiera e una forchetta. Cose così.
Quando ci ritrovammo, per prima cosa rompemmo le uova nella zuppiera. Nella mia memoria di bambina si trattava di un numero esagerato di uova, tipo venti, trenta, ma oggi non saprei dire quante erano esattamente. Comunque tante da poter mangiare frittata tutti assieme. Poi alcuni si misero ad accendere il fuoco, altri a sbattere ben bene le uova nella zuppiera.
Il fuoco richiese più tempo. Così appoggiammo la zuppiera da una parte, a terra, e ci mettemmo tutti intorno alla legna mentre la fiamma prendeva corpo.
"Ora ci siamo", disse uno che se ne intendeva. E tutti esultammo.
Uno dei bambini di campagna - scalzo e in confidenza con la terra - con gli occhi fissi  sulla brace, per qualche motivo indietreggiò senza guardare bene dove metteva i piedi. E fu così che si ritrovò ben presto con un piede nella zuppiera.
"Oh, no...", disse, tirandolo fuori grondante d'uovo.
"Oh, no... che schifo!" gli facemmo eco tutti noi. "E mo' che si fa?"
Bisognava prendere una difficile decisione. O cuocere lo stesso la frittata, nonostante tutto, o lasciar perdere. Fine del gioco.
Ci pensammo un po', e alla fine decidemmo di cuocere lo stesso la frittata. Dopo cotta, avremmo deciso se mangiarla o no.
Un po' stortarella e un po' rotta qua e là, la frittata a un certo punto fu pronta.
L'odore era buono. Magari anche il sapore, chissà.
Qualcuno più coraggioso l'assaggiò per primo. "Buona", disse. E guardando il bambino che ci aveva messo dentro il piede, aggiunse: "Magari sa un po' di formaggio..."
Ci facemmo tutti una grande risata e ci spartimmo la frittata in parti uguali.
Alla fine la mangiammo tutti e nessuno morì.
Bussano al citofono. E' arrivata la spesa.
Mi lego i capelli, mi metto gli occhiali, i guanti, la mascherina, i vestiti e le scarpe da esterno, metto i soldi contati dentro a una bustina, la adagio su un telo di plastica sul pianerottolo così il ragazzo può prenderli senza avvicinarsi a me, e può poggiare là le sue buste della spesa. Ci facciamo ciao con la mano da lontano. Attraverso gli occhiali e le mascherine passa tra noi un sorriso.
Quanta distanza. Quante importanti rispettose precauzioni.
Penso alla storia della frittata, a quello strano anello di congiunzione tra le nostre famiglie: un pasto che abbiamo condiviso, che ci poteva fare male ma poi non ci ha fatto male.
Mi viene da sorridere.
In quali strani canali scorre la fiducia.






Foto all'inizio  di 青 晨 on Unsplash

Foto alla fine di Haley Hamilton on Unsplash

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giovedì 2 aprile 2020

Una pausa di calma e conforto. Pratica per dare conforto a noi stessi nei momenti difficili. Stasera alle 18:00 première su YouTube


Stasera alle 18:00 première di una nuova pratica su YouTube al link: https://youtu.be/w1rvRSTMX2w
Sarà un onore e una gioia per me farla insieme. Vi aspetto!

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In questi giorni di emergenza sanitaria, trovare un momento per essere vicini a noi stessi e darci un po' di conforto, può essere davvero importante per aiutarci a stemperare la tensione e riequilibrarci a livello emotivo.
Questo esercizio suggerisce un modo molto semplice per prenderci cura di noi stessi nei momenti emotivamente difficili. Propone infatti piccole tecniche corporee, che ricalcano i gesti e gli atteggiamenti affettuosi che noi stessi potremmo avere nei riguardi di qualcuno a cui vogliamo bene, quando vogliamo calmarlo e confortarlo. La particolarità è che ora questi gesti e questi atteggiamenti li dirigiamo verso noi stessi, modulandoli secondo i nostri bisogni soggettivi, e anzi andando proprio alla ricerca di ciò di cui abbiamo bisogno per sentirci confortati.
Questo esercizio esce un po' dai binari canonici della mindfulness e trae ispirazione da tecniche di altro tipo (in particolare da quelle adottate nell'ambito dell'orientamento della Compassion Focused Therapy).
Viene proposto ora su questo canale al fine di offrire uno strumento semplice e veloce che può giovare a qualunque persona sofferente o in difficoltà emotiva.
L'eccezionalità dei tempi invita a mettere a disposizione di tutti una maggiore varietà di cose che possano essere d'aiuto. Se avremo fortuna, usciremo da questo periodo eccezionale più ricchi di esperienze e conoscenze insperate.
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Per chi non parteciperà alla première, il video resterà comunque disponibile al link:
https://youtu.be/w1rvRSTMX2w e... anche qui sotto







mercoledì 1 aprile 2020

Il dono. Una poesia di Czeslaw Milosz



Stamattina, al mio risveglio, il cielo era terso, l'aria pulita, intorno i giardini in fiore, nell'aria canti e voli di uccelli, all'orizzonte Ischia e Capri che emergevano dall'azzurro. Mia figlia aveva in mano un libro di poesie e mi ha chiesto se glielo avessi regalato io. "Fammi vedere", le ho detto. Ho aperto una pagina a caso, per mezzo, ed è emersa una poesia che si chiamava "Il dono".  Proprio la poesia giusta per il momento.
Non credo di averlo comprato io, il libro. Giunge anche a me come un dono a sorpresa, stamattina. Porta il grande conforto di poesie che aprono il cuore.
Gratitudine per chi lo ha fatto entrare in questa casa, chiunque sia; gratitudine per  Czeslaw Milosz che ha espresso così bene, nella poesia "Il dono",  il senso di appagamento che può venirci da un momento di semplice ordinaria bellezza, vissuto pienamente e accolto appunto come un dono.
Ritrascrivo il testo della poesia, nel caso non fosse chiaramente leggibile nell'immagine di sopra.

"Un giorno così bello.

La nebbia si è alzata presto e ho lavorato in giardino.

I colibrì si fermavano sui fiori del caprifoglio.

Non c'era cosa al mondo che volessi possedere.

Non conoscevo nessuno degno di essere invidiato.

Qualunque torto avessi subito, l'ho dimenticato.

Pensare che una volta ero lo stesso non mi imbarazzava.

Nel corpo non sentivo alcun dolore.

Quando raddrizzavo la schiena, vedevo il mare azzurro e le vele."


sabato 28 marzo 2020

13 minuti di respiro per calmarsi. Appuntamento per la première della nuova pratica su YouTube domenica 29 marzo ore 11:00


Appuntamento domenica 29 marzo ore 11:00, sul mio canale YouTube.
A quell'ora è in programma la première della ''Pratica del respiro calmante''.
Sarà una gioia per me sapere che potremo farla insieme, almeno la prima volta, tutti connessi nello stesso momento, forti nel sapere che non siamo soli.
Vi aspetto. Per chi non potesse partecipare, il video resterá comunque sempre disponibile sul canale, al link https://youtu.be/2_CfbG-NZDw
Buona pratica! ❤

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La pratica che propongo in questa occasione rientra nell'ambito delle cosiddette mini-pratiche, cioè le pratiche brevi (questa dura 13 minuti) che, una volta apprese e fatte nostre, possono esserci di grande aiuto quando il tempo è poco e l'urgenza di riequilibrarci è grande.
Dire: "Ho urgenza di calmarmi" sembra in realtà una contraddizione in termini. L'urgenza implica velocità, attivazione, predisporsi a combattere o a fuggire, mentre la calma rimanda alla possibilità di rilassarsi, andare più piano, lasciar andare la tensione.
Questa nuova pratica può esserci utile quando la vita ci lancia le sue sfide e ci chiede di essere attivi e la saggezza ci invita a mantenere la calma.
L'esercizio ci insegna a respirare più lentamente, ad enfatizzare l'aspetto rilassante del respiro, cioè l'espirazione, e può aiutarci effettivamente a calmarci nell'arco di 13 minuti, pur restando svegli, vigili e presenti a noi stessi.
La pratica viene pubblicata sul mio canale YouTube nel pieno dell'emergenza sanitaria da COVID-19, con l'intento di mettere a disposizione della collettività uno strumento semplice e veloce, che può essere utile a tutti e in particolare anche a coloro che di solito non sono dediti alle pratiche meditative ma che per 13 minuti, ogni tanto, possono anche provare qualcosa che possa essere loro di aiuto e conforto, senza grosso impegno.
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lunedì 23 marzo 2020

Meditazione della gentilezza amorevole. Martedì 24 marzo ore 18:00 première su YouTube


Vi propongo un appuntamento per martedì 24 marzo ore 18:00, sul mio canale YouTube.
A quell'ora è in programma la première della ''Meditazione della gentilezza amorevole''. La pratica è guidata dalla mia voce, nel solito formato video, con la particolarità che noi la faremo simultaneamente, perché tutti connessi nello stesso momento.

È quindi di fatto un appuntamento per praticare insieme, benché ognuno a casa sua.
Questo appuntamento può essere come un filo sottile, che connette i nostri cuori e le nostre menti, anche ora, mentre le cose sono così.
Vi aspetto. Per chi non potesse partecipare, il video resterá comunque sempre disponibile sul canale, al link https://youtu.be/7zcIatTKq2A. Buona pratica! ❤
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Questa meditazione, ispirata all'antica pratica spirituale della "Metta", è un'occasione oggi più che mai, per noi tutti, per lasciar fluire parole di benessere, guarigione, pace, amore nelle nostre menti, nei nostri cuori, nei nostri respiri. Che esse possano essere di nutrimento, conforto e cura per noi tutti in un momento così difficile.
La première di questo video sul canale YouTube è un'occasione per provare a sincronizzarci e a farla insieme, sperimentando il sostegno e la forza che viene dal sapere che nello stesso momento anche altre persone stanno praticando con noi, che non siamo soli in questa forte intenzione di guarigione.
Dopo la première potremo tornare a questa meditazione ogni volta che vorremo, sia ripetendo mentalmente le sue frasi, sia adattandole al nostro sentire nei vari momenti della vita, sia riascoltando la traccia audio su YouTube. Per questa, come per le altre meditazioni presenti su YouTube, il solo fatto di vedere che essa è stata già visualizzata/ascoltata/praticata da altri, può rafforzarci nell'intento di farla, facendoci sentire su un sentiero già battuto, dove ogni persona che ci è passata ha lasciato le sue orme, il suo segno. Insomma farla anche successivamente non sarà mai un farla da soli: siamo sullo stesso cammino, siamo in buona compagnia.


Fino ad ora ero stata restia a pubblicare questa pratica su YouTube, per un senso di profondo rispetto della sua matrice spirituale ed il conseguente timore di violarla, sia interpretandola, sia offrendola al pubblico senza prepararle la strada per evitare fraintendimenti. Ne avevo proposto così solo una versione un po' diluita, integrata nel body scan, che comunque suggerisco di provare in questi giorni.

Oggi, tenuto conto dello stato di emergenza sanitaria e del clima emotivo generale, ho rotto gli indugi e la propongo così come farei conducendo un programma MBSR - Mindfulness Based Stress Reduction, dove la pratica trova piena accoglienza proprio perché può dare grande conforto a chi riesce ad entrarci con lo spirito giusto e a farla propria, portandosela nel cuore giorno dopo giorno.
In ogni momento in cui il cuore è pesante o oppresso, in ogni momento in cui ci imbattiamo in sentimenti di impotenza, in ogni momento in cui vacilliamo sotto i colpi della vita, la meditazione di gentilezza amorevole può sostenerci, darci forza, darci un appiglio potente per uscire dalla lotta della mente contro la realtà e portarci in un luogo sicuro, su parole che accarezzano il cuore. Ognuno può scegliere le sue. Io oggi per noi ho scelto di puntare alto, a costo di risultare poco poetica. Il mio augurio per noi tutti è di stare bene, ma così tanto bene da riuscire a ridere davvero di cuore.

Che noi tutti possiamo stare bene, in buona salute.
Che noi tutti possiamo essere liberi dal dolore fisico e dalla sofferenza emotiva.
Che noi tutti possiamo sentirci in pace e al sicuro.
Che noi tutti possiamo sentire nel petto il cuore che ama e che ride.




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giovedì 12 marzo 2020

Il benessere psicologico al sicuro dal contagio. Modalità di svolgimento dei colloqui a distanza: al telefono, su WhatsApp, su Skype


Dal 9 marzo 2020, tenuto conto dell'emergenza sanitaria e delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus, continuerò a svolgere la mia attività di psicologa, sostituendo le sedute  dal vivo con i colloqui a distanza. Questi ultimi possono svolgersi al telefono, su WhatsApp e su Skype.
A seguire uno stralcio dalla pagina del mio sito che descrive le modalità a cui ci atterremo. 
 Ti invito a leggerle attentamente prima di accedere al servizio, perché tu possa fartene un'idea più chiara.
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1. Premesso che la dottoressa Maria Michela Altiero come psicologa opera attraverso un approccio integrato di counseling psicologico, life coaching e mindfulness, nei casi in cui le sue prestazioni non siano svolte in presenza bensì a distanza, esse vengono definite sinteticamente con l'espressione convenzionale di colloqui a distanza. Questi ultimi sono attuati telefonicamente oppure in videochiamata tramite WhatsApp o Skype e sono regolati come segue.

2. Per ottenere un colloquio a distanza occorre fissare telefonicamente un appuntamento, chiamando il numero
 +39 3888257088
 o scrivendo all’indirizzo e-mail:
 psicologa.altiero@gmail.com.

3. La durata di ogni colloquio è di 60 minuti a partire dall’orario concordato  per l’appuntamento. 

4. Il servizio si configura come supporto psicologico teso a fronteggiare le difficoltà esistenziali della persona attraverso un approccio integrato di counseling psicologico, life coaching e mindfulness. Le caratteristiche di questa modalità di intervento sono illustrate in dettaglio al seguente link:
 https://www.mariamichelaaltiero.it/attività/

5. I colloqui a distanza non si configurano come un servizio di emergenza, ovvero non sono rivolti a situazioni che richiedono un intervento immediato. In questi casi infatti è utile avvalersi degli appropriati call center di emergenza e/o rivolgersi alle proprie autorità locali. Il servizio non può inoltre essere erogato nei casi di depressione grave, in presenza di pensieri suicidari o intenzioni  volte a procurare male a se stessi o ad altri. L’utente, nell'accedere al servizio, accetta tale limitazione e si assume la piena responsabilità del corretto utilizzo del servizio stesso.

6. Il servizio è offerto a soli utenti maggiorenni. Non saranno presi in considerazione utenti anonimi e, all'atto della prenotazione, dovranno essere forniti tutti i dati necessari per l'identificazione e l'emissione della fattura.

7. Le prestazioni saranno svolte in ossequio al Codice deontologico degli Psicologi italiani e nel rispetto delle linee di indirizzo approvate dall'Ordine Nazionale degli Psicologi in materia di prestazioni online, della normativa sulla privacy e di ogni altra norma di legge in materia di prestazioni professionali.

8. Dal 9 marzo 2020, tenuto conto dell'emergenza sanitaria e delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus, i colloqui a distanza vengono  erogati in sostituzione dei colloqui individuali in presenza  temporaneamente sospesi.

9. Il pagamento del compenso professionale viene effettuato dal cliente a mezzo bonifico bancario o accredito su PostePay, secondo le modalità indicate nella mail di accettazione della prenotazione;  la relativa fattura verrà  inviata all'utente sempre via e-mail.

10. L'utente che nel giorno e nell'orario concordati non possa fruire del servizio, avrà cura di darne alla psicologa - per telefono o via e-mail o WhatsApp - tempestiva comunicazione (almeno 48 ore prima dell'orario concordato).
(Aggiornamento 16.03.2020)

martedì 3 marzo 2020

Una pratica di gentilezza amorevole per i tempi di paura del contagio


In questo periodo di allarme da Coronavirus voglio riproporre una pratica già presentata su questo blog nel 2017, sotto il nome di "Body scan e gentilezza amorevole".
Liberamente ispirata ad un'antica pratica spirituale detta Metta, questa pratica ci consente di coltivare un atteggiamento della mente che,  partendo dalla consapevolezza corporea (body scan),  ci  porta ad aprirci a dimensioni di gentilezza amorevole.  La mente viene così accompagnata ad augurare ogni possibile bene (salute, sicurezza, felicità) a noi stessi e agli altri, fino a comprendere tutta l'umanità e, volendo,  anche ogni altro essere vivente.    
Ritengo che oggi una pratica del genere possa esserci di grande aiuto e suggerisco di provarla,  di farla e rifarla,  e non dar peso al fatto che all'inizio possa sembrarci un po' macchinosa, un po' lontana dalla nostra cultura,  o anche lunga, visto che dura cinquanta minuti a farla tutta (e il mio invito, oggi, è proprio di farla tutta...). 
In realtà non è tanto importante quanto ci piace la pratica, ma piuttosto quali semi mettiamo e coltiviamo, nel praticarla.
Una volta appresa la struttura della pratica, ognuno di noi può utilizzare anche parole diverse, personali, per adeguarla ai propri valori, alle proprie intenzioni, a ciò che per lui davvero conta. 
Visto il momento, per molti di noi sarà probabilmente in primo piano il valore prezioso della buona salute propria, altrui, di tutti. Assieme all'evidenza che siamo tutti connessi, che la buona salute non è un fatto personale, individuale, ma globale, che ci porta ad augurarci la guarigione e il benessere di tutti, di persone vicine e lontane, persone che neanche conosciamo, e persino di persone con cui non andiamo d'accordo, che ci sono ostili.Che noi tutti possiamo stare bene, in buona salute.
Che noi tutti possiamo stare al sicuro e al riparo dai pericoli. 
Che noi tutti, incontrando eventualmente la malattia nostra o altrui, possiamo prendercene cura con forza d'animo, saggezza e compassione.
Che noi tutti, dall'esperienza di questo momento, possiamo trarre insegnamento e stimolo per condotte più salutari e scelte più consapevoli, per il bene nostro, di tutta l'umanità,  di tutto il pianeta.
Buona pratica!



venerdì 14 febbraio 2020

Amore e rumori. Pratica con i suoni e ispirazioni di San Valentino


A diciott'anni andavo ad apprendere l'arte dell'incisione dei cammei da un maestro della mia città, che nel medesimo palazzo aveva il laboratorio al piano di sopra, dove lavorava assieme agli apprendisti, e l'abitazione al piano di sotto dove viveva con la sua famiglia.
All'epoca il maestro mi sembrava un uomo anziano, ma probabilmente non lo era così tanto. Aveva uno spirito ancora giovane, ci vedeva molto bene e con le mani abili e sapienti realizzava lavori fini e di pregio.
In certi giorni di sole capitava che interrompesse improvvisamente il lavoro, ordinando perentoriamente a tutti: "Fermi, zitti, silenzio!"
E così restavamo per un po' tutti immobili assieme a lui, senza fiatare, finché non arrivava il momento in  cui ci faceva cenno di riprendere a fare ciò che stavamo facendo, e tutto tornava  normale. La prima volta che c'ero stata anch'io in una di queste occasioni, il maestro mi disse con aria compiaciuta: "Hai sentito?", e senza aspettarsi una risposta aggiunse con un sorriso: "Mia moglie canta sempre quando stende il bucato. Sono tanti anni che la conosco e m'incanto ancora quando la sento cantare."
Questo episodio mi è tornato in mente varie volte successivamente  nella vita. Per esempio quando da madre mi capitava di sentire una delle mie figlie che cantava, in un'altra stanza della casa, e allora mi fermavo anch'io in silenzio per ascoltare quel canto attentamente e con amore.
Altre volte mi è capitato di sentire qualcuno, nel palazzo, che di sera faceva esercizi incerti sul pianoforte, e all'inizio andava spedito, poi a un certo punto s'inceppava, a volte ricominciava da capo, a volte riprendeva da quel punto lì. Questo per sere e sere consecutive. E anche lì mi fermavo ad ascoltare rapita: in effetti era sempre lo stesso pezzo, ma non era mai la solita musica: una volta  veniva in un modo, un'altra volta in un altro. Non c'era niente di scontato nel programma della serata. Io non sapevo nemmeno esattamente chi fosse a suonare, ma apprezzavo in quell'ascolto l'impegno, la tenacia, la dedizione di un essere umano nel rapporto con il suo pianoforte, che in fondo era una forma d'amore e così anch'io finivo con ascoltare amorevolmente.
Altre volte, quando vivevo lontana e di tanto in tanto tornavo nella mia terra, mi accorgevo di ascoltare con questa stessa qualità dell'attenzione le chiacchiere delle persone che intorno a me parlavano tra loro in dialetto. Era come musica e certo non la solita musica; ormai l'orecchio era talmente assuefatto ad altre sonorità, che quel dialetto che conoscevo dalla nascita ora mi stupiva, mi appassionava, a volte mi commuoveva. Amavo quella precisa parola pronunciata in quel preciso modo, che al tempo stesso non era mai esattamente uguale nella bocca di questo o di quello.
In effetti tutte queste esperienze hanno a che fare con qualcosa che sappiamo solo noi  mentre ascoltiamo.
La moglie del maestro che cantava stendendo il bucato, le mie figlie che cantavano nella loro stanza, la persona che faceva i suoi esercizi al pianoforte, i passanti che chiacchieravano tra loro in dialetto, tutti stavano semplicemente vivendo la loro vita, rumorosamente, fragorosamente, ma anche normalmente. Non erano spettacoli: erano i concerti della vita vera.
Ovunque e in ogni momento siamo immersi in un panorama di suoni. A volte li sentiamo, a volte non li sentiamo. A volte ci infastidiscono e ci fanno venir voglia di metterci i tappi nelle orecchie o di pretendere che cessino, a volte ci gratificano, ci aprono il cuore, e vorremmo che non finissero mai;  a volte ci risultano neutri e li collochiamo tra gli aspetti insignificanti del momento.
L'invito oggi è di  provare a fermarci di tanto in tanto, fisicamente, se possiamo, ma soprattutto mentalmente. Proviamo a mettere in pausa il frastuono della mente, il chiacchiericcio abituale dei pensieri, i discorsi interiori che ci tengono compagnia come una radio sempre accesa nella testa. E intenzionalmente portiamo l'attenzione sui suoni presenti al momento nell'ambiente intorno a noi.
Semplicemente concediamoci di aprirci con interesse e curiosità a questi suoni e apprezziamo il processo dell'udire come un'occasione per fare un'esperienza particolare, che può rivelarci qualcosa di inaspettato riguardo al mondo che ci circonda e a noi stessi. Non aspettiamoci niente, non forziamo niente, creiamo solo le condizioni per diventare ricettivi a ciò che spontaneamente emergerà, con fiducia, senza fretta, pazientemente.
Nei suoni di ogni singolo momento si possono scoprire occasioni di muto stupore, di quieta gratitudine, di semplice gioia.
La gioia di sentire la vita intorno a noi. E più che mai la vita delle persone che amiamo.
Per oggi che è San Valentino la nostra intenzione potrebbe essere proprio questa: festeggiare l'amore  aprendoci ad un ascolto attento, intenzionale e amorevole dei suoni di vita provenienti dalle persone che amiamo. Sentiamoli con interesse, con rispetto, con gratitudine: sono i segnali acustici della loro esistenza nelle nostre vite
Ascoltiamo i passi, ascoltiamo il respiro, ascoltiamo gli starnuti e la tosse, ascoltiamo le risate, ascoltiamo le imprecazioni, ascoltiamo i rumori che fanno in cucina - le stoviglie che urtano tra loro, lo sportello sbattuto - ascoltiamo quando russano, ascoltiamo quando cantano, ascoltiamo quando parlano, e beninteso... ascoltiamo attentamente quando ci parlano. 
E alla fine in mezzo a tanto rumore consentiamoci anche di gioire,  festeggiare ed essere grati.
"Meno male che fai tanto rumore, amore mio. Quanto mi fa bene sentire che ci sei!"
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Un ascolto attento e intenzionale dei suoni del momento è uno dei tanti modi in cui possiamo allenare la nostra consapevolezza, riportando intenzionalmente la mente sul qui e ora (su questi suoni, proprio qui, proprio ora) anziché permetterle di "fare di testa sua", vagando incessantemente tra ricordi, preoccupazioni, giudizi, e ogni sorta di proliferazione mentale incontrollata. Possiamo prestare attenzione ai suoni in qualunque momento della nostra vita ordinaria, vivendo l'esperienza come una pratica di mindfulness informale (e in tal caso non c'è da fare niente di speciale, se non aprirsi all'ascolto o, come si dice, aprire bene le orecchie), oppure possiamo dedicare a quest'attività un tempo preciso, un momento riservato proprio ed esclusivamente a ciò e quindi farne una pratica di mindfulness formale. Per chi volesse sperimentare la pratica formale, potrà essere d'aiuto la nuova traccia audio che vi presento oggi, e che potete trovare qui sotto o direttamente sul canale YouTube 
La pratica sui suoni a volte viene consigliata come alternativa alla meditazione sul respiro per coloro che, soprattutto all'inizio, per qualche ragione vivono con difficoltà lo stare con il proprio respiro. Personalmente la considero estremamente utile anche in tutti i casi in cui ci sembra che le nostre pratiche meditative formali vengano disturbate dai suoni provenienti dall'ambiente intorno a noi. Quale migliore occasione per pacificarci con questo nostro mondo fragoroso, chiassoso, incapace di stare un po' in silenzio? Anziché chiuderci all'ascolto, ci apriremo ad esso. Anziché considerare i suoni del mondo interferenze indesiderate, ne faremo oggetto della nostra pratica. Non è detto che tutto ciò ci risulterà sempre piacevole, ma sicuramente sarà molto interessante (a condizione beninteso che un sincero, intenzionale e non giudicante interessamento ce lo mettiamo noi).

giovedì 23 gennaio 2020

Mindfulness Psicosomatica - Presentazione gratuita il 4 febbraio e nuovo ciclo di incontri febbraio/marzo


Il 4 febbraio 2020 ore 18.30/20:00 incontro gratuito esperienziale di Mindfulness Psicosomatica a Torre del Greco.

L'incontro prevede:

- introduzione alle tecniche di consapevolezza corporea per il benessere e l'equilibrio di mente, corpo e cuore;

presentazione del ciclo di 6 incontri di Mindfulness Psicosomatica in partenza l'11 febbraio;
- possibilità per i partecipanti di iscriversi al corso con una quota agevolata.

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I 6 incontri si terranno dall'11 febbraio ogni martedì dalle 18:00 alle 20:00.
Il programma prevede:
- tecniche di stimolazione sensoriale;
- body scan psicosomatico;
- meditazione sul respiro;
- tecniche con i suoni;
- esercizi di energetica dolce;
- esercizi di energetica forte;
- esercizi relazionali;
- esperienze di espressione e condivisione;
- disegno psicosomatico.
Sconti e promozioni per iscrizioni entro il 28 gennaio ed entro il 4 febbraio. Scopri di più


Per informazioni e prenotazioni:

psicologa.altiero@gmail.com

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mercoledì 1 gennaio 2020

La mente della spiaggia e due tracce audio per i momenti difficili



Il mio augurio per l'anno nuovo è che noi possiamo coltivare lo stato mentale di una spiaggia continuamente lavata dalle onde, lasciando fluire le cose della vita con naturalezza, senza che la mente generi sofferenza inutile con dimensioni di pensiero disfunzionali.
A seguire alcune parole di Deng Ming-Dao sulla mente della spiaggia, tratte da  Il Tao per un anno (meditazione n.41) e in conclusione le due tracce audio delle pratiche di fine anno pubblicate sul canale YouTube e già anticipate e commentate nel video di Natale.
Si tratta di due esercizi che possono esserci d'aiuto quando le circostanze da affrontare sono particolarmente difficili e sentiamo il bisogno di darci conforto o di essere aiutati a trovare un valore anche in un momento che apparentemente un valore non ce l'ha, in quanto si presenta solo come indesiderabile, difficile, problematico.
L'intenzione che coltiviamo in questi casi sarà di prenderci cura compassionevolmente di ogni nostro disagio (come nella pratica del body scan compassionevole) e quindi di affrontare la realtà così com'è (accettare la sfida)  provando ad osservare l'esperienza da una prospettiva che lasci  spazio alla complessità, alla natura cangiante dell'esperienza, alla coscienza che i processi evolutivi sono fatti di momenti sì e di momenti no - tutti importanti ma non tutti piacevoli -  e che ciò che può aiutarci è diventare sempre più bravi a mantenere un equilibrio dinamico mentre cavalchiamo l'onda del momento, che ora è così ma non è sempre così, che ora è così ma non dura per sempre.
Buon anno a tutti! Buona pratica.
Che un'onda di serenità arrivi nei nostri cuori e nelle nostre menti e che noi ce ne lasciamo inondare!

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Orme sulla sabbia
subito dilavate:
la mente della spiaggia.

Andare in spiaggia significa passeggiare all’aria fresca,
ascoltare il suono delle onde,
sentire la sabbia sotto i nostri piedi.
Il sottile nastro che separa la terra dal mare
è un luogo perfetto per comprendere lo spirito della saggezza.
Così come esiste un equilibrio dinamico
fra la sabbia e l’acqua,
esiste un equilibrio dinamico
fra la parte inattiva e la parte attiva della nostra mente.
Così come la sabbia viene costantemente dilavata,
dovremmo liberare la nostra mente
dalle impressioni che vi indugiano. [...]

Deng Ming-Dao

Foto di Zack Minor on Unsplash
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Ed ecco le due nuove pratiche.
Non sono esattamente pratiche per principianti. Intraprenderle avendo già un certo allenamento con pratiche di concentrazione, di monitoraggio aperto, di gentilezza amorevole, di compassione, può consentirci di cogliere aspetti che altrimenti possono sfuggire. Ma comunque vada, lasciamo che nel nostro bagaglio ci sia qualcosa che prima o poi potrà tornarci utile. Il viaggio è lungo, la vita ci sorprende.







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